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Una notte nei musei di moda di Parigi, per rivivere i fasti del passato
Moda
Girovago per le sale di alcuni dei musei parigini di moda, abiti e orpelli, pensando alla vastità dell’opera che racchiudono. La Francia, penso, ha pienamente compreso il valore di un settore che per loro come per noi, è di importanza economica cruciale. I musei che stanno nascendo a perdita d’occhio spalancano gli archivi di decenni di tesori tenuti nascosti, esposti al pubblico finora solo per la vendita e poi tenuti “in soffitta”.
Immensi armadi, con temperature e luce controllati, celano l’intero universo di brand che nel presente e nel passato hanno fatto la storia della moda. Ed è solo negli ultimi anni che questi armadi si sono spalancati per dare modo al pubblico di assaporare il design e l’ingegno di alcuni tra i più grandi stilisti del passato e della nostra epoca.
Se passeggiando per il Louvre mi rendo conto che la storia mi avvolge e insieme a lei arte, pittura e scultura, non da meno la moda mi offre la stessa atmosfera, di balli, sfilate, e fasti passati. La storica sede voluta da Monsieur Dior di Avenue Montaigne ospita l’esuberante Galerie Dior, mostra permanente ma in continua evoluzione di un brand che è ancora pienamente attivo. La guida racconta di come il progetto resterà per sempre in divenire, aggiungendo alla storia del suo fondatore, le mille collaborazioni, da Galliano a Maria Grazia Chiuri, riempiendo le stanze con allestimenti magici e abiti finemente lavorati e conservati, e talvolta riprodotti proprio per l’esposizione.
In Avenue Marceau, apre le porte lo studio e ufficio ultimo di Yves Saint Laurent, palazzo arredato da lui stesso, sede dei suoi ultimi disegni, dove si respira ancora l’aria della sua presenza, passando da un ufficio intatto, dove trovo ancora appoggiati alla scrivania i suoi post-it e i suoi occhiali. Qui, spiegano che l’archivio viene scandagliato per creare mostre temporanee e tematiche, che afferrano i temi cari allo stilista, portando alla luce la sua visione, il suo pensiero e le sue creazioni.
Nel quartiere Marais, invece, la Fondazione Alaia, ha messo le sue radici, con oltre 35mila opere che, attraverso mostre tematiche, guidano attraverso la storia di Azzedine Alaia, grandioso couturier di tempi più recenti, il cui tempo si è fermato dietro un vetro che ci offre uno sguardo furtivo sul suo studio, tra bottoni, stoffe, cartamodelli e manichini.
Passeggio dunque ammirando il New Look di Christian Dior nella sua Galerie, che mi appare davanti terminata una scalinata con 1874 modellini in 3d di abiti e accessori disegnati da Christian Dior, John Galliano, Raf Simons, Yves Saint Laurent, Marc Bohan, Gianfranco Ferrè e Maria Grazia Chiuri, entro in una stanza scura dove rivivono gli abiti in oro del grande Yves Saint Laurent, come fossimo a una festa insieme alle celebrità di cui si circondava e che rivedo nelle foto appena dietro gli abiti, mi muovo scorrendo tra abiti e scatti di Elgort alla Fondazione Alaia, dove vedo l’abito prendere vita nello scatto del celebre fotografo.
Posso affacciarmi allo studio di Azzedine Alaia e sbirciare i suoi raccoglitori pieni di meraviglie, frugare tra i bottoni di Yves Saint Laurent e tra i suoi libri d’ispirazione raccolti in giro per il mondo, oppure posso immergermi visivamente nello studio di Christian Dior che si spalanca letteralmente sotto i miei occhi e piedi attraverso una vetrata.
Tre luoghi – che solo recentemente hanno preso vita – mi danno la possibilità di immergermi pienamente in quello che in Francia è il concetto stesso di moda: un inno al “saper fare”, alla grandiosità della propria storia in tema di costume, all’esaltazione dei propri talenti. E se dietro queste istituzioni ci sono ovviamente fondi privati, di brand e investitori, c’è anche la scommessa di enti governativi e istituzionali che comprendono la valorizzazione di un tesoro di tal portata.