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Other identity #34, altre forme di identità culturali e pubbliche: Alessandra Scoppetta
Fotografia
Tratta dall’omonima rassegna ideata dall’artista e curatore indipendente Francesco Arena, la rubrica “OTHER IDENTITY – Altre forme di identità culturali e pubbliche” vuole essere una cartina al tornasole capace di misurare lo stato di una nuova e più attuale grammatica visiva, presentando il lavoro di autori e artisti che operano con i linguaggi della fotografia, del video e della performance, per indagare i temi dell’identità e dell’autorappresentazione. Questa settimana l’ospite intervistato è Alessandra Scoppetta.
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Un post condiviso da Alessandra N. Scoppetta (@alessandrascoppetta)
Other Identity: Alessandra Scoppetta
Il nostro privato è pubblico e la rappresentazione di noi stessi si modifica e si spettacolarizza continuamente in ogni nostro agire. Qual è la tua rappresentazione di arte?
«La mia rappresentazione di arte è tutto ciò che non è per come appare».
Creiamo delle vere e proprie identità di genere che ognuno di noi sceglie in corrispondenza delle caratteristiche che vuole evidenziare, così forniamo tracce. Qual è la tua “identità” nell’arte contemporanea?
«Io cerco attraverso la fotografia, più precisamente nell’autoritratto di rappresentare chi sono e cosa sono in quel preciso momento, o quello che avrei voluto essere, ed è una sorta di diario, di mappa anche per me. Mi ha insegnato ad esprimermi e ad accettare che la diversità è bellezza non vergogna».
Quanto conta per te l’importanza dell’apparenza sociale e pubblica?
«Per me conta niente, possiamo provare ad apparire in un milione di modi diversi, ma comunque quell’immagine sarà filtrata dagli occhi di chi ci osserva e quindi non sarà mai la stessa immagine che cerchiamo di dare, e se diamo troppa importanza a questo finiamo per perderci e siamo nessuno e tutti allo stesso tempo, ciò che conta per me dopo tanta autoanalisi è l’immagine che ho io di me».
Il richiamo, il plagio, la riedizione, il ready made dell’iconografia di un’identità legata al passato, al presente e al contemporaneo sono messi costantemente in discussione in una ricerca affannosa di una nuova identificazione del sé, di un nuovo valore di rappresentazione. Qual è il tuo valore di rappresentazione oggi?
«In realtà non sarei onesta nel dare una risposta univoca, in quanto anche inconsciamente siamo influenzati da tutto ciò che abbiamo visto, letto e sentito».
ll nostro “agire” pubblico, anche con un’opera d’arte, travolge il nostro quotidiano, la nostra vita intima, i nostri sentimenti o, meglio, la riproduzione di tutto ciò che siamo e proviamo ad apparire nei confronti del mondo. Tu ti definisci un’artista agli occhi del mondo?
«Mi definisco un’artista perché penso che ogni essere umano a modo suo lo sia, alcuni coltivano l’arte in un senso ampio del termine ogni giorno della loro vita, nelle scelte che fanno, nel modo in cui agiscono, altri la dimenticano».
Quale “identità culturale e pubblica” avresti voluto essere oltre a quella che ti appartiene?
«Io avrei voluto essere una quantità di cose/persone infinita, e questo a volte mi sfinisce, e per me la fotografia è in gran parte questo: sono io, sono anche tutte le cose che voglio essere e tutte le cose che avrei voluto essere».
Biografia
Alessandra Nicoletta Scoppetta nasce a Cagliari il 23 Giugno 1993, dove tutt’ora vive. Si diploma al liceo classico “Salesiani Don Bosco”, intraprende successivamente gli studi presso la facoltà di psicologia di Cagliari, ma dopo qualche tempo capisce che quella strada non era la sua. Da sempre appassionata di letteratura, arte ed in particolar modo affascinata dal mondo della fotografia. Studia dapprima come autodidatta, per poi approfondire con dei corsi in una scuola a Cagliari. La sua fotografia si focalizza sull’autoritratto.
“La fotografia per me è terapia, un modo di tirare fuori tutto quello che ho dentro: il mio mondo, il mio modo di vedere e vivere la realtà che mi circonda, una visione astratta, mai veramente nitida, che però per me è reale e concreta. Ogni giorno vivo immersa in queste immagini mentali di realtà frammentata e sospesa, riesco quasi a percepirne ogni dettaglio pur non riuscendo a percepire me stessa in modo nitido. Utilizzo me e il mio corpo per comunicare ciò che sento, per fondermi e confondermi. La fotografia mi permette di essere chi voglio, quando voglio, dove voglio e quando voglio, non c’è limite se non quello che metti tu”.
Partecipa a diverse esposizioni: Respiri”, collettiva, EXART, Cagliari, 2018; “Connessioni”, collettiva, Cagliari, 2018; “Skin”, personale, spazio LAB 291, Cagliari, 2019; “Le declinazioni dell’anima”, collettiva, Lazzaretto Cagliari, Cagliari, 2019; “Mostruosa” a cura di Settimo Benedusi, personale, Milano, 2019; “Non la capisco”, collettiva, Lazzaretto Cagliari, Cagliari, 2020, “Imagenation Paris” , collettiva, fondazione Lucia Matalon, Milano, 2021, Other Identity-altre forme di Identità culturali e pubbliche, collettiva, sedi varie, Genova, 2022. Ad oggi lavora nel suo studio di Cagliari in cui si occupa di fotografia ritrattistica e pubblicitaria.