26 ottobre 2022

Art Rider su Rai 5, un nuovo modo per scoprire i capolavori dell’arte italiana

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Parte su Rai 5 la terza stagione di Art Rider: intervista al conduttore Andrea Angelucci, archeologo e travel designer, che ci parla dell’importanza della divulgazione, oggi

Il programma di viaggio è serrato, necessarie sono scarpe comode, coraggio e voglia di scoprire luoghi impervi, visitare posti leggendari, dormire in tenda immersi nella natura. Art Rider – in onda su Rai 5 a partire da mercoledì 26 ottobre e per i successivi sei mercoledì, alle 21:15 – è un tour fra le bellezze nascoste d’Italia, ma anche un pellegrinaggio interiore, volto a spingere gli spettatori a farsi domande e stupirsi insieme ad Andrea Angelucci, giovane archeologo, guida turistica e travel designer con una passione per il disegno, tramite cui ci permette di guardare il mondo con il filtro del suo sguardo appassionato e dei colori acquerellabili.

Questa terza edizione (della prima abbiamo parlato qui) ci offrirà la chiave dei i tesori nascosti dell’Italia passando dal Friuli, alla Puglia, dal Molise, all’Umbria e per la prima volta toccando anche due mete prettamente turistiche delle quali, però, saranno svelati aspetti poco conosciuti: Roma e Venezia.

Sarà proprio Venezia la tappa della prima puntata. Luogo dove migliaia di artisti si sono specchiati nell’acqua della laguna e fra le cui calle si respira aria di arte e di storia, ma anche luogo pieno di ricordi per Andrea, non solo divulgatore e guida turistica, ma anche gradevole compagno di chiacchiere ci racconterà di sé, dei viaggi con la sua famiglia, dei suoi anni universitari e delle sue letture, come quella del libro di John Ruskin, “Le pietre di Venezia”, punto di partenza per il percorso all’interno di questa città surreale e affascinante.

Com’è nata l’idea dietro Art Rider?

«L’idea alla base di Art Rider è molto semplice. Un’intuizione della GA&A Productions che, leggendo di me in un articolo redatto da un noto giornale italiano, ha voluto scommettere insieme al canale RAI5 su un format nuovo. L’idea era semplicemente quella di seguirmi con una troupe televisiva durante i miei classici viaggi dedicati all’esplorazione del patrimonio artistico italiano meno noto, spesso in angoli remoti e poco “battuti” del nostro Paese. Una cosa che faccio da tanti anni per espandere le mie competenze di guida turistica e per dissetare la mia insaziabile curiosità, seguendo percorsi pianificati autonomamente spesso impervi, duranti i quali mi concedo la possibilità di vivere appieno il territorio, con lentezza, dedicandomi anche agli sport all’aria aperta che pratico da sempre. E così è nato questo nuovo format creato da Gioia Avvantaggiato e Paolo Fazzini.

Art Rider quindi è semplicemente la voglia di portare nelle case degli italiani, come fanno i rider con il cibo, l’arte e la bellezza in generale, il pane per la nostra mente e il nostro spirito, con una filosofia di base condivisa con la casa di produzione e che insieme abbiamo affinato nel tempo per rispondere alle esigenze sia nostre che del pubblico, e che ha nel mio taccuino uno dei suoi punti di forza».

 

Si tratta di un programma che fa divulgazione in modo fresco riuscendo ad arrivare a tutti e tutte con semplicità e leggerezza. Si spazia dalla storia all’arte, dall’archeologia alla letteratura. Ne emerge un racconto dei luoghi che alterna nozioni culturali a ricordi ed esperienze personali. Cosa pensi non debba mancare oggi perché si possa fare della buona divulgazione attraverso i social e gli altri media come la televisione?

«Una buona divulgazione passa sicuramente attraverso il filtro immancabile della passione e della competenza personale ma il risultato è il frutto di un lavoro di squadra: sono infatti supportato dalla GA&A Productions, dagli autori Paolo Fazzini e Chiara Vannoni e da un’infaticabile troupe guidata dal regista Francesco Principini. Insieme a loro riesco a raggiungere, ad ogni viaggio, gli obiettivi prefissati. Divulgare è una vocazione che mira a voler avvicinare più gente possibile all’arte e al bello, con la finalità di diffondere conoscenza.

Credo nel principio che per conservare il patrimonio culturale al meglio ci sia bisogno di generare amore e attaccamento da parte del pubblico; e questo può avvenire solamente attraverso la conoscenza. Una cosa se la conosci la apprezzi, la ami, e una cosa che ami la custodisci, la proteggi. C’è bisogno quindi di amore vero, passione, competenze, coerenza e voglia di fare qualcosa di buono per gli altri. Perché noi in Italia, sembra banale ripeterlo, siamo custodi del più vasto e unico patrimonio al mondo, la nostra vera ricchezza, e abbiamo l’onere e l’onore di doverlo studiare, curare e tramandare agli altri».

 

Cosa ti aspettavi da questo progetto quando è iniziato? Quali sono le aspettative che sono state disattese e quelle confermate? E quali, invece, i risvolti inaspettati?

«Di aspettative ce n’erano tante, mescolate ad un profondo senso di responsabilità che onestamente sento sempre molto. Ma l’aspettativa più importante, il vero obiettivo, era la volontà di toccare, con un linguaggio semplice e senza artifici, i cuori delle persone col fine ultimo di istillare in loro quella curiosità che è sempre stata la spinta propulsiva che ha mosso l’essere umano sul sentiero della conoscenza. Speravo che, mostrando il mio sincero entusiasmo, sarei arrivato a “contagiare” i telespettatori, a trascinarli fuori di casa per portarli a viaggiare. Questa aspettativa, ad essere onesto, grazie al lavoro di tutta l’equipe non è stata disattesa, e quindi siamo orgogliosi e felici di essere arrivati al lusinghiero traguardo della terza stagione.

Per quanto concerne i risvolti inaspettati, forse quello più importante da ricordare sono i tanti incontri fatti, durante le riprese, con persone straordinarie, anche loro mosse dal “fuoco sacro” dell’amore per l’arte, la storia e la bellezza in generale. Persone che come me hanno dedicato la propria vita alla loro passione, esseri umani con cui condivido visioni e intenti».

Cosa ci aspetta nella prossima stagione?

«In questa terza e nuova stagione il mio viaggio per l’Italia continua applicando sempre la mia “filosofia” di scoperta, sviluppando però in maniera più marcata un aspetto fondamentale: quel senso critico e quell’entusiasmo che può portare il curioso a scoprire cose nuove e inaspettate anche in contesti considerati noti e banali. Oltre agli ormai ai tipici itinerari di viaggio “Art Rider” tra valli, colline, lungo le coste e attraverso le montagne del Bel Paese, abbiamo infatti girato due puntate in due grandi e celebrati centri urbani, per rendere più efficace il concetto che quello che conta, per fare scoperte, non è la distanza che si percorre, ma il grado di attenzione e preparazione con cui si vedono le cose.

Saper scorgere il dettaglio anche in quello che ci appare usuale e noto, saper aprire gli occhi per imparare a viaggiare dove credevamo non ci fosse più nulla da scoprire; questo è a parer mio un’altra arte da affinare che sa rendere gratificante, formativa e travolgente ogni piccola o grande esplorazione. In conclusione, ancora tante meraviglie, ancora tanti spunti per alimentare la voglia di scoperta nella nostra terra unica, meravigliosa e infinitamente preziosa».

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