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Padri, figlie, amori e guerre, dai Picasso a Wodiczko: la prima di Artecinema
Progetti e iniziative
Storie di padri e di figlie e di progetti irrealizzati, probabilmente irrealizzabili. Memorie e sogni, malinconie, rimpianti e speranze, piccoli liti di famiglia che diventano storia e grandi eventi bellici rievocati da traumi personali. Tutto questo sul grande schermo del palco del teatro San Carlo di Napoli, dove ieri, 13 ottobre, è andata in scena l’apertura di Artecinema 2022, il festival di documentari dedicati all’arte, alla fotografia, all’architettura e al design, promosso dall’Associazione Culturale Trisorio e curato da Laura Trisorio, diventato un appuntamento di culto tra gli appassionati ma anche tra i curiosi. Complice una formula accogliente: dal 14 al 16 ottobre, al Teatro Augusteo in programma decine di proiezioni, molte delle quali in anteprima internazionale e nazionale, tutte rigorosamente gratuite, come da tradizione per il Festival, arrivato ormai alla veneranda 27ma edizione.
Insomma, entrare e uscire dalla sala oscurata a seconda del livello di gradimento del documentario, prendere una boccata d’aria e ristorarsi, scambiare qualche opinione, darsi un appuntamento e arrivare in ritardo senza sentirsi troppo in colpa: tutto contribuisce a creare un’atmosfera confortevole. E poi, visti i tempi, c’è anche una comodissima e funzionale piattaforma online, a pagamento, sulla quale poter vedere tutti i titoli in programma, con durata estesa fino al 20 ottobre.
Serata bagnata per la prima, allora, ma non meno attesa, anche per la varietà delle vicende raccontate. In sala i registi Jörg Daniel Hissen, François Lévy – Kuentz, Maria Niro e l’artista Krzysztof Wodiczko accompagnati da Laura Trisorio, ideatrice del festival. In platea, hanno assistito alle proiezioni, tra gli altri, Sylvain Bellenger, Direttore del Museo Capodimonte, Michelle Lee, PAO – Public Affairs Officer del Consolato US, Moutoumalaya Lise, Console Generale e Direttore dell’Institut Français di Napoli, Rosita Marchese, Presidente dell’ Accademia di Belle Arti di Napoli, Ana Navarro Ortega, Direttrice dell’Istituto Cervantes di Napoli, Maria Pia Incutti Paliotto, Direttrice del Museo PLART di Napoli, Rossella Paliotto, Amministratrice delegata Gruppo AET, Agostino Riitano, Direttore Procida Capitale della Cultura, Pierfrancesco Talamo, Direttore Certosa di San Giacomo di Capri, Angela Tecce, Presidente Fondazione Donnaregina per le Arti Contemporanee.
Maya dans l’oeil de Pablo
Si inizia con un “Maya dans l’oeil de Pablo”, film del 2022 di François Lévy-Kuentz. Protagonista del documentario, il rapporto tra padre illustre e figlia inizialmente nascosta. D’altronde, ormai è cosa nota, Pablo amava l’arte e le donne, come ricordano anche nel film. E in molti casi questa passione smodata, infuocata, furente, ha condotto verso esiti estremamente problematici, radicali, dalla strage di Guernica alla sfera emotiva e sensuale.
Nel titolo di François Lévy-Kuentz, esperto regista di biografie d’artista, da Man Ray a Christian Boltanski, da Marc Chagall a Yves Klein, da Piet Mondrian a Salvador Dali, si tenta di ricondurre la figura di Picasso a Pablo, padre di Maya, da un lato rievocando i ricordi della figlia, dall’altro focalizzando la ricerca sulle opere del Maestro del Cubismo ispirate a questo rapporto e alla raffigurazione delle figure infantili. Se la presenza di soggetti di bambine e bambini è un topos riconosciuto nell’arte di Picasso, il rapporto con la figlia è tutto da scoprire e, come racconta la voce di Maya, fu tenero ma anche di profonda complicità e di animosi tormenti, segnato dalle lunghe assenze e dalle improvvise apparizioni delle altre donne di Pablo come Dora Maar.
La camera, sempre molto stretta, sui particolari, sulle opere, sulle fotografie in bianco e nero, mostra le lettere del padre alla figlia, scritte con decine di colori diversi e firmate sempre “Picasso”. Sicuramente gioca la sua parte una certa dose di feticismo ma diventa inevitabile, profondamente umano nel caso della biografia di un personaggio con un’eredità di questo calibro, in tutti i sensi (sponsor del documentario, che dura poco più di un quarto d’ora, la misura giusta, sono Christie’s, Sotheby’s e UBS).
The Art of Un-War
Da scoprire anche la lunga ricerca di Krzysztof Wodiczko, protagonista assoluto di “The Art of Un-War”, film di Maria Niro che ha chiuso la prima serata di Artecinema 2022. Un percorso che, dalle sperimentazioni degli anni ’70 arriva a oggi, sulla spinta di un vento di guerra che appare inevitabile per l’artista polacco, nato il 16 aprile 1943 a Varsavia, da madre musicista, ebrea, tre giorni prima dell’insurrezione del Ghetto e della sua conseguente distruzione da parte dei soldati nazisti. La guerra, dunque, come strumento e movente, causa ed effetto, soluzione e problema, onnipresente non solo sulla linea del fronte ma nel cuore delle nostre città.
I monumenti sono delle macchine da guerra, dice Wodiczko, mostrando un suo progetto impossibile: costruire una enorme impalcatura percorribile tutto intorno all’Arco di Trionfo di Parigi, fatto costruire da Napoleone Bonaparte per celebrare le vittorie ottenute dall’esercito francese. Una rappresentazione immediata, diretta, emotiva e terribile delle virtù belliche che, oggi, è stata rivestita di significati di pace ma che, oltre il velo, mantiene intatta la sua pericolosa carica di fascinazione per un sacrificio altrimenti irrazionale.
Nel tentativo di sollevare questo velo, Wodiczko ha realizzato diversi interventi di arte pubblica in tutto il mondo, poetici e ironici, alcuni anche molto riusciti, come nel caso delle proiezioni ambientali di arti umani, adattati alle superfici di palazzi. Indimenticabile la mano di Ronald Reagan, in posa per il giuramento di fedeltà, proiettata sulla parete Nord delle AT & T Long Lines, nel quartiere finanziario di New York, quattro giorni prima delle elezioni presidenziali del 1984. Il documentario di Niro segue con molta partecipazione i filoni dei progetti più importanti e significativi, esposti in tutto il mondo, dall’intervento per l’Hiroshima Prize, all’installazione multimediale “volatile” di Milano, nel 2019, con quattro droni muniti di schermi raffiguranti gli occhi di altrettante persone.
Quello di Wodiczko è un cammino non privo di ambiguità: mettere in pubblica piazza – in senso letterale, come nel caso delle proiezioni di interviste a reduci di guerra con i volti proiettati e adattati alle statue di Abramo Lincoln e Napoleone – i sentimenti più profondi e traumatici degli individui può rasentare il voyeurismo. Se tale parafilia possa essere considerata una “distorsione” ancora oggi, nell’epoca dei video virali e delle “visualizzazioni”, è però un altro discorso.
Nel frattempo, noi ci prepariamo alla visione delle altre decine di storie raccontate da Artecinema. Per il programma completo, potete dare un’occhiata qui.