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P.A.C.I. 2022
Dopo due anni di fermo imposti dalla pandemia torna in allestimento fisico il PACI – PREMIO AUDITORIUM CITTA’ D’ISERNIA, il progetto artistico e culturale del settembre Isernino. Quest’anno il P.A.C.I., ha come tema il rapporto CENTRO e PERIFERIA, intesi sia come luogo fisico che dell’anima.
Comunicato stampa
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Dopo due anni di fermo imposti dalla pandemia torna in allestimento fisico il PACI - PREMIO AUDITORIUM CITTA' D'ISERNIA, il progetto artistico e culturale del settembre Isernino. Venerdì 2 settembre, dalle ore 18:00, ci sarà l'inaugurazione della mostra d'arte che, quest'anno, ha come tema il rapporto tra il CENTRO e PERIFERIA, intesi sia come luogo fisico che dell'anima.
Un estratto dal testo di presentazione di Antonio Pallotta, Direttore Artistico della mostra:
Rispetto al nostro centro biologico tutto ciò che non è il nostro corpo proprio è fuori di noi, è già alla periferia. E allora da cosa nasce il bisogno di cancellare il centro fisico?
Nasce, io credo, da una condizione biologica deficitaria e quindi dal desiderio di potenziamento della dotazione naturale.
Il nostro esserci non è già un decentramento rispetto all’atto originario dell’origine (come del venire al mondo)?. In tal senso, possiamo dire, che la condizione precipua dell’uomo è da subito quella dell’altrove. Non un altrove irreale, immaginario, di evasione utopica ma un controspazio reale, una eterotopia, direbbe Foucault. Si può dire che l’eterotopia è la capacità di resistenza allo spazio puramente ereditato. Esso prevede come fine ultimo il progresso, attraverso il potenziamento permanente dello spazio nel tempo.
La periferia come stato mentale, dello spirito, inizia come bisogno di decentramento, di fuga verso l’altrove, di conoscenza verso la differenza. L’attrazione inspiegabile e misteriosa che sentiamo verso la differenza è la necessità di pathos dal quale deriva l’amore per l’altro. Amare non significa forse rinunciare al proprio spazio per fare spazio ad un altro? Rinunciare alla pretesa di voler avere tutto lo spazio per sé per condividere con l’Altro l’esperienza della differenza.
Il PACI è una eterotopia, uno spazio della non individuazione della singolarità; uno spazio in cui l’io si incrina, poiché in quanto etero-topia è spazio altro, è spazio dell’altro. Spazio della differenza che non appartiene all’individuo singolo, spazio della condivisione, della comunione, della collettività, del t e r r i t o r i o.
La periferia come stato dell’anima non può essere spaziale in origine, ma lo diventa nel momento in cui si scopre l’imperscrutabile. La scoperta non può fare luce una volta per tutte sul suo mistero ma non può neanche tacere semplicemente. La scoperta del limite rende possibile il viaggio baudelairiano fatto di soste, nessuna delle quali è destinazione finale.
Un viaggio sul crinale della dicotomia dentro/fuori.
Nonostante la luce, noi non vediamo e ciò che facciamo è precipitare dall’origine intrascendentale; postuma.
“Scoprire” significa predisporsi consapevolmente verso la possibilità di mettere in crisi il proprio spazio soggettivo, la propria comfort-zone. Aprirsi all’Altro, significa “fare spazio”, “dare spazio all’altro” e ciò impone giocoforza che un poco di quello spazio soggettivo sia sacrificato, venga cancellato per dare all’altro l’opportunità di occuparlo. Spazio cancellato, è in effetti un non-spazio. Se il non-spazio è spazio di più soggetti allora è spazio della condivisione e il risultato di una condivisione è sempre uno spazio della trasformazione.
L’edizione critica del PACI 2022 è affidata a Gioia Cativa, Carmen D’Antonino e Silvia Valente.
Gioia Cativa scrive:
Oggi, sempre più spesso, si parla del rapporto che esiste o può esistere tra il centro e la periferia, espressioni viste per molto tempo come due luoghi di aggregazione diversi fra loro, sia dal punto di vista architettonico che sociale. Ma centro-periferia è un modello storiografico che è stato applicato anche a periodi anteriori, come chiave di lettura dei rapporti tra imperi e province, tra città e territori.
Per tale motivo, approfondire un tema di questa profondità sia storica che culturale che sociale, ha ispirato il tema della 9^ edizione del P.A.C.I. dove, proprio l’attenzione, si focalizza su questo interessante quanto misterioso binomio.
La presenza dei servizi sul territorio è una delle variabili chiave per il contrasto all’esclusione sociale, un aspetto che si rispecchia molto nel nostro Paese, molto disomogeneo per conformazione territoriale e sia da un punto di vista culturale e sociale, a cui si aggiungono anche disuguaglianze economiche che possono portare a situazioni di degrado e disagio.
Gli artisti invitati a partecipare quest’anno hanno la possibilità di mettere in luce, attraverso i loro lavori, una lettura critica e personale del rapporto fra centro e periferia che, se in alcuni casi assume connotazioni positive, il più delle volte, viene visto come un modello difficile da integrarsi. A questo punto è doveroso porsi una domanda: “É giusto unire necessariamente questi due ambiti? Oppure si può pensare di analizzarli anche nella loro individualità?” Forse una soluzione potrebbe essere quella di scindere queste due realtà cercando di trovarne i punti di forza e i punti deboli e, in tal modo, lavorare per un obiettivo più ampio. Ovviamente ciò richiede una componente emozionale forte, una soggettività capace di guardare oltre il materiale, spingendosi verso una conoscenza e analisi profonda; i sentimenti, la personalità hanno un ruolo fondamentale in questo tipo di lavoro ed è per questo che agli artisti è stato chiesto proprio questo: una chiave di lettura individuale e innovativa, un messaggio che può smuovere l’opinione degli altri e aprire ad un dibattito proficuo e costruttivo.
Carmen D’Antonino scrive:
I grandi studiosi dell’arte come Enrico Castelnuovo e Carlo Ginzburg rileggono la storia dell’arte italiana mettendo in discussione uno dei dogmi su cui si era basata per secoli. E tale dogma identifica il centro (o i centri) come luogo della creazione artistica, mentre relegava alla periferia il significato riduttivo e negativo di semplice lontananza dal centro.
Contro questa identificazione tra periferia e ritardo artistico, la mostra racconta invece la relazione forte tra centro e periferia. In questa maniera il visitatore capirà come la dominazione simbolica del centro sulla periferia non sia un dato di partenza nelle vicende dell’arte e, più in generale, della società italiana, ma sia invece il frutto di un processo secolare di costruzione di modelli e forme capaci di ridurre la diversità all’unità. Il P.A.C.I. 2022 dà voce e corpo alle aeree periferiche, ai territori fuori portata, alle prospettive dimesse. E a questi spazi restituisce tale centralità: urbano, rurale, periferico, industriale, extraterritoriale e corporeo; diverse declinazioni dello spazio sono rappresentate da quindici artisti con opere pittoriche, scultoree, installazioni, contraddistinte da tecniche e pensieri differenti. La mostra è un’interpretazione artistica delle aspettative e delle conseguenze dei cambiamenti sociali degli ultimi cinquant’anni: l’urbanizzazione lo svuotamento delle campagne, la creazione delle periferie urbane, le lotte contro le restrizioni del corpo. Le dinamiche soffocanti del neoliberismo hanno lasciato alienazione e degrado dove permettevano progresso ed anticipazione, ma l’arte ha saputo germogliare in questa realtà, facendosi pervasiva e resistente e possibilità d’alternativa. È questa risposta alle distopie liberiste che la mostra vuole documentare, criticando e raccontando, decentrando lo sguardo e aprendo visioni di bellezza, canali espressivi che parlano di un desiderio diverso. A tal proposito riflettiamo sul pensiero di Cherubino Gambardella riguardo del suo collage Supernapoli (2014) affermando che. “la metropoli si muove, entra e esce dal corpo che la ospita. Tutto per impedire alla realtà di stabilire una supremazia sul presente, restituendo all’utopia il suo diritto ad esistere, come prassi democratica nel pensiero quotidiano”. La stessa visione si percepisce per la città d’Isernia, città alla quale per nove anni in maniera costante le viene dedicato un premio di alto profilo artistico. Una città dominata da un’anima interiore che lascia indizi a chiunque la osserva, che prende vita in una giustapposizione di immagini, in un alternarsi di tratti, uno spazio urbano che lascia tante feritoie aperte verso i non luoghi dell’immaginazione. È nel rapporto mai definitivo tra ambiente e intervento umano che fiorisce la possibilità a riconfigurarsi, a rimettere a fuoco gli elementi del paesaggio. È proprio la relazione fruttuosa tra centro e aree periferiche, nella più ampia accezione possibile, la condizione utopica messa in risalto dalla mostra, un rapporto partecipato che ancora non ha luogo di attuazione, se non nell’arte.
Silvia Valente scrive:
Perché parlare di resilienza in un testo a corredo di un’esposizione d’arte? Le ragioni sono tante e diverse, e nello sforzo di sintesi che mi impongo di praticare in questa circostanza – tanto giusto quanto necessario – credo sia utile ridimensionare la trattazione del tema, muovendo lungo due traiettorie di riferimento che, non a caso, trovano comunanza nelle sfere d’indagine che caratterizzano questo breve scritto. I concetti di individualità e comunità, oltre a connotare precipuamente i processi di resilienza, definiscono i margini entro i quali le arti e la cultura muovono costantemente, contribuendo alla definizione di percorsi che, indipendentemente dalla loro intenzionalità, motivano alla valorizzazione delle conoscenze/competenze. Che ciò rappresenti un antidoto all’inerzia, alla pigrizia e all’ignavia culturali è presto detto, ed è quindi in questo dedalo traviato e nella volontà di reagirvi con operosità che trova ragion d’essere la 9° edizione del PACI, quale traduzione effettiva di un percorso di resilienza che nella rilettura di schemi avversivi, scorge l’ipotesi di un’opportunità.
Quella che apparentemente potrebbe sembrare una semplice prospettiva ottimistica si rivela, di fatto, un percorso di formazione arduo e faticoso che nella co-costruzione valoriale, nel rinvigorimento identitario, nel sostegno sociale legge un’occasione di rinnovamento; gli attori coinvolti sono molteplici, come altrettante appaiono le declinazioni offerte, di volta in volta, anno dopo anno, dagli ideatori e dagli artisti del PACI.
La 9° edizione del Premio è incentrata sul tema della relazione fra centro e periferia, un invito rivolto agli artisti affinché le loro interpretazioni creative possano restituire al pubblico nuovi modelli critici di lettura della realtà; tutto ciò nella “regione che non esiste – recita l’abstract del PACI 2022 – definizione che è diventata il volano di una crescente curiosità nei confronti di un luogo per certi versi esotico”. Una esplicitazione che, non a caso, ci riconduce al concetto di partenza, a quella resilienza che sembra caratterizzare alcuni gruppi sociali, motivati al cambiamento sulla scorta di opportune sollecitazioni. Un tema, in definitiva, avvincente di per sé ma che in questo specifico contesto – quello del Molise, e del PACI in particolare – sembra trovare maggior forza e coerenza nell’analisi dell’interazione tra i diversi livelli coinvolti (individuale e collettivo). Il pregiudizio estetico che sembra avvolgere la dimensione della periferia, carico degli stereotipi tipici della marginalità – che nell’indefinitezza e nella sterile omologazione trovano sublimazione – è un codice interpretativo che sembra essere giunto al capolinea nel superamento ideologico imposto dalla globalizzazione; lo scollamento nel binomio centro-periferia è il nuovo focus d’indagine, improntato proprio al superamento di una contrapposizione infruttuosa, tanto sotto il profilo pratico quanto ideologico, nonché culturale. Spostare l’asse del ragionamento alla dimensione emozionale è, de facto, la chiave interpretativa commisurata alle esigenze dettate dalla contemporaneità.
Gli artisti del PACI 2022 sono:
Pino Boresta, Alfredo Celli, Mauro Cuppone, Anna Iskra Donati, Roberto Franchitti, Ignazio Fresu, Vittorio Iavazzo, Michelino Iorizzo, Fabrizio Mariani, Calido, Antonio Pallotta, Adriano Segarelli, Tina Sgró, Massimo Sirelli, Francesco Strabone
Ricco sarà anche il calendario degli eventi collaterali che vedrà la partecipazione di illustri ospiti come Giorgio de Finis, Direttore del Museo delle Periferie di Roma e Roberto Lacarbonara, Prof. Di Storia dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce. E dell’ormai consueto appuntamento dedicato alla poesia e alla letteratura a cura di Maria Pia De Martino, che presenterà il nuovo lavoro editoriale di Rita di Pilla. Ma quest’anno al PACI si potrà apprezzare anche della buona musica; l’inaugurazione sarà impreziosita degli interludi musicali di Emilio Coulitte e Marilina mentre al finissage sarà la straordinaria voce del soprano Federica D’Antonino accompagnata al pianoforte da Francesco Cipullo. E ancora il Dj Peppe Carruolo selezionerà una playlist in una serata di djset appositamente dedicata. Il calendario degli eventi collaterali è riportato sulla locandina.
______________________________________________________________________________
Inaugurazione: 2 settembre 2022 ore 18:00 presso Auditorium Unità d’Italia - Corso Risorgimento, 221 - 86170 - Isernia.
Finissage: 30 settembre 2022
Il P.A.C.I. è un evento ideato e organizzato dall’Associazione SM’ART - l’arte sm!
direzione artistica: Antonio Pallotta.
edizione critica: Gioia Cativa, Carmen D’Antonino, Silvia Valente.
allestimento mostra: Gioia Cativa, Carmen D’Antonino, Silvia Valente, Antonio Pallotta.
supporto all’allestimento: Simona Perpetua
grafica: Antonio Pallotta
supporto all’organizzazione:
Annalisa Pallotta, Gabriella Masucci, Simona Perpetua.
il P.A.C.I. è un evento istituzionalizzato come da verbale di deliberazione della giunta comunale n° 144 del 19/10/2017.
Info e contatti:
Associazione Socio Culturale SM’ART - l’arte sm!
via Santo Spirito, 22/c
86170 - Isernia
3248110913
www.artesm.com
info@artesm.com
instagram: arte_sm_
https://www.facebook.com/associazioneartesm
patrocini del P.A.C.I. 2022:
Regione Molise
Comune di Isernia
Museo delle Periferie di Roma
Ordine degli Architetti della Provincia di Isernia
Accademia di Belle Arti di Lecce
Associazione Officine Cromatiche - Fotoamatori Isernia
Galleria Spazio Arte Petrecca - Isernia
ringraziamenti speciali:
Vincenzo Cotugno - Assessore alla Cultura Regione Molise
Piero Castrataro - Sindaco della Città di Isernia
Luca De Martino - Assessore alla Cultura della Città di Isernia
Francesco Dituri - Presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Isernia
Giorgio de Finis - Direttore del Museo delle Periferie di Roma
Roberto Lacarbonara - Professore presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce
Gennaro Petrecca - Galleria Spazio Arte Petrecca
Massimo Palmieri - Officine Fotoamatori Isernia
Rita Di Pilla - scrittrice
Maria Pia De Martino - critico letterario e poeta
Silvano Moffa - giornalista
Salvatore Azzolini - poeta
Peppe Carruolo Dj
Franco Del Riccio - Pausa Caffè bar
Emilio Coulitte e Marilina - contrabasso e voce solista
Federica D’Antonino e Francesco Cipullo - soprano e pianista
Un estratto dal testo di presentazione di Antonio Pallotta, Direttore Artistico della mostra:
Rispetto al nostro centro biologico tutto ciò che non è il nostro corpo proprio è fuori di noi, è già alla periferia. E allora da cosa nasce il bisogno di cancellare il centro fisico?
Nasce, io credo, da una condizione biologica deficitaria e quindi dal desiderio di potenziamento della dotazione naturale.
Il nostro esserci non è già un decentramento rispetto all’atto originario dell’origine (come del venire al mondo)?. In tal senso, possiamo dire, che la condizione precipua dell’uomo è da subito quella dell’altrove. Non un altrove irreale, immaginario, di evasione utopica ma un controspazio reale, una eterotopia, direbbe Foucault. Si può dire che l’eterotopia è la capacità di resistenza allo spazio puramente ereditato. Esso prevede come fine ultimo il progresso, attraverso il potenziamento permanente dello spazio nel tempo.
La periferia come stato mentale, dello spirito, inizia come bisogno di decentramento, di fuga verso l’altrove, di conoscenza verso la differenza. L’attrazione inspiegabile e misteriosa che sentiamo verso la differenza è la necessità di pathos dal quale deriva l’amore per l’altro. Amare non significa forse rinunciare al proprio spazio per fare spazio ad un altro? Rinunciare alla pretesa di voler avere tutto lo spazio per sé per condividere con l’Altro l’esperienza della differenza.
Il PACI è una eterotopia, uno spazio della non individuazione della singolarità; uno spazio in cui l’io si incrina, poiché in quanto etero-topia è spazio altro, è spazio dell’altro. Spazio della differenza che non appartiene all’individuo singolo, spazio della condivisione, della comunione, della collettività, del t e r r i t o r i o.
La periferia come stato dell’anima non può essere spaziale in origine, ma lo diventa nel momento in cui si scopre l’imperscrutabile. La scoperta non può fare luce una volta per tutte sul suo mistero ma non può neanche tacere semplicemente. La scoperta del limite rende possibile il viaggio baudelairiano fatto di soste, nessuna delle quali è destinazione finale.
Un viaggio sul crinale della dicotomia dentro/fuori.
Nonostante la luce, noi non vediamo e ciò che facciamo è precipitare dall’origine intrascendentale; postuma.
“Scoprire” significa predisporsi consapevolmente verso la possibilità di mettere in crisi il proprio spazio soggettivo, la propria comfort-zone. Aprirsi all’Altro, significa “fare spazio”, “dare spazio all’altro” e ciò impone giocoforza che un poco di quello spazio soggettivo sia sacrificato, venga cancellato per dare all’altro l’opportunità di occuparlo. Spazio cancellato, è in effetti un non-spazio. Se il non-spazio è spazio di più soggetti allora è spazio della condivisione e il risultato di una condivisione è sempre uno spazio della trasformazione.
L’edizione critica del PACI 2022 è affidata a Gioia Cativa, Carmen D’Antonino e Silvia Valente.
Gioia Cativa scrive:
Oggi, sempre più spesso, si parla del rapporto che esiste o può esistere tra il centro e la periferia, espressioni viste per molto tempo come due luoghi di aggregazione diversi fra loro, sia dal punto di vista architettonico che sociale. Ma centro-periferia è un modello storiografico che è stato applicato anche a periodi anteriori, come chiave di lettura dei rapporti tra imperi e province, tra città e territori.
Per tale motivo, approfondire un tema di questa profondità sia storica che culturale che sociale, ha ispirato il tema della 9^ edizione del P.A.C.I. dove, proprio l’attenzione, si focalizza su questo interessante quanto misterioso binomio.
La presenza dei servizi sul territorio è una delle variabili chiave per il contrasto all’esclusione sociale, un aspetto che si rispecchia molto nel nostro Paese, molto disomogeneo per conformazione territoriale e sia da un punto di vista culturale e sociale, a cui si aggiungono anche disuguaglianze economiche che possono portare a situazioni di degrado e disagio.
Gli artisti invitati a partecipare quest’anno hanno la possibilità di mettere in luce, attraverso i loro lavori, una lettura critica e personale del rapporto fra centro e periferia che, se in alcuni casi assume connotazioni positive, il più delle volte, viene visto come un modello difficile da integrarsi. A questo punto è doveroso porsi una domanda: “É giusto unire necessariamente questi due ambiti? Oppure si può pensare di analizzarli anche nella loro individualità?” Forse una soluzione potrebbe essere quella di scindere queste due realtà cercando di trovarne i punti di forza e i punti deboli e, in tal modo, lavorare per un obiettivo più ampio. Ovviamente ciò richiede una componente emozionale forte, una soggettività capace di guardare oltre il materiale, spingendosi verso una conoscenza e analisi profonda; i sentimenti, la personalità hanno un ruolo fondamentale in questo tipo di lavoro ed è per questo che agli artisti è stato chiesto proprio questo: una chiave di lettura individuale e innovativa, un messaggio che può smuovere l’opinione degli altri e aprire ad un dibattito proficuo e costruttivo.
Carmen D’Antonino scrive:
I grandi studiosi dell’arte come Enrico Castelnuovo e Carlo Ginzburg rileggono la storia dell’arte italiana mettendo in discussione uno dei dogmi su cui si era basata per secoli. E tale dogma identifica il centro (o i centri) come luogo della creazione artistica, mentre relegava alla periferia il significato riduttivo e negativo di semplice lontananza dal centro.
Contro questa identificazione tra periferia e ritardo artistico, la mostra racconta invece la relazione forte tra centro e periferia. In questa maniera il visitatore capirà come la dominazione simbolica del centro sulla periferia non sia un dato di partenza nelle vicende dell’arte e, più in generale, della società italiana, ma sia invece il frutto di un processo secolare di costruzione di modelli e forme capaci di ridurre la diversità all’unità. Il P.A.C.I. 2022 dà voce e corpo alle aeree periferiche, ai territori fuori portata, alle prospettive dimesse. E a questi spazi restituisce tale centralità: urbano, rurale, periferico, industriale, extraterritoriale e corporeo; diverse declinazioni dello spazio sono rappresentate da quindici artisti con opere pittoriche, scultoree, installazioni, contraddistinte da tecniche e pensieri differenti. La mostra è un’interpretazione artistica delle aspettative e delle conseguenze dei cambiamenti sociali degli ultimi cinquant’anni: l’urbanizzazione lo svuotamento delle campagne, la creazione delle periferie urbane, le lotte contro le restrizioni del corpo. Le dinamiche soffocanti del neoliberismo hanno lasciato alienazione e degrado dove permettevano progresso ed anticipazione, ma l’arte ha saputo germogliare in questa realtà, facendosi pervasiva e resistente e possibilità d’alternativa. È questa risposta alle distopie liberiste che la mostra vuole documentare, criticando e raccontando, decentrando lo sguardo e aprendo visioni di bellezza, canali espressivi che parlano di un desiderio diverso. A tal proposito riflettiamo sul pensiero di Cherubino Gambardella riguardo del suo collage Supernapoli (2014) affermando che. “la metropoli si muove, entra e esce dal corpo che la ospita. Tutto per impedire alla realtà di stabilire una supremazia sul presente, restituendo all’utopia il suo diritto ad esistere, come prassi democratica nel pensiero quotidiano”. La stessa visione si percepisce per la città d’Isernia, città alla quale per nove anni in maniera costante le viene dedicato un premio di alto profilo artistico. Una città dominata da un’anima interiore che lascia indizi a chiunque la osserva, che prende vita in una giustapposizione di immagini, in un alternarsi di tratti, uno spazio urbano che lascia tante feritoie aperte verso i non luoghi dell’immaginazione. È nel rapporto mai definitivo tra ambiente e intervento umano che fiorisce la possibilità a riconfigurarsi, a rimettere a fuoco gli elementi del paesaggio. È proprio la relazione fruttuosa tra centro e aree periferiche, nella più ampia accezione possibile, la condizione utopica messa in risalto dalla mostra, un rapporto partecipato che ancora non ha luogo di attuazione, se non nell’arte.
Silvia Valente scrive:
Perché parlare di resilienza in un testo a corredo di un’esposizione d’arte? Le ragioni sono tante e diverse, e nello sforzo di sintesi che mi impongo di praticare in questa circostanza – tanto giusto quanto necessario – credo sia utile ridimensionare la trattazione del tema, muovendo lungo due traiettorie di riferimento che, non a caso, trovano comunanza nelle sfere d’indagine che caratterizzano questo breve scritto. I concetti di individualità e comunità, oltre a connotare precipuamente i processi di resilienza, definiscono i margini entro i quali le arti e la cultura muovono costantemente, contribuendo alla definizione di percorsi che, indipendentemente dalla loro intenzionalità, motivano alla valorizzazione delle conoscenze/competenze. Che ciò rappresenti un antidoto all’inerzia, alla pigrizia e all’ignavia culturali è presto detto, ed è quindi in questo dedalo traviato e nella volontà di reagirvi con operosità che trova ragion d’essere la 9° edizione del PACI, quale traduzione effettiva di un percorso di resilienza che nella rilettura di schemi avversivi, scorge l’ipotesi di un’opportunità.
Quella che apparentemente potrebbe sembrare una semplice prospettiva ottimistica si rivela, di fatto, un percorso di formazione arduo e faticoso che nella co-costruzione valoriale, nel rinvigorimento identitario, nel sostegno sociale legge un’occasione di rinnovamento; gli attori coinvolti sono molteplici, come altrettante appaiono le declinazioni offerte, di volta in volta, anno dopo anno, dagli ideatori e dagli artisti del PACI.
La 9° edizione del Premio è incentrata sul tema della relazione fra centro e periferia, un invito rivolto agli artisti affinché le loro interpretazioni creative possano restituire al pubblico nuovi modelli critici di lettura della realtà; tutto ciò nella “regione che non esiste – recita l’abstract del PACI 2022 – definizione che è diventata il volano di una crescente curiosità nei confronti di un luogo per certi versi esotico”. Una esplicitazione che, non a caso, ci riconduce al concetto di partenza, a quella resilienza che sembra caratterizzare alcuni gruppi sociali, motivati al cambiamento sulla scorta di opportune sollecitazioni. Un tema, in definitiva, avvincente di per sé ma che in questo specifico contesto – quello del Molise, e del PACI in particolare – sembra trovare maggior forza e coerenza nell’analisi dell’interazione tra i diversi livelli coinvolti (individuale e collettivo). Il pregiudizio estetico che sembra avvolgere la dimensione della periferia, carico degli stereotipi tipici della marginalità – che nell’indefinitezza e nella sterile omologazione trovano sublimazione – è un codice interpretativo che sembra essere giunto al capolinea nel superamento ideologico imposto dalla globalizzazione; lo scollamento nel binomio centro-periferia è il nuovo focus d’indagine, improntato proprio al superamento di una contrapposizione infruttuosa, tanto sotto il profilo pratico quanto ideologico, nonché culturale. Spostare l’asse del ragionamento alla dimensione emozionale è, de facto, la chiave interpretativa commisurata alle esigenze dettate dalla contemporaneità.
Gli artisti del PACI 2022 sono:
Pino Boresta, Alfredo Celli, Mauro Cuppone, Anna Iskra Donati, Roberto Franchitti, Ignazio Fresu, Vittorio Iavazzo, Michelino Iorizzo, Fabrizio Mariani, Calido, Antonio Pallotta, Adriano Segarelli, Tina Sgró, Massimo Sirelli, Francesco Strabone
Ricco sarà anche il calendario degli eventi collaterali che vedrà la partecipazione di illustri ospiti come Giorgio de Finis, Direttore del Museo delle Periferie di Roma e Roberto Lacarbonara, Prof. Di Storia dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce. E dell’ormai consueto appuntamento dedicato alla poesia e alla letteratura a cura di Maria Pia De Martino, che presenterà il nuovo lavoro editoriale di Rita di Pilla. Ma quest’anno al PACI si potrà apprezzare anche della buona musica; l’inaugurazione sarà impreziosita degli interludi musicali di Emilio Coulitte e Marilina mentre al finissage sarà la straordinaria voce del soprano Federica D’Antonino accompagnata al pianoforte da Francesco Cipullo. E ancora il Dj Peppe Carruolo selezionerà una playlist in una serata di djset appositamente dedicata. Il calendario degli eventi collaterali è riportato sulla locandina.
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Inaugurazione: 2 settembre 2022 ore 18:00 presso Auditorium Unità d’Italia - Corso Risorgimento, 221 - 86170 - Isernia.
Finissage: 30 settembre 2022
Il P.A.C.I. è un evento ideato e organizzato dall’Associazione SM’ART - l’arte sm!
direzione artistica: Antonio Pallotta.
edizione critica: Gioia Cativa, Carmen D’Antonino, Silvia Valente.
allestimento mostra: Gioia Cativa, Carmen D’Antonino, Silvia Valente, Antonio Pallotta.
supporto all’allestimento: Simona Perpetua
grafica: Antonio Pallotta
supporto all’organizzazione:
Annalisa Pallotta, Gabriella Masucci, Simona Perpetua.
il P.A.C.I. è un evento istituzionalizzato come da verbale di deliberazione della giunta comunale n° 144 del 19/10/2017.
Info e contatti:
Associazione Socio Culturale SM’ART - l’arte sm!
via Santo Spirito, 22/c
86170 - Isernia
3248110913
www.artesm.com
info@artesm.com
instagram: arte_sm_
https://www.facebook.com/associazioneartesm
patrocini del P.A.C.I. 2022:
Regione Molise
Comune di Isernia
Museo delle Periferie di Roma
Ordine degli Architetti della Provincia di Isernia
Accademia di Belle Arti di Lecce
Associazione Officine Cromatiche - Fotoamatori Isernia
Galleria Spazio Arte Petrecca - Isernia
ringraziamenti speciali:
Vincenzo Cotugno - Assessore alla Cultura Regione Molise
Piero Castrataro - Sindaco della Città di Isernia
Luca De Martino - Assessore alla Cultura della Città di Isernia
Francesco Dituri - Presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Isernia
Giorgio de Finis - Direttore del Museo delle Periferie di Roma
Roberto Lacarbonara - Professore presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce
Gennaro Petrecca - Galleria Spazio Arte Petrecca
Massimo Palmieri - Officine Fotoamatori Isernia
Rita Di Pilla - scrittrice
Maria Pia De Martino - critico letterario e poeta
Silvano Moffa - giornalista
Salvatore Azzolini - poeta
Peppe Carruolo Dj
Franco Del Riccio - Pausa Caffè bar
Emilio Coulitte e Marilina - contrabasso e voce solista
Federica D’Antonino e Francesco Cipullo - soprano e pianista
02
settembre 2022
P.A.C.I. 2022
Dal 02 al 30 settembre 2022
arte contemporanea
Location
AUDITORIUM UNITA’ D’ITALIA
Isernia, Corso Risorgimento, 221, (Isernia)
Isernia, Corso Risorgimento, 221, (Isernia)
Orario di apertura
dal martedì alla domenica dalle ore 18:00 alle 20:00
Vernissage
2 Settembre 2022, 18:00
Sito web
Editore
edizioni sm!
Autore
Curatore