25 novembre 2022

Paul Etienne Lincoln, The world and its inhabitants – Guido Costa Projects

di

Un po' Melies, un po' Fellini, tra incanto, meraviglia e tecnica, l'artista inglese Paul Etienne Lincoln porta i suoi automi negli spazi di Guido Costa Projects, per scavare nell'individuo

The Ringmaster performing Rigby & Peller, Duane Park, New York City, 2022

“The world and its inhabitants” è il titolo della mostra personale di Paul Etienne Lincoln (Londra, 1959, vive e lavora a New York) in corso da Guido Costa Projects a Torino. Varcando la soglia della galleria si ha l’impressione di entrare in un mondo magico, qualcosa tra un circo e il regno di un prestigiatore o di un mago che potrebbe essere uscito da un film di Fellini. Solo che il mago qui è l’artista, o forse è più vera la reciproca.

Paul Etienne Lincoln, The world and its inhabitants, veduta della mostra, Guido Costa Projects, 2022, ph. Stephen Roach

Dal 1982 ad oggi Paul Etienne Lincoln ha dato vita a una piccola ritualità. Ogni anno crea un piccolo automa che rappresenta un personaggio di sua scelta, non necessariamente inerente a un tempo o uno spazio preciso, e neppure per forza legato al mondo contemporaneo. Basta che sia qualcuno la cui vita sia stata curiosa, interessante o forse utile, anche solo per bellezza e originalità, al resto del mondo. Il piccolo automa entra, così, a far parte di una curiosa squadra di creature fatte come lui e viene presentato a una ristretta e selezionata cerchia di persone nel corso di un piccolo evento privato. Creato con oggetti, meccanismi più o meno farraginosi e cervellotici, il piccolo automa condensa in sé l’essenza del personaggio ritratto.

Paul Etienne Lincoln, The world and its inhabitants, veduta della mostra, Guido Costa Projects, 2022, ph. Stephen Roach

Ma non finisce qui. Sfruttando un meccanismo elettrico di sua invenzione, che ora campeggia al centro della galleria simile a una scultura in movimento, l’artista genera un flusso di energia elettrica e la convoglia verso i piccoli automi per mezzo di una bacchetta elettrica, senz’altro magica, che per un brevissimo lasso di tempo fa sì che i personaggi si muovano e sembrino prendere vita.

Paul Etienne Lincoln, The world and its inhabitants, veduta della mostra, Guido Costa Projects, 2022, ph. Stephen Roach

Il primo automa creato ha il sapore dell’inizio: è un piccolo Adamo/Eva dalla forma curiosa, che ora campeggia al principio del percorso espositivo, all’ingresso della galleria. A partire da qui si apre, poi, una carrellata di personaggi curiosi, bizzarri e spesso geniali, che starebbero benissimo nelle storie raccontate dal miglior Baricco. Ognuno di loro occupa una teca, in attesa del momento in cui lo stesso Lincoln, alias Ringmaster, vestirà di nuovo i panni del mago e decida di dar vita al macchinario capace di convogliare l’energia elettrica e, come si è detto, attraverso una studiata finzione, generare il movimento e l’illusione della vita.

Paul Etienne Lincoln, The world and its inhabitants, veduta della mostra, Guido Costa Projects, 2022, ph. Stephen Roach

Tra i personaggi ci sono re e regine ma anche gente pressoché ignota alle pagine della storia, la cui vita però è stata segnata da qualche fatto particolare, come una passione o un gesto che ha segnato per sempre la loro figura o esistenza, così come quella delle persone che li circondavano. C’è il mitico Django Reinhardt, lo zingaro che ha rivoluzionato la storia della chitarra jazz con il suo unico modo di suonare usando le sole tre dita rimastegli dopo l’incendio del suo caravan; ma c’è anche Chopin, il grande musicista con il terrore del sepolcro, il quale chiese, pare, che dopo la morte il suo cuore venisse conservato sotto spirito, se possibile un buon bicchiere di cognac. Ci sono le visioni ipertecnologiche novecentesche di Fritz Lang, ma c’è anche la Marchesa Casati, che vedeva sé stessa come un’opera d’arte, proprio nel senso dell’oggetto; e c’è la storia della bellissima attrice Venera Alexandresco, che negli anni trenta del novecento finì espulsa per ragioni politiche dall’Italia fascista.

Paul Etienne Lincoln, The world and its inhabitants, veduta della mostra, Guido Costa Projects, 2022, ph. Stephen Roach

L’affascinante percorso espositivo non può non far venire in mente gli automata di Méliès, come tutta la tradizione del golem che prende vita nelle mani del suo fattore. Riflettendo, si può, però, osservare come a modo loro, ciascun automa sia and e soprattutto pensato un piccolo ritratto, o meglio un ritratto-racconto, capace di cogliere nel segno quei due o tre tratti caratteristici del proprio soggetto, rendendo plasticamente di volta in volta il personaggio prescelto.

Paul Etienne Lincoln, The world and its inhabitants, veduta della mostra, Guido Costa Projects, 2022, ph. Stephen Roach

Fin dai tempi più antichi della civiltà occidentale, dall’epoca classica, passando per l’umanesimo e il Rinascimento e poi correndo via via, come in quel film di Godard, lungo la storia dell’arte fino ai giorni nostri, il ritratto appare come la rappresentazione di un volto, ma anche di un carattere, di una vocazione e una storia che è anche, appunto, sempre potenzialmente un racconto. Se questo è vero i piccoli automi sono a loro modo dei veri e propri ritratti: non certo dipinti su tela, né scolpiti nel marmo o fusi nel bronzo, ma messi insieme in molto più fantasioso e contemporaneo.

Paul Etienne Lincoln, The world and its inhabitants, veduta della mostra, Guido Costa Projects, 2022, ph. Stephen Roach

Tutta la mostra può, allora, essere letta in questa chiave. Anche, tra le altre cose, come una riflessione sul ritratto contemporaneo, o almeno come una lettura personalissima, geniale e bizzarra, di questo tema. Certo è, che l’artista dà vita a un suo piccolo mondo parallelo, intenso e ricchissimo, magicamente popolato da curiosi abitanti che attraggono il visitatore con le loro storie e i loro racconti intriganti e misteriosi, coinvolgendolo in un vortice di suggestioni e bellezza.

Paul Etienne Lincoln, The world and its inhabitants, veduta della mostra, Guido Costa Projects, 2022, ph. Stephen Roach

La mostra è stata inaugurata lo scorso 5 novembre ed è visitabile da Guido Costa Projects fino al prossimo 10 febbraio 2023.

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