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Luigi Boille / Fernando Picenni – L’esistenza nella pittura
Dal 6 ottobre fino al 12 novembre 2022 alla PoliArt Contemporary di Milano si terrà la mostra “Luigi Boille | Fernando Picenni. L’esistenza nella pittura” realizzata in collaborazione con la Galleria La Nica di Roma.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Giovedì 6 ottobre alle 18.00, inaugurerà alla PoliArt Contemporary di Milano la mostra Luigi Boille | Fernando Picenni. L’esistenza nella pittura realizzata in collaborazione con la Galleria La Nica di Roma.
Sono più di venti le opere scelte per questa seconda tappa milanese della mostra (la prima mostra è stata a Roma lo scorso giugno) in cui emerge un rapporto totalizzante con la pittura, divenuta indistinguibile dalla vita.
Entrambi appartenenti alla generazione degli anni venti del Novecento, Luigi Boille (1926-2015) e Fernando Picenni (1929) si sono trovati immersi nella grande stagione dell’informale europeo.
Boille, deciso subito il proprio destino (diplomato all’Accademia di Belle Arti nel ’49 e laureato in Architetture nel ’50), giunge a Parigi nei primi anni cinquanta, accolto nella cerchia degli artisti di Michel Tapiè, celebre teorico dell’Art autre.
Picenni, orfano e poverissimo, approda alla pittura un po’ più tardi, alla fine degli anni cinquanta e, nella Milano del bar Jamaica solidarizza con quegli artisti che più sentivano l’urgenza della costruzione di nuovi linguaggi per l’arte.
L’inconfondibile segno di Boille è una scrittura interiore che, apparentemente imprigionata nella materia, emancipa quella stessa materia dall’indifferenziato, plasmandola in uno stile. E lo stile di Boille è proprio l’urgenza esistenziale di passare dalla potenza del caos, all’altra potenza che è l’atto infinitesimo della scelta, del proprio segno. La ricerca dell’artista parte così, dalla dimensione illimitata dell’horror vacui, affinché la sua scrittura possa entrare, attraverso il tempo che ne definisce il dipanarsi, nelle maglie del caos. Per questo le sue opere degli anni cinquanta e sessanta sono così dense eppure narrative, come è narrativa una pagina del Finnegan’s Wake di Joyce, affacciata sulla soglia dell’indicibile.
Picenni, negli anni sessanta, convinto della tetraggine sorda e ormai esanime della stagione informale, dipinge cadute nella materia, in grado di generare spazi imprevisti e risonanze tonali e timbriche inattese. Sono già idee di un inedito spazio lirico potentemente pittorico, che captano l’attenzione di Lucio Fontana, pronto a incoraggiare il giovane artista, comprando tre opere alla sua prima personale al Salone Annunciata nel 1961.
Il percorso di Luigi Boille lo condurrà, negli anni, a una progressiva rarefazione della materia, per isolare sempre di più il suo gesto calligrafico, caricandolo di una portata esistenziale in grado di librarsi in uno spazio tendente ad espandersi oltre i limiti della tela. Quello di Boille si mostra così come il percorso di un grande poeta che, partito col suo segno da un magmatico caos, conquista la dimensione lirica della parola in grado di far risuonare il silenzio. L’ultimo segno, quello che resta, diviene la traccia esistenziale dell’artista, carica dello spessore di un’intera ricerca. Lo stesso Boille diceva: “La matrice del mio lavoro è il segno, segno che può moltiplicarsi all’infinito, oppure essere isolato, fluttuare nello spazio”.
Anche la vicenda di Fernando Picenni ha una natura potentemente lirica. Dopo una breve parentesi di pittura geometrica, per un lustro, alla fine degli anni settanta, completa il ciclo delle monumentali Costruzioni in legno dipinto, anticipando ciò che in seguito verrà genericamente definito, nel lessico dell’arte contemporanea, “installazione”. Il ritorno all’esclusiva ricerca pittorica, porterà Picenni alla definizione di una inedita tecnica, caratterizzata da una pennellata vibrante, quasi asciutta, in grado di realizzare prodigiosi campi spaziali dai colori rutilanti. L’invenzione sorgiva, poi, di originalissime forme, che si dispongono dialogando negli sterminati spazi timbrici, danno alla pittura dell’artista una struggente intensità poetica. In mostra saranno esposte per la prima volta anche opere appartenenti all’ultimo ciclo di Picenni, le Colorvive, pastelli a olio su cartoncino di piccole dimensioni, in cui il lirismo cromatico del maestro sembra accadere in opere monumentali. LC
In occasione di questa seconda tappa della mostra, sarà presentato il catalogo, a cura di Maria Vittoria Marchetta e Leonardo Conti, che raccoglierà le immagini delle opere e degli allestimenti delle due mostre alla Galleria La Nica di Roma e alla PoliArt Contemporary di Milano.
PoliArt Contemporary – Milano
Viale Gran Sasso 35
ORARIO
Martedì e giovedì 15.30 -18.30
Venerdì 11-13 e 15.30-18.30
Sabato 11-13
Gli altri giorni e in orari diversi per appuntamento
CATALOGO 1
Luigi Boille e Fernando Picenni. L’esistenza nella pittura, a cura di Maria Vittoria Marchetta e Leonardo Conti. EclipseArte Edizioni 2022
INFO
02.70636109 388.6016501
380.3816409
info@galleriapoliart.com
www.galleriapoliart.com
Sono più di venti le opere scelte per questa seconda tappa milanese della mostra (la prima mostra è stata a Roma lo scorso giugno) in cui emerge un rapporto totalizzante con la pittura, divenuta indistinguibile dalla vita.
Entrambi appartenenti alla generazione degli anni venti del Novecento, Luigi Boille (1926-2015) e Fernando Picenni (1929) si sono trovati immersi nella grande stagione dell’informale europeo.
Boille, deciso subito il proprio destino (diplomato all’Accademia di Belle Arti nel ’49 e laureato in Architetture nel ’50), giunge a Parigi nei primi anni cinquanta, accolto nella cerchia degli artisti di Michel Tapiè, celebre teorico dell’Art autre.
Picenni, orfano e poverissimo, approda alla pittura un po’ più tardi, alla fine degli anni cinquanta e, nella Milano del bar Jamaica solidarizza con quegli artisti che più sentivano l’urgenza della costruzione di nuovi linguaggi per l’arte.
L’inconfondibile segno di Boille è una scrittura interiore che, apparentemente imprigionata nella materia, emancipa quella stessa materia dall’indifferenziato, plasmandola in uno stile. E lo stile di Boille è proprio l’urgenza esistenziale di passare dalla potenza del caos, all’altra potenza che è l’atto infinitesimo della scelta, del proprio segno. La ricerca dell’artista parte così, dalla dimensione illimitata dell’horror vacui, affinché la sua scrittura possa entrare, attraverso il tempo che ne definisce il dipanarsi, nelle maglie del caos. Per questo le sue opere degli anni cinquanta e sessanta sono così dense eppure narrative, come è narrativa una pagina del Finnegan’s Wake di Joyce, affacciata sulla soglia dell’indicibile.
Picenni, negli anni sessanta, convinto della tetraggine sorda e ormai esanime della stagione informale, dipinge cadute nella materia, in grado di generare spazi imprevisti e risonanze tonali e timbriche inattese. Sono già idee di un inedito spazio lirico potentemente pittorico, che captano l’attenzione di Lucio Fontana, pronto a incoraggiare il giovane artista, comprando tre opere alla sua prima personale al Salone Annunciata nel 1961.
Il percorso di Luigi Boille lo condurrà, negli anni, a una progressiva rarefazione della materia, per isolare sempre di più il suo gesto calligrafico, caricandolo di una portata esistenziale in grado di librarsi in uno spazio tendente ad espandersi oltre i limiti della tela. Quello di Boille si mostra così come il percorso di un grande poeta che, partito col suo segno da un magmatico caos, conquista la dimensione lirica della parola in grado di far risuonare il silenzio. L’ultimo segno, quello che resta, diviene la traccia esistenziale dell’artista, carica dello spessore di un’intera ricerca. Lo stesso Boille diceva: “La matrice del mio lavoro è il segno, segno che può moltiplicarsi all’infinito, oppure essere isolato, fluttuare nello spazio”.
Anche la vicenda di Fernando Picenni ha una natura potentemente lirica. Dopo una breve parentesi di pittura geometrica, per un lustro, alla fine degli anni settanta, completa il ciclo delle monumentali Costruzioni in legno dipinto, anticipando ciò che in seguito verrà genericamente definito, nel lessico dell’arte contemporanea, “installazione”. Il ritorno all’esclusiva ricerca pittorica, porterà Picenni alla definizione di una inedita tecnica, caratterizzata da una pennellata vibrante, quasi asciutta, in grado di realizzare prodigiosi campi spaziali dai colori rutilanti. L’invenzione sorgiva, poi, di originalissime forme, che si dispongono dialogando negli sterminati spazi timbrici, danno alla pittura dell’artista una struggente intensità poetica. In mostra saranno esposte per la prima volta anche opere appartenenti all’ultimo ciclo di Picenni, le Colorvive, pastelli a olio su cartoncino di piccole dimensioni, in cui il lirismo cromatico del maestro sembra accadere in opere monumentali. LC
In occasione di questa seconda tappa della mostra, sarà presentato il catalogo, a cura di Maria Vittoria Marchetta e Leonardo Conti, che raccoglierà le immagini delle opere e degli allestimenti delle due mostre alla Galleria La Nica di Roma e alla PoliArt Contemporary di Milano.
PoliArt Contemporary – Milano
Viale Gran Sasso 35
ORARIO
Martedì e giovedì 15.30 -18.30
Venerdì 11-13 e 15.30-18.30
Sabato 11-13
Gli altri giorni e in orari diversi per appuntamento
CATALOGO 1
Luigi Boille e Fernando Picenni. L’esistenza nella pittura, a cura di Maria Vittoria Marchetta e Leonardo Conti. EclipseArte Edizioni 2022
INFO
02.70636109 388.6016501
380.3816409
info@galleriapoliart.com
www.galleriapoliart.com
06
ottobre 2022
Luigi Boille / Fernando Picenni – L’esistenza nella pittura
Dal 06 ottobre al 12 novembre 2022
arte contemporanea
Location
GALLERIA POLIART
Milano, Viale Gran Sasso, 35, (Milano)
Milano, Viale Gran Sasso, 35, (Milano)
Orario di apertura
Martedì e giovedì 15.30 -18.30
Venerdì 11-13 e 15.30-18.30
Sabato 11-13
Gli altri giorni e in orari diversi per appuntamento
Vernissage
6 Ottobre 2022, 18.00, su invito
Sito web
Editore
EclipseArte
Autore
Curatore