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L’uomo Kristo di Zappalà, ovvero il corpo tra fragilità e certezza
Danza
È un Cristo umanissimo, un “povero cristo”, l’uomo che, dentro una vasta scena domestica ingombra di alcuni oggetti, farnetica, elargisce pillole di saggezza, dubita di se stesso, lancia proclami, inveisce, si auto-deride, si perde nelle sue fantasie, ha momenti di vanità, e intanto pedala su una bicicletta dalla ruota enorme ripetendo le Beatitudini evangeliche. Lo vediamo, all’inizio, inginocchiato in preghiera davanti a un sudario con la riproduzione del “Cristo morto” del Mantegna. Poi seduto sopra un water che campeggia al centro, usato e in seguito distrutto a colpi di bastone. E ancora, sempre più confuso e impaurito, divertito e irridente, accusare colpi e sferrarli in aria. Parla rivolto anche a un gruppo di dodici sedie – a simboleggiare gli Apostoli – che sposta e dispone in continuazione fino a ordinarle in fila formando, in ultimo, un’iconica e originale Ultima Cena sotto una pioggia purificatrice che si tingerà anche di rosso come il sangue sgorgato dal Redentore in croce. Sono alcune delle molte sequenze del “Kristo – Quadri di dubbia saggezza” (in prima nazionale al festival MilanOltre), spettacolo di potente visionarietà che Roberto Zappalà, con i mezzi del teatrodanza, con la fantasia di chi ama esplorare i transiti interiori dell’umanità, ha immaginato per parlare delle inquietudini dell’uomo d’oggi. E spiazza, sorprendentemente, il nostro sguardo sostituendo la pura danza a favore di una messinscena quasi esclusivamente teatrale affidata a un solo interprete, il danzatore/attore Massimo Trombetta, in una prova magistrale di grande resistenza fisica ed espressiva.
Ad affollare la mente e la schizofrenia delle sue azioni sono un corteo di donne, ora vestite da suore con guanti rossi e fruste sferzate a terra; ora immobili, interamente ricoperte di lunghe divise simili a burqa; ora in abiti e parrucche sgargianti di prostitute che lo osservano sedute, o lo accudiscono, spolverano l’ambiente, puliscono il corpo febbricitante per poi rivestirlo elegante, mentre prima lo avevano sagomato sopra a un manichino come un crocefisso. Più volte allungherà le braccia aperte e il capo reclinato, identificandosi inconsapevolmente col Cristo, quindi sciorinando i suoi Dieci Comandamenti quotidiani mentre si sposta da una sedia all’altra contorcendosi.
La danza è tutta nel corpo mosso e abitato dalle molte parole espresse nel vortice del suo lucido delirio, nel ritmo suscitato da esse e dalle musiche, che spaziano da Haydn a Rossini, da Brahms a Vivaldi a Scott Walker, a quelle originali di Vittorio Auteri e Simone Spampinato. Sono parole importanti, di senso e di nonsenso, che lo/ci interrogano e sconcertano. Sono pensieri, citazioni, interviste, frasi, aforismi, versi, raccolti da Nello Calabrò, fedele drammaturgo di Zappalà, e tratti dai più disparati personaggi: Kapuscinski, Kundera, Sciascia, Quino, Ravasi, Kurt Vonnegut, Paolo Poli, Jean Luc Godard, e molti altri.
Spaziando e danzando da un oggetto all’altro ripete un Pater noster di Hemingway sostituito dalla parola nada – “O nada nostro che sei nel nada, sia nada il nome tuo, nada il regno tuo e sia nada la tua volontà…” –; e frasi come: “Noi uomini non siamo come gli animali, a noi resta negata l’idiozia della perfezione.”; “Molti amano l’umanità, è il vicino di casa che detestano!”. Incita a ridere, perché “…L’umorismo ci fa vedere meglio le cose.” E in ultimo ammette: “Forse ho fallito in molto di quello che ho tentato nella vita. Ma i miei fallimenti sono le mie vittorie”.
Sono tutte parole di un’enciclopedia umana che creano cortocircuiti del linguaggio e della personalità, aprendo visioni ricondotte, in ultimo, a un semplice uomo di nome Salvatore, che al telefono, sostando nuovamente vicino al quadro del Mantegna, chiede aiuto a un idraulico per una riparazione per un guasto casalingo (il guasto della sua mente?). La sua è stata la cosciente messinscena di un uomo che ha finto di essere Cristo, o si è trattato di un vero disturbo di personalità multipla, di un pazzo che si crede Cristo? La densità di citazioni, riferimenti pittorici e spirituali si stratificano in quel corpo carnale che Zappalà lascia vivere in libertà segnando momenti di poetica visionarietà. Come il lento denudamento del performer prima di bagnarsi sotto l’acqua purificatrice, accanto a una donna con ali d’angelo che raccoglie i suoi abiti deposti ordinatamente sulle braccia.
“Kristo – quadri di dubbia saggezza”, di Roberto Zappalà
regia e linguaggi del corpo, set, luci e costumi di Roberto Zappalà
testi a cura di Nello Calabrò
interprete e collaborazione (doppio cast) Massimo Trombetta / Salvatore Romania
con la partecipazione di donne al seguito
musiche autori vari
musiche originali e tappeto sonoro l’écume des jours
coproduzione Teatro Stabile di Catania e Scenario Pubblico/ Compagnia Zappalà Danza Centro di Rilevante Interesse nazionale, in collaborazione con MILANoLTRE Festival. Prima nazionale al Teatro Elfo Puccini per il festival MilanOltre, con anteprima al Teatro Comunale di Casalmaggiore.
Dal 9 al 18 dicembre 2022 al Teatro Stabile di Catania.