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Da vedere ma anche da toccare, geometriche, astratte eppure materiche, concrete, presenti nello spazio, le opere di Fulvio Morella, da oggi in esposizione all’Istituto dei Ciechi di Milano, rappresentano un invito alla libertà individuale e all’inclusione. Curata da Sabino Maria Frassà e promossa da Cramum la mostra vuole porgere un omaggio a Louis Braille, che 200 anni fa, con il suo alfabeto, donò la possibilità di leggere e scrivere alle persone cieche o ipovedenti. La chiusura della personale, infatti, è programmata per il 21 febbraio, Giornata Nazionale del Braille. Ma le opere di Morella invitano tutti all’esperienza, vedenti, ciechi e ipovedenti: «Il fine è quello di creare un’arte universale e inclusiva, che ciascuno di noi possa “vedere” e vivere a modo suo, unico e irripetibile», ha spiegato Frassà.
Nato in Valtellina, nel 1971, Fulvio Morella la reinterpretato la tradizione della tornitura del legno attraverso l’arte contemporanea. Dopo aver imparato ad amare questa nobile materia nella falegnameria del padre, dalla fine degli anni ’90 Morella ha accantonato le tecniche della lavorazione del legno imparate in famiglia per approdare alla tornitura del legno, alla base di tutte le sue opere. Superando il confine tra arte e design, obiettivo della sua ricerca è superare l’idea di tornitura intesa come mera tecnica per la realizzazione di oggetti di design dallo stile rustico.
Le opere esposte in occasione di “Fiat Lux” all’Istituto dei Ciechi di Milano, rientrano nel più ampio progetto “Blind Wood”, a cui Fulvio Morella lavora da anni, per promuovere un approccio all’arte inclusivo e olistico. In questi quadri-scultura, il legno tornito è unito al metallo e al braille, impiegato non solo quale forma di scrittura ma anche come elemento estetico. Altre opere tratte dal progetto “Blind Wood” sono visibili anche nella mostra “Pars Construens”, al Gaggenau DesignElementi di Milan, fino al 22 marzo 2022.
Interpretando in modo geometrico forme tratte dalla quotidianità, dal volo degli uccelli alle gocce d’acqua, le opere di Morella interrogano il fruitore sulle diverse e legittime modalità di percezione e comprensione della realtà. Il senso di tali immagini è rivelato attraverso scritte braille che decorano tutte le opere. «L’arte è per Morella uno strumento corale di conoscenza della realtà, che è molto più ricca di come la vediamo. L’artista parte così dai limiti che la vita prima o poi ci mette di fronte per spingerci a conoscer meglio non solo noi stessi, ma anche gli altri e il Mondo che ci circonda. Per farlo dovremo aiutarci, usare tutti i sensi e prenderci il tempo necessario per farlo», ha spiegato il curatore.