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Qual è stato il tuo percorso artistico?
Il mio percorso artistico è iniziato da bambina, ho intrapreso i primi rapporti di fiducia con i miei collezionisti all’età di 13 anni. Figlia d’arte, mio padre pittore e scultore mi portava con sé nei laboratori in cui lavorava. Il passo dalla grafica alla scultura in terracotta è stato breve, poi i simposi di scultura e medaglistica mi hanno dato modo di conoscere artisti da tutto il mondo prima dei 18 anni. Mi sono laureata in lingue e ho studiato arte presso il Liceo Artistico di Porta Romana di Firenze. La mia produzione ha festeggiato i 40 anni quest’anno, contando un quantitativo di opere pezzi unici incalcolabile. Sono un’artista prolifica. Le due strade della mia carriera, quella linguistica e quella artistica si protraggono tutt’ora, dandomi la possibilità di scambi culturali e artistici sulle soluzioni formali e concettuali frutto di sperimentazioni e contatti esteri. Oggi la sperimentazione continua
sull’associazione dei materiali finalizzata ad una sempre più efficace espressione delle emozioni.
Quali sono gli elementi principali del tuo lavoro?
In quale modo secondo te l’arte può interagire con la società, diventando strumento di riflessione e spinta al cambiamento?
complementare con il mondo emotivo del fruitore, se la persona si riconosce o riconosce qualcosa del proprio vissuto nell’opera che osserva, in modo che si instauri una corrispondenza di “amorosi sensi” tale che l’osservatore non sia più lo stesso dopo l’incontro con l’opera d’arte.
Quali sono i tuoi programmi per il futuro?
In quale modo le istituzioni potrebbero agevolare il lavoro di artisti e curatori?
Dal canto loro i curatori dovrebbero fare lo sforzo di uscire dagli stereotipi delle classificazioni dell’arte ( moderna / contemporanea) per capire che il valore economico ed empatico dell’arte va al di là dei percorsi economico-culturali a circuito chiuso. Uscire da queste limitazioni agevolerebbe sicuramente gli artisti e rinnoverebbe le visioni dei curatori.