04 giugno 2004

fino al 4.VII.2004 Bambini nel tempo. L’infanzia e l’arte Mantova, Palazzo Te

 
I bambini nell’arte, dall’antico Egitto alla videoarte: venticinque secoli tra dipinti, video, fotografie e installazioni. Una mostra piacevole, ben allestita e piena di grandi nomi, ma forse troppo ambiziosa, che evidenzia le difficoltà implicite nella trattazione di temi troppo ampi...

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Il concetto di infanzia è un buon termometro dei mutamenti sociali e artistici attraverso le varie epoche; la mostra allestita sul tema presso Palazzo Te a Mantova ha un allestimento piacevole ed agile, contiene grandi artisti e qualche capolavoro; ma, forse a causa delle ambizioni troppo alte, fatica a compiere una trattazione analitica del tema.
L’interesse delle opere non contemporanee risiede nel fatto che denotano un uso particolare, inattuale dell’immagine del bambino: spesso il bambino “deve” essere già adulto, particolarmente nei ritratti dei rampolli dell’aristocrazia dell’ancien régime che portano su di sé i segni di ciò che sono i loro padri. In altre epoche la caratteristica che snatura –ai nostri occhi- il bambino è la connotazione adulta e già sessuata degli infanti che rappresentano lo stilema neoclassico del fanciullo come “idoGiuseppe Maria Crespi-Ritratto del figlio del Generale Pallfly lo”, simbolo della bellezza. Ricorre anche il bambino come allegoria, quindi piuttosto neutro e stilizzato.
Apprezzabile il “ripescaggio” di artisti dell’Ottocento toscano quasi sempre dimenticati; impressionanti per precocità il realismo drammatico e simbolico di Primi passi (seconda metà dell’Ottocento) di Adriano Cecioni, e l’Iperrealismo ante-litteram del neonato di Clemente Susini della fine del XVII secolo.
Un iperrealista di oggi, Ron Mueck, è autore di una delle più straordinarie opere in mostra, Big baby, un sovradimensionato neonato seduto, che suscita sia ripulsa sia attrazione, e il cui sguardo è difficilmente sostenibile per più di qualche secondo.
Le opere delle avanguardie storiche del Novecento sono sintomatiche della visione moderno-contemporanea del bambino. In questa sezione si trovano Kandinskij, Picasso e un gruppo di artisti inclusi in mostra perché praticano un linguaggio che in catalogo viene definito “scarabocchio”: Joan Mirò, con le sue opere tarde libere da condizionamenti e perciò “infantili” in senso altissimo; Jean Dubuffet, del quale, isolando la componente “infantile” si evidenzia paradossalmente la componente calcolata del suo fare “Art Brut”; Cy Twombly, che compie un ritratto perfetto e verosimile -proprio perché accennato, infantile, evanescente-in Ritratto di G.F..
JEAN DUBUFFET - DESNUDUSUn’opera minore di Jean-Michel Basquiat è comunque straordinaria: l’artista compie, con consapevolezza assoluta, l’operazione, che tutti abbiamo fatto da bambini, di “disegnare un’automobilina”.
Fra le opere dei Postmoderni spiccano la selezione fotografica con Nan Goldin, Paola Di Pietri e Boris Mikhailov, i ritratti di bambini molto adulti e sul piede di guerra di Yoshitomo Nara e il video di Rosemarie Troeckel, in cui l’artista tedesca mostra bambini allattati dalla madre: le voci di adulti sovrimpresse danno ai poppanti connotazioni psicologiche da uomini e donne cresciuti. Una specie di Senti chi parla artistico, profondo e anti-commerciale.
Bambini nel tempo, la cui visita è sicuramente consigliabile, denota tuttavia qualche sbavatura: lo sforzo, apprezzabile a livello divulgativo, di coprire uno spettro temporale che va da opere di arte antica e classica a lavori attuali comporta (fisiologicamente) “salti” di secoli, artisti e correnti; inoltre, degli artisti contemporanei selezionati, si è soliti vedere prove migliori di quelle presenti a Palazzo Te, in particolare per quanto riguarda i lavori di Loris Cecchini e Marco Bagnoli. Azzeccata, e suggestiva, invece, la video installazione e di Eva Marisaldi che crea un’atmosfera fiabesca , tale da unire i bambini e gli adulti che visitano la mostra.

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stefano castelli
mostra visitata il 29 maggio 2004


Bambini nel tempo. L’infanzia e l’arte
Ideazione di Sergio Risaliti. A cura di Sergio Risaliti e Michela Scolaro.
Mantova, Palazzo Te
Telefono: 0376-323266
Orari: lunedì 13-18, martedì-venerdì 9-18, sabato e domenica 9-18.30
Biglietti: intero euro 9; ridotto (gruppi di almeno 20 persone, residenti provincia di Mantova, over 60, militari, disabili, soci Touring e FAI) euro 6; ridotto (12-18 anni, studenti universitari con tessera) euro 2,50; gratuito fino agli 11 anni e per accompagnatori di disabili.
Il biglietto dà diritto anche alla visita del museo di palazzo Te.
Catalogo-monografia Skira con testi dei curatori, di Marco Belpoliti, Andrea Emiliani, Gianfranco Maraniello, intervista ad Achille Bonito Oliva ed antologia letteraria a cura di Dalia Oggero. Prezzo in mostra euro 20, euro 18 per possessori carta Skira, prezzo di copertina euro 28


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7 Commenti

  1. La mostra piacevole? Un gran bel minestrone inzipido, i grandi nomi… erano rappresentati con opere prese un pò a caso, purchè ci fosse stato un bambino di mezzo,(il tema della maternità, la strage degli innocenti,le madonne, opere di mirò,campanini, che casino…) una di Reni sembrava addirittura un falso! Il contesto in cui era collocata l’opera di Muech era effettivamente inconsueto e spiazzante, far dialogare un bambolotto alieno con l’ affresco di una madonna del quattrocento… accostarlo però con quel neonato di cera del’800 sarebbe stato ancora più ineteressante. Patetica l’inclusione di quella statuina egizia presa in presitito dal
    vicino museo egizio. I video della Toderi poi non funzionavano (mancava il tecnico).

  2. io ho visto gente che neppure sapeva esistesse la video arte guardare il video della toderi e questo è già un miracolo

  3. Ma, dopo aver visto il video della Toderi, questa gente ha scoperto l’esistenza della videoarte, oppure se ne è uscita pensando di aver visto una cazzata?

  4. Non mi sembra che la mostra volesse assumere un profilo divulgativo, meno che mai che volesse essere esaustiva coprendo “ambiziosamente” tutti i secoli dalle origini ai nostri giorni. queste accuse denotano superficialità nella lettura.
    temo che nella recensione sia stata elusa con disinvoltura la vera intenzione del curatore: quella di compiere un’indagine estetica (nutrita, ad ampio raggio, ma non da manuale) su un dato tema iconografico. e credo che risaliti ci sia riuscito, con successo, eleganza, alta qualità, inserendosi in un filone di criteri espositivi per il quale il bel paese, forse, è ancora immaturo. non sarebbe la prima volta…

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