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Consigli di Dis-lettura #2: libri nuovi e riscoperte. Per nutrirsi di parole
Libri ed editoria
Ebbene sì, sono stato dislessico. Leggere mi ha aiutato a sciogliere la lingua e i pensieri. Ricordo ancora, a otto anni, il primo “vero” libro: Noi del boscaccio di Giovannino Guareschi, l’-ino mi aveva fatto tenerezza perché mi ero immaginato lo scrittore piccolo quanto me.
La scrittura semplice, i ritmi della vita di campagna che mi circondava anche nella realtà, ma soprattutto i due protagonisti Don Camillo e il sindaco Peppone, due amici-rivali divisi dalle ideologie (Cattolicesimo e Comunismo) ma uniti umanamente dai valori più profondi e semplici della vita. In brevissimo tempo ho divorato avidamente tutti i romanzi che li riguardavano. Da allora, da bravo lettore onnivoro, non ho mai smesso di nutrirmi di parole e per questo ora sono qui a parlarvene.
-Il gioco è bello finché è breve (forse)
Sacha Guitry, Memorie di un baro, Adelphi 2022, Euro 13.00
Uno dei miei primi ricordi d’infanzia è l’attesa degli amichetti di ritorno dall’asilo per potersi lanciare in un pomeriggio di giochi sfrenati e risate. Perché io non ero con loro a fare le prime esperienze fuori casa sotto gli occhi vigili della suora o dell’educatrice di turno?
Semplicemente perché il mio asilo personale aveva un nome proprio: Trattoria Bar Sport, il locale dei miei nonni dove mia madre lavorava. La mia giornata era così scandita in due tempi ben distinti e da ben precisi momenti di gioco. Il pomeriggio, le classiche attività dei ragazzi: il calcio, nascondino, le costruzioni, ecc…
Mentre la mattina briscola, ruba mazzetto, scopa d’assi, qualsiasi gioco con le carte potesse essere insegnato da un gruppetto di anziani a una giovane mente. Oltre alle normali regole di ingaggio, mi furono insegnati anche dei “trucchetti” per facilitare la vittoria proprio dalla persona più inaspettata: la mia bisnonna Agnese. Per questo quando ho visto pubblicato da Adelphi “Memorie di un baro” di Sacha Guitry, un testo francese del 1935 uscito per la prima volta in Italia, non sono riuscito ad esimermi dal leggerlo.
Il libro narra le disavventure di un giovane ragazzo rimasto, per puro caso, unico sopravvissuto di un incidente che lo rende orfano di tutta la famiglia. Un percorso di crescita che da cameriere nei ristoranti a fattorino in albergo giunge al suo apice con il ruolo di croupier a Montecarlo, dove diviene baro.
Scritto in maniera diretta e leggera, con un’ampia dose di ironia, l’autore è riuscito a introdurre anche interessanti cenni storici sulla nascita dello stato monegasco e sui profili umani di chi lo abita che sembrano validissimi ancora oggi. Una lettura piacevole per cominciare ad approcciare Sacha Guitry, una sorta di re della commedia “leggera” parigina degli inizi del Novecento, sia drammaturgo che interprete dei suoi testi, che meriterebbe davvero di essere letto di più.
-Al peggio non c’è mai fine (ma forse il lieto fine sì)
Enrico Renzi, Pizzini, Pessime Idee Edizioni 2022, Euro 20.00
Quando si legge un romanzo che appassiona possano avvenire due fenomeni. Nel primo, proiettiamo la nostra immagine sul personaggio principale diventando noi stessi i protagonisti delle avventure scritte. Nel secondo, nella nostra mente scorrono i volti di attori, cantanti o figure più o meno note che potrebbero interpretare i fatti narrati.
Proseguendo man mano nella lettura delle pagine di questo secondo romanzo dell’autore romano classe ’69, l’unico volto che mi è balenato in testa per i due personaggi principali, Claudio Terranova e il suo anziano vicino di casa, è quello di Antonio Albanese. L’attore sarebbe perfetto per interpretarli entrambi in stile “commedia all’italiana” agrodolce. La vita non sembra aver beneficiato Claudio Terranova né di eccessiva intelligenza né di una buona dose di fortuna. In pratica è uno di quei classici maschi alfa di provincia abituati ad arrangiarsi con un colpo al cerchio e uno alla botte.
Una vita di maneggi che improvvisamente crolla lasciandolo solo, senza casa e senza lavoro. Un’ancora di salvezza, anche se “amara”, sembra essere lo scorbutico, iroso e anzianissimo vicino di casa siciliano, di cui Terranova si presta a diventare il tuttofare.
A partire da questo rapporto si sviluppa un intreccio ricco di sorprese e colpi di scena, con una struttura che alterna sapientemente parti narrate in terza persona da un giornalista (non vi svelo il perché della sua comparsa) a diaristiche dello stesso Terranova.
La scrittura veloce, costruita per immagini sempre efficaci e calzanti, aiuta il romanzo a essere un’ottima lettura di evasione. Un testo che potrebbe benissimo essere trasposto sul grande schermo.
-I rimedi naturali valgono per ogni epoca
Manuele Fior, Hypericon, Coconino Press – Fandango 2022, Euro 25.00
Cosa può legare una moderna dottoranda in Erasmus a Berlino con la scoperta della tomba di Tutankhamen nella Valle dei Templi da parte di Howard Carter? Ce lo svela nel suo ultimo graphic novel Manuele Fior. L’autore/disegnatore di Cesena anche in questo suo ultimo lavoro dimostra di avere un’ottima “mano” nel disegno e la giusta sensibilità per rappresentare le fragilità umane con una particolare attenzione alle dinamiche di coppia. Teresa Guerrero sembra una ragazza alla ricerca di se stessa, con i mille pensieri legati a un futuro da costruirsi e forti problemi di insonnia. Seguiamo il suo incontro con Ruben, giovane studente d’arte a Berlino, la nascita e l’evolversi della loro storia d’amore tra mille piccole incomprensioni. Alla narrazione contemporanea.
L’autore alterna tavole incentrate sull’archeologo Howard Carter, le sue sensazioni e le sue emozioni di fronte alla scoperta di uno dei più importanti reperti della storia: l’ultima dimora di Tutankhamen con il suo tesoro.
Tre vite, quella del faraone, quella dell’archeologo e quella della studentessa, molto vicine anche se distanti temporalmente. Una cavalcata tra la storia e i sentimenti umani da affrontare con in mano una tisana a base di Iperico (il perché lo scoprirete leggendo).
-Quando riscrivere può anche significare migliorare
L’autore da riscoprire: Michel Tournier
Nelle arti visive quando si ammira un maestro è comune cercare di “assorbirlo”, copiarlo, imitarne la tecnica, appropriarsi di alcuni soggetti, della sua “magia” per farla propria. Nelle altre arti questa pratica sicuramente esiste ma non è mai mostrata in maniera palese, viene nella maggior parte dei casi celata.
Ammiro Michel Tournier (Parigi 1924-Choisel 2016), perché dell’appropriazione ha fatto il suo credo, portandola a livelli sublimi in letteratura. Di lui potete leggere qualsiasi cosa, sicuri di non rimanerne delusi o almeno colpiti, a cominciare dal suo esordio Venerdì o il limbo del Pacifico, in cui l’autore riscrive il Robinson Crusoe di Daniel Defoe dandogli molta più poesia e una visione che oggi giorno definiremmo ambientalista. Gasparre, Melchiorre e Baldassare rende finalmente giustizia a quelle tre figure del presepe di cui conosciamo i doni portati ma non le mille disavventure intercorse nel viaggio.
Fino alla raccolta di racconti Il Gallo Cedrone, in cui miti, leggende, soggetti fiabeschi come Pollicino, Don Giovanni o Abramo trovano nuova vita e linfa. La fervida immaginazione di Tournier ridà vita ai personaggi concedendo loro nuove avventure e permettendo a noi di amarli in maniera nuova e mai scontata.