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SOLID AIR
Aria Solida, con le opere di Hiva Alizadeh, Michael Bevilacqua, Mirko Canesi e Jaime Poblete, in una dimensione di mistero, sacralità, fragilità sociale e minaccia incombente.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
SOLID AIR
Con l’ossimoro “Aria Solida“ nel 1973 John Martyn, un visionario musicista scozzese, intitolava uno tra i più seminali album folk della musica moderna europea, intriso di blues, jazz e lirica visiva.
“ You’ve been taking your time And you’ve been living on solid air
You’ve been walking the line and you’ve been living on solid air
Don’t know what’s going round inside and I can tell you it’s hard to hide
When you are living on solid air… “
Ieri come oggi colpisce l’evocativa quadratura del cerchio sintetizzata con la contrapposizione di due concetti: l’etereo ed il solido.
Analogo amalgama può essere riscontrato oggi nel lavoro dei quattro artisti che partecipano alla mostra e che attraverso le loro opere rendono una dimensione di mistero, sacralità, fragilità sociale e talvolta, minaccia incombente.
Il cortocircuito che si innesca produce la tensione palpabile nell'aria, l'irrequietezza e l'attesa di un evento.
Alle pareti si rincorrono opere svolazzanti, fatte di sottilissimi capelli sintetici multicolori; tele raffiguranti imponenti sentinelle che sembrano incombere; accenni di agglomerati di rocce sintetiche e drappi mistici sporchi di cenere.
E' uno strano ambiente, dove si scontrano forze opposte: l'antropocene denunciato da Mirko Canesi, attraverso i suoi frammenti di "grotti" contemporanei, convive con le pieghe meditative e sciamaniche delle tele di Jaime Poblete ma il suo recupero di tradizioni precolombiane si scontra e confronta con lo stravolgimento contemporaneo dei tappeti persiani smaterializzati da Hiva Alizadeh. Uniche Presenze, evanescenti ma spetrali, sono le 3 figure dipinte da Michael Bevilacqua, misteriosi umanoidi che emergono da una vegetazione patternizzata.
Una quarta figura tende all’astrazione. Ha le sembianze di una qualche forma aliena, piatta e bidimensionale, come schiacciata dall'Aria Solida.
Gli artisti in mostra:
Hiva Alizadeh (1989, Kerman. Vive a Teheran)
Il lavoro di Alizadeh trae le sue origini e la sua abilità nella tradizione millenaria dei tappeti persiani di Kerman in Iran.
Ciononostante, Alizadeh applica la sua tecnica e conoscenza usando un media diverso (i capelli sintetici) per ottenere una interpretazione contemporanea della tradizione, aggiungendo alle sue creazioni un tocco psichico e cosmopolita. L’Oriente e l’Occidente si incontrano così generando un complesso intreccio percettivo.
Michael Bevilacqua (1966, Carmel. Vive a New York)
conosciuto per la sua ecletticità e perpetua mutazione nella ricerca della contemporaneità, Michael Bevilacqua, nella sua lunga carriera, mantiene come costante la pittura per layer, indifferentemente che si tratti di dipinti digitali o analogici. La loro stratificazione crea senso e restituisce la complessità in cui siamo immersi quotidianamente. I suoi lavori sono reazioni istintive agli eventi sociali e culturali che abitano il suo mondo.
Mirko Canesi (1981, Milano. Vive tra Milano e Bruxelles)
Si concentra sul potere generativo della superficie che l’artista rielabora attraverso l’uso di materiali e tecniche provenienti dal mondo dell’industria, delle nuove tecnologie e della tradizione artigianale e decorativa, per rielaborare temi quali l’antropocentrismo, l’ecologia e il concetto di realtà. Egli opera con l’intenzione di superare quella che convenzionalmente viene definita “Creatività“ adottando una prospettiva neutra e non gerarchica, come una creatura primitiva tratta dall’universo videoludico.
Jaime Poblete (Chile 1981) dipinge monocromi su tele che manipola, cucendo Pieghe sulla superficie per andare nella direzione della fisicità del dipinto. La pittura diventa un gesto ripetitivo e meditativo, connesso con il nodo, la tessitura, il quipu Inca, la veste rituale, la grafica asimmetrica precolombiana.
La ricerca di questo artista tende verso una struttura geometricamente imperfetta, simbolicamente efficace come quella del Rehue, la scala scavata nel trono di un albero per cui la Machi, la sciamana Mapuche, ascende per agire come ponte tra le forze del cielo e della terra.
Con l’ossimoro “Aria Solida“ nel 1973 John Martyn, un visionario musicista scozzese, intitolava uno tra i più seminali album folk della musica moderna europea, intriso di blues, jazz e lirica visiva.
“ You’ve been taking your time And you’ve been living on solid air
You’ve been walking the line and you’ve been living on solid air
Don’t know what’s going round inside and I can tell you it’s hard to hide
When you are living on solid air… “
Ieri come oggi colpisce l’evocativa quadratura del cerchio sintetizzata con la contrapposizione di due concetti: l’etereo ed il solido.
Analogo amalgama può essere riscontrato oggi nel lavoro dei quattro artisti che partecipano alla mostra e che attraverso le loro opere rendono una dimensione di mistero, sacralità, fragilità sociale e talvolta, minaccia incombente.
Il cortocircuito che si innesca produce la tensione palpabile nell'aria, l'irrequietezza e l'attesa di un evento.
Alle pareti si rincorrono opere svolazzanti, fatte di sottilissimi capelli sintetici multicolori; tele raffiguranti imponenti sentinelle che sembrano incombere; accenni di agglomerati di rocce sintetiche e drappi mistici sporchi di cenere.
E' uno strano ambiente, dove si scontrano forze opposte: l'antropocene denunciato da Mirko Canesi, attraverso i suoi frammenti di "grotti" contemporanei, convive con le pieghe meditative e sciamaniche delle tele di Jaime Poblete ma il suo recupero di tradizioni precolombiane si scontra e confronta con lo stravolgimento contemporaneo dei tappeti persiani smaterializzati da Hiva Alizadeh. Uniche Presenze, evanescenti ma spetrali, sono le 3 figure dipinte da Michael Bevilacqua, misteriosi umanoidi che emergono da una vegetazione patternizzata.
Una quarta figura tende all’astrazione. Ha le sembianze di una qualche forma aliena, piatta e bidimensionale, come schiacciata dall'Aria Solida.
Gli artisti in mostra:
Hiva Alizadeh (1989, Kerman. Vive a Teheran)
Il lavoro di Alizadeh trae le sue origini e la sua abilità nella tradizione millenaria dei tappeti persiani di Kerman in Iran.
Ciononostante, Alizadeh applica la sua tecnica e conoscenza usando un media diverso (i capelli sintetici) per ottenere una interpretazione contemporanea della tradizione, aggiungendo alle sue creazioni un tocco psichico e cosmopolita. L’Oriente e l’Occidente si incontrano così generando un complesso intreccio percettivo.
Michael Bevilacqua (1966, Carmel. Vive a New York)
conosciuto per la sua ecletticità e perpetua mutazione nella ricerca della contemporaneità, Michael Bevilacqua, nella sua lunga carriera, mantiene come costante la pittura per layer, indifferentemente che si tratti di dipinti digitali o analogici. La loro stratificazione crea senso e restituisce la complessità in cui siamo immersi quotidianamente. I suoi lavori sono reazioni istintive agli eventi sociali e culturali che abitano il suo mondo.
Mirko Canesi (1981, Milano. Vive tra Milano e Bruxelles)
Si concentra sul potere generativo della superficie che l’artista rielabora attraverso l’uso di materiali e tecniche provenienti dal mondo dell’industria, delle nuove tecnologie e della tradizione artigianale e decorativa, per rielaborare temi quali l’antropocentrismo, l’ecologia e il concetto di realtà. Egli opera con l’intenzione di superare quella che convenzionalmente viene definita “Creatività“ adottando una prospettiva neutra e non gerarchica, come una creatura primitiva tratta dall’universo videoludico.
Jaime Poblete (Chile 1981) dipinge monocromi su tele che manipola, cucendo Pieghe sulla superficie per andare nella direzione della fisicità del dipinto. La pittura diventa un gesto ripetitivo e meditativo, connesso con il nodo, la tessitura, il quipu Inca, la veste rituale, la grafica asimmetrica precolombiana.
La ricerca di questo artista tende verso una struttura geometricamente imperfetta, simbolicamente efficace come quella del Rehue, la scala scavata nel trono di un albero per cui la Machi, la sciamana Mapuche, ascende per agire come ponte tra le forze del cielo e della terra.
06
ottobre 2022
SOLID AIR
Dal 06 ottobre al 12 novembre 2022
arte contemporanea
Location
THE FLAT – MASSIMO CARASI
Milano, Via Paolo Frisi, 3, (Milano)
Milano, Via Paolo Frisi, 3, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato > dalle 14:30 alle 19:30 o su appuntamento
Vernissage
6 Ottobre 2022, dalle 18:00 alle 21:00
Sito web
Autore
Curatore