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VALORI
The Gallery Apart è orgogliosa di annunciare Valori, la mostra personale con cui Cesare Pietroiusti inizia la sua collaborazione con la galleria.
Comunicato stampa
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The Gallery Apart è orgogliosa di annunciare Valori, la mostra personale con cui Cesare Pietroiusti inizia la sua collaborazione con la galleria.
Figura imprescindibile della scena artistica concettuale non solo italiana, anticipatore di pratiche artistiche relazionali, punto di riferimento per molte generazioni di artisti più giovani, Cesare Pietroiusti sceglie The Gallery Apart quale strumento per proseguire la ricerca sul tema dello scambio e sui paradossi che sorgono nelle pieghe dei sistemi, compreso quello dell’arte, e delle regole economiche.
Lo stesso artista introduce così il progetto espositivo: “Questa storia comincia verso la fine degli anni ’70 quando, prima sporadicamente e poi sempre più spesso, anonimi autori si misero ad arricchire con disegni, messaggi, firme e sgorbi, le banconote da mille lire. Non so se si trattasse di uno strascico dell’inflazione e quindi della diminuzione del potere d’acquisto del denaro corrente, o di un effetto dell’ideologia della ‘partecipazione’, molto in voga all’epoca, o ancora di una generalizzata smitizzazione dell’autorità statale e dei suoi simboli; quello che so è che io mi dedicai, nei primi anni ’80, a collezionare quelle banconote scarabocchiate e, a partire dal 1987, a proporne, nelle mostre, degli ingigantimenti fotografici. Da sempre consapevole della mia incapacità di ‘creare’ immagini interessanti, mi dedicavo infatti alla raccolta, e, in qualche caso, all’esposizione, di produzioni, prevalentemente involontarie, rigorosamente altrui.
Solo in seguito ho capito che la questione non era soltanto la valorizzazione della creatività anonima, tanto diffusa quanto non riconosciuta, ma, più significativamente, l’incontro, su quei banalissimi pezzi di carta, fra il reale e il simbolico: fra una traccia di pennarello e un potere d’acquisto; fra un frammento di cellulosa (e colla, e inchiostro) e un numero; fra i residui epiteliali di decine di dita, magari sporche e sudate, e la finanza.
Credo che la mia ricerca sulle banconote, dai lavori appena citati fino alle performance che prevedono la loro cancellazione con l’acido solforico, oppure la loro ingestione da parte dell’artista con successiva restituzione al legittimo proprietario dopo il recupero dalle feci, sia caratterizzata dall’insistenza a soffermarsi su quel punto-di-incontro che, come per la lingua, fa toccare per un attimo, prima della loro irriducibile separazione, l’anatomia con la significazione, il corpo con il linguaggio. Su quel bordo il denaro cartaceo si pone, nella attuale progressiva virtualizzazione delle transazioni economiche, come una sorta di oggetto ‘in via di estinzione’.
Anche il francobollo, che condivide con la banconota molte caratteristiche (il valore nominale, le procedure anti-falsificazione ecc.), è un oggetto fino a pochi decenni fa usato ovunque comunemente e, oggi, quasi scomparso. Spazzato via dalla posta elettronica, dalle macchine affrancatrici e dalle sempre più numerose e veloci metodologie di comunicazione interpersonale, il francobollo ha anche perduto gran parte dell’interesse collezionistico, ed è istruttivo studiare i tentativi degli operatori di quel settore volti a mantenere quotazioni di mercato evidentemente non più realistiche.
Qualche anno fa ho ereditato da mio padre, appassionato filatelista, una collezione, come si dice in gergo, ‘importante’ e, dopo un primo periodo segnato dalla frustrazione – e dall’astio nei suoi confronti – per l’evidenza di un investimento sbagliato e per me incomprensibile, ho deciso di entrare in quel mondo. L’ho fatto in un modo che qualunque filatelico considererebbe eterodosso (o addirittura sacrilego) ma, passo passo, ho cominciato a subire anche io il fascino auratico di quei rettangolini colorati e, forse, sto ancora cercando di capirne il valore. E lo faccio con gli unici modi che conosco, quelli della ricerca artistica: cioè di una sperimentazione non pregiudicata da stereotipi e convenzioni (disciplinari, finanziarie, sociali, morali) ma, casomai, ispirata al gioco.
Nella mostra Valori sono esposte opere sulle banconote, sui francobolli e sul tema dello scambio e del dono, dagli anni ’80 fino a lavori inediti realizzati negli ultimi mesi, di cui uno in particolare pensato specificamente per questa mostra.”
Figura imprescindibile della scena artistica concettuale non solo italiana, anticipatore di pratiche artistiche relazionali, punto di riferimento per molte generazioni di artisti più giovani, Cesare Pietroiusti sceglie The Gallery Apart quale strumento per proseguire la ricerca sul tema dello scambio e sui paradossi che sorgono nelle pieghe dei sistemi, compreso quello dell’arte, e delle regole economiche.
Lo stesso artista introduce così il progetto espositivo: “Questa storia comincia verso la fine degli anni ’70 quando, prima sporadicamente e poi sempre più spesso, anonimi autori si misero ad arricchire con disegni, messaggi, firme e sgorbi, le banconote da mille lire. Non so se si trattasse di uno strascico dell’inflazione e quindi della diminuzione del potere d’acquisto del denaro corrente, o di un effetto dell’ideologia della ‘partecipazione’, molto in voga all’epoca, o ancora di una generalizzata smitizzazione dell’autorità statale e dei suoi simboli; quello che so è che io mi dedicai, nei primi anni ’80, a collezionare quelle banconote scarabocchiate e, a partire dal 1987, a proporne, nelle mostre, degli ingigantimenti fotografici. Da sempre consapevole della mia incapacità di ‘creare’ immagini interessanti, mi dedicavo infatti alla raccolta, e, in qualche caso, all’esposizione, di produzioni, prevalentemente involontarie, rigorosamente altrui.
Solo in seguito ho capito che la questione non era soltanto la valorizzazione della creatività anonima, tanto diffusa quanto non riconosciuta, ma, più significativamente, l’incontro, su quei banalissimi pezzi di carta, fra il reale e il simbolico: fra una traccia di pennarello e un potere d’acquisto; fra un frammento di cellulosa (e colla, e inchiostro) e un numero; fra i residui epiteliali di decine di dita, magari sporche e sudate, e la finanza.
Credo che la mia ricerca sulle banconote, dai lavori appena citati fino alle performance che prevedono la loro cancellazione con l’acido solforico, oppure la loro ingestione da parte dell’artista con successiva restituzione al legittimo proprietario dopo il recupero dalle feci, sia caratterizzata dall’insistenza a soffermarsi su quel punto-di-incontro che, come per la lingua, fa toccare per un attimo, prima della loro irriducibile separazione, l’anatomia con la significazione, il corpo con il linguaggio. Su quel bordo il denaro cartaceo si pone, nella attuale progressiva virtualizzazione delle transazioni economiche, come una sorta di oggetto ‘in via di estinzione’.
Anche il francobollo, che condivide con la banconota molte caratteristiche (il valore nominale, le procedure anti-falsificazione ecc.), è un oggetto fino a pochi decenni fa usato ovunque comunemente e, oggi, quasi scomparso. Spazzato via dalla posta elettronica, dalle macchine affrancatrici e dalle sempre più numerose e veloci metodologie di comunicazione interpersonale, il francobollo ha anche perduto gran parte dell’interesse collezionistico, ed è istruttivo studiare i tentativi degli operatori di quel settore volti a mantenere quotazioni di mercato evidentemente non più realistiche.
Qualche anno fa ho ereditato da mio padre, appassionato filatelista, una collezione, come si dice in gergo, ‘importante’ e, dopo un primo periodo segnato dalla frustrazione – e dall’astio nei suoi confronti – per l’evidenza di un investimento sbagliato e per me incomprensibile, ho deciso di entrare in quel mondo. L’ho fatto in un modo che qualunque filatelico considererebbe eterodosso (o addirittura sacrilego) ma, passo passo, ho cominciato a subire anche io il fascino auratico di quei rettangolini colorati e, forse, sto ancora cercando di capirne il valore. E lo faccio con gli unici modi che conosco, quelli della ricerca artistica: cioè di una sperimentazione non pregiudicata da stereotipi e convenzioni (disciplinari, finanziarie, sociali, morali) ma, casomai, ispirata al gioco.
Nella mostra Valori sono esposte opere sulle banconote, sui francobolli e sul tema dello scambio e del dono, dagli anni ’80 fino a lavori inediti realizzati negli ultimi mesi, di cui uno in particolare pensato specificamente per questa mostra.”
06
maggio 2022
VALORI
Dal 06 maggio al 29 luglio 2022
arte contemporanea
Location
THE GALLERY APART
Roma, Via Francesco Negri, 43, (Roma)
Roma, Via Francesco Negri, 43, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a venerdì ore 15-19 e su appuntamento
Autore