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Erin Johnson – Daisy Chain
Daisy Chain, prima mostra personale dell’artista statunitense Erin Johnson (1985) in Italia, presenta video e installazioni su temi come la complessità delle relazioni interpersonali, il desiderio queer e la resistenza di genere.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Galleria Eugenia Delfini è lieta di presentare Daisy Chain, prima mostra personale dell’artista statunitense Erin Johnson (1985) in Italia e seconda mostra del suo programma espositivo iniziato ad ottobre 2022.
Johnson lavora principalmente con il video e l'installazione su temi come la complessità delle relazioni interpersonali, il desiderio queer e la resistenza di genere ed è stata recentemente nominata da Filmmaker Magazine uno dei 25 registi indipendenti più interessanti del 2022.
Per questa prima mostra in galleria, Johnson presenta un’installazione composta da video, fotografie e sculture che immergono il pubblico in una dimensione sonora e sensuale. Nei lavori esposti infatti, Johnson in scena i gesti e le promiscuità di amicə, coetaneə e amanti intrecciando e comparando sullo stesso piano storie queer ambientali con quelle di alcunə giovanə.
Nel video a tre canali Oranges (2021) ci sono un gruppo di ragazzə impegnatə in uno scambio di arance, uno ad uno in successione assaporano, giocano o odorano il frutto. La telecamera lə circonda e riprende i sussurri e gli atti di questa condivisione intima e causale restituendo un ritratto della collettività in cui le persone si uniscono come parti distinte di un tutto.
In There are things in this world that are yet to be named (2020) invece troviamo alcunə ragazzə che osservano a laboratorio il Solanum plastisexum, una specie di pomodoro australiano capace di produrre sia fiori maschili che femminili che ermafroditi e che per questa sua instabilità sessuale è ruscitə a disorientare per molto tempo gli scienziati. Mentre lə ragazzə si prendono cura del pomodoro, una voce fuori campo legge uno scambio di lettere d’amore tra due donne finché la camera lə riprende in un lungo piano
sequenza mentre cantano in loop: There are things in this world that are yet to be named (ci sono cose in questo mondo che ancora vanno nominate).
Infine, le fotografie immortalano alcuni momenti collettivi di condivisione suggerendo prospettive di inclusività e le sculture celebrano il Solanum plastisexum che, come sottolinea Wendy Lotterman, nel suo testo di presentazione della mostra: “si offre gentilmente come forma di protesta naturale alla promozione della differenza sessuale da imposizione ideologica a fatto biologico.”
NOTE BIOGRAFICHE
Erin Johnson (1985, USA) è una video artista di base a New York e Assistente Professoressa di Film & Video al Maryland Institute College of Art (MICA) di Baltimore, MD.
I suoi cortometraggi e le installazioni video intrecciano lo stile cinematografico documentaristico con quello più sperimentale e narrativo per interrogare le nozioni di collettività, dissenso e identità queer.
Johnson ha ricevuto un Master in Arti Visive e in New Media dalla UC Berkeley nel 2013, ha frequentato la Skowhegan School of Painting & Sculpture nel 2019 e ha recentemente completato le residenze presso Pioneer Works (Brooklyn, NY), Jan van Eyck Academie (Maastricht, NL), Lower Manhattan Community Council (LMCC), Hidrante (San Juan, PR) e Lighthouse Works (Fishers Island, NY).
Il suo lavoro è stato recentemente acquisito dal Farnsworth Art Museum e dal Bowdoin Art Museum ed esposto o proiettato al MOCA Toronto (Toronto), Munchmuseet (Oslo), Times Square Arts (New York), deCordova Sculpture Park and Museum (Boston), Billytown (The Hague) e Telfair Museums (Savannah).
Johnson lavora principalmente con il video e l'installazione su temi come la complessità delle relazioni interpersonali, il desiderio queer e la resistenza di genere ed è stata recentemente nominata da Filmmaker Magazine uno dei 25 registi indipendenti più interessanti del 2022.
Per questa prima mostra in galleria, Johnson presenta un’installazione composta da video, fotografie e sculture che immergono il pubblico in una dimensione sonora e sensuale. Nei lavori esposti infatti, Johnson in scena i gesti e le promiscuità di amicə, coetaneə e amanti intrecciando e comparando sullo stesso piano storie queer ambientali con quelle di alcunə giovanə.
Nel video a tre canali Oranges (2021) ci sono un gruppo di ragazzə impegnatə in uno scambio di arance, uno ad uno in successione assaporano, giocano o odorano il frutto. La telecamera lə circonda e riprende i sussurri e gli atti di questa condivisione intima e causale restituendo un ritratto della collettività in cui le persone si uniscono come parti distinte di un tutto.
In There are things in this world that are yet to be named (2020) invece troviamo alcunə ragazzə che osservano a laboratorio il Solanum plastisexum, una specie di pomodoro australiano capace di produrre sia fiori maschili che femminili che ermafroditi e che per questa sua instabilità sessuale è ruscitə a disorientare per molto tempo gli scienziati. Mentre lə ragazzə si prendono cura del pomodoro, una voce fuori campo legge uno scambio di lettere d’amore tra due donne finché la camera lə riprende in un lungo piano
sequenza mentre cantano in loop: There are things in this world that are yet to be named (ci sono cose in questo mondo che ancora vanno nominate).
Infine, le fotografie immortalano alcuni momenti collettivi di condivisione suggerendo prospettive di inclusività e le sculture celebrano il Solanum plastisexum che, come sottolinea Wendy Lotterman, nel suo testo di presentazione della mostra: “si offre gentilmente come forma di protesta naturale alla promozione della differenza sessuale da imposizione ideologica a fatto biologico.”
NOTE BIOGRAFICHE
Erin Johnson (1985, USA) è una video artista di base a New York e Assistente Professoressa di Film & Video al Maryland Institute College of Art (MICA) di Baltimore, MD.
I suoi cortometraggi e le installazioni video intrecciano lo stile cinematografico documentaristico con quello più sperimentale e narrativo per interrogare le nozioni di collettività, dissenso e identità queer.
Johnson ha ricevuto un Master in Arti Visive e in New Media dalla UC Berkeley nel 2013, ha frequentato la Skowhegan School of Painting & Sculpture nel 2019 e ha recentemente completato le residenze presso Pioneer Works (Brooklyn, NY), Jan van Eyck Academie (Maastricht, NL), Lower Manhattan Community Council (LMCC), Hidrante (San Juan, PR) e Lighthouse Works (Fishers Island, NY).
Il suo lavoro è stato recentemente acquisito dal Farnsworth Art Museum e dal Bowdoin Art Museum ed esposto o proiettato al MOCA Toronto (Toronto), Munchmuseet (Oslo), Times Square Arts (New York), deCordova Sculpture Park and Museum (Boston), Billytown (The Hague) e Telfair Museums (Savannah).
08
febbraio 2023
Erin Johnson – Daisy Chain
Dall'otto febbraio al 29 marzo 2023
arte contemporanea
personale
personale
Location
Galleria Eugenia Delfini
Roma, Via Giulia, 96, (RM)
Roma, Via Giulia, 96, (RM)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì dalle 14.30 alle 19.30 o su appuntamento
Vernissage
8 Febbraio 2023, 18:00 - 21:00
Autore
Autore testo critico