Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Vasco Bendini – La materia del silenzio
Nell’anno del centenario della nascita di Vasco Bendini, la Galleria intende rendergli omaggio con una mostra, La materia del silenzio, a cura di Valerio Dehò, che ripercorre attraverso una selezione di opere significative la sua intensa attività artistica dagli anni ’50 agli anni 2000.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Nell’anno del centenario della nascita di Vasco Bendini (Bologna 1922 – Roma 2015) La Giarina Arte Contemporanea intende rendergli omaggio con una mostra, La materia del silenzio, a cura di Valerio Dehò, che ripercorre attraverso una selezione di opere significative la sua intensa attività artistica dagli anni Cinquanta agli anni Duemila.
L’intera opera di Vasco Bendini è stata studiata e seguita soprattutto negli anni ‘50-‘70 dai critici d’arte più importanti del periodo. Si può dire che la sua “fortuna critica” sia di valore eccezionale se non unico. Il rischio di ripetersi nello scrivere oggi di uno dei più grandi artisti italiani del Novecento, è abbastanza facile, ma la lettura del suo lavoro merita considerazioni che riescano anche ad uscire dalle insidie della diacronia. Ragionare attorno al suo lavoro in termini relativi e non assoluti, è un errore che non ha senso percorrere. Per questo riprendendo alcune motivazioni che vanno da Calvesi, sicuramente il critico che lo ha compreso subito, fino a Bruno Corà in tempi recenti, è sorprendente come la poetica di Vasco Bendini sia rimasta una sorta di oggetto misterioso, un’opera aperta, che non ha mai voluto rivelarsi a soluzioni sicure, a letture definitive. Ciò denota da un lato l’impermeabilità del lavoro a soluzioni definitorie, dall’altro anche il diverso approccio verso l’Informale, inteso in senso lato come aniconicità o Art autre o Informel o Non figurative art, che ancora resta un problema storiografico aperto. Si vuole affermare che Vasco Bendini è stato un artista che si è posto il problema dell’espressione, del diaframma tra il nulla e la materia, della gestualità come presenza dell’atto del dipingere anche senza gli strumenti tradizionali della pittura. La sua opera è un crocevia di esperienze, ha vissuto e rivissuto le esperienze dell’Informale internazionale e del post-Informale, come un campo invaso dalle erbe che periodicamente bisogna bonificare per renderlo di nuovo fertile e per farlo crescere.
Vasco Bendini di per sé non ha limiti. La sua pittura tende a ricoprire il mondo e a impossessarsene. Nessun sapere potrebbe resisterle e opporsi. Da elemento di espressione e di liberazione, può eccedere ogni limite e proporsi come una costruzione dell’universo, come riproposizione del magma originario o elemento di affioramento di una coscienza estetica. Per questo il coinvolgimento delle sue opere ha bisogno dell’immersione in un liquido creativo in cui ritemprarsi e forse rinascere. Affiora l’esperienza del Sublime, la si percepisce come emozione che ci pervade e stordisce. La profondità è un risalire nella scala temporale, cercare di immergersi nella pittura per trovare il senso dell’origine, il punto di inizio di una scelta individuale che si riflette nell’essenza stessa del dipingere al di là delle tecniche e dei linguaggi. L’espressione come limite dell’Io e nello stesso tempo come cominciamento di un’avventura estetica che è condivisione, squarcio, apertura dell’Io agli altri e al mondo.
L’intera opera di Vasco Bendini è stata studiata e seguita soprattutto negli anni ‘50-‘70 dai critici d’arte più importanti del periodo. Si può dire che la sua “fortuna critica” sia di valore eccezionale se non unico. Il rischio di ripetersi nello scrivere oggi di uno dei più grandi artisti italiani del Novecento, è abbastanza facile, ma la lettura del suo lavoro merita considerazioni che riescano anche ad uscire dalle insidie della diacronia. Ragionare attorno al suo lavoro in termini relativi e non assoluti, è un errore che non ha senso percorrere. Per questo riprendendo alcune motivazioni che vanno da Calvesi, sicuramente il critico che lo ha compreso subito, fino a Bruno Corà in tempi recenti, è sorprendente come la poetica di Vasco Bendini sia rimasta una sorta di oggetto misterioso, un’opera aperta, che non ha mai voluto rivelarsi a soluzioni sicure, a letture definitive. Ciò denota da un lato l’impermeabilità del lavoro a soluzioni definitorie, dall’altro anche il diverso approccio verso l’Informale, inteso in senso lato come aniconicità o Art autre o Informel o Non figurative art, che ancora resta un problema storiografico aperto. Si vuole affermare che Vasco Bendini è stato un artista che si è posto il problema dell’espressione, del diaframma tra il nulla e la materia, della gestualità come presenza dell’atto del dipingere anche senza gli strumenti tradizionali della pittura. La sua opera è un crocevia di esperienze, ha vissuto e rivissuto le esperienze dell’Informale internazionale e del post-Informale, come un campo invaso dalle erbe che periodicamente bisogna bonificare per renderlo di nuovo fertile e per farlo crescere.
Vasco Bendini di per sé non ha limiti. La sua pittura tende a ricoprire il mondo e a impossessarsene. Nessun sapere potrebbe resisterle e opporsi. Da elemento di espressione e di liberazione, può eccedere ogni limite e proporsi come una costruzione dell’universo, come riproposizione del magma originario o elemento di affioramento di una coscienza estetica. Per questo il coinvolgimento delle sue opere ha bisogno dell’immersione in un liquido creativo in cui ritemprarsi e forse rinascere. Affiora l’esperienza del Sublime, la si percepisce come emozione che ci pervade e stordisce. La profondità è un risalire nella scala temporale, cercare di immergersi nella pittura per trovare il senso dell’origine, il punto di inizio di una scelta individuale che si riflette nell’essenza stessa del dipingere al di là delle tecniche e dei linguaggi. L’espressione come limite dell’Io e nello stesso tempo come cominciamento di un’avventura estetica che è condivisione, squarcio, apertura dell’Io agli altri e al mondo.
11
giugno 2022
Vasco Bendini – La materia del silenzio
Dall'undici giugno al 24 settembre 2022
arte contemporanea
Location
LA GIARINA ARTE CONTEMPORANEA
Verona, Interrato Acqua Morta, 82, (Verona)
Verona, Interrato Acqua Morta, 82, (Verona)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 15.30-19.30
Vernissage
11 Giugno 2022, 17.00 - 20.00
Sito web
Editore
Vanillaedizioni
Autore
Curatore