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Intervista a Lisa Andreani e Simona Squadrito, fondatrici di REPLICA, l’Archivio Italiano del Libro d’Artista, da quest’anno curatrici della prima edizione di Multipli ad Arte Fiera, la sezione dedicata alle opere in edizione di ogni genere, a partire dai libri.
Com’è nato il vostro interesse per l’editoria indipendente e per i libri d’artista?
«È stato un crescendo. Veniamo entrambe da esperienze e studi diversi che, in modo quasi alchemico, si sono conciliati in questo ambito di ricerca in modo diverso ma sorprendentemente complementare.»
Da quale esigenza è nata l’idea di creare un archivio di libri d’artista? Quali sono gli obiettivi di REPLICA?
«Le idee e i progetti proficui spesso nascono da esigenze contingenti. Quattro anni fa unendo interessi comuni, l’editoria, la bibliofilia e i libri d’artista, volevamo creare una collezione accessibile e possibile – per le nostre esigue risorse – per Villa Vertua Masolo. A distanza di anni dall’inizio del nostro progetto di ricerca e del nostro sodalizio, possiamo risponderti utilizzando una dichiarazione di Duchamp in merito alla sua amicizia con Picabia: “Eravamo due poli opposti, ognuno aggiungeva qualcosa finché l’idea non esplodeva, e questo era possibile perché esistevano due poli. Se fossimo stati soli, lui sarebbe stato solo, io sarei stato solo, forse in noi sarebbero sorte molte meno idee.”
Rispondere in merito agli obiettivi di REPLICA è impegnativo, è una domanda che apre molti orizzonti. Ne abbiamo tanti, tra questi uno che ci sta molto a cuore, ciò che riteniamo una vetta, è quello di creare una collezione e un archivio tale da poter ambire a diventare il primo, seppur piccolo, museo italiano dedicato ai libri d’artista e all’editoria indipendente. »
Oggi, da parte dei collezionisti privati e dalle istituzioni museali, il libro d’artista sembra aver ottenuto un nuovo tipo di riconoscimento. Quali sono secondo voi le potenzialità espressive e le criticità di questo tipo di oggetto come opera d’arte?
«Abbiamo sempre visto le potenzialità di questo “oggetto”, “strumento”, “medium”. Le criticità stanno per noi nelle intenzioni, nelle speculazioni, nel travisare il senso originario di una buona idea. Il libro d’artista rappresenta, nelle sue innumerevoli dimensioni, lo spazio comune in cui è davvero possibile l’abbattimento dei generi. Un linguaggio comune, una “zona franca”, dove gli artisti possono incontrarsi. Com’è noto, il libro d’artista nella sua accezione moderna e contemporanea, si sviluppa come strumento, linguaggio e spazio per democratizzare e ampliare il piccolo mondo dell’arte all’interno di un circuito più vasto. Questo perché da sempre, da quando è nato il “libro”, questo è stato da sempre un agile e accessibile modo per far fruire le idee, per far saltare i lucchetti – come ha puntualmente detto Ed Ruscha.
Uno strumento, usando le parole di un pioniere come Dieter Roth, per evadere dalle gabbie dorate delle galleria. Il libro è un oggetto rivoluzionario, così pericoloso da rischiare il rogo. Questo accade perché è un oggetto potenzialmente accessibile: “economico”. Le criticità sopraggiungono quando questo strumento viene manipolato e mostrato come inaccessibile, per pochi eletti. Quando questo strumento diventa monopolio di una piccola minoranza.»
Come possiamo esporre e fruire i libri d’artista? Che ruolo possono avere le istituzioni in questa direzione?
«Questo domanda per noi è come un nervo scoperto. È ciò che stiamo cercando di capire, è ciò che chiediamo ai nostri interlocutori. Un libro chiuso in una teca per noi è un abominio, anche se ad oggi è una soluzione inevitabile. Le mostre di libri d’artista assomigliano spazi incelofanati, a quei giocattoli “buoni” chiusi nella scatola. Sono oggetti ottusi. Eppure ad oggi le soluzioni sono ancora le copie anastatiche, cataloghi o dei freddi tablet che affiancano quell’oggetto del desiderio che il più delle volte ci mostra la sua copertina o due facciate. È un annoso problema. Noi attualmente l’abbiamo risolto nella maniera più punk anche se con le giuste attenzioni: mostriamo i nostri preziosi libri in occasione di workshop o mostre invitando il pubblico a sfogliarli con la giusta cautela ma prendendone possesso, sperando in modo forse incosciente nel buon senso e nella responsabilità del singolo che si approccia a questo oggetto. Il libro, proprio per la sua dimensione di riproducibilità potrebbe liberarci dallo spettro dell’aura e del feticcio, apportando un nuovo possibile approccio alla deperibilità. Le istituzioni non dovrebbero conservare oggetti, ma idee.»
REPLICA non è solo un archivio, ma anche uno spazio attivo, una piattaforma di ricerca. Potete raccontarci qualcosa di più su questo aspetto?
«Si, esattamente. L’aspetto pubblico e fruibile della ricerca viene divulgato attraverso diverse forme. Tra queste ci sono le nostre rubriche di approfondimento, all’inertno di due magazine online: NERO Magazine che ospita da due anni “Archive Actualized”: un format di interviste che si propone di esplorare alcuni archivi librari e studi bibliografici d’artista italiani e internazionali e ATPdiary che grazie alla lungimiranza di Elena Bordignon – ospita due rubriche: “BACK AND FORWARD”, uno spazio di approfondimento con un focus sull’analisi storico critica del libro d’artista e “ATPreplica”, un archivio del libro condiviso, redatto grazie alla voce narrante degli artisti e degli editori autori dei volumi presenti nell’archivio di REPLICA. Queste due rubriche sono diventate, in occasione di ArteFiera, un modo per noi di estendere e ampliare la curatela della sezione Multipli.
Nello specifico NERO Magazine ospita tre interviste corali dedicate alle realtà espositive invitate, mentre con ATPdiary abbiamo dato forma ad un piccolo catalogo online che vede una selezione di opere proposte dagli espositori che sono stati invitati a redigere dei testi narrativi sulle opere selezionate.»
Qual è il criterio di selezione degli artisti e delle opere che fanno parte del vostro archivio? C’è un filo conduttore che le lega?
«I criteri sono cambiati nel tempo, sono le nostre urgenze e ricerche che ci orientano in tal senso. Attualmente, da un paio di anni, seguendo quelli che sono i nostri interessi e ambiti di ricerca, stiamo recuperando, collezionando e acquisendo un corpus di opere legate soprattutto alla poesia verbo visiva, ai Novissimi, alla poesia e narrativa sperimentale. Il filo conduttore è sempre legato alla dimensione della nostra ricerca, che attualmente è focalizzata sulle sperimentazioni poetiche, avanguardistiche e politicamente militanti. Le nostre ultime importanti acquisizioni omogenee riguardano l’ambito legato all’Antigruppo siciliano e al Gruppo 63.»
Cosa prevede questa edizione di Multipli ad Arte Fiera?
«Multipli è al suo primo anno per Arte Fiera ed ha l’obiettivo di proporre una panoramica sfaccettata del concetto di multiplo. La sezione è concepita come una serie eterogenea di progetti pensati come un atlante di immagini e di forme in cui poter osservare risposte varie, dai libri d’artista alle edizioni rare, dalle serigrafie agli oggetti di design. L’intento non è infatti solo quello di avvicinare il pubblico al libro d’arte, alle edizioni unichee rare, ma anche a tutti quei manufatti che rientrano sotto la categoria delle opere in edizione.
L’idea che ci ha proposto Simone Menegoi è quella di dare forma ad un collezionismo democratico e inclusivo, grazie alla presenza non solo di gallerie ma anche dilibrerie specializzate e editori.
La sezione include artisti italiani e stranieri di differenti generazioni, che si sono avvicinati al medium del libro d’artista e del multiplo più in generale. Molto presente è l’attenzione rivolta nei progetti espositivi che offrono al pubblico una panoramica sulle correnti artistiche quali: l’arte concettuale, minimale e Fluxus. Si tratta di movimenti e di linguaggi che hanno segnato profondamente la scena dell’arte contemporanea dagli anni Sessanta ai primi anni del secondo millennio. Su questo versante giovano gli espositori: L’Arengario studio bibliografico, Danilo Montanari Editore, la libreria Martincigh e la galleria Magazzeno Arte Contemporanea Così come sono ben rappresentate quelle realtà editoriali – di stampatori e litografi – che, discendendo da una tradizione di bottega, rendono manifesta una perizia tecnica d’eccellenza, come ad esempio la Litografia Bulla e la Stamperia Albicocco Sul forte del design siamo felicissime di avere con noi Paradisoterreste. Così come Colophonarte rappresenta un’icona italiana nella realizzazione di libri d’artista preziosi. Unico stand monografico, che espone un giovane artista è quello di Magonza editore, mentre TreccaniArte propone un’eterogenea e ampia selezione di artisti storicizzati.»
Quali sono i vostri progetti futuri?
«Abbiamo diversi progetti per il futuro prossimo e di cui siamo estremamente entusiaste. In primo luogo stiamo portando avanti la ricerca e i progetti dedicati all’Antigruppo siciliano, iniziati durante l’estate 2022, quando eravamo alla ricerca di esperienze culturali alternative sviluppate in modo capillare sul territorio siciliano. Il nostro interesse era soprattutto rivolto a quei movimenti legati alle sperimentazioni poetiche e linguistiche nate a partire dagli anni Sessanta. Abbiamo deciso di approfondire questa esperienza poetico-artistica-sperimentale-militante e di realizzare un’edizione ripubblicando il loro manifesto programmatico insieme ad una piccola mostra dal titolo Un tulipano rosso. Il progetto espositivo è stato presentato durante l’edizione 2022 di ArtVerona dove abbiamo potuto, seppur in modo sintetico, raccontare ed esplorare alcune delle tematiche principali del movimento siciliano. Da qui, attraverso l’acquisizione di materiale editoriale e la visita a diversi archivi, vogliamo muoverci verso ulteriori approfondimenti relativi ad alcuni aspetti specifici del movimento che auspichiamo possano trasformarsi in diversi progetti: da talk a workshop fino a ulteriori mostre. Stiamo costruendo inoltre il corso di scrittura creativa per un Accademia di Belle Arti siciliana, che terremo nella primavera di quest’anno. Anche qui immaginiamo che l’Antigruppo siciliano possa ricoprire una certa importanza e ruolo, così da porre le basi per una riflessione costruttiva e attuale sulla poesia e l’editoria indipendente con gli studenti. Il linguaggio per noi è uno strumento fondamentale capace di modellare il mondo, le nostre rappresentazioni e interpretazioni su di esso. Per questo motivo riteniamo importante considerare la possibilità di costruire nuovi linguaggi, nuove metafore e rappresentazioni per immaginare e descrivere il mondo.»