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In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal 27 febbraio al 5 marzo.
Teatro e danza
ROMEO E GIULIETTA DI MARTONE
Un odio senza senso, un amore giovane e ribelle, che ha come propria unica testimone la natura, un’epidemia che obbedisce a regole ambigue: la lettura di Mario Martone sottolinea alcuni sorprendenti punti di contatto tra “Romeo e Giulietta” di Shakespeare e il nostro presente. Al centro del testo è l’amore, improvviso e intensissimo come può esserlo tra due adolescenti, reso ancora più forte dalle avversità, desideroso solo di abbattere qualunque ostacolo alla propria realizzazione. È la fiaba, con tutti i suoi crismi – i filtri magici, le traversie dei due amanti, l’esilio, gli alleati dei protagonisti e i loro nemici, il matrimonio imposto, i duelli – ma senza il lieto fine.
Più di quattro secoli dopo, i temi del testo sono prepotentemente al centro del nostro vissuto quotidiano: «Mettiamo in scena un mondo in cui lo scontro domina senza ragione, in cui il senso stesso dell’esistenza sembra essere nello scontro – spiega Martone –. Una pestilenza che rende impossibile l’arrivo di una lettera ma non frena le feste. Un amore che sboccia all’improvviso per sfuggire a tutto questo, innocente com’è, e ribelle. Un amore illuminato solo dalla luce della luna e dell’alba, che ha per testimoni degli uccelli. La natura, immanente, che aspetta un cambiamento che non arriverà mai». Per la sua versione di questo titolo così popolare, Martone sceglie una compagine di giovani attori cui si affiancano alcuni professionisti della scena.
“Romeo e Giulietta”, di William Shakespeare, traduzione Chiara Lagani, adattamento e regia Mario Martone, scene Margherita Palli, costumi Giada Masi, luci Pasquale Mari, suono Hubert Westkemper, video Alessandro Papa, con (in ordine alfabetico) Alessandro Bay Rossi, Gabriele Benedetti, Leonardo Castellani, Michele Di Mauro, Raffaele Di Florio, Emanuele Maria Di Stefano, Francesco Gheghi, Jozef Gjura, Lucrezia Guidone, Licia Lanera, Anita Serafini, Benedetto Sicca, Alice Torriani. Produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa. A Milano, Piccolo Teatro Strehler, dal 2 marzo al 6 aprile.
LE RELAZIONI PERICOLOSE
Ambientato in una Francia alle soglie della Rivoluzione, “Le relazioni pericolose”, celebre romanzo di Pierre-Ambroise-François Choderlos de Laclos, sviluppa un raffinato gioco di vanità e potere in cui la nobile e libertina Marchesa de Merteuil, abbandonata dall’amante Gercourt, decide di vendicarsi. L’intento del regista Carmelo Rifici è fare affiorare la violenza e il potenziale bellico delle lettere: più che il profilo psicologico dei personaggi cerca di far emergere le ideologie che li sottendono, ideologie che hanno suggerito l’incontro con gli autori e i filosofi da cui il lavoro deriva l’ispirazione.
Il celebre romanzo di Laclos funge da sorgente, punto di partenza del lavoro drammaturgico; pur mantenendo la struttura epistolare, i nomi dei mittenti e dei destinatari delle lettere e la sostanza della trama, “Le relazioni pericolose” viene riscritto da Rifici e Livia Rossi, che si sono fatti ispirare da numerosi filosofi e letterati: da Antonin Artaud a Pier Paolo Pasolini, Friedrich Nietzsche, Simone Weil e Fëdor Dostojevskij, per citare i nomi più emblematici. Romanzi, lettere, saggi, suggestioni di pensieri e parole scritte da penne e sensibilità diverse, talora antitetiche tra loro, che, pur nella sostanziale diversità e origine, esprimono profondità e inquietudine di pensiero e scrittura.
“Le relazioni pericolose”, regia Carmelo Rifici, con (in ordine alfabetico) Flavio Capuzzo Dolcetta, Federica Furlani, Elena Ghiaurov, Monica Piseddu, Edoardo Ribatto, Livia Rossi; disegno sonoro Federica Furlani, impianto scenico Carmelo Rifici, Pierfranco Sofia, disegno luci Giulia Pastore, progetto visivo Daniele Spanò, costumi Margherita Platé, drammaturgia del corpo Alessandro Sciarroni. Produzione LAC Lugano arte e cultura. A Milano, teatro dell’Elfo Puccini, dal 28 febbraio al 5 marzo.
FESTEN. IL GIOCO DELLA VERITÀ
Successo di pubblico e di critica, e terzo anno di tournée, per “Festen. Il gioco della verità”, primo adattamento italiano tratto dalla sceneggiatura dell’omonimo film danese diretto da Thomas Vinterberg, scritto da Mogens Rukov e BO Hr. Hansen e prima opera aderente al manifesto Dogma 95. La pièce racconta di una grande famiglia dell’alta borghesia danese, “i Klingenfeld”, riunita per festeggiare il sessantesimo compleanno del patriarca Helge. Alla festa sono presenti anche i tre figli: Christian, Michael e Helene. Il momento di svolta sarà il discorso di auguri del figlio maggiore Christian che, una volta pronunciato, cambierà per sempre gli equilibri della famiglia, svelando ipocrisie e strappando via maschere. La festa si trasforma in un gioco al massacro volto a mettere in discussione, in un crescendo di tensione, il precario equilibrio familiare fondato su rapporti ipocriti, segreti indicibili e relazioni di potere malsane.
L’opera scava all’interno dei tabù più scomodi, affrontando la relazione con la figura paterna, la verità, il rapporto con il potere e l’autorità imposta. La scelta registica di Marco Lorenzi di un uso drammaturgico radicale della cinepresa permette di sfruttare la possibilità di costruire costantemente un doppio piano di realtà che consegna allo sguardo degli spettatori la condizione di scegliere tra quello che viene costruito sul palcoscenico e la “manipolazione” che l’occhio della cinepresa rielabora in diretta e che viene proiettato. Un gigantesco piano-sequenza, girato dagli stessi attori per tutto lo spettacolo e proiettato davanti allo sguardo della platea, amplifica, ironizza, dissacra e approfondisce il senso delle domande di “Festen”. Qual è la verità? Cosa scegliamo di guardare? A cosa scegliamo di credere?
“Festen. Il gioco della verità”, regia Marco Lorenzi, versione italiana e adattamento di Lorenzo De Iacovo e Marco Lorenzi, con Danilo Nigrelli, Irene Ivaldi e (in o. a.) Yuri D’Agostino, Elio D’Alessandro, Roberta Lanave, Carolina Leporatti, Barbara Mazzi, Raffaele Musella, Angelo Tronca, dramaturg Anne Hirth, visual concept e video Eleonora Diana, costumi Alessio Rosati, sound designer Giorgio Tedesco, luci Link-Boy (Eleonora Diana & Giorgio Tedesco), consulente musicale e vocal coach Bruno De Franceschi. A Roma, Teatro Sala Umberto, dal 28 febbraio al 5 marzo.
LA DODICESIMA NOTTE
Una commedia sorprendente, che sa essere amara e lieve, surreale e tenera, profondamente malinconica e irresistibilmente divertente. Raramente rappresentata, La dodicesima notte è piena di idee e intuizioni sceniche. Considerata da molti critici la migliore commedia di William Shakespeare, con “La dodicesima notte (o quello che volete)” Giovanni Ortoleva si confronta per la prima volta con il drammaturgo inglese. Un lavoro che segna un passaggio importante della sua ricerca.
«Seguendo la natura doppia del testo – spiega il regista – ho messo in questione la natura di ogni scena, mai chiaramente schierata tra dramma e commedia, sempre travestita da qualcosa che non è come tutto in questo testo, arrivando a scoprire che vive tutto in una terra di confine, contaminazione; e che le sue scene sono di una natura impossibile da definire, ma proprio per questo specialmente preziose. Ho scelto di togliere la magia e di mostrare le illusioni dell’Illiria, facendo interpretare i due gemelli Viola e Sebastiano allo stesso attore, utilizzando una traduzione radicale ma più fedele di quelle cui siamo abituati e una scenografia forte ma essenziale, e soprattutto lavorando con un gruppo di interpreti capaci di incarnare il testo. E infine ho annegato tutto nella musica, cantata e suonata dal vivo dal fool Feste, che sicuramente più delle parole “facili da ribaltare come un guanto di capretto” può avvicinarci alla comprensione di questo mondo».
“La dodicesima notte (o quello che volete)” di William Shakespeare, regia Giovanni Ortoleva, traduzione a Federico Bellini, con (in ordine alfabetico) Giuseppe Aceto, Alessandro Bandini, Michelangelo Dalisi, Giovanni Drago, Anna Manella, Alberto Marcello, Francesca Osso, Edoardo Sorgente, Aurora Spreafico, scene Paolo Di Benedetto, suono Franco Visioli, costumi Margherita Baldoni, luci Fabio Bozzetta. Produzione LAC Lugano Arte e Cultura in coproduzione con Fondazione Luzzati Teatro della Tosse, Centro D’arte Contemporanea Teatro Carcano, Arca Azzurra. A Lugano, LAC, dal 27 febbraio al 2 marzo.
STORIA CADAVERICA D’ITALIA
È questo il titolo della trilogia della Compagnia Frosini/Timpano. Mazzini, Mussolini, Moro. Tre protagonisti delle grandi stagioni che hanno scandito i primi 150 anni della storia dell’Italia politica – risorgimento, fascismo, repubblica – ma anche tre cadaveri, tre “corpi morti del re” su cui sono state edificate mitologie laiche, dottrine politiche, retoriche più o meno di parte. Su questa materia scivolosa, con un taglio allo stesso tempo ironico e iconoclasta, Daniele Timpano ha tracciato una sua personale ricerca artistica lungo l’arco di tre spettacoli: “Dux in scatola”, “Risorgimento pop” (scritto con Marco Andreoli), “Aldo morto”. Un percorso di grande importanza, da cui è nato nel 2012 il libro “Storia cadaverica d’Italia”, a cura di Graziano Graziani e pubblicato da Titivillus all’interno della collana Lo spirito del teatro, che raccoglie, oltre ai testi dei tre spettacoli, scritti di Antonio Audino, Lorenzo Pavolini, Paolo Puppa, Attilio Scarpellini.
A Roma, Teatro Basilica dal 28 febbraio al 5 marzo: “Risorgimento Pop”, il 28 febbraio, 1 e 2 marzo; “Dux in scatola”, il 3 marzo; “Aldo Morto”, il 4 e 5 marzo.
PARADISO XXXIII
Elio Germano e Teho Teardo sono voce e musica di “Paradiso XXXIII” (il 28 febbraio al Teatro Sanzio di Urbino) per dire la bellezza e avvicinarsi al mistero, l’immenso, l’indicibile ricercato da Dante nei versi del XXXIII canto del Paradiso. Dante Alighieri, nel 33esimo canto del Paradiso, si trova nell’impaccio dell’essere umano che prova a descrivere l’immenso, l’indicibile, prova a raccontare l’irraccontabile. Questo scarto rispetto alla “somma meraviglia” è messo in scena creando un’esperienza unica, quasi fisica per lo spettatore al cospetto dell’immensità.
Dal suono avvincente ed “etterno” germoglia la musica inaudita e imprevedibile del compositore d’avanguardia Teho Teardo e scaturisce la regia visionaria e impalpabile di Simone Ferrari e Lulu Helbaek, poeti dello sguardo, capaci di muoversi tra cerimonie olimpiche, teatro e show portando sempre con loro una stilla di magia del Cirque du Soleil. Grazie alla loro esperienza crossmediale, accadrà qualcosa di magico e meraviglioso di inspiegabile, trascendendo qualsiasi concetto di teatro, concerto o rappresentazione dantesca attraverso una contaminazione di linguaggi tecnologici e teatrali.
MATERIA PRIMA FESTIVAL
Oltre un mese di spettacoli, presentazioni e incontri per esplorare l’orizzonte delle scene contemporanee. Festeggia la 10ma edizione Materia Prima Festival: dal 2 marzo al 18 aprile al Teatro Cantiere Florida di Firenze e in altri spazi della città spettacoli pluripremiati, nuove produzioni, artisti internazionali, maestri del presente e giovani emergenti, selezionati tra quelli che più stanno alimentando il dibattito teatrale e performativo a livello italiano ed europeo, a cura di compagnia Murmuris.
“Una disperata vitalità”: questo il tema che legherà gli appuntamenti in cartellone, tratto da uno scritto di Pier Paolo Pasolini. «Anche nei momenti più drammatici della storia recente e lontana il teatro non si è fermato», spiega Murmuris. «Questo è per noi il lavoro culturale: riuscire in ogni situazione a produrre e sostenere l’arte e lo spettacolo». Apertura giovedì 2 marzo alle 18 presso l’Ex Convento di Sant’Orsola con un debutto di “Le Case del malcontento”, lettura scenica itinerante dall’omonimo romanzo di Sacha Naspini (edizioni e/o): un’epopea crudele, rurale e universale al tempo stesso, che dalla penna dall’autore tradotto in 25 lingue arriva sul palcoscenico in una nuova coproduzione firmata Murmuris e Attodue in collaborazione con TempoReale (anteprima l’1 marzo alle 18 a Sant’Orsola).
EXISTER 2023 A DANCEHAUS
Con il mese di marzo si inaugura la stagione di danza organizzata e promossa da DANCEHAUSpiù – Centro Nazionale di Produzione della Danza di Milano. In ventitré serate di spettacolo da marzo a novembre, la programmazione di EXISTER giunta alla sedicesima edizione, si trasforma e si espande verso una grande stagione diffusa nell’arco di tutto l’anno con un ampio e ricco ventaglio di performance dedicato alla giovane coreografia, alla ricerca e all’innovazione.
La stagione di spettacoli di Exister 2023 prende ufficialmente avvio il 4 marzo negli spazi performativi della DanceHaus Susanna Beltrami con lo spettacolo “Ordinary People” della compagnia di danza sperimentale Frantics Dance Company, con base a Berlino, seguito nella serata da “RIAD (rhythm is a dancer)” di Sly e Giacomo Turati, una performance ibrida tra danza e percussioni dove il ritmo è l’elemento primario per innescare una relazione tra i danzatori e il pubblico. Gli spettacoli proseguono la domenica 5 marzo con “Alfa 2.0” di Jessica D’Angelo, produzione Artemis Danza, e “L’Altra Stanza (primo studio)” della Compagnia Bellanda di Giovanni Gava Leonarduzzi e Claudia Latini.
CRYSTALS DI INDUSTRIA INDIPENDENTE
Ospite in residenza alla Lavanderia a Vapore di Collegno (To), per tutta la settimana dal 27 febbraio, Industria Indipendente presenta sabato 4 marzo, a Collegno, la performance- studio “Crystals” per il nuovo lavoro, “La mano sinistra”, che debutterà nel giugno 2023 al Teatro India a Roma (con una tappa intermedia per un nuovo studio al festival FOG alla Triennale di Milano).
Con un formato immersivo e durational (la performance è fruibile in qualsiasi momento tra le 18:30 e le 23), “CRYSTALS – Studio ambientale e sonoro per la Mano Sinistra” usa la magia come un prisma per «Riscrivere e manipolare l’ordine simbolico: spazio di relazione e uguaglianza tra l’essere umano e il mondo». Qui la scrittura si fa formula, poesia, incantesimo, allusione, invocazione ed evocazione, in tensione con la de-gerarchizzazione delle relazioni tra corpo e materia, conoscenza e azione, soggetto e ambiente, suono e aspetto fisico luminoso.
Alla Lavanderia a Vapore, insieme all’artista Silvia Calderoni e alla musicista Yva, il collettivo Industria Indipendente iscrive un paesaggio sonoro ambientale, attraversabile e abitativo, nella forma di un happening, aperto all’altro, in un unicum, fruibile ininterrottamente dalle 18:30 alle 23, con i tempi propri di ciascun spettatore.
BEAST WITHOUT BEAUTY
L’ennesimo sguardo: fermo, freddo, gelido, impietoso sulla società. Carlo Massari si ispira al teatro dell’assurdo di Samuel Beckett e al suo “Giorni felici” per raccontare la trappola della condizione esistenziale. In scena un autentico tuffo nel non-sense, un irriverente, cinico studio sugli archetipi della miseria umana, sull’inespressività, sulla spregevole crudeltà nelle relazioni interpersonali. Volti pallidi, figure esangui, disumanizzate e stremate che si affrontano in un algido duello; in palio c’è l’affermazione di un ruolo, un’identità, una posizione sociale, senza esclusione di colpi.
“Beast without beauty”, creazione originale Carlo Massari, con Carlo Massari, Emanuele Rosa, Giuseppina Randi, disegno luci Francesco Massari, consulenza costumi di scena Gabriella Strangolini, co-produzione C&C, TCVI/Danza in Rete Festival. A Perugia, Teatro Morlacchi, il 5 marzo.
RAVEL. SUITE
Con questo spettacolo debutta la compagnia MAS COMPANY reso possibile dalla volontà di Mas Music Art & Show grazie all’avvio della collaborazione con Virginia Spallarossa direttrice artistica della Compagnia Déjà Donné e supervisore dal 2022 dell’Accademia di alta formazione Professione Mas.
RAVEL. è lo spettacolo è un progetto intorno a un allestimento visionario, dinamico e strettamente legato al potere evocativo della musica di Ravel. Il Rave di Ravel incontra la danza che, tra volo e abisso, accorda evanescenza e inquietudine, alienazione e acume. La voce del corpo si affranca e si libera dal peso; il peso di dover dire, di spiegare e che permette il vivere sospeso tra umano e sovrumano. La danza e la musica tracciano la strada del viaggio fisico e mentale, come metafora di una vita ritmata da continui processi di ricerca e di liberazione attraverso percorsi di sovversione.
La tessitura ritmica è affidata a una partitura coreografica che resiste alla rarefazione musicale e trova il suo senso nello stato profondo neurobiologico del flow. Attraverso il rito del rave indaghiamo la dimensione caotica dell’universo e come possa diventare nuovamente possibile un approccio istintivo all’esistenza.
“Ravel. Suite”, coreografia Virginia Spallarossa, regia Gilles Toutevoix, musiche M. Ravel, costumi M. Salvischiani. Produzione Déjà Donné. A Milano, Teatro Arcimboldi, il 5 marzo.