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Da Morandi a Ligabue, passando attraverso Balla, Boetti e Fontana (qui). A Palazzo Clerici, a Milano, è in corso la preview della 20th/21st Century Milan Evening Sale di Christie’s e del suo alter ego online. Un’asta – anzi, due – al passo con i tempi, a ulteriore riprova di un mercato dell’arte che valica i confini e si libera di etichette e rigide definizioni.
Intervista a Elena Zaccarelli, Specialist, Head of Sale, Milan | Post-War & Contemporary Art
Maestri italiani e artisti stranieri in continuo dialogo tra loro. Qual è il filo rosso della vendita?
«Lo spiegherei a partire dallo stesso titolo dell’asta, che è leggermente cambiato. Si tratta di un vero e proprio brand dedicato al XX e al XXI secolo, un progetto globale che permette di mettere insieme non soltanto il moderno e il contemporaneo, ma anche il nazionale e l’internazionale. È la risposta di Christie’s al mercato globale: i collezionisti comprano a prescindere dal luogo in cui si trovano, sono attratti soprattutto dalla creazione di un contesto, al di là della sede. Seguendo questa direzione e gli insegnamenti della pandemia, abbiamo deciso di organizzare la nostra Evening Sale il prossimo 16 novembre, ma di sostituire poi la tradizionale Day Sale con un’asta online (disponibile dall’8 al 18 novembre). Io sono davvero convinta che quello che fa la differenza non sia comprare le opere in presenza o in digitale, quanto il fatto di poterle vedere prima. Ed è proprio quello che stiamo facendo in questi giorni, invitando il pubblico a scoprire dal vivo le opere delle due aste, sia quella live che quella online».
Alla luce dei progetti già sperimentati nell’ultimo anno (Reborn e Mapping Modern and Contemporary Art) chi sono i collezionisti delle vostre aste online?
«Abbiamo sempre pensato che fossero i giovani, più vicini alla tecnologia, o magari i collezionisti alle prime armi. Senza dubbio la nostra vendita online è pensata anche per loro, ma in più abbiamo scoperto che c’è tutto un mondo dei collezionisti indipendenti. Dico sempre che il collezionismo è anche un fattore psicologico: ci sono i collectors che amano incontrarsi, fare vita sociale, farsi vedere mentre acquistano; e poi – all’opposto – ci sono quelli che vogliono fare tutto in autonomia. Ecco, le aste online sono senza dubbio la quintessenza dell’autonomia. Lo specialista non ha più bisogno di intervenire qui, basta avere il proprio account per reperire tutte le informazioni possibili, dalla conservazione al preventivo del trasporto. E si può fare da casa, in ufficio, davvero ovunque».
Torniamo al catalogo, allora. Mi racconta la storia del top lot?
«Sono molto felice perché stavolta abbiamo un ex aequo di top lot, uno moderno e l’altro post-war/contemporary. Per la sezione del dopoguerra c’è uno splendido barocco di Lucio Fontana, stimato € 1-1,5 milioni e realizzato nel 1957. Siamo subito prima della grande stagione dei Tagli, ma si intravedono già le costellazioni di buchi che caratterizzeranno la produzione successiva. C’è lo studio della tela, il tentativo di superarla, di andare oltre. C’è già quel Fontana, insomma. Per quanto riguarda la storia, l’opera fu esposta nel 1977 a una mostra dedicata all’artista al Guggenheim di New York, mentre la sua attuale provenienza è una collezione privata – come per molti dei lotti di quest’asta. Devo dire che il fattore della riscoperta, in generale, piace sempre tanto ai collezionisti, chi compra vuole possedere un lavoro che non si sa dove fosse finito».
E per l’ambito moderno, invece?
«Il top lot qui è una Natura morta di Giorgio Morandi stimata sempre € 1-1,5 milioni. Anche in questo caso torna il tema della riscoperta: il dipinto è stato esposto alla Biennale di San Paolo nel 1957 e poi a Milano, alla Galleria Annunciata, nel 1965, dopodiché è sostanzialmente scomparso dai radar. Ora arriva all’asta e si tratta di uno dei temi più iconici di Morandi, c’è tutta l’antologia degli oggetti a lui più cari. È un bel manifesto della poetica dell’artista».
Morandi, tra l’altro, ha un rapporto fortunato con Christie’s e già Longhi, a suo tempo, lo riteneva il maggiore artista italiano. Qual è secondo lei il motivo del suo successo?
«Io credo che la chiave stia proprio nella sua semplicità. È un tipo di stile senza tempo, realista, sì, ma senza essere iperrealista o parossistico. Ha un gusto, un’eleganza e un equilibrio che, a livello commerciale, non piacciono solo all’Europa, ma è particolarmente gradito anche al pubblico asiatico, ad esempio. E poi è senz’altro iconico, le sue opere riconoscibilissime diventano subito uno status symbol. Ultimo aspetto non trascurabile – ma questo è un discorso generale sull’arte italiana – Morandi ha dei prezzi che sono ancora abbordabili, il che significa che sia ancora possibile comprare il massimo della qualità a un livello di spesa sostenibile».
Una curiosità personale. Qual è il suo lotto preferito del catalogo?
«Gliene direi due. Il primo è il pastello di Balla del 1906, si intitola Cantano i tronchi. Mi piace perché è un’opera elegantissima e mi colpisce perché, nonostante sia un lavoro non ancora futurista, dà già il senso dello studio del movimento. Il secondo è Aerei di Boetti, del 1977, l’unico della serie ad oggi conosciuto con un cielo multicolore. Quel tramonto è incredibile, davvero esplosivo. E c’è di più. Il proprietario che lo ha posseduto per oltre 30 anni non lo ha mai esposto in casa e questa scelta ha fatto sì che i colori restassero praticamente perfetti. È un’opera realizzata negli anni ‘70 e invece sembra creata ieri».
L’ultima domanda riguarda il range di prezzi delle due vendite.
«Per l’asta live, partiamo dai 15.000 euro e arriviamo fino al milione e mezzo, mentre per quella online ci sono lotti offerti senza riserva fino al Gianni Piacentino, stimato 40-60mila euro».