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The Garden of Light
La mostra è una personale dell’artista iraniano Hiva Alizadeh, ospite in residenza ad Aprile, che, ispirandosi ai concetti cardine della cultura persiana di “Spiritualità, Spazio e Luce”, ricrea atmosfere luminose e dai colori cangianti che ricordano il religioso incedere in una moschea.
Comunicato stampa
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Prendersi cura di noi stessi, degli altri, di oggetti e sentimenti. Già immagino Hiva Alizadeh (Teheran - Iran, 1989) nel suo studio, che accarezza con gentilezza i suoi lavori, li coccola, li sistema, li spazzola. Gesti quotidiani, carichi di affetto e intimità. Come non pensare a bambine che giocano a fare la mamma con bambole e Barbie, alla carezza prima di addormentarsi, alle coccole al proprio cagnolino.
I lavori di Alizadeh affondano le proprie radici nell’antica tradizione persiana, in particolare nella tecnica millenaria per la realizzazione dei tappeti Kerman. I mercanti li presentavano come tappeti su cui era possibile camminare tutti i giorni, per cento anni, senza portare danno alla trama e agli splendidi medaglioni decorativi che si diramano da una geometria centrale, spesso di colore rosso. Tuttavia, l’utilizzo di materiali sintetici, come extension di capelli presenti in tutte le sue opere, ci invita forse ad una riflessione sui risultati di una globalizzazione che da decenni sta devastando intere località in ogni angolo del Pianeta.
L’interpretazione contemporanea della tradizione appartenente al paese d’origine dell’artista, dove tuttora vive e lavora, viene accentuata dall’effetto psichedelico e cosmopolita ottenuto con palette vivaci e coloratissime. Per la prima volta, Alizadeh presenta tre lavori scultorei ed installativi, che scendono dai muri dove solitamente sono collocati, conquistando uno spazio tridimensionale e venendo attivati da luci colorate che tanto ricordano le sale di ballo anni 80 e più recentemente i club di Karaoke. Vengo subito catapultato in Lost in Translation di Sofia Coppola: Scarlett Johansson, parrucche rosa acceso, notti infinite, taxi guidati da autisti con guanti bianchi e folli corse ubriachi come mai.
Oriente e Occidente si scontrano. Dimentichiamo le ideologie e la religione, le storie e il futuro, concentrandoci su un presente formato da complesse trame, ispirati alla morfologia e al paesaggio iraniano o alla regione rurale che Alizadeh visita costantemente. Sono mappe, fotografie, testimonianze di un viaggiatore affamato sempre curioso di quello che si cela al di là della collina.
Nascono opere vive, mosse dall’aria e tanto statiche quanto cinetiche - non esiste una posizione giusta, unica, determinata. Ogni colpo di spazzola dà una nuova vita a quadri scultorei, che permettono all’artista di rielaborare, pennellata dopo pennellata, tele dove la pittura pare non asciugare mai.
Alizadeh ama la vita, la natura, l’altro.
Edoardo Monti
I lavori di Alizadeh affondano le proprie radici nell’antica tradizione persiana, in particolare nella tecnica millenaria per la realizzazione dei tappeti Kerman. I mercanti li presentavano come tappeti su cui era possibile camminare tutti i giorni, per cento anni, senza portare danno alla trama e agli splendidi medaglioni decorativi che si diramano da una geometria centrale, spesso di colore rosso. Tuttavia, l’utilizzo di materiali sintetici, come extension di capelli presenti in tutte le sue opere, ci invita forse ad una riflessione sui risultati di una globalizzazione che da decenni sta devastando intere località in ogni angolo del Pianeta.
L’interpretazione contemporanea della tradizione appartenente al paese d’origine dell’artista, dove tuttora vive e lavora, viene accentuata dall’effetto psichedelico e cosmopolita ottenuto con palette vivaci e coloratissime. Per la prima volta, Alizadeh presenta tre lavori scultorei ed installativi, che scendono dai muri dove solitamente sono collocati, conquistando uno spazio tridimensionale e venendo attivati da luci colorate che tanto ricordano le sale di ballo anni 80 e più recentemente i club di Karaoke. Vengo subito catapultato in Lost in Translation di Sofia Coppola: Scarlett Johansson, parrucche rosa acceso, notti infinite, taxi guidati da autisti con guanti bianchi e folli corse ubriachi come mai.
Oriente e Occidente si scontrano. Dimentichiamo le ideologie e la religione, le storie e il futuro, concentrandoci su un presente formato da complesse trame, ispirati alla morfologia e al paesaggio iraniano o alla regione rurale che Alizadeh visita costantemente. Sono mappe, fotografie, testimonianze di un viaggiatore affamato sempre curioso di quello che si cela al di là della collina.
Nascono opere vive, mosse dall’aria e tanto statiche quanto cinetiche - non esiste una posizione giusta, unica, determinata. Ogni colpo di spazzola dà una nuova vita a quadri scultorei, che permettono all’artista di rielaborare, pennellata dopo pennellata, tele dove la pittura pare non asciugare mai.
Alizadeh ama la vita, la natura, l’altro.
Edoardo Monti
30
aprile 2022
The Garden of Light
Dal 30 aprile al 15 maggio 2022
arte contemporanea
Location
PALAZZO MONTI
Brescia, Piazza Tebaldo Brusato , 22, (Brescia)
Brescia, Piazza Tebaldo Brusato , 22, (Brescia)
Orario di apertura
Su prenotazione. Scrivere a ciao@palazzomonti.org
Autore
Curatore
Autore testo critico