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45 opere capitali, in dialogo con disegni e materiali d’archivio, per raccontare la fase cruciale di una vita fittamente intrecciata a un percorso artistico, in un momento storico di grande vivacità culturale e non solo. Queste le premesse di “1950-1970 Dall’Italia all’America e ritorno”, retrospettiva dedicata ad Afro Basaldella, in esposizione dal 21 aprile al 23 ottobre 2022 alla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, sotto l’egida di MUVE. La mostra sarà presentata durante i giorni della vernice della 59ma edizione della Biennale d’Arte di Venezia e, in questo contesto dedicato alla stretta contemporaneità, la riscoperta di uno dei maestri internazionali della pittura, tra gli autori che maggiormente hanno contribuito ad aggiornare il linguaggio visivo per eccellenza, rappresenta un’occasione ancora più preziosa, per interpretare l’attualità. Con la Direzione scientifica di Gabriella Belli e a cura di Elisabetta Barisoni e Edith Devaney, la mostra è realizzata in partnership con BNL BNP Paribas e con il sostegno di Magonza Editore.
Riconosciuto come figura centrale dell’astrattismo internazionale, Afro partì dalle atmosfere di Venezia e di Roma, prima di portare la sua ricerca negli Stati Uniti, diventando ben presto uno degli artisti italiani più conosciuti e apprezzati dal collezionismo d’oltreoceano. Grazie alla collaborazione con l’Archivio Afro e l’arrivo di alcuni importanti prestiti nazionali e internazionali, Ca’ Pesaro rende così omaggio a un autore ben rappresentato nelle proprie collezioni, portando una nuova luce sull’intenso rapporto che, nei fervidi anni Cinquanta, si instaurò tra l’arte italiana e quella americana, che in quella fase osservava la nascita dell’Espressionismo astratto e dell’Action painting.
Afro Libio Basaldella nacque a Udine, il 4 marzo 1912. A Venezia ebbe modo di immergersi nella storia dell’arte da Tiziano a Tintoretto, dal Rinascimento al Seicento. Tra la metà degli anni Trenta e lo scoppio della Seconda Guerra mondiale, si avvicinò agli artisti che operavano in laguna e a Roma, come Scipione, Mario Mafai, Corrado Cagli, Armando Pizzinato, Giuseppe Santomaso. A Milano frequentò gli studi di Arturo Martini e di Ennio Morlotti, diventando amico di Renato Birolli.
Nel fervente clima di rinascita del Dopoguerra, Afro aderì per un breve momento al Gruppo degli Otto con Birolli, Morlotti Antonio Corpora, Mattia Moreni, Giulio Turcato, Emilio Vedova e Santomaso, pur mantenendosi sempre indipendente. Nel 1949 fu selezionato per partecipare alla celebre mostra “Twentieth Century Italian Art” al MoMA e nel 1950 fu invitato per la prima volta dalla galleria di Catherine Viviano a New York, che gli avrebbe dedicato numerose mostre monografiche, fino al 1968.
Durante tutti gli anni Cinquanta, Afro si propose come un instancabile esploratore della cultura visiva europea e americana: a New York vide le opere di Arshile Gorky mentre a Roma arrivavano, in momenti diversi, numerosi artisti americani come Cy Twombly, Philip Guston, Robert Rauschenberg, Conrad Marca- Relli, Sebastiàn Matta e Willem de Kooning, cui Afro prestò il proprio studio nel 1959.
Esposta nelle sale monumentali del secondo piano di Ca’ Pesaro, l’arte di Afro scandisce un racconto poetico e potente, intimo e universale, sostenuto da un inesauribile amore per la pittura. La mostra include anche una piccola ma preziosa selezione delle opere di artisti legati alla vita e alla produzione di Afro negli anni della maturità, come Matta e Scialoja, insieme ai contatti con la scena artistica americana, tra cui il legame spirituale, a distanza di tempo, con Arshile Gorky e il rapporto di amicizia stretto con Willem De Kooning.