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Tatiana Defraine
Acappella è lieta di annunciare la seconda mostra personale in galleria dell’artista francese Tatiana Defraine nata a Libourne, Francia, nel 1986, vive e lavora a Bordeaux. In I AM WATER, Tatiana Defraine ci mostra piccoli dipinti di creature acquatiche addormentate nel loro bagno.
Comunicato stampa
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I AM WATER
Esco fuori dagli argini, trabocco, sussurra. Sono un fiume in piena, sono inafferabile. Siamo viste come ragazze isteriche - ricorda Marthe Bonnard -, come delle donne pazze e narcisiste. A volte come dei fantasmi - Ofelia annegata -, a volte come delle fertili dee della pioggia che riportano in vita la terra arida.
Il mondo le ha prese in consegna per esprimere i suoi mali e i suoi misteri, ma chi le ascolta? Chi davvero le guarda, oltre che come una fantasia voyeuristica, una Diana spiata mentre fa il bagno?
Portando uno sguardo distintivo alla femminilità ipersfruttata, le piccole ninfe di Tatiana Defraine incarnano l’urgenza pacata di reclamare un ‘io’ da troppo tempo definito dal solo sguardo maschile. Con gli occhi chiusi, come per isolarsi dal mondo, l'acqua è il loro unico specchio. Come è amichevole l'acqua – il solo elemento in grado di riflettere la loro natura incerta. Simbolo di metamorfosi e cambiamento, l'acqua offre loro l'ozio tanto desiderato nel più intimo dei luoghi, per sfuggire a chi osserva.
Gli occhi degli altri sono le nostre prigioni, scriveva Virginia Woolf.
I corpi che si fondono con l'acqua del bagno evocano i contorni rimossi del sé. Le vasche da bagno presenti in ogni dipinto rappresentano tutte delle minuscole stanze, dei giardini segreti e dei gusci protettivi come delle conchiglie dove il gioco della rappresentazione è magicamente assente.
L'acqua calda scioglie la gabbia dell’immagine femminile; questo è probabilmente ciò di cui parlava Sylvia Plath. Con il loro sorriso sereno e divertito, le bagnanti sembrano pensare: io sono uno specchio d'acqua, tu non potrài mai prendermi.
Clara Batistic
--
I AM WATER
“There must be quite a few things a hot bath won't cure, but I don't know
many of them. Whenever I'm sad I'm going to die, or so nervous I can't
sleep, or in love with somebody I won't be seeing for a week, I slump down
just so far and then I say: "I'll go take a hot bath.”
Sylvia Plath, The Bell Jar
I am overflowing, she whispers. I am a river in spate, elusive.
They are seen as hysterical girls - remember Marthe Bonnard -, as some narcissistic mad women. Now some ghosts - drowned Ophelias -, now some fertile rain goddesses giving life to the arid land. The world has taken them over to express its pains and mysteries, but who listens to them? Who really looks at them, other than as a voyeuristic fantasy, a Diana spied on during her bath? Bringing a distinct look at this hyperexploited feminine, Tatiana Defraine’s little nymphs embody the quiet urge to reclaim a self for far too long defined by the male gaze.
Eyes closed as if to cut themselves off from the world, water is their only mirror. How friendly water is - the only one able to reflect their fluid nature. Symbol of metamorphosis and change, water offers them the much-wanted idleness in the most intimate of places, to escape the observers. The eyes of others are our prisons, Virginia Woolf wrote.
The bodies that melt in the bath water evoke the removed contours of the self. The bathtubs featured in each painting are all tiny rooms of one’s own, secret gardens, and protective shells where the games of representation are absent. Hot water dissolves the cages of the feminine image; this is probably what Sylvia Plath was talking about.
With their amused and peaceful smile, the bathers seem to think: I am a body of water, you can never seize me.
Clara Batistic
Esco fuori dagli argini, trabocco, sussurra. Sono un fiume in piena, sono inafferabile. Siamo viste come ragazze isteriche - ricorda Marthe Bonnard -, come delle donne pazze e narcisiste. A volte come dei fantasmi - Ofelia annegata -, a volte come delle fertili dee della pioggia che riportano in vita la terra arida.
Il mondo le ha prese in consegna per esprimere i suoi mali e i suoi misteri, ma chi le ascolta? Chi davvero le guarda, oltre che come una fantasia voyeuristica, una Diana spiata mentre fa il bagno?
Portando uno sguardo distintivo alla femminilità ipersfruttata, le piccole ninfe di Tatiana Defraine incarnano l’urgenza pacata di reclamare un ‘io’ da troppo tempo definito dal solo sguardo maschile. Con gli occhi chiusi, come per isolarsi dal mondo, l'acqua è il loro unico specchio. Come è amichevole l'acqua – il solo elemento in grado di riflettere la loro natura incerta. Simbolo di metamorfosi e cambiamento, l'acqua offre loro l'ozio tanto desiderato nel più intimo dei luoghi, per sfuggire a chi osserva.
Gli occhi degli altri sono le nostre prigioni, scriveva Virginia Woolf.
I corpi che si fondono con l'acqua del bagno evocano i contorni rimossi del sé. Le vasche da bagno presenti in ogni dipinto rappresentano tutte delle minuscole stanze, dei giardini segreti e dei gusci protettivi come delle conchiglie dove il gioco della rappresentazione è magicamente assente.
L'acqua calda scioglie la gabbia dell’immagine femminile; questo è probabilmente ciò di cui parlava Sylvia Plath. Con il loro sorriso sereno e divertito, le bagnanti sembrano pensare: io sono uno specchio d'acqua, tu non potrài mai prendermi.
Clara Batistic
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I AM WATER
“There must be quite a few things a hot bath won't cure, but I don't know
many of them. Whenever I'm sad I'm going to die, or so nervous I can't
sleep, or in love with somebody I won't be seeing for a week, I slump down
just so far and then I say: "I'll go take a hot bath.”
Sylvia Plath, The Bell Jar
I am overflowing, she whispers. I am a river in spate, elusive.
They are seen as hysterical girls - remember Marthe Bonnard -, as some narcissistic mad women. Now some ghosts - drowned Ophelias -, now some fertile rain goddesses giving life to the arid land. The world has taken them over to express its pains and mysteries, but who listens to them? Who really looks at them, other than as a voyeuristic fantasy, a Diana spied on during her bath? Bringing a distinct look at this hyperexploited feminine, Tatiana Defraine’s little nymphs embody the quiet urge to reclaim a self for far too long defined by the male gaze.
Eyes closed as if to cut themselves off from the world, water is their only mirror. How friendly water is - the only one able to reflect their fluid nature. Symbol of metamorphosis and change, water offers them the much-wanted idleness in the most intimate of places, to escape the observers. The eyes of others are our prisons, Virginia Woolf wrote.
The bodies that melt in the bath water evoke the removed contours of the self. The bathtubs featured in each painting are all tiny rooms of one’s own, secret gardens, and protective shells where the games of representation are absent. Hot water dissolves the cages of the feminine image; this is probably what Sylvia Plath was talking about.
With their amused and peaceful smile, the bathers seem to think: I am a body of water, you can never seize me.
Clara Batistic
24
novembre 2022
Tatiana Defraine
Dal 24 novembre 2022 al 15 gennaio 2023
arte moderna
Location
ACAPPELLA
Napoli, Via Cappella Vecchia, 8, (Napoli)
Napoli, Via Cappella Vecchia, 8, (Napoli)
Orario di apertura
dal martedi al venerdi dalle 16 alle 20
Vernissage
24 Novembre 2022, dalle 19 alle 22
Sito web
Autore
Autore testo critico
Media partner
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