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Dirty Pink Florence. Sedici Artiste Internazionali
Sedici artiste internazionali provenienti da Australia, Italia, Kuwait, Regno Unito, Stati Uniti e Uruguay rispondono al ‘controverso’ colore rosa attraverso pittura, stampa, fotografia, video, performance, istallazione, NFT e ‘realtà aumentata’. Mostra curata da Tina McCallan.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La mostra è curata da Tina McCallan (artista and curatrice), organizzata da Francesca Ricci (artista) ed Erica Briani Pereyra (artista e scenografa) a Firenze e col supporto tecnico di Josie McCoy (artista).
Artiste partecipanti: Bay Backner, Alex Baker, Katrina Blannin, K.L. Brown, Ashley Davies, Victoria Febrer, Sandi Goodwin, Marie Julou, Celia Kettle, Rosie Mayell, Josie McCoy, Mistress ES, Lauren Moffatt, Francesca Ricci, Maria J. Serrano, Emma Shapiro.
In occasione dell’apertura del Laboratorio 13 Spazio D’Arte a cura dell’Associazione Città Sostenibile per il Conventino Caffè Letterario e La Corte Arte Contemporanea (Rosanna Tempestini Frizzi) presentiamo la mostra "Dirty Pink Florence. Sedici Artiste Internazionali", qui alla seconda tappa dopo l’esordio allo Sporting Club Russafa a Valencia, Spagna nel 2021.
Inoltre, nel fine settimana del 21 – 23 Ottobre 2022, la mostra, corredata da due visite guidate, è un evento del Calendario OFF del festival L’Eredità delle Donne www.ereditadelledonne.eu, progetto di Elastica, partner fondatori Fondazione CR Firenze e Gucci.
‘Dirty Pink’ propone una selezione di opere rispondenti al concetto di ‘rosa’ con l’obiettivo di tessere un dialogo tra le varie artiste e i loro lavori, nonché creare opportunità di esporre a livello internazionale in un panorama artistico (ancora) dominato dalla presenza maschile.
Nel corso dei secoli la percezione del rosa da parte della società è cambiata: è stato considerato femminile, erotico, kitsch, sofisticato o trasgressivo. Secondo Valerie Steele “l'idea di 150 anni di rosa come sinonimo di femminilità fragile è stata messa in discussione. La gente ha preso nuove posizioni nei suoi confronti. Abbiamo visto l'ascesa del rosa millennial come tonalità neutra, ma anche la sua appropriazione da parte delle femministe di tutto il mondo come potente segno sociopolitico” (Valerie Steele, Pink: The History of a Punk, Pretty, Powerful Color", Thames & Hudson, 2018).
È questa appropriazione che affascina l’artista e curatrice Tina McCallan. I lavori in mostra incarnano l'atteggiamento rosa (pink inteso anche come punk) e utilizzano un'ampia gamma di media, dalla pittura al video, alla fotografia, stampa monocromatica, NFT, realtà aumentata, installazione e performance. La mostra si articola in due aree tematiche, “Giunone: mitologia, magia e corpo femminile” e “Minerva: appropriazione ribelle e viaggi pittorici” che si svilupperanno all’interno agli spazi dell’ex convento di Santa Teresa.
Giunone: mitologia, magia e corpo femminile
In parte ispirato agli "Gli Amanti" di Magritte e al dibattito riguardo all’allattamento al seno in pubblico, la maternità è affrontata nelle fotografie graficamente impeccabili di Alex Baker, appartenenti alla serie "This is Motherhood". Nello spazio del Conventino le immagini di madri che allattano il figlio assumono le qualità di una Madonna con Bambino dei nostri giorni, creando un dialogo attraverso i secoli con le Vergini rinascimentali fiorentine. Le mura del convento, impregnate dalle confessioni sussurrate delle suore, fanno da sfondo ai dipinti delicatamente stratificati del dittico “In Utero” di Francesca Ricci. Le opere appartengono alla serie “Fondali” all’interno del progetto “Tabula Impressa”, basato sulla semiologia urbana e sul concetto di inconscio collettivo e sono costellate di segni e simboli esoterici che fanno riferimento all'esperienza della maternità come a un processo quasi alchemico.
Con l'acqua che gocciola su volti come fossero fiumi di lacrime, gli NFT (non-fungible tokens) di Bay Backner investigano l’amore ossessivo, riscrivendo visivamente frammenti di poesia dalla raccolta "Els Amants" del poeta catalano Vicent Andrés i Estelles. Il ricamo geometrico che copre in parte l'immagine ricorda il legno intagliato a traliccio delle finestre islamiche attraverso le quali le donne osservavano il mondo. Un altro liquido, il vino, sostanza ritualistica e onnipresente, è utilizzato da Victoria Febrer per creare delicati disegni su carta giapponese fatta a mano. Nelle “vinografie” "Untitled Vigil #6” e “Untitled Vigil #10", l’artista rielabora antichi simboli femminili in contesti nuovi. Scrive del suo lavoro Aisha T. Bell: “per mantenersi vigili bisogna stare in guardia e vegliare. Vegliamo nel lutto, in preghiera, nei riti, sui nostri malati. Restiamo vigili durante la protesta”.
Emma Shapiro, attivista e artista femminista, vigila sulla censura attuata dalla rete nei confronti della figura femminile. In "Cuerpas", dove taglia a pezzi le sue vecchie foto di modella per riassemblarne testa, torsi e gambe e filmarli in una danza animata, Shapiro commenta sullo stato frammentato del corpo femminile e sulla predominanza dello sguardo maschile. Nel tentativo di liberarsi dalle catene dei suoi condizionamenti culturali, Mistress ES, presenta una serie di stampe tra cui “Pussy Magic: Northern Lights" dove una vulva fluttua in un firmamento celeste. Dice l'artista: "La mia missione è rivendicare la mia vagina, il piacere e il potere erotico. Come ha detto Brene Brown ‘la vergogna non sopravvivere quando se ne parla’; questi lavori sono dedicati a indagare su cosa significhino la liberazione sessuale e l’emancipazione per me, come donna araba”.
Nell’opera fotografica "Sophie's World", K.L. Brown ci mostra una casa di bambole abbandonata che funge da simbolo di una particolare visione di genere del mondo, quasi fosse il regno dei nostri pensieri. Il titolo fa riferimento sia alla novella filosofica di Jostein Gaarder “il mondo di Sofia”, che esplora le origini del pensiero occidentale europeo insegnato dal punto di vista di un bambino, sia al nome della figlia di un’amica, e mira a mettere in discussione le strutture sociali che ci circondano.
Investigando a fondo le ultime tecnologie, Lauren Moffatt crea mondi virtuali ed opere di realtà aumentata. In “Compost IX (Flowers for Suzanne Clair)”, utilizzando la fotogrammetria e la modellazione tramite software, Moffatt ricostruisce immaginari fiori ibridi come se fossero visti dagli occhi del personaggio fittizio del libro di J.G. Ballard, "Foresta di Cristallo". Scansionando un codice QR, l’opera, da visualizzare attraverso lo schermo del telefono cellulare, viene lanciata magicamente nello spazio: un'apparizione di fiori virtuali che sbocciano all'interno dei confini delle mura del convento. Nell’era scandita dal bombardamento continuo delle reti sociali, la piccola serie di ritratti intimi e voyeuristici di Rosie Mayell mette in discussione i nostri preconcetti di bellezza ‘sociale’ e il tema dell’invisibilità legato all’invecchiamento femminile.
Minerva: appropriazione ribelle e viaggi pittorici
Sostituendo la foglia d'oro e pigmenti costosi, la valuta più importante nel contesto dell'arte rinascimentale del XV secolo divenne la stessa abilità pittorica. In modo simile, attraverso sguardi che sembrano seguire lo spettatore, i ritratti iperrealistici ed eterei dei personaggi femminili di Josie McCoy, tratti da film e serie TV, lasciano lo spettatore in preda a un senso di sbalordimento. La scelta dei soggetti nei ritratti di McCoy non cade su eroine passive in attesa di essere salvate, ma piuttosto su personaggi forti e con potere d’azione, come "Beth Harmon” della serie televisiva “La Mossa della Regina” ed "Eve" di "Killing Eve".
Katrina Blannin basa le sue opere astratte sulle composizioni matematiche dei maestri pittori, nel caso delle opere in mostra “Maximilian #77” e “Maximilian #79”, l'“Esecuzione dell'imperatore Massimiliano” di Édouard Manet. Dice: “Il riesame delle convenzioni pittoriche, in particolare quelle riguardanti la forma, diventa un'indagine che pone domande sull'arte costruttivista e concreta del XX secolo, al fine di dar vita a nuove possibilità all’interno dei miei lavori”. La perfezione superficiale della tela bianca modernista è attaccata fisicamente nelle opere di Marie Julou (pseudonimo di Tina McCallan per i lavori pittorici) con pittura a olio spruzzata di glitter, graffiata e disegnata a matita. In "Artemisia" e "Sonfonisba", Julou mischia materiali artistici "bassi" ed "alti" su tele amatoriali, nel tentativo di sfidare l'egemonia patriarcale modernista, rendendole omaggio e al tempo stesso prendendosene leggermente gioco. Intitolando i dipinti alle grandi pittrici, Julou vuole creare un legame storico con le artiste del passato.
A sua volta commento sulla pittura, l'installazione su specchio della curatrice e artista Tina McCallan “Kissed Mirrors II" è l’adattamento di un lavoro precedente mostrato a Londra nel 1998. Baciando ripetutamente il suo riflesso, l’artista esplora la linea sottile tra l'amor proprio e la vanità, emulando Narciso, affogato nel proprio riflesso. In questo caso l’artista non solo annega se stessa, ma anche lo spettatore, in un mare di baci.
I dipinti di Ashley Davies della serie “Veins” sono basati su scansioni di risonanze magnetiche, diagrammi neurologici e imaging medico. Sopravvissuta a un tumore al cervello, l'artista è affascinata dalle connessioni neurologiche collegate alla vista. Il disegno è alla base del processo che viene poi tradotto in forma astratta. Le immagini, influenzate dalla sua disabilità visiva, aleggiano tra astrazione e figurazione in uno spazio liminale che mette in discussione la certezza della percezione.
Utilizzando i motivi dei tessuti della nonna, "El Jardín de mi Abuela" di Maria J. Serrano, è una serie dipinta in acrilico su tela dove l'artista utilizza il motivo floreale per creare nuove composizioni, collegando così il suo presente col passato della nonna. Serrano riflette sulle possibilità di costruire un’identità personale da schemi familiari e sociali prestabiliti.
L'ambiente è di primaria importanza per Celia Kettle. I dipinti "Complementary Circles" sono una metafora di entrambi l'individuo e il pianeta. Sfere acquose escono dai loro confini mettendo in discussione il nostro stato di stabilità ed esplorando al tempo stesso le loro relazioni di opposti complementari. Utilizzando le sfumature della ruota dei colori, il rosa rappresenta il regno umano e il verde-azzurro quello della natura.
In "Algal Bloom" di Sandi Goodwin, la trama della vernice è costruita utilizzando oggetti (ad esempio carte di credito) al posto del pennello, in modo da creare vortici di colore gestuali. Il ventaglio è un motivo ricorrente nell’opera di Goodwin, probabilmente un riferimento alla patria adottiva dell’artista, la Spagna: un lungo viaggio dal luogo in cui è cresciuta, in Nuova Zelanda.
Le domande poste dalla mostra includono: il genere è una performance? Esiste un'estetica femminile o femminista?
La maggior parte delle artiste, provenienti da Regno Unito, Stati Uniti, Australia, Italia, Kuwait, Uruguay, vivono e lavorano a Valencia dove contribuiscono al panorama sempre più internazionale che emerge all’interno della scena artistica locale. Le artiste dialogano anche attraverso il collettivo artistico Colonia Roma, creato da Bay Backner nel 2019, che si riunisce regolarmente per creare relazione e supporto tra le artiste.
L’obiettivo per il futuro è di espandere il progetto collegandosi ad artiste in altre città internazionali come Berlino e Londra.
EVENTI
Venerdì 14 Ottobre 2022, 19:00 – 22:00
Vernissage ed incontro informale con le artiste presenti.
Sabato 22 Ottobre, 18.00 e Domenica 23 Ottobre, 11.30
Visita guidata della mostra da parte dell’artista Francesca Ricci. Ingresso libero fino ad esaurimento posti. Gradita la prenotazione scrivendo a info@francesca-ricci.com. Evento del Calendario OFF del festival L’EREDITÀ DELLE DONNE OFF, progetto di Elastica, partner fondatori Fondazione CR Firenze e Gucci.
Si ringrazia il fotografo Martino Acciaro @ccrmtn per la cortese collaborazione nel documentare la mostra attraverso i suoi scatti.
Artiste partecipanti: Bay Backner, Alex Baker, Katrina Blannin, K.L. Brown, Ashley Davies, Victoria Febrer, Sandi Goodwin, Marie Julou, Celia Kettle, Rosie Mayell, Josie McCoy, Mistress ES, Lauren Moffatt, Francesca Ricci, Maria J. Serrano, Emma Shapiro.
In occasione dell’apertura del Laboratorio 13 Spazio D’Arte a cura dell’Associazione Città Sostenibile per il Conventino Caffè Letterario e La Corte Arte Contemporanea (Rosanna Tempestini Frizzi) presentiamo la mostra "Dirty Pink Florence. Sedici Artiste Internazionali", qui alla seconda tappa dopo l’esordio allo Sporting Club Russafa a Valencia, Spagna nel 2021.
Inoltre, nel fine settimana del 21 – 23 Ottobre 2022, la mostra, corredata da due visite guidate, è un evento del Calendario OFF del festival L’Eredità delle Donne www.ereditadelledonne.eu, progetto di Elastica, partner fondatori Fondazione CR Firenze e Gucci.
‘Dirty Pink’ propone una selezione di opere rispondenti al concetto di ‘rosa’ con l’obiettivo di tessere un dialogo tra le varie artiste e i loro lavori, nonché creare opportunità di esporre a livello internazionale in un panorama artistico (ancora) dominato dalla presenza maschile.
Nel corso dei secoli la percezione del rosa da parte della società è cambiata: è stato considerato femminile, erotico, kitsch, sofisticato o trasgressivo. Secondo Valerie Steele “l'idea di 150 anni di rosa come sinonimo di femminilità fragile è stata messa in discussione. La gente ha preso nuove posizioni nei suoi confronti. Abbiamo visto l'ascesa del rosa millennial come tonalità neutra, ma anche la sua appropriazione da parte delle femministe di tutto il mondo come potente segno sociopolitico” (Valerie Steele, Pink: The History of a Punk, Pretty, Powerful Color", Thames & Hudson, 2018).
È questa appropriazione che affascina l’artista e curatrice Tina McCallan. I lavori in mostra incarnano l'atteggiamento rosa (pink inteso anche come punk) e utilizzano un'ampia gamma di media, dalla pittura al video, alla fotografia, stampa monocromatica, NFT, realtà aumentata, installazione e performance. La mostra si articola in due aree tematiche, “Giunone: mitologia, magia e corpo femminile” e “Minerva: appropriazione ribelle e viaggi pittorici” che si svilupperanno all’interno agli spazi dell’ex convento di Santa Teresa.
Giunone: mitologia, magia e corpo femminile
In parte ispirato agli "Gli Amanti" di Magritte e al dibattito riguardo all’allattamento al seno in pubblico, la maternità è affrontata nelle fotografie graficamente impeccabili di Alex Baker, appartenenti alla serie "This is Motherhood". Nello spazio del Conventino le immagini di madri che allattano il figlio assumono le qualità di una Madonna con Bambino dei nostri giorni, creando un dialogo attraverso i secoli con le Vergini rinascimentali fiorentine. Le mura del convento, impregnate dalle confessioni sussurrate delle suore, fanno da sfondo ai dipinti delicatamente stratificati del dittico “In Utero” di Francesca Ricci. Le opere appartengono alla serie “Fondali” all’interno del progetto “Tabula Impressa”, basato sulla semiologia urbana e sul concetto di inconscio collettivo e sono costellate di segni e simboli esoterici che fanno riferimento all'esperienza della maternità come a un processo quasi alchemico.
Con l'acqua che gocciola su volti come fossero fiumi di lacrime, gli NFT (non-fungible tokens) di Bay Backner investigano l’amore ossessivo, riscrivendo visivamente frammenti di poesia dalla raccolta "Els Amants" del poeta catalano Vicent Andrés i Estelles. Il ricamo geometrico che copre in parte l'immagine ricorda il legno intagliato a traliccio delle finestre islamiche attraverso le quali le donne osservavano il mondo. Un altro liquido, il vino, sostanza ritualistica e onnipresente, è utilizzato da Victoria Febrer per creare delicati disegni su carta giapponese fatta a mano. Nelle “vinografie” "Untitled Vigil #6” e “Untitled Vigil #10", l’artista rielabora antichi simboli femminili in contesti nuovi. Scrive del suo lavoro Aisha T. Bell: “per mantenersi vigili bisogna stare in guardia e vegliare. Vegliamo nel lutto, in preghiera, nei riti, sui nostri malati. Restiamo vigili durante la protesta”.
Emma Shapiro, attivista e artista femminista, vigila sulla censura attuata dalla rete nei confronti della figura femminile. In "Cuerpas", dove taglia a pezzi le sue vecchie foto di modella per riassemblarne testa, torsi e gambe e filmarli in una danza animata, Shapiro commenta sullo stato frammentato del corpo femminile e sulla predominanza dello sguardo maschile. Nel tentativo di liberarsi dalle catene dei suoi condizionamenti culturali, Mistress ES, presenta una serie di stampe tra cui “Pussy Magic: Northern Lights" dove una vulva fluttua in un firmamento celeste. Dice l'artista: "La mia missione è rivendicare la mia vagina, il piacere e il potere erotico. Come ha detto Brene Brown ‘la vergogna non sopravvivere quando se ne parla’; questi lavori sono dedicati a indagare su cosa significhino la liberazione sessuale e l’emancipazione per me, come donna araba”.
Nell’opera fotografica "Sophie's World", K.L. Brown ci mostra una casa di bambole abbandonata che funge da simbolo di una particolare visione di genere del mondo, quasi fosse il regno dei nostri pensieri. Il titolo fa riferimento sia alla novella filosofica di Jostein Gaarder “il mondo di Sofia”, che esplora le origini del pensiero occidentale europeo insegnato dal punto di vista di un bambino, sia al nome della figlia di un’amica, e mira a mettere in discussione le strutture sociali che ci circondano.
Investigando a fondo le ultime tecnologie, Lauren Moffatt crea mondi virtuali ed opere di realtà aumentata. In “Compost IX (Flowers for Suzanne Clair)”, utilizzando la fotogrammetria e la modellazione tramite software, Moffatt ricostruisce immaginari fiori ibridi come se fossero visti dagli occhi del personaggio fittizio del libro di J.G. Ballard, "Foresta di Cristallo". Scansionando un codice QR, l’opera, da visualizzare attraverso lo schermo del telefono cellulare, viene lanciata magicamente nello spazio: un'apparizione di fiori virtuali che sbocciano all'interno dei confini delle mura del convento. Nell’era scandita dal bombardamento continuo delle reti sociali, la piccola serie di ritratti intimi e voyeuristici di Rosie Mayell mette in discussione i nostri preconcetti di bellezza ‘sociale’ e il tema dell’invisibilità legato all’invecchiamento femminile.
Minerva: appropriazione ribelle e viaggi pittorici
Sostituendo la foglia d'oro e pigmenti costosi, la valuta più importante nel contesto dell'arte rinascimentale del XV secolo divenne la stessa abilità pittorica. In modo simile, attraverso sguardi che sembrano seguire lo spettatore, i ritratti iperrealistici ed eterei dei personaggi femminili di Josie McCoy, tratti da film e serie TV, lasciano lo spettatore in preda a un senso di sbalordimento. La scelta dei soggetti nei ritratti di McCoy non cade su eroine passive in attesa di essere salvate, ma piuttosto su personaggi forti e con potere d’azione, come "Beth Harmon” della serie televisiva “La Mossa della Regina” ed "Eve" di "Killing Eve".
Katrina Blannin basa le sue opere astratte sulle composizioni matematiche dei maestri pittori, nel caso delle opere in mostra “Maximilian #77” e “Maximilian #79”, l'“Esecuzione dell'imperatore Massimiliano” di Édouard Manet. Dice: “Il riesame delle convenzioni pittoriche, in particolare quelle riguardanti la forma, diventa un'indagine che pone domande sull'arte costruttivista e concreta del XX secolo, al fine di dar vita a nuove possibilità all’interno dei miei lavori”. La perfezione superficiale della tela bianca modernista è attaccata fisicamente nelle opere di Marie Julou (pseudonimo di Tina McCallan per i lavori pittorici) con pittura a olio spruzzata di glitter, graffiata e disegnata a matita. In "Artemisia" e "Sonfonisba", Julou mischia materiali artistici "bassi" ed "alti" su tele amatoriali, nel tentativo di sfidare l'egemonia patriarcale modernista, rendendole omaggio e al tempo stesso prendendosene leggermente gioco. Intitolando i dipinti alle grandi pittrici, Julou vuole creare un legame storico con le artiste del passato.
A sua volta commento sulla pittura, l'installazione su specchio della curatrice e artista Tina McCallan “Kissed Mirrors II" è l’adattamento di un lavoro precedente mostrato a Londra nel 1998. Baciando ripetutamente il suo riflesso, l’artista esplora la linea sottile tra l'amor proprio e la vanità, emulando Narciso, affogato nel proprio riflesso. In questo caso l’artista non solo annega se stessa, ma anche lo spettatore, in un mare di baci.
I dipinti di Ashley Davies della serie “Veins” sono basati su scansioni di risonanze magnetiche, diagrammi neurologici e imaging medico. Sopravvissuta a un tumore al cervello, l'artista è affascinata dalle connessioni neurologiche collegate alla vista. Il disegno è alla base del processo che viene poi tradotto in forma astratta. Le immagini, influenzate dalla sua disabilità visiva, aleggiano tra astrazione e figurazione in uno spazio liminale che mette in discussione la certezza della percezione.
Utilizzando i motivi dei tessuti della nonna, "El Jardín de mi Abuela" di Maria J. Serrano, è una serie dipinta in acrilico su tela dove l'artista utilizza il motivo floreale per creare nuove composizioni, collegando così il suo presente col passato della nonna. Serrano riflette sulle possibilità di costruire un’identità personale da schemi familiari e sociali prestabiliti.
L'ambiente è di primaria importanza per Celia Kettle. I dipinti "Complementary Circles" sono una metafora di entrambi l'individuo e il pianeta. Sfere acquose escono dai loro confini mettendo in discussione il nostro stato di stabilità ed esplorando al tempo stesso le loro relazioni di opposti complementari. Utilizzando le sfumature della ruota dei colori, il rosa rappresenta il regno umano e il verde-azzurro quello della natura.
In "Algal Bloom" di Sandi Goodwin, la trama della vernice è costruita utilizzando oggetti (ad esempio carte di credito) al posto del pennello, in modo da creare vortici di colore gestuali. Il ventaglio è un motivo ricorrente nell’opera di Goodwin, probabilmente un riferimento alla patria adottiva dell’artista, la Spagna: un lungo viaggio dal luogo in cui è cresciuta, in Nuova Zelanda.
Le domande poste dalla mostra includono: il genere è una performance? Esiste un'estetica femminile o femminista?
La maggior parte delle artiste, provenienti da Regno Unito, Stati Uniti, Australia, Italia, Kuwait, Uruguay, vivono e lavorano a Valencia dove contribuiscono al panorama sempre più internazionale che emerge all’interno della scena artistica locale. Le artiste dialogano anche attraverso il collettivo artistico Colonia Roma, creato da Bay Backner nel 2019, che si riunisce regolarmente per creare relazione e supporto tra le artiste.
L’obiettivo per il futuro è di espandere il progetto collegandosi ad artiste in altre città internazionali come Berlino e Londra.
EVENTI
Venerdì 14 Ottobre 2022, 19:00 – 22:00
Vernissage ed incontro informale con le artiste presenti.
Sabato 22 Ottobre, 18.00 e Domenica 23 Ottobre, 11.30
Visita guidata della mostra da parte dell’artista Francesca Ricci. Ingresso libero fino ad esaurimento posti. Gradita la prenotazione scrivendo a info@francesca-ricci.com. Evento del Calendario OFF del festival L’EREDITÀ DELLE DONNE OFF, progetto di Elastica, partner fondatori Fondazione CR Firenze e Gucci.
Si ringrazia il fotografo Martino Acciaro @ccrmtn per la cortese collaborazione nel documentare la mostra attraverso i suoi scatti.
14
ottobre 2022
Dirty Pink Florence. Sedici Artiste Internazionali
Dal 14 al 25 ottobre 2022
arte contemporanea
collettiva
collettiva
Location
Laboratorio 13 Spazio d’Arte e Sala Artusi. Il Conventino Caffè Letterario
Firenze, Via Giano della Bella, 20, (FI)
Firenze, Via Giano della Bella, 20, (FI)
Orario di apertura
Dal martedì alla domenica ore 9-23
Vernissage
14 Ottobre 2022, 19-22
Sito web
Autore
Curatore
Patrocini