23 agosto 2022

Gli attivisti di Ultima Generazione si incatenano alla Cappella degli Scrovegni

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Un'altra azione di protesta per il clima da parte dei giovani attivisti di Ultima Generazione che, questa volta, si incatenano alla Cappella degli Scrovegni. Denunciati in tre ma nessun danno al sito

attivisti di ultima generazione alla cappella scrovegni

«Come immagini la fine del mondo? Giotto immaginava sarebbe finito con il Giudizio Universale». Con queste parole gli attivisti di Ultima Generazione hanno commentato su Twitter la loro ultima azione dimostrativa che, nella mattinata di domenica, 21 agosto, li ha visti incatenarsi nella Cappella degli Scrovegni, a Padova.

Si tratta solo dell’ultima dimostrazione di una serie ormai lunga. Il 18 agosto, due membri del collettivo – che professa la disobbedienza civile a favore del clima e dell’ambiente e rientra nei movimenti ambientalisti riuniti sotto la rete internazionale “Just stop oil” – si incollarono alla scultura del Laocoonte, conservata ai Musei Vaticani, esponendo uno striscione con la scritta «No gas e no carbone». Anche in quel caso, il commento sulla pagina Twitter è stato più che eloquente: «Laocoonte intimò i suoi concittadini di non accettare il cavallo di Troia. Non fu ascoltato, e per questo la sua città fu assediata. Oggi, migliaia di attivistə stanno lanciando l’allarme sul clima, ma pure loro sono ignoratə e repressə». A fine luglio fu invece la volta di “Forme uniche della continuità nello spazio”, iconica scultura di Umberto Boccioni, esposta al Museo del ‘900 di Milano. Prima ancora, a Firenze, con la Primavera di Botticelli.

Un monito dalla Cappella degli Scrovegni: breve storia del sito

Consacrata nel 1305, su commissione di Enrico degli Scrovegni, figlio di Rinaldo, facoltoso usuraio padovano, la Cappella fu acquisita dalla municipalità di Padova con atto notarile nel 1881 e oggi è un Museo Civico. Dal 2021 è stata inserita nella lista del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, nell’ambito del sito di Padova Urbs Picta. Nella Cappella, infatti, è ospitato il famosissimo ciclo di affreschi realizzati, tra il 25 marzo 1303 e il primo marzo 1305, da Giotto. L’intera superficie interna dell’oratorio è decorata con un progetto iconografico unitario, che fu ispirato a Giotto dal teologo agostiniano Alberto da Padova.

Il ciclo pittorico è incentrato sul tema della salvezza e, attraverso le Storie di Gioacchino e Anna, di Maria e di Cristo, si arriva alla controfacciata sulla parte ovest, dove si trova l’iconico Giudizio Universale, ideale conclusione del percorso iconografico e considerata una delle opere più rappresentative della più avanzata arte medievale. Ed è proprio la sezione raffigurante l’Inferno, con i dannati tormentati da diavoli dalle fattezze bestiali, a essere citata da Ultima Generazione. «Oggi, la strada intrapresa dagli uomini è evidente. La crisi climatica sta già segnando le nostre vite. Ma siamo ancora in tempo per salvarci. Unitevi alla resistenza civile!», scrivono gli attivisti su Twitter.

No gas, no carbone, nessuna risposta delle istituzioni

I quattro manifestanti sono entrati nella Cappella acquistando regolarmente il biglietto per l’orario delle 10:20 di domenica, 21 agosto. Una volta guadagnato l’accesso al sito, insieme a tanti altri turisti, due attivisti hanno esposto lo striscione rosso con la scritta nera dello slogan, «No gas e no carbone» e, quindi, si sono incatenati alle balaustre che delimitano il percorso di visita, leggendo i messaggi di protesta del movimento, contro lo spreco di acqua ed energia. A filmare l’intera azione e a diffondere immediatamente sui social network, gli altri due attivisti.

La polizia è intervenuta dopo poco e ha cercato inutilmente di convincere gli attivisti a interrompere la protesta, quindi ha fatto tagliare le catene, portando via a braccia i manifestanti. È scattata quindi la denuncia per tre attivisti, tutti entro i 30 anni, che dovranno rispondere dell’ipotesi di reato di interruzione di ufficio o pubblico servizio e di non aver preavvisato la Questura della manifestazione. A seguito di accurati accertamenti svolti dagli agenti e dal personale della Cappella degli Scrovegni, è stato appurato che non è stato provocato nessun danno al sito museale, così come per le altre azioni di protesta. D’altra parte, nessuna risposta è arrivata dal Ministero della Cultura – anche se la Cappella è un museo civico – o da altre istituzioni artistiche e culturali.

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