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Nel cuore di Milano, in via Santa Margherita 4, fino al 18 febbraio Iris Ceramica Group e Antonia Jannone Disegni di Architettura presentano la collettiva “Ceramics: Neverending Artworks”, con ventitré opere ceramiche realizzate da dodici artisti e designer: Aldo Cibic, Alessandro Mendini, Andrea Branzi, Ettore Sottsass, George Sowden, Luigi Serafini, Marco Zanini, Martine Bedin, Matteo Thun, Michele De Lucchi, Nathalie Du Pasquier, Peter Shire, che – hanno spiegato gli organizzatori – «sottolineano la natura eclettica della ceramica, materia viva capace di interpretare bisogni e desideri dell’uomo dall’alba dei tempi».
«Spaziando tra arte e design, le opere in mostra raccontano la dimensione estetica, artistica e manifatturiera della ceramica, esaltando la materia di cui sono composte, stravolgendone l’estetica e attribuendo a essa nuovi significati per dare forma a oggetti che diventano metafore di una visione e di un pensiero. Una selezione di lavori che, attraverso accostamenti di pattern e di segni, di colori vibranti e asimmetrie, di decorazioni e forme sinuose, richiama l’attenzione del pubblico richiedendone una partecipazione attiva» hanno proseguito gli organizzatori.
«”Ceramics: Neverending Artworks” – hanno aggiunto – presenta autori che hanno sfidato, con spirito audace e dissacrante, la modernità e i suoi diktat di pulizia formale, di “good design”, di puro ed esatto funzionalismo, di bianco, nero e metallo cromato, mettendo in scena la capacità di riscrivere le regole, per creare oggetti unici e fuggire dalla banalità del quotidiano».
«Il percorso espositivo incrocia anche molti protagonisti del movimento Memphis, per i quali la vita è anche ironia, l’estetica è anche etica e gli oggetti devono saper parlare un linguaggio che sappia privilegiare la loro dimensione emozionale e sensoriale.
La costante ricerca della bellezza e dell’unicità sono i principi ispiratori di Iris Ceramica Group che, proprio come i designer di cui espone le opere, valorizza le proprietà estetiche e tecniche della ceramica, reingegnerizzandola, senza fermarsi alle consuetudini. Sapendo che è da nuove necessità progettuali che nascono sfide tecniche che portano a possibilità inedite, un tempo nemmeno immaginabili».