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In Fabula. Capolavori restaurati della collezione Bigongiari in mostra a Pistoia
Mostre
di Silvia Conta
Grazie a Pistoia Musei, la sede dell’Antico Palazzo dei Vescovi ospita fino al 18 giugno uno spaccato della pittura fiorentina del Seicento. La mostra IN FABULA. Capolavori restaurati della collezione Bigongiari, a cura di Monica Preti e Alessio Bertini e con la consulenza letteraria di Paolo Fabrizio Iacuzzi, è incentrata su un nucleo di dipinti appena restaurati della collezione di Piero Bigongiari (1914-1997), noto poeta e letterato che nell’arco di quarant’anni aveva riunito una raccolta di quadri del Seicento fiorentino, straordinari per qualità, importanza degli artisti, interesse dei temi iconografici raffigurati e rilevanza delle committenze. Per volontà di Elena Bigongiari, moglie di Piero, la collezione nel 2004 venne acquisita dalla Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, oggi Intesa Sanpaolo, per la propria sede dell’Antico Palazzo dei Vescovi. Intesa Sanpaolo nel 2019 ha affidato a Pistoia Musei la conservazione e la valorizzazione dell’intera collezione, salvaguardando il profondo legame del poeta con la città dove risiedette tra il 1925 e il 1937. Per l’occasione, abbiamo intervistato Monica Preti, curatrice del progetto.
I dieci dipinti restaurati a cui è dedicata la mostra “In fabula” appartengono alla collezione Bigongiari. Quali sono stati i criteri di scelta?
«La prestigiosa raccolta di quarantacinque dipinti del Seicento fiorentino fu riunita dal poeta e letterato Piero Bigongiari nell’arco di un quarantennio. Nel 2003 la collezione è stata acquistata dalla Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, oggi Intesa Sanpaolo, che, dal 2019, ne ha affidato la cura e la valorizzazione a Pistoia Musei.»
La selezione delle dieci opere che sono state restaurate e attorno a cui è venuta costruendosi la mostra è stata dettata semplicemente da esigenze e priorità di conservazione dei dipinti. Due i principali obiettivi che mi sono posta nel pensare la mostra: in primo luogo l’intento – la speranza – che i restauri possano segnare l’avvio di una nuova stagione di studio dei quadri della Collezione di Piero ed Elena Bigongiari in vista della loro nuova presentazione al pubblico nell’Antico Palazzo dei Vescovi, al termine del progetto museografico in corso. In secondo luogo, l’idea che la mostra potesse essere un progetto innovativo e originale, non solo sul piano dei contenuti, ma anche su quello delle modalità di realizzazione, grazie al coinvolgimento di alcuni gruppi di abitanti di Pistoia e del suo territorio.
Che cosa rappresenta la figura di Pietro Bigongiari per Pistoia?
«Piero Bigongiari, grande figura di scrittore e letterato, ha segnato della sua presenza Pistoia, città dove visse dal 1925 al 1937 e alla quale ha lasciato la sua collezione di dipinti del Seicento; inoltre la biblioteca San Giorgio del Comune di Pistoia conserva le sue carte e parte della sua Biblioteca. Un lascito vivo che si anima anche con le attività promosse dall’Accademia del Ceppo, grazie al suo direttore artistico Paolo Fabrizio Iacuzzi, e in particolare il Premio Internazionale “Piero Bigongiari” assegnato ogni anno a nomi di spicco della poesia contemporanea internazionale.»
Durante il restauro delle opere, si legge nel comunicato, sono emerse importanti informazioni di carattere storico-artistico. Di che cosa si tratta, in particolare?
«Tra le più importanti scoperte, dietro a La Maddalena al Sepolcro di Giovanni Bilivert, è stata ritrovata sulla tela originale la firma e la data apposte dal pittore, che permettono di formulare nuove ipotesi sull’esecuzione del dipinto. Firme e date sono apparse anche su altri quadri come Teti consegna le armi ad Achille dello stesso Bilivert o Silvio, Dorinda e Linco di Orazio Fidani. Più in generale, il restauro ha rivelato dettagli prima poco visibili, in particolare negli sfondi dei dipinti, consentendone una migliore lettura.»
A questa mostra è legato anche un progetto partecipativo con sei gruppi. Come è nato il progetto e come si colloca nella mission di Pistoia Musei?
«L’idea che ci ha guidati nella realizzazione di questa mostra è stata che un’impresa di restauro non possa dirsi del tutto completa sin quando non riesca, almeno in parte, a ripristinare non solo l’aspetto materiale di un’opera d’arte, ma anche le sue condizioni di intellegibilità da parte del pubblico, rendendola capace di sollecitare nuove domande, interpretazioni, racconti in linea con gli orientamenti della cultura contemporanea. Di qui l’organizzazione di una serie di azioni partecipative, condotte con Alessio Bertini, co-curatore della mostra, che hanno accompagnato, vorrei dire hanno sostanziato, il processo di realizzazione della mostra. I sei gruppi di partecipanti individuati sono: i lettori delle biblioteche pistoiesi, gli studenti d’arte, i detenuti, un gruppo trasversale questioni identitarie e di genere, persone con Alzheimer e i loro caregiver, i dipendenti di Pistoia Musei e di Fondazione Caript. Per Pistoia Musei si tratta di una dichiarazione di intenti: l’operazione partecipativa rende concreta l’espressione “pubblici al centro”, promuovendo un rapporto non convenzionale tra pubblico, opere e museo.»
Quali sono i progetti futuri (espositivi e non) di Pistoia Musei?
«Nel breve tempo, il progetto prioritario è quello dell’apertura della sede di San Salvatore, piccolo museo sito nella Chiesa di San Salvatore che, dopo un lungo e complesso restauro, sarà di nuovo accessibile al pubblico e proporrà un viaggio nel cuore antico della città attraverso i linguaggi della contemporaneità. Altro progetto di assoluta centralità è quello dello studio e del catalogo delle collezioni del museo dell’Antico Palazzo dei Vescovi in vista di un progetto museografico e museologico completamente nuovo che spero di concludere entro i prossimi due anni.
Nel frattempo, visto che i musei devono essere luoghi vivi di cultura e sociabilità, Pistoia Musei proporrà un ricco programma di mostre oltre che attività educative e culturali per tutti i pubblici. Tra le mostre in programma, in autunno si avvierà il progetto “In Visita” a Palazzo de Rossi, sede delle Collezioni del Novecento, che prevede l’‘invito’ di una (o più) opere di altri musei o collezioni nazionali e internazionali all’interno del percorso permanente. Queste esposizioni (due edizioni all’anno), impostate al dialogo e allo scambio con altre opere/artisti/collezioni/curatori, intendono stimolare nuove riflessioni e offrire al pubblico occasione sempre nuove e stimolanti di frequentazione delle Collezioni del Novecento. A novembre aprirà nelle due sedi di Palazzo Buontalenti e dell’Antico Palazzo dei Vescovi la grande mostra Bolognini/Un nouveau regard. Il cinema, il teatro e le arti, in occasione del Centenario della nascita del grande regista. Le mostre degli anni a venire non escluderanno uno sguardo anche all’arte contemporanea.»