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“Il giro del mondo in 80 giorni” compie 150 anni con un’edizione illustrata
Fumetti e illustrazione
L’immaginario del giro del mondo in un progetto corale
L’idea di un omaggio a Jules Verne è nato in seno al progetto di tesi di diplomandз del corso di Graphic Design – Motion Graphic dello IED Roma. Il romanzo è stato riadattato e tradotto in collaborazione con l’Università degli Studi di Bologna – Campus di Forlì. Morellini Editore è stato sin da subito partner dell’iniziativa, con l’idea di testare nuove forme di narrazione di un grande classico.
Il graphic design diventa una bussola per esplorare i luoghi del pianeta, ricreando visivamente l’immaginario di Verne, e allo stesso tempo proponendosi come una guida turistica sulle tracce del viaggio di 150 anni fa. Sfogliando le pagine, si incontra infatti un ricco apparato iconografico che vivifica il testo con font, artwork e illustrazioni che attingono direttamente dal linguaggio visivo di secondo Ottocento: cartoline, insegne, pubblicità da tutto il mondo accompagnano chi legge in un viaggio nel tempo, oltre che nello spazio. Alla fine di ogni capitolo, invece, si trovano consigli utili e luoghi da visitare lungo il tragitto, come una pratica guida turistica del XXI secolo, per emulare Fogg in un’avventura più moderna.
L’esplorazione non si esaurisce con la lettura. Al progetto hanno collaborato anche gli studenti di tesi di Sound Design, che hanno realizzato l’audiolibro del Giro del mondo, a cui si accede inquadrando il codice all’interno del volume. Insieme alle tracce sonore, tanti contenuti extra tra cui artwork inediti.
Il diario di Auda. Intervista a Ilaria Ruben
Tra gli inserti originali della nuova edizione, Ilaria Ruben ha immaginato il possibile diario di Auda, la giovane indiana salvata da Fogg, con la quale poi convolerà a nozze. Un modo per dare voce e rilievo a un personaggio femminile, che si unirà al gruppo di esplorazione fino alla conclusione del viaggio, ma a cui non era mai stato dato spessore narrativo. Una scelta che riconosce l’esigenza contemporanea di dare spazio alle storie delle donne, spesso messe all’angolo rispetto alle narrazioni egemoni. Con il diario di Auda, Ilaria Ruben si è aggiudicata nel 2020 il premio IED Roma Design Award per la categoria Visual Arts. Noi le abbiamo fatto qualche domanda sul progetto.
Italo Calvino spiega in un saggio l’importanza del leggere i classici ancora oggi. Voi non vi siete fermat* alla lettura, ma avete restituito una narrazione nuova a un grande classico. Da cosa è scaturita questa necessità?
Dalla volontà di realizzare un prodotto editoriale innovativo e completo. I contenuti grafici presenti all’interno del volume sono stati elaborati dopo attente analisi, studi, ricerche e approfondimenti sul periodo di ambientazione del romanzo e sul contesto politico, culturale e sociale dell’epoca. Chi legge può familiarizzare con il periodo storico grazie al rifacimento, alla ricreazione di possibili documentazioni ufficiali dell’epoca e ipotetiche lettere e diari. La narrazione diviene così ancora più immersiva e l’avventura impossibile più reale e realizzabile. Spinge il lettore a voler tentare l’avventura di Phileas Fogg, un viaggio alla scoperta del mondo ma anche di se stessi.
I classici della letteratura sono già consolidati nell’immaginario collettivo. Qual è il processo che porta a ripensarne alcuni aspetti e addirittura a creare nuove illustrazioni?
L’intento è stato quello di recepire e dare spazio a strumenti nuovi, fenomeni e tendenze della realtà intorno a noi, elaborando un nuovo modo di intendere la letteratura, di raccontare il mondo. Il “Giro del mondo in ottanta giorni – 150 anni dopo” si colloca nella categoria del turismo letterario, presenta infatti alla fine di ogni capitolo degli spunti interessanti, idee di viaggio ispirate ai luoghi descritti nel romanzo, seguendo l’itinerario di Phileas Fogg.
Nel tuo intervento, esprimi la voce inedita di Auda all’interno del libro. Perché hai scelto di dare questo taglio e come hai ricostruito il personaggio?
Desideravo dare spazio e restituire una prospettiva a un personaggio che al tempo non aveva diritto di avere una voce. Attraverso poche pagine di diario ho tentato di dare forma a quelle che potevano essere le sue emozioni, i suoi sentimenti, il suo stupore nel ritrovarsi improvvisamente cittadina del mondo e donna libera. Ho cercato di immedesimarmi in lei, un po’ come fa un’attrice con il ruolo che deve interpretare, studiando la sua storia, il contesto storico e culturale dell’epoca, le usanze e le tradizioni, le credenze e i riti, ho immaginato la sua grafia e i sentimenti contrastanti che per tutto il viaggio l’hanno accompagnata.
Ci racconti qualcosa della realizzazione del progetto? Come vi siete coordinati con colleghi e colleghe per comporre questo lavoro corale?
Il primo semestre dell’anno accademico lo abbiamo dedicato alla lettura del libro da dove ogni studente, capitolo dopo capitolo, ha estrapolato una o più tematiche da approfondire, studiare e illustrare. Con i miei colleghi abbiamo ideato e realizzato ex novo tutto l’apparato iconografico del volume e grazie al contributo del corso di Sound Design siamo riusciti a creare un perfetto connubio tra visivo e sonoro. Gli artwork dialogano con il testo e accompagnano il lettore dentro l’immaginario dell’epoca. Per la realizzazione abbiamo lavorato a distanza a causa del lockdown, con revisioni settimanali dove ci siamo confrontati, aiutati e stimolati a vicenda.
A quale altro personaggio letterario ti piacerebbe dare voce un giorno?
Wendy di Peter Pan. Con i suoi sentimenti ambivalenti, divisa fra il desiderio di vivere la sua avventura spensierata sull’Isola Che Non C’è e l’aspettativa di poter tornare alla sicurezza di un ruolo definito all’interno di una società. Nell’universo ricreato da Barrie, l’immaginazione è centrale nell’esperienza dei bambini, mentre la vita degli adulti è regolata dal pragmatismo. Wendy rappresenta il conflitto fra questi due mondi. Se dovessi pensare a dar voce a un altro personaggio mi viene in mente subito lei: mi trovo in un’età in cui mi avvio al mondo “degli adulti”, con tutto quello che comporta, trovandomi a dover abbandonare l’infanzia ma non vorrei rinunciare alla spensieratezza, alla leggerezza e alla capacità di meravigliarmi.