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CAMEROON: VISIONS AND CONVERGENCES
Colori accesi, immagini religiose, frame di cartoni animati, ambienti urbani: sono questi gli elementi che caratterizzano gli otto artisti della mostra Cameroon: Visions and Convergences, Franck Kemkeng Noah, Ferraul Fosso, Boris Gobina, Marc Padeu, Roberto Pare, Bidias Romaric, William Manga, Willi
Comunicato stampa
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Colori accesi, immagini religiose, frame di cartoni animati, ambienti urbani: sono questi gli elementi che caratterizzano gli otto artisti della mostra Cameroon: Visions and Convergences, Franck Kemkeng Noah, Ferraul Fosso, Boris Gobina, Marc Padeu, Roberto Pare, Bidias Romaric, William Manga, William Tagne Njepe.
Nati tra l’inizio e la fine degli anni ’90, rappresentano la nuova generazione di artisti del Camerun. La loro immagine del mondo, dell’arte e dell’esistenza ha contorni precisi; non è statica, ma dinamica; il loro ideale è un ordine costante nei rapporti con la cultura e la realtà.
L’influenza della storia dell’arte, con quello che potremmo definire manierismo post litteram, è presente in tutti gli artisti scelti per questa mostra, nei quali si può scorgere la tendenza a concepire la pittura come una trascrizione delle opere del passato, che assorbite e rielaborate dall’animo interiore dell’artista, sono mutate nel tempo e hanno prodotto nuove immagini dalle immagini conosciute; come una metamorfosi che nasce dal fervore stesso del fare pittorico.
Questi artisti rappresentano la loro cultura, i loro colori, il loro essere africani contemporanei con modalità e tratti differenti, ma con una visione e convergenze comuni che si ritrovano nella tavolozza dei colori e nel substrato tematico, nel quale è possibile scorgere un sodalizio sociale.
Il contenuto fondamentale dell’opera di Marc Padeu è il sacro: non per questo, però, la sua opera può dirsi religiosa. Le immagini di madonne, santi, o riferimenti alla deposizione di Cristo o all’annunciazione, diventano un pretesto per mettere in scena la rappresentazione delle vicende del genere umano. Le icone religiose sono raffigurate in parte con abiti contemporanei, e la splendente legione di opere rinascimentali si africanizza nei tessuti delle vesti e nel colore della pelle dei personaggi. L’artista dall’antico ritrova un'umanità ideale, la forma assoluta di un'esistenza che nel presente è limitata e relativa.
Anche Ferraul Fosso trova nella tradizione artistica classica la sua ispirazione, ma nella sua opera, a differenza di Padeu, non c’è l’impeto drammatico, la sua rappresentazione del sacro si evolve in forma teatrale, la sua messinscena con i personaggi inseriti in un contesto selvatico e naturalistico, incatenano l’attenzione dello spettatore, con la suggestione evocativa del soggetto e la superficie delle cose e dello spazio. Ferraul Fosso estroverso, fa tesoro delle pose classiche, ma cerca nello splendore della natura la giusta contrapposizione di luce e di materia che avvolge e dissolve le figure.
All’interno del gruppo di personalità camerunesi che pone il suo sguardo alle opere dei grandi maestri del passato troviamo Roberto Pare, che pur fortemente differente nell’impianto stilistico è ugualmente impegnato nella ricerca e in una comunicazione emotiva affidata all’evidenza dei valori visivi e coloristici.
Se l’arte nasce dall’emozione, in Roberto Pare questo moto interno si manifesta nel colore che si propaga con slancio e determinazione nell’occhio dello spettatore.
Tra gli artisti camerunesi che pongono uno sguardo all’arte, troviamo Bidias Romaric il quale si riappropria dei capolavori della fine del ‘900 recuperando i motivi più autentici della pittura di artisti come Van Gogh, Keath Haring, Andy Warhol, fino ad appropriarsi della loro emotività pittorica.
Bidias Romaric contestualizza nel proprio tempo e nel proprio vissuto le opere iconiche dei grandi maestri contemporanei, i personaggi sono ragazzi di strada colti nel loro fare quotidiano, ma le opere che inserisce come sfondi, non le reinterpreta ma li incorpora nella loro integrità.
Prospettiva è questa la parola che riassume l’opera di Franz Kemkeng Noah, fulcro della sua composizione sono gli scorci dei paesaggi architettonici e dei monumenti. Le costruzioni spaziali sono dipinti come uno scheletro strutturale con una sottile linea nera, dei velari trasparenti che suggeriscono con incisiva delicatezza la profondità dello spazio. La sua tecnica è controllatissima: linee dritte, senza senza spessore, al primo sguardo sembra un effetto digitale, ma la riduzione grafica che riduce la spazialità scenografica a poche linee, rende l’effetto prospettico ancora più convincente.
Se, nell’immaginario collettivo, l’Africa ha nel bambino sofferente il suo assunto, William Tagne Njepe non contraddice questa idea, ma nel suo lavoro questo concetto si definisce totalmente. Le storie che racconta Njepe non sono tragiche, non mostrano scene drammatiche di violenze fisiche, ma la sofferenza si formalizza nella mente dello spettatore. L’artista prende un soggetto, focalizza un centro compositivo, un nucleo dell'azione; attraverso un annullamento delle cromie, porta le figure degli adulti in secondo piano, lontane; con il processo coloristico opposto, fa avanzare il bambino.
Il tema dell’infanzia è presente anche in Boris Gobina, il suo è un lavoro dove è palpabile l’influenza esercitata da altri artisti, attira immediatamente l’attenzione lo sfondo, che ricorda le opere dell’ivoriano Aboudia che a sua volta si è ispirato al grande artista afroamericano Basquiat. La componente graffitara nello sviluppo della formazione degli artisti africani di questa generazione è molto evidente. Abbattuti i confini territoriali l’arte sta assottigliando le sue distanze e la reinterpretazione di immagini catturate dal web mescolate e amalgamate con il vissuto quotidiano rappresenta la perfetta sintesi della loro poetica.
Se in Njebe e Gobina il fanciullo è l’elemento che cattura l’attenzione dello spettatore, in William Manga il motivo dominante delle suo opera è l’attesa, non c’è azione, non c’è movimento i gesti sono paralizzati, bloccati, granitici. Gli sguardi dei personaggi impressi sulla tela sono pensierosi, osservano con aria curiosa, come se colti da uno sguardo estraneo che sta entrando nel loro ambiente più intimo e personale. Ma è il tratto pittorico che determina il movimento e crea lo spazio, e fa percepire altre immagini, vicine o lontane, affini e dissimili.
Nati tra l’inizio e la fine degli anni ’90, rappresentano la nuova generazione di artisti del Camerun. La loro immagine del mondo, dell’arte e dell’esistenza ha contorni precisi; non è statica, ma dinamica; il loro ideale è un ordine costante nei rapporti con la cultura e la realtà.
L’influenza della storia dell’arte, con quello che potremmo definire manierismo post litteram, è presente in tutti gli artisti scelti per questa mostra, nei quali si può scorgere la tendenza a concepire la pittura come una trascrizione delle opere del passato, che assorbite e rielaborate dall’animo interiore dell’artista, sono mutate nel tempo e hanno prodotto nuove immagini dalle immagini conosciute; come una metamorfosi che nasce dal fervore stesso del fare pittorico.
Questi artisti rappresentano la loro cultura, i loro colori, il loro essere africani contemporanei con modalità e tratti differenti, ma con una visione e convergenze comuni che si ritrovano nella tavolozza dei colori e nel substrato tematico, nel quale è possibile scorgere un sodalizio sociale.
Il contenuto fondamentale dell’opera di Marc Padeu è il sacro: non per questo, però, la sua opera può dirsi religiosa. Le immagini di madonne, santi, o riferimenti alla deposizione di Cristo o all’annunciazione, diventano un pretesto per mettere in scena la rappresentazione delle vicende del genere umano. Le icone religiose sono raffigurate in parte con abiti contemporanei, e la splendente legione di opere rinascimentali si africanizza nei tessuti delle vesti e nel colore della pelle dei personaggi. L’artista dall’antico ritrova un'umanità ideale, la forma assoluta di un'esistenza che nel presente è limitata e relativa.
Anche Ferraul Fosso trova nella tradizione artistica classica la sua ispirazione, ma nella sua opera, a differenza di Padeu, non c’è l’impeto drammatico, la sua rappresentazione del sacro si evolve in forma teatrale, la sua messinscena con i personaggi inseriti in un contesto selvatico e naturalistico, incatenano l’attenzione dello spettatore, con la suggestione evocativa del soggetto e la superficie delle cose e dello spazio. Ferraul Fosso estroverso, fa tesoro delle pose classiche, ma cerca nello splendore della natura la giusta contrapposizione di luce e di materia che avvolge e dissolve le figure.
All’interno del gruppo di personalità camerunesi che pone il suo sguardo alle opere dei grandi maestri del passato troviamo Roberto Pare, che pur fortemente differente nell’impianto stilistico è ugualmente impegnato nella ricerca e in una comunicazione emotiva affidata all’evidenza dei valori visivi e coloristici.
Se l’arte nasce dall’emozione, in Roberto Pare questo moto interno si manifesta nel colore che si propaga con slancio e determinazione nell’occhio dello spettatore.
Tra gli artisti camerunesi che pongono uno sguardo all’arte, troviamo Bidias Romaric il quale si riappropria dei capolavori della fine del ‘900 recuperando i motivi più autentici della pittura di artisti come Van Gogh, Keath Haring, Andy Warhol, fino ad appropriarsi della loro emotività pittorica.
Bidias Romaric contestualizza nel proprio tempo e nel proprio vissuto le opere iconiche dei grandi maestri contemporanei, i personaggi sono ragazzi di strada colti nel loro fare quotidiano, ma le opere che inserisce come sfondi, non le reinterpreta ma li incorpora nella loro integrità.
Prospettiva è questa la parola che riassume l’opera di Franz Kemkeng Noah, fulcro della sua composizione sono gli scorci dei paesaggi architettonici e dei monumenti. Le costruzioni spaziali sono dipinti come uno scheletro strutturale con una sottile linea nera, dei velari trasparenti che suggeriscono con incisiva delicatezza la profondità dello spazio. La sua tecnica è controllatissima: linee dritte, senza senza spessore, al primo sguardo sembra un effetto digitale, ma la riduzione grafica che riduce la spazialità scenografica a poche linee, rende l’effetto prospettico ancora più convincente.
Se, nell’immaginario collettivo, l’Africa ha nel bambino sofferente il suo assunto, William Tagne Njepe non contraddice questa idea, ma nel suo lavoro questo concetto si definisce totalmente. Le storie che racconta Njepe non sono tragiche, non mostrano scene drammatiche di violenze fisiche, ma la sofferenza si formalizza nella mente dello spettatore. L’artista prende un soggetto, focalizza un centro compositivo, un nucleo dell'azione; attraverso un annullamento delle cromie, porta le figure degli adulti in secondo piano, lontane; con il processo coloristico opposto, fa avanzare il bambino.
Il tema dell’infanzia è presente anche in Boris Gobina, il suo è un lavoro dove è palpabile l’influenza esercitata da altri artisti, attira immediatamente l’attenzione lo sfondo, che ricorda le opere dell’ivoriano Aboudia che a sua volta si è ispirato al grande artista afroamericano Basquiat. La componente graffitara nello sviluppo della formazione degli artisti africani di questa generazione è molto evidente. Abbattuti i confini territoriali l’arte sta assottigliando le sue distanze e la reinterpretazione di immagini catturate dal web mescolate e amalgamate con il vissuto quotidiano rappresenta la perfetta sintesi della loro poetica.
Se in Njebe e Gobina il fanciullo è l’elemento che cattura l’attenzione dello spettatore, in William Manga il motivo dominante delle suo opera è l’attesa, non c’è azione, non c’è movimento i gesti sono paralizzati, bloccati, granitici. Gli sguardi dei personaggi impressi sulla tela sono pensierosi, osservano con aria curiosa, come se colti da uno sguardo estraneo che sta entrando nel loro ambiente più intimo e personale. Ma è il tratto pittorico che determina il movimento e crea lo spazio, e fa percepire altre immagini, vicine o lontane, affini e dissimili.
03
giugno 2022
CAMEROON: VISIONS AND CONVERGENCES
Dal 03 giugno al 03 luglio 2022
arte contemporanea
Location
Black Liquid Art
Viterbo, Via San Tommaso, 55, (VT)
Viterbo, Via San Tommaso, 55, (VT)
Orario di apertura
su appuntamento
Vernissage
3 Giugno 2022, ore 18
Autore
Curatore
Autore testo critico