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exibart prize incontra Francesca Boi / Freshen
exibart.prize
di redazione
Qual è stato il tuo percorso artistico?
Ho iniziato il mio percorso artistico quando sono venuta al mondo. Credo che ogni artista abbia innata la consapevolezza di esserlo fin da subito. Disegnavo, costruivo e cucivo tutto quello che vedevo attraverso i miei occhi nella mia realtà immaginaria. Vedere i colori e le forme ad occhi chiusi. Mi sono diplomata all’istituto d’arte di Torino nel disegno della moda e del costume e poi ho proseguito i miei studi con l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino diplomandomi in Scenografia. Durante il periodo accademico ho avuto modo di sperimentare ancora di più il desiderio di creare al di là di ogni convenzione. Applicare la scenografia al costume e viceversa, creando un gioco di distanziamenti e intersezioni, delineando un racconto visivo in cui anche lo spettatore può prendere parte al gioco. Le mie sono opere sorridenti, nonostante tutto, perché ad un certo punto mi sono ammalata (endometriosi con altre meraviglie), ma non ho mai smesso di vedere oltre il dolore. Ho partecipato a diverse manifestazioni di arte e di moda tra cui YouNique a VILLA CIANI, Lugano, Premio Dante e la Divina Commedia alla Rocca Brivio Sforza, Biennale di Venezia al Padiglione San Marino e Palazzo del Cinema al Lido, MIART a Milano, BYHAND a Palazzo Bertalazone di San Fermo di Torino, ARTOUR-O IL MUST a Villa La Vedetta di Firenze, OFFICINE DELL’UMBRIA a Palazzo Lucarini di Trevi, IO SPOSA by COSMOPROF a Milano, CÔTÉ FASHION del Presidio Slow & Smart Fashion a Torino, VOGUE FASHION NIGHT OUT a Palazzo Antinori di Firenze, SALONEOFF al SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO a Torino.
Nel 2006 ho dato vita a Freshen un progetto artistico, nato nel 1996, dedicato alla creazione di progetti culturali ad alto impatto formativo e sociale, riguardanti diverse tematiche, dall’arte allo sport, dall’ambiente alla didattica nelle scuole, dalla promozione del territorio a quella delle aziende.
Vivo e lavoro come artista e consulente nel mio studio a Rosignano Monferrato, sopra i vigneti dell’Unesco; sviluppo progetti che rispondono ad alcune delle tematiche dell’Agenda ONU 2030 e altri progetti culturali, in cui arte e territorio si uniscono in un amorevole connubio..
Quali sono gli elementi principali del tuo lavoro?
Le mie creature hanno una natura eclettica e variegata: passando dalla ricostruzione storica degli abiti alle eco installazioni, dal disegno alla scultura, sperimentando forme e colori attraverso l’utilizzo di diversi materiali: tessuti, carta, elementi naturali, paste di argilla modellabili e resine creando opere indossabili e habit_abili. Traggo ispirazione dai paesaggi collinari e dal paesaggio: la natura è una maestra assoluta in grado di rinnovarsi sempre. I materiali sono anche recuperati, lavorati a mano come in un intreccio per cucirli insieme, come le relazioni, i colori abbinati secondo rituale; dipinti, ricamati, come per tracciare segni nel tempo, unendo tecniche del passato, ecosostenibilità e innovazione. Tagli e pieghe danno forma a morbide architetture, che rivestono il corpo e l’ambiente con sensazioni di armonia e delicatezza. Attraverso la mia ricerca stilistica, voglio rievocare la passione per la manualità, assecondando la mutevolezza e l’unicità di ogni individuo, ogni natura.
In quale modo secondo te l’arte può interagire con la società, diventando strumento di riflessione e spinta al cambiamento?
Credo che l’arte si stia già da tempo muovendo verso un rinnovamento interattivo con la società. Sviluppare progetti sul territorio, dando vita a interazioni tra arte e cultura del luogo, facendo una programmazione a lungo termine, può aiutare la società stessa a desiderare un cambiamento positivo, con la volontà di investire anche in una missione e visione condivisa e partecipata.
Quali sono i tuoi programmi per il futuro?
In quale modo le istituzioni potrebbero agevolare il lavoro di artisti e curatori?
Promuovendoli e sostenendoli economicamente esattamente come fanno per i loro interessi.