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La Galleria Persano ospita i nuovi lavori di Alfredo Romano
Mostre
Nella sala più piccola della Galleria Persano, situata all’interno dello splendido cortile di Palazzo Scaglia di Verrua, è aperta al pubblico fino all’undici di marzo la mostra di Alfredo Romano (Siracusa, 1948).
Artista seguito dalla Galleria Persano fin dagli anni novanta, Alfredo Romano presenta un lavoro intenso e curartissimo nei dettagli. Siciliano di nascita, l’artista lavora sui temi della materia, della storia e del silenzio, anche nel senso storicamente e politicamente responsabile dell’omertà. Intrisa delle suggestioni storiche e sociali che provengono dal proprio territorio, l’arte di Romano si pone volutamente al crocevia di tendenze contemporanee e tracce di un antico passato, a cui si mescolando eterne e sempre presenti questioni esistenziali. Tese tra suono e silenzio, visibilità e invisibilità, le sue opere svelano il proprio senso mentre avvolgono un segreto che ha un sapore antico, forse addirittura primordiale.
![](https://www.exibart.com/repository/media/2023/02/Schermata-2023-02-26-alle-12.00.43-1024x1024.png)
Le opere in mostra da Persano per questa occasione ruotano soprattutto intorno al tema della materia e del suono. Il concetto è quello controintuitivo di un coprire che, anziché celare alla vista e alla conoscenza, rivela e, anzi, crea. La materia, esaltata nella sua sordità a rispondere di dantesca memoria, rivela così tutta la sua capacità evocativa.
Qui suono pare sorgere dai materiali stessi, scelti tra i più pesanti e coprenti: marmo, metallo, bitume. Grandi tele colorate ricoperte di ampie, volutamente disordinate campiture di lucido catrame, sembrano indicare il silenzio della materia e insieme la sua capacità di evocare mondi, nascondendo antichi segreti, in una sorta di linguaggio criptico che trascende la parola e impercettibilmente, ma inevitabilmente, scivola dal silenzio al suono.
![](https://www.exibart.com/repository/media/2023/02/Schermata-2023-02-26-alle-12.00.59-1024x1022.png)
L’installazione sonora posta al centro della sala, che raffigura una coppia di troni minimali collegati da un’asta metallica e scura posta di frammezzo, risuona della musica composta dal musicista Giuseppe Gavazza. Ma proprio come nelle opere a parete la materia che copre svela disegni e tratti prima invisibili, ecco che il suono, qui, non ha parole ed ironicamente appare come un parente stretto del silenzio. Altrettanto silenziosi sono, poi, i cilindri marmorei posti a parete nell’opera Senza Titolo del 1990. Sono cilindri esposti in orizzontale, l’uno accanto all’altro, al modo di antiche pergamene. Posizionati ordinatamente, a distanze calcolate, metodiche e regolari, i cilindri marmorei hanno tutto l’aspetto di antichi manoscritti, che sono però illeggibili, chiusi e silenziosi, anche loro, a conservare un persistente, forse insondabile segreto.
![](https://www.exibart.com/repository/media/2023/02/Schermata-2023-02-26-alle-11.59.13-1024x682.png)