17 febbraio 2022

Lucio Fontana in conversazione con Carla Lonzi, alla Fondazione Magnani-Rocca

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La Fondazione Magnani-Rocca di Parma ospiterà una mostra dedicata a Lucio Fontana, prendendo spunto dalla storica intervista di Carla Lonzi al Maestro dello Spazialismo

Lucio Fontana alla Biennale di Venezia 1966

La Fondazione Magnani-Rocca ospita, nella Villa dei Capolavori di Mamiano di Traversetolo, a Parma, dal 12 marzo al 3 luglio 2022, la mostra “Lucio Fontana. Autoritratto”, a cura di Walter Guadagnani, Gaspare Luigi Marcone e Stefano Roffi, prendendo spunto dall’intervista del 1969 di Carla Lonzi all’artista.

La genesi della mostra, a partire da un caso storico

L’esposizione nasce dal rapporto instauratosi tra Lucio Fontana (Rosario di Santa Fè, 1899 – Comabbio, 1968), maestro dello spazialismo e la storica dell’arte Carla Lonzi (Firenze, 1931 – Milano, 1982), allieva di Roberto Longhi, la quale ha introdotto l’idea di una critica attivista attraverso il suo volume di interviste “Autoritratto. Accardi Alviani Castellani Consagra Fabro Fontana Kounellis Nigro Paolini Pascali Rotella Scarpitta Turcato Twombly”, edito nel 1969 da De Donato, Bari. Il volume raccoglie interviste ad artisti in cui ognuno parla in prima persona, esponendo riflessioni sulle proprie ricerche, sul sistema dell’arte nonché sulla propria vita privata.

Emerge così l’idea di partecipazione e di complicità tra il critico e l’artista, che rivoluziona la visione della critica ufficiale del tempo, con giudizi molto schietti da parte di Fontana su grandi artisti come Jackson Pollock e Robert Rauschenberg.

Lucio Fontana alla Fondazione Magnani-Rocca: il percorso espositivo

Nella mostra alla Villa dei Capolavori, saranno esposte circa 50 opere che seguiranno narrativamente la conversazione tra Fontana e Lonzi, all’interno di un percorso antologico costituito da lavori che rappresentano i momenti salienti della ricerca fontaniana: «Un itinerario nel pensiero e nella pratica di un artista che riteneva che l’arte dovesse essere vissuta attraverso una nuova dimensione, all’interno della quale entravano anche nuove tecnologie e materiali». Saranno quindi presenti opere di vari periodi, dalle sculture degli anni Trenta ai Concetti spaziali dagli anni Quaranta ai Sessanta, oltre ai Teatrini e alle Nature bronzee. E ancora, l’enorme New York 10 del 1962, costituito da pannelli di rame con lacerazioni e graffiti, in dialogo con la luce a evocare la sfavillante modernità della metropoli, e La fine di Dio del 1963, grande opera realizzata a olio, squarci, buchi, graffiti e lustrini su tela.

Concetto spaziale, New York 10, 1962, lacerazioni e graffiti su rame, 234x 94 cm (ogni pannello), Milano, Fondazione Lucio Fontana © Lucio Fontana by SIAE 2022

Il percorso espositivo si chiude con opere di Enrico Baj, Alberto Burri, Enrico Castellani, Luciano Fabro, Piero Manzoni, Giulio Paolini, Paolo Scheggi, provenienti dalla collezione personale di Fontana. Di particolare rilievo sono le serie fotografiche scattate da Ugo Mulas a Fontana, del quale sono esposte anche due opere appartenute al grande fotografo. Una di queste racconta la documentazione fotografica dell’intera genesi, dal primo “buco” all’opera compiuta.

Lucio Fontana fotografato da Mulas

Una nota particolare del progetto è quella di aver recuperato e inserito in mostra il file audio della conversazione originale e integrale, dove si può ascoltare la voce di Fontana che parla del suo lavoro, della sua vita d’artista, della sua attività di collezionista ma anche di esperienze e avventure quotidiane (Lonzi pubblicherà nel volume del 1969 solo una parte della lunga intervista). Le parole di Fontana saranno utilizzate sia come installazione sonora sia come filo narrativo lungo tutto il percorso della mostra.

Un importante nucleo delle opere esposte proviene dalla Fondazione Lucio Fontana di Milano. Altre sono in prestito dal Mart, dal Museo Novecento di Firenze, dallo CSAC Università di Parma, dalla Collezione Intesa Sanpaolo, dal Patrimonio Artistico del Gruppo Unipol, dalla Collezione Barilla di Arte Moderna, dall’Archivio Ugo Mulas, dalla Biblioteca Fondazione Cariparma, Donazione Corrado Mingardi e da altri prestigiosi archivi e collezioni private.

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