-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
‘Ars Aedificandi. Il cantiere nel mondo classico’ tra Selinunte e Cave di Cusa
Mostre
di redazione
La mostra “ARS AEDIFICANDI. Il cantiere nel mondo classico”, prodotta e organizzata da MondoMostre in collaborazione con il Parco archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria, diretto da Felice Crescente, promossa dalla Regione Siciliana, Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Dipartimento dei Beni culturali e dell’Identità Siciliana, si snoda tra Cave di Cusa e il Parco archeologico di Selinunte, e sarà visitabile fino al 23 luglio 2023. Forte di un comitato scientifico di grande rilievo, la mostra è curata dagli architetti Alessandro Carlino, storico dell’architettura che da anni studia i templi dorici siciliani, e Bernardo Agrò, già direttore del Parco.
«Conoscere macchine, tecniche e sistemi costruttivi usati nell’antichità per realizzare i templi è una grande opportunità per meglio comprendere l’origine del patrimonio monumentale che ci è stato consegnato dal passato e che i nostri parchi archeologici custodiscono. La mostra di Selinunte ci fa comprendere, con il supporto di ricostruzioni fedeli di macchinari, come sono sorti i grandi templi, avvicinando i visitatori e soprattutto i giovani alla scoperta e alla comprensione delle tecniche e dei procedimenti costruttivi del passato», ha sottolineato l’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà.
«Una mostra dall’alto valore didattico che speriamo possa essere visitata da moltissime scuole, un modo per scoprire come nacquero i templi ma soprattutto l’enorme lavoro di chi ci lavorò», ha dichiarato il Direttore del Parco archeologico di Selinunte, Felice Crescente.
La mostra
«La mostra “ARS AEDIFICANDI. Il cantiere nel mondo classico” è un passo avanti e nello stesso tempo un salto all’indietro rispetto al precedente capitolo alla Valle dei Templi: oggi si va veramente al cuore del processo costruttivo, là dove venivano estratti i materiali da costruzione con cui saranno realizzati i templi, a quelle Cave di Cusa (dal nome del barone, antico proprietario dell’area) attive sin dal VI secolo avanti Cristo, abbandonate in fretta e furia quando fu avvistato l’esercito di Annibale», hanno anticipato gli organizzatori.
La mostra «parte da Vitruvio e dal suo De Architectura: l’unico grande trattato – scritto alla fine del I a.C. giunto fino noi pressoché integro – che spieghi stili, decorazioni, sistemi di costruzione di basiliche, terme, teatri. Dalle preziose notizie racchiuse nei dieci libri, affiorano materiali e tecniche costruttive e si scopre l’uso dei colori nei templi greci, che appaiono ai nostri occhi monocromatici, ma che erano in origine riccamente decorati. Questo ed altro, molto altro, si scopre leggendo Vitruvio. Ma quali erano le reali tecniche di costruzione dei templi, quali le macchine impiegate per spostare gli enormi blocchi di pietra, quanti gli operai coinvolti e quanto a lungo durava una costruzione? Sembrerebbe che vere e proprie carovane (officine) di esperti costruttori, cavatori, scalpellini, decoratori, seguissero le “commissioni” spostandosi da un luogo all’altro. Molto probabilmente successe anche per gli artefici selinuntini che si spostarono verso Agrigento per innalzare i templi dorici della città. […] I cantieri del mondo antico erano delle vere e proprie piccole città prolifiche formate da maestranze specializzate e noi abbiamo ricostruito il percorso dei cosiddetti “rocchi” dalle cave, a undici chilometri da Selinunte, fino al Parco archeologico, dove sono posizionate le macchine in scala 1:1», ha spiegato il curatore Alessandro Carlino.
«Un’esposizione dal grande valore didattico e documentario che ricostruisce i cantieri allestiti per edificare i grandi santuari dorici di Selinunte. Ripercorrendo le descrizioni delle fonti antiche, e quelle iconografiche dei viaggiatori del Gran Tour, come Houel che nel 1784 documentò l’attività alle Cave di Cusa. La mostra nasce con l’obiettivo dichiarato di coinvolgere il pubblico nella comprensione delle tecniche e dei processi che furono compiuti anticamente per erigere i templi di Selinunte attraverso la ricostruzione in scala 1:1 di un vero e proprio cantiere. Sulla collina orientale e sull’Acropoli sono state ricostruite – a grandezza naturale – dieci “macchine” tra cui una gru (alta 12 metri, riprodotta in scala reale), carri e slitte per il trasporto del materiale lapideo; strumenti di misura come il corobate (strumento romano usato per misurare la pendenza del terreno). […] Le macchine e i reperti della mostra “ARS AEDIFICANDI” permettono di avanzare ipotesi accreditate e scientifiche, sui metodi di costruzione dei templi, utilizzati in tutto il Mediterraneo. Per scoprire sostanzialmente che i metodi erano simili ad oggi, anche se meno raffinati e senza l’uso, ovviamente, della tecnologia. Si progrediva empiricamente, provando e riprovando fino a che non si raggiungevano i risultati desiderati», hanno spiegato gli organizzatori.
Del comitato scientifico fanno parte alcuni dei più importanti studiosi del settore, da Stefano De Caro, esperto archeologo di fama internazionale, a Heinz Jurgen Beste responsabile scientifico dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma, che con Umberto Baruffaldi ha ricostruito con esattezza filologica il prototipo di uno dei 28 montacarichi per il sollevamento delle belve nel Colosseo; Federico Rausa, docente di archeologia classica alla Federico II di Napoli, Carmelo Bennardo, dirigente del Servizio di coordinamento delle attività progettuali del Dipartimento regionale dei Beni culturali; Giuseppe Parello, dirigente del Servizio gestione parchi e siti Unesco del Dipartimento regionale dei Beni culturali; e Clemente Marconi che dirige cantieri di scavo a Selinunte della New York University e dell’Università Statale di Milano.