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Jorge Macchi – Diaspora
Il percorso espositivo si articola attraverso una serie di opere in cui l’autore indaga il tema della disgregazione dell’immagine.
Comunicato stampa
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L’opera che dà il titolo alla mostra, "Diaspora”, è costituita da quarantotto collage corrispondenti a ciascuno dei pezzi di un puzzle. Ogni collage riporta lo schema del gioco stampato su carta ma contiene (incollata nella sua corretta posizione) una sola tessera che, nella composizione finale, va a formare l’immagine intera. La distribuzione e l’esposizione nel tempo dei collage in collezioni e luoghi sparsi in tutto il mondo rende impossibile la ricostruzione dell’immagine originale completa.
Nell’universo di Jorge Macchi tutto è in transito, tutto è precario. Niente è mai permanente. Le sue opere fanno eco alle assenze, vere padrone delle scene, forti come delle presenze. È un artista della perdita e della nostalgia. In “Amarcord” l'immagine della locandina del film di Federico Fellini sembra scomparire, in parte per l’effetto dell’acquerello e in parte per la piegatura del supporto; come un ricordo che col tempo svanisce, in contrasto con la parola "amarcord" che in dialetto romagnolo significa “io mi ricordo”.
La musica ricopre un ruolo importante all’interno del lavoro di Jorge Macchi. In “Waking Hours”, l’installazione interattiva realizzata in collaborazione con Edgardo Rudnitzky, ciascuno dei cinque giradischi è collocato in una sala diversa dello spazio espositivo. L’opera esiste soltanto in virtù della presenza del visitatore: al suo passaggio, infatti, il giradischi si aziona e riproduce il suono di un singolo strumento di orchestra da camera; questo meccanismo rende praticamente impossibile la sovrapposizione di tutti gli strumenti e, quindi, la realizzazione del brano musicale.
Macchi è interessato alla ricreazione di una realtà parallela e il suo lavoro è un’elegia in onore dell’assenza di un’unica visione del mondo. L’incontro tra oggetti e materiali produce nell’opera dell’artista nuove letture della vita quotidiana. “Scarface” è una serie di fotografie dettagliate di cartelloni pubblicitari stradali di Buenos Aires. I volti che compaiono in ogni foto vedono la loro identità alterata dalle carenze nell'incollaggio dei diversi frammenti del poster. Corde di pianoforte di due spessori diversi tracciano la mappa di un’area di Buenos Aires in “The city inside”. La scultura risulta dall’impressione tridimensionale di un ideale foglio A3 ripiegato in tre parti, come se fosse la traduzione visiva ed effimera di una cartina topografica. La visione della città risulta allo stesso tempo unitaria e frammentata.
“Suspension Points” è un dittico che mette in scena la scomposizione dell'immagine di un edificio toscano dai punti della stampa offset. Lo stesso numero di punti che compongono la prima immagine compaiono nel secondo modulo distribuiti lungo i bordi della carta, come se fosse avvenuta un’esplosione. Segni di punteggiatura all'interno del sistema di scrittura, i punti di sospensione sono ingannevoli. Non solo stabiliscono uno schema ritmico nel flusso di ciò che leggiamo ma coinvolgono anche una sottrazione. Suggeriscono una continuità di qualcosa che non c'è, qualcosa che dobbiamo inferire. Queste assenze, deviazioni e modulazioni sono parte della sostanza con la quale Jorge Macchi realizza le sue opere.
Jorge Macchi nasce a Buenos Aires nel 1963, città dove vive e lavora. Tra le mostre personali ricordiamo: “The Submerged Cathedral”, curata da Laurence Schmidlin, Musée Cantonal des Beaux-Artes, Lausanne, Svizzera (2020); “Suspension Points”, curata da Laura Hakel, GALLERIA CONTINUA, San Gimignano (2018); “Perspectiva”, CA2M, Centro de Arte 2 de Mayo, Madrid, curata da Agustín Pérez Rubio, Spagna (2017); “Perspectiva”, curata da Agustín Perez Rubio, MALBA (Museo de Arte Latinoamericano de Buenos Aires), MNBA (Museo Nacional de Bellas Artes) e Universidad Torcuato Di Tella, Buenos Aires, Argentina (2016); “Lampo”, curata da María Iovino, NC ARTE, Bogotà, Colombia (2015); “Prestidigitador”, curata da Cuauhtémoc Medina, Contemporary Art University Museum (MUAC), Messico (2014); “Container”, Kunstmuseum di Lucerna, Svizzera (2013); “Music Stand Still”, SMAK di Gent, Belgio (2011); “The Anathomy of Melancholy”, Santander Cultural, Porto Alegre, Brasile, Blanton Museum, Austin, USA (2007) e Centro de Arte Contemporanea Galego (CGAC), Santiago de Compostela, Spagna (2008); “Light Music”, University of Essex Gallery, U.K. (2006); “Jorge Macchi, Le 10Neuf”, Centre Régional d’Art Contemporain, Monbéliard, Francia (2001); “The Wandering Golfer”, Museum of Contemporary Art Antwerp (MUHKA), Belgio (1998). L’artista ha partecipato a mostre collettive presso King Abdulaziz Art Centre, ITHRA, Arabia Saudita (2021); Kunstmuseum Bern, Berna (2020); Memorial de América Latina, San Paolo (2017), The Metropolitan Museum of Art, New York (2016), Maison Rouge, Parigi (2015), Fondation Beyeler, Basilea (2014), Fondation Cartier for Contemporary Art, Parigi (2013), National Gallery of Art di Washington (2012), Hammer Museum di Los Angeles, USA (2011); Kunsthalle di Mulhouse, Francia (2010); Museu de Arte Moderna, San Paolo, Brasile (2009); Daros Collections, Zurigo, Svizzera (2008); Walker Art Center, Minneapolis, USA (2007); The Drawing Center, New York, USA (2001) così come a diverse Biennali: Kathmandu (2017), Liverpool e Sydney (2012), Lione (2011), Auckland (2010), Yokohama (2008), Porto Alegre (2007), San Paolo (2004), Istanbul (2003), Avana (2000). Nel 2005 ha rappresentato l’Argentina alla 51° Biennale di Venezia. Tra i musei che lo ospitano nella loro collezione: Tate Modern, Londra; MOMA, New York; CGAC, Centro Galego de Arte Contemporáneo, Santiago de Compostela; Museum of Modern Art, Buenos Aires; MUHKA, Anversa; SMAK, Gent; Musee d'Art Moderne et d'Art Contemporain de Nice (MAMAC), Nizza; Fundación Banco de la Nación Argentina, Buenos Aires.
Nell’universo di Jorge Macchi tutto è in transito, tutto è precario. Niente è mai permanente. Le sue opere fanno eco alle assenze, vere padrone delle scene, forti come delle presenze. È un artista della perdita e della nostalgia. In “Amarcord” l'immagine della locandina del film di Federico Fellini sembra scomparire, in parte per l’effetto dell’acquerello e in parte per la piegatura del supporto; come un ricordo che col tempo svanisce, in contrasto con la parola "amarcord" che in dialetto romagnolo significa “io mi ricordo”.
La musica ricopre un ruolo importante all’interno del lavoro di Jorge Macchi. In “Waking Hours”, l’installazione interattiva realizzata in collaborazione con Edgardo Rudnitzky, ciascuno dei cinque giradischi è collocato in una sala diversa dello spazio espositivo. L’opera esiste soltanto in virtù della presenza del visitatore: al suo passaggio, infatti, il giradischi si aziona e riproduce il suono di un singolo strumento di orchestra da camera; questo meccanismo rende praticamente impossibile la sovrapposizione di tutti gli strumenti e, quindi, la realizzazione del brano musicale.
Macchi è interessato alla ricreazione di una realtà parallela e il suo lavoro è un’elegia in onore dell’assenza di un’unica visione del mondo. L’incontro tra oggetti e materiali produce nell’opera dell’artista nuove letture della vita quotidiana. “Scarface” è una serie di fotografie dettagliate di cartelloni pubblicitari stradali di Buenos Aires. I volti che compaiono in ogni foto vedono la loro identità alterata dalle carenze nell'incollaggio dei diversi frammenti del poster. Corde di pianoforte di due spessori diversi tracciano la mappa di un’area di Buenos Aires in “The city inside”. La scultura risulta dall’impressione tridimensionale di un ideale foglio A3 ripiegato in tre parti, come se fosse la traduzione visiva ed effimera di una cartina topografica. La visione della città risulta allo stesso tempo unitaria e frammentata.
“Suspension Points” è un dittico che mette in scena la scomposizione dell'immagine di un edificio toscano dai punti della stampa offset. Lo stesso numero di punti che compongono la prima immagine compaiono nel secondo modulo distribuiti lungo i bordi della carta, come se fosse avvenuta un’esplosione. Segni di punteggiatura all'interno del sistema di scrittura, i punti di sospensione sono ingannevoli. Non solo stabiliscono uno schema ritmico nel flusso di ciò che leggiamo ma coinvolgono anche una sottrazione. Suggeriscono una continuità di qualcosa che non c'è, qualcosa che dobbiamo inferire. Queste assenze, deviazioni e modulazioni sono parte della sostanza con la quale Jorge Macchi realizza le sue opere.
Jorge Macchi nasce a Buenos Aires nel 1963, città dove vive e lavora. Tra le mostre personali ricordiamo: “The Submerged Cathedral”, curata da Laurence Schmidlin, Musée Cantonal des Beaux-Artes, Lausanne, Svizzera (2020); “Suspension Points”, curata da Laura Hakel, GALLERIA CONTINUA, San Gimignano (2018); “Perspectiva”, CA2M, Centro de Arte 2 de Mayo, Madrid, curata da Agustín Pérez Rubio, Spagna (2017); “Perspectiva”, curata da Agustín Perez Rubio, MALBA (Museo de Arte Latinoamericano de Buenos Aires), MNBA (Museo Nacional de Bellas Artes) e Universidad Torcuato Di Tella, Buenos Aires, Argentina (2016); “Lampo”, curata da María Iovino, NC ARTE, Bogotà, Colombia (2015); “Prestidigitador”, curata da Cuauhtémoc Medina, Contemporary Art University Museum (MUAC), Messico (2014); “Container”, Kunstmuseum di Lucerna, Svizzera (2013); “Music Stand Still”, SMAK di Gent, Belgio (2011); “The Anathomy of Melancholy”, Santander Cultural, Porto Alegre, Brasile, Blanton Museum, Austin, USA (2007) e Centro de Arte Contemporanea Galego (CGAC), Santiago de Compostela, Spagna (2008); “Light Music”, University of Essex Gallery, U.K. (2006); “Jorge Macchi, Le 10Neuf”, Centre Régional d’Art Contemporain, Monbéliard, Francia (2001); “The Wandering Golfer”, Museum of Contemporary Art Antwerp (MUHKA), Belgio (1998). L’artista ha partecipato a mostre collettive presso King Abdulaziz Art Centre, ITHRA, Arabia Saudita (2021); Kunstmuseum Bern, Berna (2020); Memorial de América Latina, San Paolo (2017), The Metropolitan Museum of Art, New York (2016), Maison Rouge, Parigi (2015), Fondation Beyeler, Basilea (2014), Fondation Cartier for Contemporary Art, Parigi (2013), National Gallery of Art di Washington (2012), Hammer Museum di Los Angeles, USA (2011); Kunsthalle di Mulhouse, Francia (2010); Museu de Arte Moderna, San Paolo, Brasile (2009); Daros Collections, Zurigo, Svizzera (2008); Walker Art Center, Minneapolis, USA (2007); The Drawing Center, New York, USA (2001) così come a diverse Biennali: Kathmandu (2017), Liverpool e Sydney (2012), Lione (2011), Auckland (2010), Yokohama (2008), Porto Alegre (2007), San Paolo (2004), Istanbul (2003), Avana (2000). Nel 2005 ha rappresentato l’Argentina alla 51° Biennale di Venezia. Tra i musei che lo ospitano nella loro collezione: Tate Modern, Londra; MOMA, New York; CGAC, Centro Galego de Arte Contemporáneo, Santiago de Compostela; Museum of Modern Art, Buenos Aires; MUHKA, Anversa; SMAK, Gent; Musee d'Art Moderne et d'Art Contemporain de Nice (MAMAC), Nizza; Fundación Banco de la Nación Argentina, Buenos Aires.
28
maggio 2022
Jorge Macchi – Diaspora
Dal 28 maggio al 03 luglio 2022
arte contemporanea
Location
GALLERIA CONTINUA
San Gimignano, Via Del Castello, 11, (Siena)
San Gimignano, Via Del Castello, 11, (Siena)
Orario di apertura
da lunedì a domenica, 10-13 / 14-19
Vernissage
28 Maggio 2022, 16-20.30
Sito web
Ufficio stampa
SILVIA PICHINI
Autore