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Maurizio Arcangeli – ottolettere+
L’opera di Maurizio Arcangeli prende avvio all’inizio degli anni Novanta, e diventa presto uno dei punti di riferimento in quel clima creativo che ha segnato un cambiamento rispetto al decennio precedente. Le opere in mostra segnano un percorso rappresentativo di questo arco temporale.
Comunicato stampa
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L’opera di Maurizio Arcangeli prende avvio all’inizio degli anni Novanta, e diventa presto uno dei punti di riferimento in quel clima creativo che ha segnato un cambiamento rispetto al decennio precedente. Possiamo dire che grazie ad artisti come lui, l’indirizzo delle ricerche artistiche italiane è passato dall’epoca (e l’epopea) dell’espressione a quella della riflessione: invece del gesto creativo e una retorica altamente surriscaldata dall’inconscio, gesti altamente meditati e conseguenti a una riflessione sulle potenzialità cognitive del lavoro artistico. Non a caso si parlava allora di neo-concettualismo, termine mostratosi inefficace ma sintomatico di un cambiamento radicale. Arcangeli pratica il disegno, in cui è superlativamente bravo, la pittura e la scultura, ed è sempre rimasto fedele a queste tecniche: matita su carta, pittura su tela, pietra di Lecce o altri materiali. Però se nel disegno si può definire quasi un iperrealista, ha sempre piegato pittura e scultura a funzioni inaspettate, giocando la carta dell’evocazione. Dunque, l’opera non rappresenta ma non è neanche mai quello che tautologicamente è e dimostra di essere; nel suo caso l’opera evoca, e in questo sta la differenza fra il concettualismo storico e le istanze che Arcangeli e altri suoi colleghi intraprendevano dall’inizio di quel decennio.
Arcangeli dal canto suo è interessato, da sempre e specificamente, al confronto fra segni iconici e segni verbali, fra immagini e parole, dove l’immagine è l’oggetto dell’evocazione e la parola, la lettera, il segno di interpunzione, sono lo strumento. All’inizio sono questi ultimi che risolvono interamente il lavoro, esplicato come disseminazione ordinata nello spazio: punti, virgole, virgolette, punti esclamativi e interrogativi sono disposti a parete, sotto forma di tele sagomate provviste di un certo spessore, nere come devono essere i caratteri a stampa. Sul muro diventato pagina non leggiamo un testo, che viene a mancare totalmente ma che viene “presentato in assenza”, almeno nella sua lunghezza, dallo spazio che separa i segni; di più questi ultimi funzionano come evocatori di una intonazione (punti esclamativi, asseverativi, punti interrogativi, ipotetici, virgolette che aprono a citazioni, le pause delle virgole, i puntini di sospensione….) e qui notiamo già subito un riferimento possibile al lavoro con le parole di Vincenzo Agnetti, dove è solo la voce che elenca i numeri all’infinito e solo mutando di intonazione evoca possibili significati. Potremmo dire che Arcangeli in questo senso radicalizza Agnetti.
Vengono poi le scritte, Un Quadro, Una Scultura, termini generici e correnti nel mondo dell’arte. Anche qui, tele conformate e applicate al muro o esposte a terra sempre con un ordine interno, che determina le forme e ordina i colori, i quali compaiono abbondantemente e sempre per una ragione precisa. Per esempio, le parole mimano, per così dire, con le distanze fra una e l’altra lo schema di una doppia pagina di un catalogo di mostra, e qui parlo di una collettiva a Rivoli in cui abbiamo invitato Arcangeli nel 1994 come esponente delle nuove generazioni. Ma certo le cose più interessanti sono quelle via via più recenti, dove l’immagine evocata dalla conformazione dei telai si fa progressivamente più esplicita, fino al punto da farci pensare che l’artista sia riuscito a trovare un nuovo statuto dell’immagine, per sempre radicato sulla soglia indecidibile fra i due protocolli, quello visivo e quello verbale.
Giorgio Verzotti
Arcangeli dal canto suo è interessato, da sempre e specificamente, al confronto fra segni iconici e segni verbali, fra immagini e parole, dove l’immagine è l’oggetto dell’evocazione e la parola, la lettera, il segno di interpunzione, sono lo strumento. All’inizio sono questi ultimi che risolvono interamente il lavoro, esplicato come disseminazione ordinata nello spazio: punti, virgole, virgolette, punti esclamativi e interrogativi sono disposti a parete, sotto forma di tele sagomate provviste di un certo spessore, nere come devono essere i caratteri a stampa. Sul muro diventato pagina non leggiamo un testo, che viene a mancare totalmente ma che viene “presentato in assenza”, almeno nella sua lunghezza, dallo spazio che separa i segni; di più questi ultimi funzionano come evocatori di una intonazione (punti esclamativi, asseverativi, punti interrogativi, ipotetici, virgolette che aprono a citazioni, le pause delle virgole, i puntini di sospensione….) e qui notiamo già subito un riferimento possibile al lavoro con le parole di Vincenzo Agnetti, dove è solo la voce che elenca i numeri all’infinito e solo mutando di intonazione evoca possibili significati. Potremmo dire che Arcangeli in questo senso radicalizza Agnetti.
Vengono poi le scritte, Un Quadro, Una Scultura, termini generici e correnti nel mondo dell’arte. Anche qui, tele conformate e applicate al muro o esposte a terra sempre con un ordine interno, che determina le forme e ordina i colori, i quali compaiono abbondantemente e sempre per una ragione precisa. Per esempio, le parole mimano, per così dire, con le distanze fra una e l’altra lo schema di una doppia pagina di un catalogo di mostra, e qui parlo di una collettiva a Rivoli in cui abbiamo invitato Arcangeli nel 1994 come esponente delle nuove generazioni. Ma certo le cose più interessanti sono quelle via via più recenti, dove l’immagine evocata dalla conformazione dei telai si fa progressivamente più esplicita, fino al punto da farci pensare che l’artista sia riuscito a trovare un nuovo statuto dell’immagine, per sempre radicato sulla soglia indecidibile fra i due protocolli, quello visivo e quello verbale.
Giorgio Verzotti
07
maggio 2022
Maurizio Arcangeli – ottolettere+
Dal 07 maggio al primo luglio 2022
arte contemporanea
Location
AF Gallery
Bologna, Via dei Bersaglieri, 5, (BO)
Bologna, Via dei Bersaglieri, 5, (BO)
Orario di apertura
da martedì a sabato 0re 10,30-12 e 15,30-18,30
Vernissage
7 Maggio 2022, 17,00 - 21,00
Sito web
Autore
Autore testo critico