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𝗛𝗼𝗺𝗲 𝘀𝘄𝗲𝗲𝘁 𝗛𝗼𝗺𝗲 – 𝙚𝙨𝙥𝙡𝙤𝙧𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙞 𝙙𝙚𝙡𝙡’ 𝙖𝙗𝙞𝙩𝙖𝙧e, a cura di Alessandra Pioselli, Davide Quadrio, Paolo Mele e Claudio Zecchi, al suo III ed ultimo allestimento con l’ingresso di 𝗣𝗮𝘁𝗿𝗶𝗰𝗸 𝗧𝘂𝘁𝘁𝗼𝗳𝘂𝗼𝗰𝗼, 𝗖𝗲́𝗹𝗶𝗻𝗲 𝗖𝗼ndorelli, Tzubasa Kato e Harabel.
Comunicato stampa
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Home Sweet Home – esplorazioni dell’abitare, mostra a cura di Alessandra Pioselli, Davide Quadrio, Paolo Mele e Claudio Zecchi, giunge al suo terzo ed ultimo allestimento con l’ingresso di nuovi artisti come Patrick Tuttofuoco, Céline Condorelli, Tzubasa Kato e progettualità come Harabel.
La mostra, che si concluderà il 1 luglio, è stata l’occasione per sperimentare una modalità di lavoro ed elaborare, nel corso di un intero anno, una riflessione complessa e articolata sul tema dell’abitare partendo dalla casa come espediente narrativo.
Attraverso i tre diversi allestimenti che si sono alternati nel tempo, la mostra, che ha inaugurato a luglio 2021, si caratterizza per essere stata pensata come un processo di riflessione e creazione in divenire. Un processo che passa attraverso un’evoluzione costante e un corpo che si è ridefinito nel tempo diventando spazio d’incontro, sorpresa e cambiamento nonché luogo di dialettica e scoperte.
Se con i primi due allestimenti si è cercato di raccordare la precedente esperienza di Ramdom con Lastation a partire dall’opera di Gianni D’Urso che da il titolo all’intera mostra, il terzo prova a definire i confini della nuova abitazione – KORA-Centro del Contemporaneo spazio coabitato con Muta, PazLab e Doc Servizi – cercando di sollevare interrogativi sulla dimensione istituente e contestualmente spostare l’attenzione su quelle opere che, in maniera più o meno diretta, si relazionano col territorio mettendo le pratiche partecipative e le relazioni al centro della loro indagine.
È il caso di Black Snake dell’artista Tsubasa Kato, di Tools for Imagination di Céline Condorelli e di Calypso e Laelia di Patrick Tuttofuoco.
Attraverso una performance collettiva, Kato ci racconta infatti come per raggiungere un obiettivo comune è necessario lo sforzo di tutti. Le dimensioni e la pesantezza dell’oggetto che si vedono nel video rivelano quindi i limiti fisici di qualsiasi persona che cerchi di spostarlo da solo.
Tools for Imagination, opera premiata nel 2020 con l’8.a edizione dell’Italian Council e presentata per la prima volta nella sua interezza presso KORA, è invece un’ampia e articolata riflessione sul tema del tempo libero e della sua evoluzione a cavallo di fenomeni ben precisi avvenuti in momenti storici diversi: industrializzazione, urbanizzazione, la rivoluzione del lavoro, l’avvento della società di massa.
L’opera finale, entrata a far parte della collezione del MACRO (Roma), si configura come un play- ground composto da diversi elementi: un tappeto (Left out in the Rain) una seduta (Spatial Compo- sition 13), un display (rocce dal titolo A Lot for a Little) e infine un film (After Work) realizzato con l’artista e regista Ben River e lǝ poetǝ Jay Bernard.
Il film, in particolare, registra il lavoro invisibile che si cela dietro la produzione di queste opere, dal fabbro alla cava da cui vengono estratti i massi per il playground, in modo da documentare tutto il lavoro materiale e collettivo al di là dell’opera stessa.
Le opere di Patrick Tuttofuoco, maschere realizzate in ceramica dalla forma simile a petali, attivano attraverso un linguaggio enigmatico ed ironico una relazione emozionale con il pubblico fissando lo spettatore dall’alto di un grezzo supporto metallico.
La mostra trova infine una sua connotazione specifica nell’ospitare, come dice Alessandra Pioselli “spazi, progetti e residenze per artisti raccontati attraverso materiali di documentazione e opere che rappresentano una selezione delle esperienze localizzate nel Sud d’Italia, nell’area atlantica e nel Medi- terraneo”. Esperienze che, dice ancora Pioselli, “sostengono pratiche che si sviluppano in modo interdipendente rispetto ai contesti territoriali in cui sono state avviate”.
È il caso di Harabel, spazio che si concentra sulla promozione dell’arte contemporanea e che ha istitu- ito il più grande archivio aperto di artisti in Albania.
Home Sweet Home è la prima di un ciclo di mostre che da qui ai prossimi anni continueranno a riflettere sul tema dell’abitare intercettando grandezze e latitudini differenti: il villaggio prima e il Mediterraneo poi.
Artisti: Andrea Anastasio; Céline Condorelli; Gianni D’Urso; João Enxuto e Erica Love; Ishu Han; Isola delle Femmine; Tzubasa Kato; Elena Mazzi; Jacopo Rinaldi; Ivana Spinelli; Patrick Tuttofuoco
Progettualità: A Cielo Aperto (Latronico, Basilicata); Britto Arts Trust (Dhaka, Bangladesh); Dar Yu- suf Nasri for Art and Research (Betlemme, Palestina); GuilmiArtProject (Guilmi, Abruzzo); Harabel Contemporary (Tirana, Albania); Kunsthalle Lissabon (Lisbona, Portogallo); Musèe Sursock (Beirut, Libano); Sakiya (Ramallah, Palestina); Uma Certa Falta de Coerencia (Porto, Portogallo).
La mostra, che si concluderà il 1 luglio, è stata l’occasione per sperimentare una modalità di lavoro ed elaborare, nel corso di un intero anno, una riflessione complessa e articolata sul tema dell’abitare partendo dalla casa come espediente narrativo.
Attraverso i tre diversi allestimenti che si sono alternati nel tempo, la mostra, che ha inaugurato a luglio 2021, si caratterizza per essere stata pensata come un processo di riflessione e creazione in divenire. Un processo che passa attraverso un’evoluzione costante e un corpo che si è ridefinito nel tempo diventando spazio d’incontro, sorpresa e cambiamento nonché luogo di dialettica e scoperte.
Se con i primi due allestimenti si è cercato di raccordare la precedente esperienza di Ramdom con Lastation a partire dall’opera di Gianni D’Urso che da il titolo all’intera mostra, il terzo prova a definire i confini della nuova abitazione – KORA-Centro del Contemporaneo spazio coabitato con Muta, PazLab e Doc Servizi – cercando di sollevare interrogativi sulla dimensione istituente e contestualmente spostare l’attenzione su quelle opere che, in maniera più o meno diretta, si relazionano col territorio mettendo le pratiche partecipative e le relazioni al centro della loro indagine.
È il caso di Black Snake dell’artista Tsubasa Kato, di Tools for Imagination di Céline Condorelli e di Calypso e Laelia di Patrick Tuttofuoco.
Attraverso una performance collettiva, Kato ci racconta infatti come per raggiungere un obiettivo comune è necessario lo sforzo di tutti. Le dimensioni e la pesantezza dell’oggetto che si vedono nel video rivelano quindi i limiti fisici di qualsiasi persona che cerchi di spostarlo da solo.
Tools for Imagination, opera premiata nel 2020 con l’8.a edizione dell’Italian Council e presentata per la prima volta nella sua interezza presso KORA, è invece un’ampia e articolata riflessione sul tema del tempo libero e della sua evoluzione a cavallo di fenomeni ben precisi avvenuti in momenti storici diversi: industrializzazione, urbanizzazione, la rivoluzione del lavoro, l’avvento della società di massa.
L’opera finale, entrata a far parte della collezione del MACRO (Roma), si configura come un play- ground composto da diversi elementi: un tappeto (Left out in the Rain) una seduta (Spatial Compo- sition 13), un display (rocce dal titolo A Lot for a Little) e infine un film (After Work) realizzato con l’artista e regista Ben River e lǝ poetǝ Jay Bernard.
Il film, in particolare, registra il lavoro invisibile che si cela dietro la produzione di queste opere, dal fabbro alla cava da cui vengono estratti i massi per il playground, in modo da documentare tutto il lavoro materiale e collettivo al di là dell’opera stessa.
Le opere di Patrick Tuttofuoco, maschere realizzate in ceramica dalla forma simile a petali, attivano attraverso un linguaggio enigmatico ed ironico una relazione emozionale con il pubblico fissando lo spettatore dall’alto di un grezzo supporto metallico.
La mostra trova infine una sua connotazione specifica nell’ospitare, come dice Alessandra Pioselli “spazi, progetti e residenze per artisti raccontati attraverso materiali di documentazione e opere che rappresentano una selezione delle esperienze localizzate nel Sud d’Italia, nell’area atlantica e nel Medi- terraneo”. Esperienze che, dice ancora Pioselli, “sostengono pratiche che si sviluppano in modo interdipendente rispetto ai contesti territoriali in cui sono state avviate”.
È il caso di Harabel, spazio che si concentra sulla promozione dell’arte contemporanea e che ha istitu- ito il più grande archivio aperto di artisti in Albania.
Home Sweet Home è la prima di un ciclo di mostre che da qui ai prossimi anni continueranno a riflettere sul tema dell’abitare intercettando grandezze e latitudini differenti: il villaggio prima e il Mediterraneo poi.
Artisti: Andrea Anastasio; Céline Condorelli; Gianni D’Urso; João Enxuto e Erica Love; Ishu Han; Isola delle Femmine; Tzubasa Kato; Elena Mazzi; Jacopo Rinaldi; Ivana Spinelli; Patrick Tuttofuoco
Progettualità: A Cielo Aperto (Latronico, Basilicata); Britto Arts Trust (Dhaka, Bangladesh); Dar Yu- suf Nasri for Art and Research (Betlemme, Palestina); GuilmiArtProject (Guilmi, Abruzzo); Harabel Contemporary (Tirana, Albania); Kunsthalle Lissabon (Lisbona, Portogallo); Musèe Sursock (Beirut, Libano); Sakiya (Ramallah, Palestina); Uma Certa Falta de Coerencia (Porto, Portogallo).
09
aprile 2022
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Dal 09 aprile al primo luglio 2022
arte contemporanea
Location
KORA Centro per il contemporaneo
Castrignano De' Greci, Via Vittorio Emanuele, 19, (LE)
Castrignano De' Greci, Via Vittorio Emanuele, 19, (LE)
Orario di apertura
da giovedì a domenica, 16,00- 20,00
Vernissage
9 Aprile 2022, 19,00
Sito web
Autore
Curatore