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L’invenzione della giovinezza
Fondazione smART – polo per l’arte inaugura il 13 maggio, L’invenzione della giovinezza, la collettiva derivante dall’omonimo progetto educativo, che coinvolge gli artisti José Angelino, Giulio Catelli, Gianluca Concialdi, Lorenzo Modica, Marta Roberti e Caterina Silva, a cura di Sarah Linford.
Comunicato stampa
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Fondazione smART – polo per l’arte inaugura venerdì 13 maggio, L’invenzione della giovinezza, la collettiva derivante dall’omonimo progetto educativo sperimentale, che coinvolge gli artisti José Angelino, Giulio Catelli, Gianluca Concialdi, Lorenzo Modica, Marta Roberti e Caterina Silva, a cura di Sarah Linford.
L’invenzione della giovinezza è uno dei progetti vincitori della call for ideas Didattica Contemporanea lanciata dalla Fondazione ad ottobre 2021, per sviluppare idee e iniziative educative nell'ambito delle arti visive contemporanee.
L’invenzione della giovinezza si interroga su: Cosa si intende oggi per “ricerca artistica”? Di cosa si nutre? Il sogno avanguardistico di creare un mondo nuovo è passato da tempo e la ricerca di un qualsiasi linguaggio visivo rivoluzionario ha lasciato il posto a pratiche che si articolano in dispositivi post-concettuali ed esperienze ibride.
Se deve esistere una forma di "radical pedagogy" nell'educazione e nella ricerca artistica, allora, occorre iniziare invertendo il modello di educazione artistica dall'alto verso il basso. Occorre non basarlo su una cognizione normativa o sull'acquisizione di abilità tecniche o su quadri concettuali da emulare. Tuttavia, una "radical pedagogy” non può avere come obiettivo finale la produzione di artisti che si limitano a rendere visibili dei "contenuti" radicali. Se deve esserci un cambiamento attraverso la pratica, la ricerca artistica deve ancorarsi nella radicalità delle azioni cognitive e fisiche poste in essere, non nel riflettere programmaticamente su una funzione sociale. La didattica radicale deve invece “indicare” modi per reinventare perennemente atti di creazione, sfidando i presupposti delle condizioni stesse della creatività, spiazzandole.
Questa non è di per sé un'idea nuova, ma è stata recentemente offuscata da una polarizzazione erronea soprattutto nell'educazione artistica: artigianato o impegno sociale. Questa opposizione binaria trascura ciò che i “modelli” alternativi più generativi della ricerca e dell'educazione artistica hanno fornito dal Bauhaus alla Black Mountain, dagli esperimenti del Brooklyn College al Central Saint Martins negli anni '60 e '70. Le Strategie Oblique di Eno, sebbene non destinate alle arti visive, hanno portato avanti questo approccio, così come alcuni dei Do It di Boltanski e Obrist da quasi trent'anni a questa parte. Nel contesto dell'educazione e della ricerca artistica oggi, quindi, come possiamo, parafrasando Groys, "essere contagiati dall’alterità" per evitare soluzioni standardizzate e processi meccanici?
L’invenzione della giovinezza ha sperimentato la didattica radicale e la collaborazione come condizioni per dirottare la pratica artistica verso la ricerca. Il progetto ha riunito sei artisti mid-career e trentatré studenti iscritti ai Masters of Fine Arts promossi delle maggiori istituzioni locali di alta formazione in arti visive pubbliche e private: RUFA, NABA, Accademia di Belle Arti di Roma, John Cabot University e Temple University di Roma.
Tre coppie di artisti hanno collaborato nell’ideare e condurre un laboratorio didattico sperimentale. Fondazione smART ha fornito i mezzi e gli spazi per queste sperimentazioni, previste in inglese, per far sì che le diverse formazioni, culture e lingue fossero un valore aggiunto del progetto. I paesi di provenienza degli studenti comprendevano: Azerbaigian, Cina, Cipro, Ecuador, Germania, Iran, India, Italia, Peru, Polonia, Russia, Ucraina e Stati Uniti.
Il primo laboratorio, svoltosi il 16 marzo e diretto da Giulio Catelli e Lorenzo Modica, comprendeva il disegno tattile, la stampa di monotipi in una catena e senza pause, oggetti trovati o comprati nello spirito della lotteria
di Babilonia evocata da Borges e un disegno a ventiquattro mani. Il secondo workshop, del 30 marzo, guidato da Marta Roberti e Caterina Silva ha cercato di sostituire delle azioni meccaniche con dei movimenti non abituali, attraverso l’incisione ma utilizzando pastelli a olio e, allo stesso tempo, l’ascolto dei Kōan, con la
funzione di sovvertire la “comprensione intellettuale”. Il terzo workshop, tenutosi il 6 aprile, orchestrato da Josè Angelino e Gianluca Concialdi, ha tentato il fallimento come esperienza generativa. La lettura delle narrazioni
polifoniche di Bolaño e il plagio dei suoi alter ego, ha fornito un camuffamento per l’ego artistico.
Questa performance è stata a sua volta sabotata per mezzo dell’amplificazione dei suoni di scarabocchi, graffi, colpi, strappi e spostamenti effettuati sul tavolo da lavoro che fungeva da tavola armonica.
Le discussioni degli artisti sulla pianificazione e la gestione dei workshop hanno fornito un catalizzatore per la loro collaborazione al di là della loro responsabilità educativa condivisa. Alcuni hanno creato opere a quattro mani, tutti si sono spinti a ripensare alle loro pratiche abituali: questo è il potere generativo dell’essere contagiato dall’alterità. Il duo Catelli/Modica ha dipinto, parlato, mangiato, modellato, trovato, smembrato, impastato, riso e inventato neologismi: “è come avere due cervelli”. Modica/Silva, estendendo la
collaborazione oltre le coppie di workshop iniziali, si sono incontrati a Londra. Il loro scambio è registrato dai loro lavori su carta; tornano ossessivamente sul fissarsi, guardarsi e vedersi a vicenda. La coppia Silva/Roberti si è ritrovata nel titolo di un’opera di Schifano, Io non amo la natura.
Infine la coppia Angelino/Concialdi ha messo alla prova i limiti della collaborazione e della gerarchia, appropriandosi delle pagine di un libro e del lavoro dell’altro.
La collaborazione prima, durante e dopo i workshop è stata l’occasione per gli artisti di assumersi dei rischi, di mettersi in gioco ripensando la propria ricerca e i propri processi abituali. Le tracce di questi rischi hanno fornito i materiali per la realizzazione di un libretto che accompagna l’ultima parte di questo progetto: la mostra collettiva dei sei artisti, con la quale invitiamo il pubblico a scoprire e riflettere sulle condizioni dell’educazione e della ricerca radicali. Ossia, come non scimmiottare.
Si ringraziano:
Prof. Riccardo Ajossa, Accademia di Belle Arti di Roma
Prof. Roberto Caracciolo, Nuova Accademia di Belle Arti, Roma
Prof. James Gardner, John Cabot University
Prof. Devin Kovach, Temple University Rome
Dean Emilia Zankina, Temple University Rome
Rome University of Fine Arts
Viviana Calvagno, Rita Cristofari, Michael Di Rosa, Claudia Evangelista, Anica Huck, Michela Lagalla, Savannah Shaon.
Sponsor tecnico:
Lefranc Bourgeois e Winsor & Newton
José Angelino (1977) vive e lavora a Roma. Angelino indaga le complesse relazioni tra le componenti elementari della natura, ricercando regole nel disordine e viceversa.
Giulio Catelli (1982) vive e lavora a Roma. Catelli è particolarmente interessato ai soggetti concreti e i suoi dipinti sono intrinsecamente radicati nell'osservazione della vita quotidiana: cose che vede dalla finestra, passeggia per il quartiere o si immerge nella natura.
Gianluca Concialdi (1981) vive e lavora a Palermo. La sua pratica abbraccia territori posti tra pittura, scultura e installazioni. Con le sue opere indaga come gli spazi e le strutture architettoniche possano di per sé essere considerati elementi pittorici informali o minimali.
Lorenzo Modica (1988) vive e lavora tra Londra e Roma. Modica lavora con pittura, scultura e video per esplorare la soglia dell'emergere di un'immagine, sondando come le immagini si generano a vicenda, meccanicamente e figurativamente modellando la nostra psiche.
Marta Roberti (1977) vive e lavora a Roma. Il disegno è il mezzo principale che declina in installazioni e video animati, attraverso i quali esplora le relazioni tra Oriente e Occidente studiandone e rielaborandone i miti e la loro rappresentazione.
Caterina Silva (1983) indaga le connessioni tra linguaggio e potere da una prospettiva silenziosa e anti-discorsiva con cui eludere le strutture canoniche di produzione di senso. Usa la pittura per sondare le parti oscure della mente, quello che non è possibile altrimenti spiegare a parole ma che esiste e diventa materia e poi oggetto reale.
Sarah Linford (1971) vive e lavora a Roma. Storica dell'arte, curatrice e professoressa universitaria, Linford lavora a stretto contatto con artisti, storici dell'arte, critici, collezionisti, istituzioni culturali pubbliche e private.
L’invenzione della giovinezza è uno dei progetti vincitori della call for ideas Didattica Contemporanea lanciata dalla Fondazione ad ottobre 2021, per sviluppare idee e iniziative educative nell'ambito delle arti visive contemporanee.
L’invenzione della giovinezza si interroga su: Cosa si intende oggi per “ricerca artistica”? Di cosa si nutre? Il sogno avanguardistico di creare un mondo nuovo è passato da tempo e la ricerca di un qualsiasi linguaggio visivo rivoluzionario ha lasciato il posto a pratiche che si articolano in dispositivi post-concettuali ed esperienze ibride.
Se deve esistere una forma di "radical pedagogy" nell'educazione e nella ricerca artistica, allora, occorre iniziare invertendo il modello di educazione artistica dall'alto verso il basso. Occorre non basarlo su una cognizione normativa o sull'acquisizione di abilità tecniche o su quadri concettuali da emulare. Tuttavia, una "radical pedagogy” non può avere come obiettivo finale la produzione di artisti che si limitano a rendere visibili dei "contenuti" radicali. Se deve esserci un cambiamento attraverso la pratica, la ricerca artistica deve ancorarsi nella radicalità delle azioni cognitive e fisiche poste in essere, non nel riflettere programmaticamente su una funzione sociale. La didattica radicale deve invece “indicare” modi per reinventare perennemente atti di creazione, sfidando i presupposti delle condizioni stesse della creatività, spiazzandole.
Questa non è di per sé un'idea nuova, ma è stata recentemente offuscata da una polarizzazione erronea soprattutto nell'educazione artistica: artigianato o impegno sociale. Questa opposizione binaria trascura ciò che i “modelli” alternativi più generativi della ricerca e dell'educazione artistica hanno fornito dal Bauhaus alla Black Mountain, dagli esperimenti del Brooklyn College al Central Saint Martins negli anni '60 e '70. Le Strategie Oblique di Eno, sebbene non destinate alle arti visive, hanno portato avanti questo approccio, così come alcuni dei Do It di Boltanski e Obrist da quasi trent'anni a questa parte. Nel contesto dell'educazione e della ricerca artistica oggi, quindi, come possiamo, parafrasando Groys, "essere contagiati dall’alterità" per evitare soluzioni standardizzate e processi meccanici?
L’invenzione della giovinezza ha sperimentato la didattica radicale e la collaborazione come condizioni per dirottare la pratica artistica verso la ricerca. Il progetto ha riunito sei artisti mid-career e trentatré studenti iscritti ai Masters of Fine Arts promossi delle maggiori istituzioni locali di alta formazione in arti visive pubbliche e private: RUFA, NABA, Accademia di Belle Arti di Roma, John Cabot University e Temple University di Roma.
Tre coppie di artisti hanno collaborato nell’ideare e condurre un laboratorio didattico sperimentale. Fondazione smART ha fornito i mezzi e gli spazi per queste sperimentazioni, previste in inglese, per far sì che le diverse formazioni, culture e lingue fossero un valore aggiunto del progetto. I paesi di provenienza degli studenti comprendevano: Azerbaigian, Cina, Cipro, Ecuador, Germania, Iran, India, Italia, Peru, Polonia, Russia, Ucraina e Stati Uniti.
Il primo laboratorio, svoltosi il 16 marzo e diretto da Giulio Catelli e Lorenzo Modica, comprendeva il disegno tattile, la stampa di monotipi in una catena e senza pause, oggetti trovati o comprati nello spirito della lotteria
di Babilonia evocata da Borges e un disegno a ventiquattro mani. Il secondo workshop, del 30 marzo, guidato da Marta Roberti e Caterina Silva ha cercato di sostituire delle azioni meccaniche con dei movimenti non abituali, attraverso l’incisione ma utilizzando pastelli a olio e, allo stesso tempo, l’ascolto dei Kōan, con la
funzione di sovvertire la “comprensione intellettuale”. Il terzo workshop, tenutosi il 6 aprile, orchestrato da Josè Angelino e Gianluca Concialdi, ha tentato il fallimento come esperienza generativa. La lettura delle narrazioni
polifoniche di Bolaño e il plagio dei suoi alter ego, ha fornito un camuffamento per l’ego artistico.
Questa performance è stata a sua volta sabotata per mezzo dell’amplificazione dei suoni di scarabocchi, graffi, colpi, strappi e spostamenti effettuati sul tavolo da lavoro che fungeva da tavola armonica.
Le discussioni degli artisti sulla pianificazione e la gestione dei workshop hanno fornito un catalizzatore per la loro collaborazione al di là della loro responsabilità educativa condivisa. Alcuni hanno creato opere a quattro mani, tutti si sono spinti a ripensare alle loro pratiche abituali: questo è il potere generativo dell’essere contagiato dall’alterità. Il duo Catelli/Modica ha dipinto, parlato, mangiato, modellato, trovato, smembrato, impastato, riso e inventato neologismi: “è come avere due cervelli”. Modica/Silva, estendendo la
collaborazione oltre le coppie di workshop iniziali, si sono incontrati a Londra. Il loro scambio è registrato dai loro lavori su carta; tornano ossessivamente sul fissarsi, guardarsi e vedersi a vicenda. La coppia Silva/Roberti si è ritrovata nel titolo di un’opera di Schifano, Io non amo la natura.
Infine la coppia Angelino/Concialdi ha messo alla prova i limiti della collaborazione e della gerarchia, appropriandosi delle pagine di un libro e del lavoro dell’altro.
La collaborazione prima, durante e dopo i workshop è stata l’occasione per gli artisti di assumersi dei rischi, di mettersi in gioco ripensando la propria ricerca e i propri processi abituali. Le tracce di questi rischi hanno fornito i materiali per la realizzazione di un libretto che accompagna l’ultima parte di questo progetto: la mostra collettiva dei sei artisti, con la quale invitiamo il pubblico a scoprire e riflettere sulle condizioni dell’educazione e della ricerca radicali. Ossia, come non scimmiottare.
Si ringraziano:
Prof. Riccardo Ajossa, Accademia di Belle Arti di Roma
Prof. Roberto Caracciolo, Nuova Accademia di Belle Arti, Roma
Prof. James Gardner, John Cabot University
Prof. Devin Kovach, Temple University Rome
Dean Emilia Zankina, Temple University Rome
Rome University of Fine Arts
Viviana Calvagno, Rita Cristofari, Michael Di Rosa, Claudia Evangelista, Anica Huck, Michela Lagalla, Savannah Shaon.
Sponsor tecnico:
Lefranc Bourgeois e Winsor & Newton
José Angelino (1977) vive e lavora a Roma. Angelino indaga le complesse relazioni tra le componenti elementari della natura, ricercando regole nel disordine e viceversa.
Giulio Catelli (1982) vive e lavora a Roma. Catelli è particolarmente interessato ai soggetti concreti e i suoi dipinti sono intrinsecamente radicati nell'osservazione della vita quotidiana: cose che vede dalla finestra, passeggia per il quartiere o si immerge nella natura.
Gianluca Concialdi (1981) vive e lavora a Palermo. La sua pratica abbraccia territori posti tra pittura, scultura e installazioni. Con le sue opere indaga come gli spazi e le strutture architettoniche possano di per sé essere considerati elementi pittorici informali o minimali.
Lorenzo Modica (1988) vive e lavora tra Londra e Roma. Modica lavora con pittura, scultura e video per esplorare la soglia dell'emergere di un'immagine, sondando come le immagini si generano a vicenda, meccanicamente e figurativamente modellando la nostra psiche.
Marta Roberti (1977) vive e lavora a Roma. Il disegno è il mezzo principale che declina in installazioni e video animati, attraverso i quali esplora le relazioni tra Oriente e Occidente studiandone e rielaborandone i miti e la loro rappresentazione.
Caterina Silva (1983) indaga le connessioni tra linguaggio e potere da una prospettiva silenziosa e anti-discorsiva con cui eludere le strutture canoniche di produzione di senso. Usa la pittura per sondare le parti oscure della mente, quello che non è possibile altrimenti spiegare a parole ma che esiste e diventa materia e poi oggetto reale.
Sarah Linford (1971) vive e lavora a Roma. Storica dell'arte, curatrice e professoressa universitaria, Linford lavora a stretto contatto con artisti, storici dell'arte, critici, collezionisti, istituzioni culturali pubbliche e private.
13
maggio 2022
L’invenzione della giovinezza
Dal 13 maggio al primo giugno 2022
arte contemporanea
collettiva
collettiva
Location
smART – POLO PER L’ARTE
Roma, Piazza Crati, 6/7, (Roma)
Roma, Piazza Crati, 6/7, (Roma)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì - ore 11-18
Vernissage
13 Maggio 2022, 15.00/20.00
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Curatore
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