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Giulia Ferrarese – IPNO-CALIPSO
IPNO – CALIPSO
Performance, installazione che instilla il dubbio che il tempo non sia lineare, dove le cose accadono nella modalità di una ripetizione differente, dove le forme non sono platoniche essenze inossidabili, ma piuttosto simulacri, diffrazioni di luce, deviazioni dall’autentico…
Comunicato stampa
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IPNO-CALIPSO
Installazione di Giulia Ferrarese
a cura di Vittorio Raschetti, Felice Terrabuio
animaminima CONTEMPORANEA Chiesa di San Biagio( Sec.XIII), via Don Luigi Sturzo - Triuggio( MB) visibile 24 su 24 ore EVENTO N° 19
7 ottobre - 6 novembre 2022 INAUGURAZIONE con performance venerdì 7 ottobre 2022 ore 18.30
Performance, installazione che instilla il dubbio che il tempo non sia lineare, dove le cose accadono nella modalità di una ripetizione differente, dove le forme non sono platoniche essenze inossidabili, ma piuttosto simulacri, diffrazioni di luce, deviazioni dall’autentico. Intatte, dolorose, incantate come le storie che guardano e ci riguardano. Una meta realtà, di gesti e di abbandoni psichici, di resti di oggetti, di accenni significanti. Storie che attendono una nuova voce come il mantra di una nuova tessitura di intrecci. La narrazione del mito non rispetta una fedeltà ad una origine ma si autoalimenta dell’eco, del suo doppio che trasforma la versione originale, il mito si genera nella ripetizione e nel tradimento di un testo originale. Il mito è il pretesto che genera ibridazioni, contaminazioni, innesti, dove l’archetipo come forma universale si riveste di travestimenti culturali provenienti da tradizioni lontane come occidentali e orientali, e si alimenta pure di un fantasy sincretismo in una sintesi eclettica che si allontana dall’originale.
Ma in fondo qualsiasi filologia applicata al mito è uno sforzo vano perché il mito è per costituzione affidato a un percorso di fraintendimenti, di ambiguità, di metamorfosi semantiche, già traditore di un testo mai davvero scritto e affidato alla forza della ripetizione. La forza del mito è man- tenere aperte le domande, indicarci cosa siamo da sempre, ma anche cosa potremmo essere. La costruzione mitica, con la sua origine impura, arcana, sa sempre alludere a dove stiamo andando, conosce le vie delle nostra inguaribile erranza. L’oscurità naturale delle cose attraverso l’allegoria e l’innesto di elementi naturali rende la spirale delle storie una narrazione che si avvolge in una forma organica che avvolge il tempo mitico del kaos prima del cosmo. Il veleno del significato richiede l’antidoto della paziente incessante attività di tessitura del senso che intreccia le storie in un tessuto di attesa che ricopre il mondo di attenzione. Muta, ammaliante, indelebile come l’effetto di un sogno non in grado di superare le soglie dell’incoscienza.
Calipso è una divinità marina, custode di un delirio di amore che induce a una segregazione lunga sette lunghi anni, durante i quali Ulisse, come la prigioniera proustiana, deve affrontane la follia di un legame forzato dell’amore rinchiuso nell’isola perduta da cui è vietato fuggire. Il paradiso infernale di un amore claustrofobico nell’isola d’esilio perduta ai confini del mondo. Una passione che ha violato la legge che vieta ad una dea di innamorarsi di un mortale. L’incantesimo di una prigione d’amore di sette anni avvinti nella nostalgia di Ulisse per il mondo e che lo spingono a rifiutare l’offerta di immortalità spinto dal nostos, dal richiamo più forte del ritorno.
Come l’amore il mito è una riserva immemorabile di naufragi, di tesori sepolti nel mare della mente.
Infestati dalla persistenza degli dei ammiccanti e ammalianti, nascosti ma sempre presenti. La metamorfosi del sacro richiede di riscrivere la storia del mito nel linguaggio di una commistione con i materiali poetici di un codice intimo e privato quasi intraducibile ma capace di emettere segni pulsanti delle ispirazioni del mito. L’installazione di Giulia Ferrarese è un mondo poetico tempestato di oggetti, amuleti, rituali apotropaici ance- strali, di forme che reinventano antichi riti, di rappresentazioni di narrazioni mitiche dove l’umano, il divino, l’organico e l’inorganico, la persona e l’animale si ibridano nelle nuove forme dell’anima della natura. Un clima psichico, uno spirito di metamorfosi avvolge la narrazione e cosparge le opere di un’aura di magica ambigua transizione tra le cose e i simboli. Mondi troppo attenti a nemmeno sfiorarsi si fecondano tra di loro germi- nando nuovi simboli fluttuanti nell’apnea della storia senza tempo.
Una sorta di oscillazione psichica sovra-individuale, una foresta di simboli, un gioco infinito di rimandi a tradizioni, narrazioni, e ibridazioni mitopoietiche, ipso-calipso è una performance-installazione site-specific che attiva la circolazione di un sistema allusivo ed evocativo dove non è solamente il campo allegorico che attorno alla figura di Calipso intesse una azione magico-teatrale ma soprattutto il pretesto per ricostruire-de- costruendo nelle sue strutture profonde la forza di ricreazione del mito come fonte di conoscenza del profondo, come universo mentale ipnotico e amniotico. Una surdeterminazione di significati come in un sogno abbraccia la narrazione archetipica dove ogni mito si intreccia con un altro, dove la passione non corrisposta, la reclusione claustrale dell’amore nel giardino dell’eden, si confronta con la foresta della caccia dove l’umano compie il rito dell’iniziazione alla conoscenza, dell’apertura al mistero dell’ impermanenza.
Vittorio Raschetti
Giulia nacque in un paese della campagna veronese, dove al tempo i parti avvenivano in un ambiente meno asettico con luci soffuse in un giorno di sole a cui succedette una settimana di pioggia, il giorno del solstizio d’estate del 1985.
Da sempre ospita in sè vari medium artificiali per declinare l’espressione dei sè. Non la volontà ma la potenza del sentimento che la attraversa determina il modo e la forma con cui parla con ciò che si muove e non si muove attorno a lei. Così il movimento diventa espressione, attraverso il segno grafico, il disegno, l’immagine, la fotografia, il video, la danza e l’azione teatrale. La ricerca, il flusso identitario e le forme di espressione si sovrappongono, compenetrano, completano.
L’esaltazione della libertà scardina in lei ogni accademismo e genera radici che affondano nelle tradizioni, riuscendo ad aprire varchi nella lontananza. Sacro e Profano si immergono in un oltre emotivo. Sicuramente a lei piace la confusione onirica difficilmente decrittabile.
2006, Venezia – Fondazione Bevilacqua La Masa, – 89.ma Mostra Collettiva, curata da Angela Vettese.
2007, Berlin – Volkesbüne, Experimentelle Kurzefilme der UDK Filmklasse, Rassegna Video, curata da Michael Busch.
2008, Treviso, Solighetto – Villa Brandolini, Esposizione prima: Ecco i giovanissimi, Mostra Collettiva.
2009, Verona / Modena – Gall. Melepere, StudioVetusta, Artverona & Festival della Filosofia, “47”, Mostra Collettiva, curata da Patrizia Silingardi. 2010, Modena – Palazzo ducale Pavullo nel Frignano, Fuochi Fatui, Mostra Collettiva a cura di G. Manfredi, S. Sardellaro.
2011, Novaglie, VR – Grottina, Fiori di Mandorlo, Evento, curato da Giulia Ferrarese, Franco Mauli.
2012, Milano – NABA, Open Display, Mostra Collettiva, coordinamento di A.Brinkmanis, I.Bombelli, E.Vannini.
2012, Kassel – DOCUMENTA(13), Stage presso Chiara Fumai.
2013, Milano – Cobalto, Installazione Video, curata da Yuri Ancarani.
2015, Corte Sgarzerie, VR – Verona Risuona, John Cage 46, Performance, curata da Francesco Ronzon.
2017, Sarmede – Casa della fantasia, Le immagini della fantasia 35, 22 ottobre 2017 – 3 febbraio 2018 curata da Monica Monachesi.
2019, Milano, – Sprint 7a edizione, Spazio Maiocchi, Fiera di editoria indipendente, curata da Dafne Boggeri.
2021, Verona – San Giò Verona Video Festival XXVII edizione, curata da Ugo Brusaporco. Menzione speciale della Giuria.
www.giuliaferrarese.it/calipso
Installazione di Giulia Ferrarese
a cura di Vittorio Raschetti, Felice Terrabuio
animaminima CONTEMPORANEA Chiesa di San Biagio( Sec.XIII), via Don Luigi Sturzo - Triuggio( MB) visibile 24 su 24 ore EVENTO N° 19
7 ottobre - 6 novembre 2022 INAUGURAZIONE con performance venerdì 7 ottobre 2022 ore 18.30
Performance, installazione che instilla il dubbio che il tempo non sia lineare, dove le cose accadono nella modalità di una ripetizione differente, dove le forme non sono platoniche essenze inossidabili, ma piuttosto simulacri, diffrazioni di luce, deviazioni dall’autentico. Intatte, dolorose, incantate come le storie che guardano e ci riguardano. Una meta realtà, di gesti e di abbandoni psichici, di resti di oggetti, di accenni significanti. Storie che attendono una nuova voce come il mantra di una nuova tessitura di intrecci. La narrazione del mito non rispetta una fedeltà ad una origine ma si autoalimenta dell’eco, del suo doppio che trasforma la versione originale, il mito si genera nella ripetizione e nel tradimento di un testo originale. Il mito è il pretesto che genera ibridazioni, contaminazioni, innesti, dove l’archetipo come forma universale si riveste di travestimenti culturali provenienti da tradizioni lontane come occidentali e orientali, e si alimenta pure di un fantasy sincretismo in una sintesi eclettica che si allontana dall’originale.
Ma in fondo qualsiasi filologia applicata al mito è uno sforzo vano perché il mito è per costituzione affidato a un percorso di fraintendimenti, di ambiguità, di metamorfosi semantiche, già traditore di un testo mai davvero scritto e affidato alla forza della ripetizione. La forza del mito è man- tenere aperte le domande, indicarci cosa siamo da sempre, ma anche cosa potremmo essere. La costruzione mitica, con la sua origine impura, arcana, sa sempre alludere a dove stiamo andando, conosce le vie delle nostra inguaribile erranza. L’oscurità naturale delle cose attraverso l’allegoria e l’innesto di elementi naturali rende la spirale delle storie una narrazione che si avvolge in una forma organica che avvolge il tempo mitico del kaos prima del cosmo. Il veleno del significato richiede l’antidoto della paziente incessante attività di tessitura del senso che intreccia le storie in un tessuto di attesa che ricopre il mondo di attenzione. Muta, ammaliante, indelebile come l’effetto di un sogno non in grado di superare le soglie dell’incoscienza.
Calipso è una divinità marina, custode di un delirio di amore che induce a una segregazione lunga sette lunghi anni, durante i quali Ulisse, come la prigioniera proustiana, deve affrontane la follia di un legame forzato dell’amore rinchiuso nell’isola perduta da cui è vietato fuggire. Il paradiso infernale di un amore claustrofobico nell’isola d’esilio perduta ai confini del mondo. Una passione che ha violato la legge che vieta ad una dea di innamorarsi di un mortale. L’incantesimo di una prigione d’amore di sette anni avvinti nella nostalgia di Ulisse per il mondo e che lo spingono a rifiutare l’offerta di immortalità spinto dal nostos, dal richiamo più forte del ritorno.
Come l’amore il mito è una riserva immemorabile di naufragi, di tesori sepolti nel mare della mente.
Infestati dalla persistenza degli dei ammiccanti e ammalianti, nascosti ma sempre presenti. La metamorfosi del sacro richiede di riscrivere la storia del mito nel linguaggio di una commistione con i materiali poetici di un codice intimo e privato quasi intraducibile ma capace di emettere segni pulsanti delle ispirazioni del mito. L’installazione di Giulia Ferrarese è un mondo poetico tempestato di oggetti, amuleti, rituali apotropaici ance- strali, di forme che reinventano antichi riti, di rappresentazioni di narrazioni mitiche dove l’umano, il divino, l’organico e l’inorganico, la persona e l’animale si ibridano nelle nuove forme dell’anima della natura. Un clima psichico, uno spirito di metamorfosi avvolge la narrazione e cosparge le opere di un’aura di magica ambigua transizione tra le cose e i simboli. Mondi troppo attenti a nemmeno sfiorarsi si fecondano tra di loro germi- nando nuovi simboli fluttuanti nell’apnea della storia senza tempo.
Una sorta di oscillazione psichica sovra-individuale, una foresta di simboli, un gioco infinito di rimandi a tradizioni, narrazioni, e ibridazioni mitopoietiche, ipso-calipso è una performance-installazione site-specific che attiva la circolazione di un sistema allusivo ed evocativo dove non è solamente il campo allegorico che attorno alla figura di Calipso intesse una azione magico-teatrale ma soprattutto il pretesto per ricostruire-de- costruendo nelle sue strutture profonde la forza di ricreazione del mito come fonte di conoscenza del profondo, come universo mentale ipnotico e amniotico. Una surdeterminazione di significati come in un sogno abbraccia la narrazione archetipica dove ogni mito si intreccia con un altro, dove la passione non corrisposta, la reclusione claustrale dell’amore nel giardino dell’eden, si confronta con la foresta della caccia dove l’umano compie il rito dell’iniziazione alla conoscenza, dell’apertura al mistero dell’ impermanenza.
Vittorio Raschetti
Giulia nacque in un paese della campagna veronese, dove al tempo i parti avvenivano in un ambiente meno asettico con luci soffuse in un giorno di sole a cui succedette una settimana di pioggia, il giorno del solstizio d’estate del 1985.
Da sempre ospita in sè vari medium artificiali per declinare l’espressione dei sè. Non la volontà ma la potenza del sentimento che la attraversa determina il modo e la forma con cui parla con ciò che si muove e non si muove attorno a lei. Così il movimento diventa espressione, attraverso il segno grafico, il disegno, l’immagine, la fotografia, il video, la danza e l’azione teatrale. La ricerca, il flusso identitario e le forme di espressione si sovrappongono, compenetrano, completano.
L’esaltazione della libertà scardina in lei ogni accademismo e genera radici che affondano nelle tradizioni, riuscendo ad aprire varchi nella lontananza. Sacro e Profano si immergono in un oltre emotivo. Sicuramente a lei piace la confusione onirica difficilmente decrittabile.
2006, Venezia – Fondazione Bevilacqua La Masa, – 89.ma Mostra Collettiva, curata da Angela Vettese.
2007, Berlin – Volkesbüne, Experimentelle Kurzefilme der UDK Filmklasse, Rassegna Video, curata da Michael Busch.
2008, Treviso, Solighetto – Villa Brandolini, Esposizione prima: Ecco i giovanissimi, Mostra Collettiva.
2009, Verona / Modena – Gall. Melepere, StudioVetusta, Artverona & Festival della Filosofia, “47”, Mostra Collettiva, curata da Patrizia Silingardi. 2010, Modena – Palazzo ducale Pavullo nel Frignano, Fuochi Fatui, Mostra Collettiva a cura di G. Manfredi, S. Sardellaro.
2011, Novaglie, VR – Grottina, Fiori di Mandorlo, Evento, curato da Giulia Ferrarese, Franco Mauli.
2012, Milano – NABA, Open Display, Mostra Collettiva, coordinamento di A.Brinkmanis, I.Bombelli, E.Vannini.
2012, Kassel – DOCUMENTA(13), Stage presso Chiara Fumai.
2013, Milano – Cobalto, Installazione Video, curata da Yuri Ancarani.
2015, Corte Sgarzerie, VR – Verona Risuona, John Cage 46, Performance, curata da Francesco Ronzon.
2017, Sarmede – Casa della fantasia, Le immagini della fantasia 35, 22 ottobre 2017 – 3 febbraio 2018 curata da Monica Monachesi.
2019, Milano, – Sprint 7a edizione, Spazio Maiocchi, Fiera di editoria indipendente, curata da Dafne Boggeri.
2021, Verona – San Giò Verona Video Festival XXVII edizione, curata da Ugo Brusaporco. Menzione speciale della Giuria.
www.giuliaferrarese.it/calipso
07
ottobre 2022
Giulia Ferrarese – IPNO-CALIPSO
Dal 07 ottobre al 06 novembre 2022
arte contemporanea
Location
ANIMAMINIMA CONTEMPORANEA
Triuggio, Via Don Luigi Sturzo, (Monza E Brianza)
Triuggio, Via Don Luigi Sturzo, (Monza E Brianza)
Orario di apertura
da lunedì a domenica ore 00 - 24
Vernissage
7 Ottobre 2022, ore 18.30
Autore
Curatore
Autore testo critico
Patrocini