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Adolfo Wildt – Ladro di anime
Studio Guastalla presenta ADOLFO WILDT Ladro d’anime una collezione di circa quaranta disegni tra studi preparatori di monumenti e pergamene con oro e alcune sculture in marmo e bronzo.
Comunicato stampa
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ADOLFO WILDT
Ladro d’anime
Inaugurazione: giovedì 10 novembre ore 18
Fine della mostra: martedì 31 gennaio
Orari: dal martedì al sabato 10-13 15-19
Studio Guastalla Arte Moderna e Contemporanea Via Senato 24 20121 Milano Tel +3902780918 info@guastalla.com www.guastalla.com
Catalogo in galleria con un testo critico di Mirko Agliardi e una presentazione di Ettore e Silvia Guastalla
Studio Guastalla Arte Moderna e Contemporanea presenta una collezione di opere (circa quaranta disegni tra studi preparatori di monumenti e pergamene con oro e alcune sculture in marmo e bronzo) distillata in lunghi anni di ricerca attraverso le generazioni. Alcuni sono infatti stati ereditati dai bisnonni Belforte di Ettore e Silvia Guastalla, che nel 1922 aprirono a Livorno Bottega d’Arte, una delle prime gallerie italiane, dove esposero ripetutamente opere di Wildt in collettive e in una personale del 1930. A corredo dei disegni rimasti da allora nella collezione di famiglia, Studio Guastalla presenta lettere autografe di Adolfo e del figlio Francesco, che gli faceva da segretario, indirizzate all’epoca a Gino Belforte, concernenti questioni estetiche ed economiche. Molte altre opere sono state raccolte nel corso degli anni, soprattutto attraverso un contatto diretto con gli eredi di Wildt, ed alcune provengono da privati e gallerie d’arte.
Nonostante la coincidenza dell’inaugurazione di questa mostra, a cento anni dall’apertura di Bottega d’Arte, a celebrare un secolo di presenza della famiglia nel panorama dell’arte italiana, la mostra vuole essere una ricognizione contemporanea e non antiquaria dell’opera di un artista fedele a un ideale di arte come ricerca dell’idea e non del contenuto, della purezza e non della verosimiglianza, dell’astrazione e non del sentimento. Wildt ci parla in modo così urgente, cento anni dopo la realizzazione delle sue opere, perché la sua è un’arte mentale, astratta, e tremendamente tormentata. Mario Sironi, suo coetaneo che nella grande diversità lo amava e lo capiva, scrisse un bellissimo necrologio nel 1931, in occasione della morte dell’artista, su “Il Popolo d’Italia”, in cui colse il senso della sua “frenetica aspirazione verso quella stessa fatale, splendida, impassibile meraviglia” degli scultori barocchi.
Raramente un maestro è riuscito a trasmettere agli allievi il nocciolo profondo della propria visione del mondo lasciandoli poi liberi di trovare il loro nucleo più autentico come ha fatto Wildt con Lucio Fontana e Fausto Melotti, suoi discepoli all’Accademia di Brera. Ma ogni volta che guardiamo il nostro disegno del Cristo Crocifisso non possiamo non pensare a un taglio di Fontana, con quel segno netto, diagonale, privo di esitazioni. E nel disegno Mi dolgon fanciullo, dedicato a Margherita Sarfatti e al suo dolore supremo, quello della morte di un figlio, intravediamo, in quella croce formata da due sottili linee che si intersecano, il modello delle aeree costruzioni di Melotti. L’arte di WIldt è senza tempo perché emblematica, mai accomodante, mai facile. E quella nitidezza di verità non può essere imitata, ma solo fatta propria e trasformata in qualcosa di altrettanto nitido e vero, da chi ne ha la capacità. Ladro d’anime è la figura di un celebre disegno di Wildt, ma ci sembra anche una delle migliori definizioni di questo artista che passa la vita a carpire il segreto profondo della vita interiore, nascosta. A mostrare il dolore del mondo, nudo, senza veli, senza ipocrisie.
Tra le opere, alcune importanti sculture come Fides, realizzata da Wildt in marmo nel 1906 su commissione del suo mecenate prussiano Franz Rose che lo sostenne per anni indirizzandolo nello stesso tempo verso uno sguardo nordico e mitteleuropeo. Il volto del giovane ha una corona di spine e gli occhi stupefatti rivolti verso l’alto di chi ha affidato la propria fede al cielo e si interroga sul mistero di quella Fiducia. La scultura fu realizzata immediatamente prima di quei tre anni di gravissima depressione che Wildt stesso definì “notte mentale” alla fine dei quali, dopo aver ossessivamente scolpito e ossessivamente distrutto, l’artista emerse nella sua maturità stilistica. Un’altra importante scultura in mostra è il bozzetto in bronzo de Il battesimo della madre (Madre adottiva), che Wildt rielabora poi per inserirlo nel monumento funebre a Maria Salsi Crespi Bramanti al Cimitero Monumentale di Milano. Per la donna, che rimasta senza figli aveva adottato un trovatello, Wildt immagina un’iconografia materna in cui un nastro che abbraccia la figura della donna e del fanciullo unisce i due corpi in un abbraccio simbolico. Il panneggio di linee fitte e ondulate crea una struttura astratta di grande potenza visiva.
Superata definitivamente la crisi degli anni 1906-09 Wildt ebbe un periodo di “ritorno” alla classicità in parte testimoniata dal ritratto del piccolo Augusto Solari, realizzato da Wildt nell’ambito della Mostra del Salvadanaio, promossa nel 1918 da Toscanini per stimolare i bambini milanesi a raccogliere risparmi per gli orfani di guerra. I vincitori avrebbero ricevuto un ritratto da un famoso artista dell’epoca, e al bambino Augusto Solari toccò di essere ritratto in marmo da Wildt, che realizzò quattro esemplari della scultura. Questo in mostra (proveniente dagli eredi Wildt ed esposto nel 1930 a Bottega d’Arte su prestito dello stesso Wildt), impeccabile nello stato di conservazione, mostra da una parte l’addolcimento di quegli anni nello stile di WIidt rispetto alla drammaticità delle opere precedenti, il chiaro riferimento ai busti quattrocenteschi di Desiderio da Settignano, e nello stesso tempo i riferimenti al fitomorfismo liberty nelle volute dei capelli così come quella “finezza squisita fino alla tortura” notata da Margherita Sarfatti che conferisce al ritratto un tono distaccato, glaciale, da erma funebre.
Tra i molti disegni, alcuni già pubblicati negli anni ’20 e ’30 sui Bollettini di Bottega d’Arte, i cataloghi mensili che la galleria di Livorno realizzava per far conoscere al pubblico la propria attività, anche un bozzetto per un monumento in cui il curatore, Mirko Agliardi, ha rinvenuto il progetto per una scultura funebre presente al Cimitero Monumentale di Milano, finora inedita, di cui i documenti di archivio certificano la paternità wildtiana.
Ladro d’anime
Inaugurazione: giovedì 10 novembre ore 18
Fine della mostra: martedì 31 gennaio
Orari: dal martedì al sabato 10-13 15-19
Studio Guastalla Arte Moderna e Contemporanea Via Senato 24 20121 Milano Tel +3902780918 info@guastalla.com www.guastalla.com
Catalogo in galleria con un testo critico di Mirko Agliardi e una presentazione di Ettore e Silvia Guastalla
Studio Guastalla Arte Moderna e Contemporanea presenta una collezione di opere (circa quaranta disegni tra studi preparatori di monumenti e pergamene con oro e alcune sculture in marmo e bronzo) distillata in lunghi anni di ricerca attraverso le generazioni. Alcuni sono infatti stati ereditati dai bisnonni Belforte di Ettore e Silvia Guastalla, che nel 1922 aprirono a Livorno Bottega d’Arte, una delle prime gallerie italiane, dove esposero ripetutamente opere di Wildt in collettive e in una personale del 1930. A corredo dei disegni rimasti da allora nella collezione di famiglia, Studio Guastalla presenta lettere autografe di Adolfo e del figlio Francesco, che gli faceva da segretario, indirizzate all’epoca a Gino Belforte, concernenti questioni estetiche ed economiche. Molte altre opere sono state raccolte nel corso degli anni, soprattutto attraverso un contatto diretto con gli eredi di Wildt, ed alcune provengono da privati e gallerie d’arte.
Nonostante la coincidenza dell’inaugurazione di questa mostra, a cento anni dall’apertura di Bottega d’Arte, a celebrare un secolo di presenza della famiglia nel panorama dell’arte italiana, la mostra vuole essere una ricognizione contemporanea e non antiquaria dell’opera di un artista fedele a un ideale di arte come ricerca dell’idea e non del contenuto, della purezza e non della verosimiglianza, dell’astrazione e non del sentimento. Wildt ci parla in modo così urgente, cento anni dopo la realizzazione delle sue opere, perché la sua è un’arte mentale, astratta, e tremendamente tormentata. Mario Sironi, suo coetaneo che nella grande diversità lo amava e lo capiva, scrisse un bellissimo necrologio nel 1931, in occasione della morte dell’artista, su “Il Popolo d’Italia”, in cui colse il senso della sua “frenetica aspirazione verso quella stessa fatale, splendida, impassibile meraviglia” degli scultori barocchi.
Raramente un maestro è riuscito a trasmettere agli allievi il nocciolo profondo della propria visione del mondo lasciandoli poi liberi di trovare il loro nucleo più autentico come ha fatto Wildt con Lucio Fontana e Fausto Melotti, suoi discepoli all’Accademia di Brera. Ma ogni volta che guardiamo il nostro disegno del Cristo Crocifisso non possiamo non pensare a un taglio di Fontana, con quel segno netto, diagonale, privo di esitazioni. E nel disegno Mi dolgon fanciullo, dedicato a Margherita Sarfatti e al suo dolore supremo, quello della morte di un figlio, intravediamo, in quella croce formata da due sottili linee che si intersecano, il modello delle aeree costruzioni di Melotti. L’arte di WIldt è senza tempo perché emblematica, mai accomodante, mai facile. E quella nitidezza di verità non può essere imitata, ma solo fatta propria e trasformata in qualcosa di altrettanto nitido e vero, da chi ne ha la capacità. Ladro d’anime è la figura di un celebre disegno di Wildt, ma ci sembra anche una delle migliori definizioni di questo artista che passa la vita a carpire il segreto profondo della vita interiore, nascosta. A mostrare il dolore del mondo, nudo, senza veli, senza ipocrisie.
Tra le opere, alcune importanti sculture come Fides, realizzata da Wildt in marmo nel 1906 su commissione del suo mecenate prussiano Franz Rose che lo sostenne per anni indirizzandolo nello stesso tempo verso uno sguardo nordico e mitteleuropeo. Il volto del giovane ha una corona di spine e gli occhi stupefatti rivolti verso l’alto di chi ha affidato la propria fede al cielo e si interroga sul mistero di quella Fiducia. La scultura fu realizzata immediatamente prima di quei tre anni di gravissima depressione che Wildt stesso definì “notte mentale” alla fine dei quali, dopo aver ossessivamente scolpito e ossessivamente distrutto, l’artista emerse nella sua maturità stilistica. Un’altra importante scultura in mostra è il bozzetto in bronzo de Il battesimo della madre (Madre adottiva), che Wildt rielabora poi per inserirlo nel monumento funebre a Maria Salsi Crespi Bramanti al Cimitero Monumentale di Milano. Per la donna, che rimasta senza figli aveva adottato un trovatello, Wildt immagina un’iconografia materna in cui un nastro che abbraccia la figura della donna e del fanciullo unisce i due corpi in un abbraccio simbolico. Il panneggio di linee fitte e ondulate crea una struttura astratta di grande potenza visiva.
Superata definitivamente la crisi degli anni 1906-09 Wildt ebbe un periodo di “ritorno” alla classicità in parte testimoniata dal ritratto del piccolo Augusto Solari, realizzato da Wildt nell’ambito della Mostra del Salvadanaio, promossa nel 1918 da Toscanini per stimolare i bambini milanesi a raccogliere risparmi per gli orfani di guerra. I vincitori avrebbero ricevuto un ritratto da un famoso artista dell’epoca, e al bambino Augusto Solari toccò di essere ritratto in marmo da Wildt, che realizzò quattro esemplari della scultura. Questo in mostra (proveniente dagli eredi Wildt ed esposto nel 1930 a Bottega d’Arte su prestito dello stesso Wildt), impeccabile nello stato di conservazione, mostra da una parte l’addolcimento di quegli anni nello stile di WIidt rispetto alla drammaticità delle opere precedenti, il chiaro riferimento ai busti quattrocenteschi di Desiderio da Settignano, e nello stesso tempo i riferimenti al fitomorfismo liberty nelle volute dei capelli così come quella “finezza squisita fino alla tortura” notata da Margherita Sarfatti che conferisce al ritratto un tono distaccato, glaciale, da erma funebre.
Tra i molti disegni, alcuni già pubblicati negli anni ’20 e ’30 sui Bollettini di Bottega d’Arte, i cataloghi mensili che la galleria di Livorno realizzava per far conoscere al pubblico la propria attività, anche un bozzetto per un monumento in cui il curatore, Mirko Agliardi, ha rinvenuto il progetto per una scultura funebre presente al Cimitero Monumentale di Milano, finora inedita, di cui i documenti di archivio certificano la paternità wildtiana.
10
novembre 2022
Adolfo Wildt – Ladro di anime
Dal 10 novembre 2022 al 31 gennaio 2023
arte moderna
Location
STUDIO GUASTALLA
Milano, Via Senato, 24, (Milano)
Milano, Via Senato, 24, (Milano)
Orario di apertura
10-13 15-19 esclusi lunedì e festivi
chiusura dal 24 al 31 dicembre
Vernissage
10 Novembre 2022, ore 18
Editore
Studio Guastalla Arte Moderna e Contemporanea
Autore
Curatore
Autore testo critico