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Ecco la penultima selezione dei finalisti di exibart prize
exibart.prize
di redazione
Giuseppe Buzzotta
Uno sguardo ai fenomeni naturali, per scoprire – su vari fronti – le forze che li animano e le idee ad essi legate che albergano l’immaginazione umana. Questi fenomeni, essendo effimeri, ci permettono di concentrarci sull’esperienza visiva dell’arte, piuttosto che sull’oggetto pittorico, lasciando grande libertà di azione all’esperienza personale di ciascuno di noi che osserva.
Mattia Sugamiele
Mi interessa la trasformazione dell’immagine, che muta, fino a scomparire, spesso privata del sistema di segni che essa era in grado di evocare, creando un vuoto in cui la tecnologia trova il suo spazio.
La mia ricerca si interroga sull’interazione tra l’uomo, insieme alle sue memorie, azioni, desideri, speranze e l’evoluzione della sfera tecnologica che plasma il nostro contemporaneo.
Stefan Milosavljevic
Il mio lavoro si basa principalmente sulla relazione tra le necessità dell’essere umano e la natura. Sono interessato nella mutazione forzata di elementi naturali in relazione ai desideri umani e di come questi cambiamenti permanenti siano connessi alla politica, ricchezza, generi, ruoli sociali e identità, dove gli strati della storia sono determinati da tendenze estetiche. Sono affascinato da elementi quotidiani abbandonati di design, decorazione e varie utilità che un tempo sono stati costruiti a partire da un grande desiderio e poi lasciati in balia del loro destino.
Cristiano Carotti
La sua ricerca si articola fra pittura, scultura ed installazione ed è sempre basata sull’analisi della centralità del simbolo nelle dinamiche sociali. Il potere archetipico che alcuni simboli hanno all’interno delle comunità è il motore dietro al lavoro di Carotti che spesso è coniugata su temi di stretta attualità.
Guglielmo Maggini
In un luogo immaginario e personale dove lo spazio è inteso come volume plastico, l’artista mira a investigare la percezione emotiva del tempo in un rimando costantemente liquido tra patrimonio classico, mondo naturale e riferimenti alla cultura pop.
Lucrezia Costa
Lucrezia Costa è un’artista emergente ma prima di tutto è una crepa scomoda. Ha iniziato a essere una crepa quando ha deciso di entrare nella “selva oscura” che Dante fronteggia all’inizio del suo viaggio nella Divina Commedia. La laurea triennale in Fotografia, quella magistrale in Arti Visive e Studi Curatoriali e l’emergenza pandemica hanno accelerato il processo, come un terremoto genera fratture dentro a un muro solido. Lucrezia esplora le profondità e tutte le diramazioni generate dentro a una rottura che è in continuo cambiamento e diventa sempre più profonda, e lo fa con la natura e l’elemento terra. Con la sua pratica cerca di portare in superficie frammenti di ciò che trova nell’abisso con lo scopo e la speranza di creare onde d’urto.
Luca Staccioli
Pensate come narrazioni, le sue opere mettono in discussione valori prestabiliti, forme di colonialismo, lo sfruttamento dell’emozionalità, gli immaginari diventati tendenze omologanti.
La ricerca di Staccioli stratifica e combina micro-storie, memorie sradicate, oggetti quotidiani e immagini nomadiche che prolificano nella dimensione globale-locale, negli apparati tecnologici e negli archivi storici.
Staccioli elabora una processualità per eludere continuamente gli immaginari e le eredità visive guidate dalle forme di neo-liberismo, i suoi feticci e i suoi canali di comunicazione. Il fine è scoprire nuove ecologie sociali e territori politici di re-immaginazione.
Cecilia Del Gatto
Dopo avere studiato Graphic Design presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata, si laurea con una tesi sperimentale al Biennio di Fotografia presso l’ Accademia di Belle Arti di Brera a Milano.
Utilizza principalmente la Fotografia come mezzo espressivo per indagare i rapporti e le relazioni umane, con particolare attenzione alla manifestazione della memoria individuale la cui stratificazione contribuisce alla memoria collettiva del momento presente.
Iacopo Pinelli
La sua cifra stilistica combina installazione e scultura, attraverso differenti media, e indaga problematiche sociali, politiche e relazionali del quotidiano ponendo l’attenzione sulla condizione umana. Traendo spunto dall’analisi fenomenologica del quotidiano, crea nuovi possibili mondi nei quali la coscienza critica collettiva possa risvegliarsi dal torpore.
Leonardo Magrelli
L’approccio aperto alla manipolazione e al riuso delle immagini e la forte attenzione alla progettualità e alla ricerca sono caratteristiche che influenzeranno la sua pratica anche dopo il suo avvicinamento artistico alla fotografia. Da allora elabora un percorso personale che muove dalla consapevolezza della natura ibrida e ambigua delle immagini, oscillando e mescolando spesso un registro più prettamente concettuale con uno più descrittivo e documentario.