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Fabio Lombardi – Thanatomorphose
Il lavoro di Fabio Lombardi si pone in quella sottile linea tra la vita e la morte, mostrando l’inesorabile processo di mutamento che si pone nel mezzo, in bilico costante tra i due diversi stadi dell’esistenza umana. Emblema di questo cambiamento è il corpo, che ne porta le tracce.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Titolo della mostra
Fabio Lombardi. Thanatomorphose
Sede espositiva
Fondazione l’Arsenale di Iseo, Vicolo Malinconia 2
Periodo
Da sabato 11 marzo a domenica 16 aprile 2023
Una mostra a cura di Alice Vangelisti
e con il Patrocinio di Comune di Iseo e di Associazione falía* con il supporto di Le Giraffe Noleggi e Studio Poliedro
La mostra è visitabile il giovedì e il venerdì dalle ore 15:00 alle ore 18:00, sabato e domenica
dalle ore 10:30 alle ore 12:30 e dalle ore 15:00 alle ore 18:00.
Per ulteriori informazioni i nostri contatti sono: segreteria.arsenaleiseo@gmail.com e
www.fondazionearsenale.it.
Lo spettacolo della tanatomorfosi, cioè della decomposizione della carne, è motivo di ribrezzo
e paura, in quanto intesa come attimo ultimo e ripugnante di distruzione, l’annientamento
finale e irreversibile dell’Io fisico. Andrebbe - e a tutti gli effetti va - però immaginata anche
come un passaggio, un’attesa parte di un processo ciclico di eterno ritorno: è proprio in questo
senso che Lombardi rivede l’orrore distruttivo della decadenza e ce la mostra come un puro
atto di creazione, che dall’odore putrido di morte innalza una sublimata rappresentazione di
nuova vita.
Il lavoro di Fabio Lombardi si pone, infatti, in quella sottile linea tra la vita e la morte, mostrando
l’inesorabile processo di mutamento che si pone nel mezzo, in bilico costante tra i due diversi
stadi dell’esistenza umana.
Emblema di questo cambiamento è il corpo, terreno fertile per accogliere e raccogliere le
tracce di un’inevitabile decadenza, che mostra però allo stesso tempo una rinnovata forma di
bellezza, la quale sorge dall’oscurità e dalla putrefazione per dare vita a preziose composizioni
sospese tra le pieghe della fragilità umana.
In questo senso, la mostra si fa portatrice delle fasi del mutamento, ispirandosi in particolare ai
processi alchemici, che mirano a sublimare la materia in una forma sempre più alta e perfetta,
raggiungibile solamente attraverso la corruzione della stessa. Per questo le muffe e i
microrganismi protagonisti dei lavori di Lombardi hanno potenzialmente una duplice funzione:
prima di tutto quello di corrompere la carne, ma allo stesso tempo, andando oltre l’orrido
odore di putrido, sono in grado di generare una rinnovata immagine della bellezza.
Nelle preziose composizioni di Lombardi appaiono così questi corpi, sospesi in atmosfere
cariche di estatica tensione, che si disfano sotto i nostri occhi, incarnando perfettamente il loro
continuo e inarrestabile mutamento. Così finalmente dalla materia putrida e decadente si
eleva in un delicato grido una potenzialmente infinita nuova vita e la decadenza e la morte
sono glorificati per il loro contributo nell’inevitabile processo di metamorfosi. Ed è proprio qui,
nell’interregno di dolorosa creazione e affascinante distruzione, in cui coesistono incanto e
disperazione, che risiede la vera essenza della bellezza ricercata dall’artista.
Fondazione l’Arsenale di Iseo
Situato nel cuore del centro storico di Iseo, l’Arsenale è uno spazio espositivo che ospita mostre
ed eventi culturali che spaziano dalla produzione artistica del territorio a personali e collettive
che hanno come scopo la valorizzazione dell’arte contemporanea.
Dalla sua nascita ad oggi l’ente ha prodotto mostre ed esposizioni realizzando uno straordinario
cammino che non ha eguali nel percorso culturale della Provincia di Brescia.
La sua collezione permanente si compone di oltre 140 opere firmate da 110 artisti che offrono al
visitatore un frammento significativo della storia artistica e culturale del territorio, dalla seconda
metà del secolo scorso a oggi.
A partire da settembre 2014, la Fondazione l’Arsenale offre a visitatori, studiosi e appassionati
d’arte la possibilità di consultare i volumi che fanno parte del proprio archivio: una raccolta di
circa tremila pubblicazioni che includono cataloghi e libri d’arte donati negli anni da privati e
dagli stessi autori.
La Fondazione, che non ha scopo di lucro, persegue, secondo gli indirizzi e le linee di politica
culturale e turistica assunte dall’Ente Fondatore, le finalità di conservazione, manutenzione e
valorizzazione di beni storici e culturali ricevuti o acquisiti a qualsiasi titolo, nonché della gestione
e valorizzazione di organismi e attività turistiche e culturali nel rispetto dell’origine culturale dei
luoghi. Nell’ambito delle sue finalità la Fondazione persegue, anche in collaborazione con terzi:
la migliore fruizione da parte del pubblico dei beni culturali e delle attività turistiche;
l’organizzazione di mostre, nonché di studi, ricerche, iniziative scientifiche, attività produttive
didattiche o divulgative, anche in collaborazione con il sistema scolastico e universitario e con
istituzioni culturali e di ricerca italiane e straniere; l’organizzazione di eventi e attività culturali,
anche connessi a beni museali di interesse locale, regionale e nazionale e l’organizzazione di
itinerari culturali, individuati mediante la connessione fra beni culturali e ambientali diversi,
anche in collaborazione con gli enti e organi competenti per il turismo.
Tra le recenti attività si evidenziano: BRÛLURES. Bruciature di Domenico Parigi a cura di Beppe
e Milla Prandelli, SILVIA INSELVINI. Érebos e VALERY FRANZELLI, SERENA NICOLÌ,
VALENTINA REGOLA. /biàn•co/ a cura di Melania Raimondi e Camilla Remondina; quattro
mostre a cura di Ilaria Bignotti in collaborazione con Camilla Remondina: ANTONIO
SCACCABAROZZI. Acquorea, MARCELLO GRASSI. Archeologia dello Sguardo, MAURIZIO
DONZELLI, ARTHUR DUFF, ANTONIO MARCHETTI LAMERA. Plot hunters, BÉANCE. MATERIA
E IMMAGINE DEL DESIDERIO (con le opere di Alberto Gianfreda, Valentina Palazzari, Francesca
Pasquali e Laura Renna) e due eventi proposti ed organizzati dal Comune di Iseo con il
patrocinio di Regione Lombardia GIUSEPPE CARTA. Germinazioni della Terra e GIACINTO
BOSCO. Doppio sogno.
Fabio Lombardi
Fabio Lombardi nasce a Gavardo nel 1993, attualmente vive e lavora tra la provincia di Brescia
e di Trento.
Si diploma in Pittura presso l’Accademia SantaGiulia di Brescia.
Anatomia, filosofia e antropologia sono la matrice della sua ricerca artistica, che, attraverso
l’utilizzo di diversi media, celebra la decadenza, come processo di sublimazione della forma e
della materia, e il suo legame con la sessualità.
Così pittura, disegno, arte video e digitale, scultura e installazione diventano campo fertile per
la germinazione di forme liminali che trascendono il definito, per fluttuare nella realtà
dell’incorporeo.
Il legame con la Francia, dovuto alle origini della nonna paterna, lo introduce allo studio della
filosofia francese del ‘900, approfondendo tematiche come Erotismo, Estetica ed
Esistenzialismo, fondamentali per il suo percorso di crescita, e la struttura della sua visione.
Tra le mostre recenti si segnalano: nel 2021 Ligabue: la figura ritrovata, a cura di Matteo Galbiati
e Nadia Stefanel, Fondazione Antonio Ligabue, Palazzo Bentivoglio (Gualtieri, RE). Inferno: oltre
l’abisso, a cura di Matteo Vanzan, Palazzina Storica (Peschiera del Garda) ed Ex Cinema
Cristallo (Grado). Ivy, a cura di Matteo Galbiati e Felice Terrabuio, MiMuMo (Monza).
Nel 2019 (In)stanze d’incontro, a cura di Alice Vangelisti, Villa Damioli (Pisogne, Bs).
Il tempo del corpo
di Alice Vangelisti
Creazione-distruzione. Questo è l’interregno in cui si colloca la ricerca di Fabio Lombardi, a
metà tra la vita e la morte, tra la forma del corpo e il suo disfacimento, tra una bellezza estatica
e la sua sensuale repulsione, tra un’orrida putrefazione e una preziosa sublimazione. Tutta la
sua ricerca, infatti, gioca su questi concetti contrastanti, spesso taciuti e non detti: dei tabù che
la società contemporanea ha preferito celare piuttosto che rendere pubblici. Lo spettacolo
della tanatomorfosi, cioè della decomposizione della carne, è infatti motivo di ribrezzo e paura,
in quanto intesa come attimo ultimo e ripugnante di distruzione e per questo non si è potuto
far altro che considerarla come l’annientamento finale e irreversibile dell’Io fisico.
Andrebbe - e a tutti gli effetti va - però immaginata anche come un passaggio, un’attesa parte
di un processo ciclico di eterno ritorno; ed è proprio in questo senso che Lombardi rivede
l’orrore distruttivo della decadenza e ce la mostra come un puro atto di creazione, che
dall’odore putrido di morte innalza una sublimata rappresentazione di nuova vita.
Così, nel gioco alchemico del corpo, che si disfa e si sacrifica affinché da esso possano
generarsi nuove forme, le opere dell’artista si presentano come un’indagine profonda nelle
viscere umane - fisiche e simboliche - e nei loro continui e inevitabili cambiamenti. E proprio
ispirandosi alla trasformazione alchemica, possiamo ritrovare nel lavoro di Lombardi i diversi
processi che la caratterizzano - Nigredo, Albedo e Rubedo. Si giunge, infatti, per gradi, a
scoprire la vera natura dell’esistenza, raggiungendo così la manifestazione dell’Io nella sua
interezza. Proprio qui, allora, il microcosmo dell’Io incontra finalmente il macrocosmo
dell’Essere: sorge in questo modo il corpo come rivelazione subitanea dell’effimera natura
umana, intrappolato in una continua tensione estetica e sospensione estatica tra essere e non
essere, vita e morte, spirito e materia. Così, nel consumarsi della carne si manifesta un
rinnovato atto di creazione che emerge da quello che sembrerebbe essere un tempo sospeso
del corpo, ma che in realtà suona contemporaneamente gli inesorabili rintocchi che ci
avvicinano sempre di più alla fine. O meglio, ci avvicinano alla fine, senza però intenderla come
unico punto di arrivo, ma come potenziale nuovo inizio. Infatti, attraverso la decadenza della
carne, Lombardi sottolinea una concezione di continuità e di ciclicità del corpo, che torna così
sempre alla sua materia primordiale attraverso un processo alchemico in continua costruzione,
in cui la creazione è resa possibile solo attraverso il manifestarsi del suo opposto. Proprio in
questo senso, il corpo è da intendersi oscillante tra questi due poli inversi, mostrandosi come
una culla di generazione che trae il suo nutrimento dalla decadenza.
Attraverso il procedimento artistico, Lombardi cerca, in effetti, di raggiungere un’elevazione
partendo dalla putrefazione, che da elemento di morte nutre però una rinnovata materia di
vita, che viene liberata dalla forma limitata - ma potenzialmente infinita - dell’uomo.
Così, attraverso questo atto estremo e inevitabile di distruzione, trova spazio e si esalta la
natura propria del corpo. Il principio di generazione supera in questo modo l’odore di
putrefazione, cristallizzandosi in atmosfere cariche di sospiri e tensioni di una potenziale vita
all’inverso. La decadenza diventa a questo punto epitaffio di creazione - e non più di morte -,
accessibile solo in seguito a un disfacimento delle forme, mettendo radici profonde anche
nell’aspetto sociale, emotivo e sessuale che la dimensione del corpo può assumere.
A questo punto è allora il corpo, in tutte le sue stratificazioni di forma e significato, che sorge e
si libera da tutti quei condizionamenti esterni che lo hanno imprigionato in una
rappresentazione statica e vuota, relegato a mero involucro di carne. Il corpo di Lombardi è
invece vivo: la carne ancora pulsante si staglia all’interno delle sue composizioni,
indelebilmente segnata dall’inesorabile passaggio del tempo, che la dilania e la distrugge, ma
solamente per farle raggiungere un drastico mutamento. L’essere appare infatti in uno stato di
profonda inquietudine, mentre aspira a una bellezza suprema, minata però dalla sua inevitabile
rovina. È qui allora che il corpo si esalta, sublima finalmente la sua forma concreta e si
trasforma nella sintesi metamorfica di stratificazioni di elementi vagamente umani che si
combinano in nuove creazioni in distruzione, le quali mantengono solamente un vago
ricordo della bellezza che fu. Ma è così che, nella rappresentazione insolita
della sua decadenza - quella che tendenzialmente ci spaventa e ci allontana
-, il corpo trova una sua nuova dimensione e il suo disfacimento diventa elegante, prezioso e
irrimediabilmente affascinante.
Così succede che il corpo, simbolo di declino e di imperfezione, man mano che avanza verso
la sua fine, riporta su di sé i segni di questo inesorabile passare del tempo, e la carne espone il
suo inevitabile consumarsi disegnato direttamente per mano della decadenza, dando idea di
come la nostra esistenza sia un’entità costantemente in moto, che vortica e si agita
turbolenta, senza raggiungere mai una vera pace. Perché alla fine è proprio questo corpo nel
suo mutare in miriadi di sfumature di colore, forma e significato che si palesa come assoluto
protagonista delle preziose composizioni dell’artista. Ma non è cristallizzato nella sua più alta
forma di bellezza e perfezione terrena: è rappresentato, infatti, nel declino dopo aver
raggiunto il suo apice, destinato inevitabilmente alla decadenza che conduce
a un’inarrestabile caduta verso la morte. È proprio in questo attimo transitorio che il lavoro di
Lombardi si esalta, adagiandosi, nutrendosi e respirando quel sentore di putrefazione che
viene però metabolizzato e sintetizzato in eleganti e preziose forme, che si disfano sotto i
nostri occhi all’interno di atmosfere sature di tormento e inquietudine. È in questa fragilità che il
corpo ci appare allora come una rivelazione, animata da un respiro di dinamico - e per certi
versi imprevedibile - cambiamento, in cui la morte viene celebrata come rituale estetico che
esalta un ideale insolito di vera bellezza, la quale deve prima marcire e distruggersi per poter
sbocciare nella sua forma più pura, assoluta e completa. Così, nonostante l’orrida repulsione e
il normale turbamento che tali rappresentazioni possono scatenare in noi, in realtà siamo
profondamente attratti dalle opere di Lombardi, sedotti inevitabilmente e indotti
involontariamente a sbirciarle più attentamente e più da vicino. Ne sentiamo la necessità:
vogliamo guardare anche se a un primo impatto si scatenano in noi sensazioni di disgusto e
repulsione. Ma è proprio questo turbamento che smuove certe inclinazioni della natura umana
e fa sì che sorga un senso alto di seduzione, profonda e irresistibile, scatenata da quella che va
considerata come una rinnovata forma di bellezza, la quale scava oltre le pieghe del velo che
si posa sulla superficie delle cose.
Rivedendo in questo modo il concetto di bellezza, Lombardi mette così in luce anche le sue
ombre, perché essa altro non è che pura contraddizione.
Infatti, solitamente, quando si pensa al bello, si è abituati a un ideale armonico e perfetto, che
brilla per la sua fulgida perfezione estetica. Tuttavia, Lombardi ci dimostra come questo
concetto di godimento possa andare oltre la mera apparenza e come la sua autentica essenza
vada ricercata al di là dei canoni estetici tradizionali. Perché la bellezza non è solo
quell’alienata condizione estatica di pura luce nei confronti di qualcosa di immobile e
irrealisticamente perfetto, ma può nascere - ed effettivamente sorge – anche dalle tenebre,
rivelandosi ai nostri occhi tramite questo fondo oscuro e vivo, punto d’incontro tra la verità
cruda e la sua instancabile corporeità. In questo modo, essa diventa lo strumento ideale
mediante il quale riusciamo a comprendere le contraddizioni e le difformità del reale, in cui
possiamo anche contemplare dolore, sofferenza e morte, spogliate di qualsiasi velo
morale.
Ed è proprio tra le pieghe di questo contrasto che Lombardi ci conduce, ingabbiandoci nel
vincolo inevitabile della carne, a metà tra il ribrezzo per la sua putrefazione e il sognante
turbamento per la sua orrida, insolita e inaspettata bellezza. Così, l’artista crea un mondo
diverso da quello a cui siamo abituati, lo epura dalla sua componente sfacciatamente
macabra, senza però scordarsi dell’animo di fragile e irrimediabile mutamento proprio
della nostra esistenza.
L’orrida bellezza dei corpi mostrati da Lombardi si presenta in questo senso come un enigma
doloroso e sognate a cui abbandonarsi, per collegarsi alla realtà dannata, oscura e taciuta che
caratterizza l’esistenza umana. Ed è qui, nel suo interregno di dolorosa creazione e
affascinante distruzione, in cui coesistono incanto e disperazione, che risiede la vera essenza
della bellezza.
Fabio Lombardi. Thanatomorphose
Sede espositiva
Fondazione l’Arsenale di Iseo, Vicolo Malinconia 2
Periodo
Da sabato 11 marzo a domenica 16 aprile 2023
Una mostra a cura di Alice Vangelisti
e con il Patrocinio di Comune di Iseo e di Associazione falía* con il supporto di Le Giraffe Noleggi e Studio Poliedro
La mostra è visitabile il giovedì e il venerdì dalle ore 15:00 alle ore 18:00, sabato e domenica
dalle ore 10:30 alle ore 12:30 e dalle ore 15:00 alle ore 18:00.
Per ulteriori informazioni i nostri contatti sono: segreteria.arsenaleiseo@gmail.com e
www.fondazionearsenale.it.
Lo spettacolo della tanatomorfosi, cioè della decomposizione della carne, è motivo di ribrezzo
e paura, in quanto intesa come attimo ultimo e ripugnante di distruzione, l’annientamento
finale e irreversibile dell’Io fisico. Andrebbe - e a tutti gli effetti va - però immaginata anche
come un passaggio, un’attesa parte di un processo ciclico di eterno ritorno: è proprio in questo
senso che Lombardi rivede l’orrore distruttivo della decadenza e ce la mostra come un puro
atto di creazione, che dall’odore putrido di morte innalza una sublimata rappresentazione di
nuova vita.
Il lavoro di Fabio Lombardi si pone, infatti, in quella sottile linea tra la vita e la morte, mostrando
l’inesorabile processo di mutamento che si pone nel mezzo, in bilico costante tra i due diversi
stadi dell’esistenza umana.
Emblema di questo cambiamento è il corpo, terreno fertile per accogliere e raccogliere le
tracce di un’inevitabile decadenza, che mostra però allo stesso tempo una rinnovata forma di
bellezza, la quale sorge dall’oscurità e dalla putrefazione per dare vita a preziose composizioni
sospese tra le pieghe della fragilità umana.
In questo senso, la mostra si fa portatrice delle fasi del mutamento, ispirandosi in particolare ai
processi alchemici, che mirano a sublimare la materia in una forma sempre più alta e perfetta,
raggiungibile solamente attraverso la corruzione della stessa. Per questo le muffe e i
microrganismi protagonisti dei lavori di Lombardi hanno potenzialmente una duplice funzione:
prima di tutto quello di corrompere la carne, ma allo stesso tempo, andando oltre l’orrido
odore di putrido, sono in grado di generare una rinnovata immagine della bellezza.
Nelle preziose composizioni di Lombardi appaiono così questi corpi, sospesi in atmosfere
cariche di estatica tensione, che si disfano sotto i nostri occhi, incarnando perfettamente il loro
continuo e inarrestabile mutamento. Così finalmente dalla materia putrida e decadente si
eleva in un delicato grido una potenzialmente infinita nuova vita e la decadenza e la morte
sono glorificati per il loro contributo nell’inevitabile processo di metamorfosi. Ed è proprio qui,
nell’interregno di dolorosa creazione e affascinante distruzione, in cui coesistono incanto e
disperazione, che risiede la vera essenza della bellezza ricercata dall’artista.
Fondazione l’Arsenale di Iseo
Situato nel cuore del centro storico di Iseo, l’Arsenale è uno spazio espositivo che ospita mostre
ed eventi culturali che spaziano dalla produzione artistica del territorio a personali e collettive
che hanno come scopo la valorizzazione dell’arte contemporanea.
Dalla sua nascita ad oggi l’ente ha prodotto mostre ed esposizioni realizzando uno straordinario
cammino che non ha eguali nel percorso culturale della Provincia di Brescia.
La sua collezione permanente si compone di oltre 140 opere firmate da 110 artisti che offrono al
visitatore un frammento significativo della storia artistica e culturale del territorio, dalla seconda
metà del secolo scorso a oggi.
A partire da settembre 2014, la Fondazione l’Arsenale offre a visitatori, studiosi e appassionati
d’arte la possibilità di consultare i volumi che fanno parte del proprio archivio: una raccolta di
circa tremila pubblicazioni che includono cataloghi e libri d’arte donati negli anni da privati e
dagli stessi autori.
La Fondazione, che non ha scopo di lucro, persegue, secondo gli indirizzi e le linee di politica
culturale e turistica assunte dall’Ente Fondatore, le finalità di conservazione, manutenzione e
valorizzazione di beni storici e culturali ricevuti o acquisiti a qualsiasi titolo, nonché della gestione
e valorizzazione di organismi e attività turistiche e culturali nel rispetto dell’origine culturale dei
luoghi. Nell’ambito delle sue finalità la Fondazione persegue, anche in collaborazione con terzi:
la migliore fruizione da parte del pubblico dei beni culturali e delle attività turistiche;
l’organizzazione di mostre, nonché di studi, ricerche, iniziative scientifiche, attività produttive
didattiche o divulgative, anche in collaborazione con il sistema scolastico e universitario e con
istituzioni culturali e di ricerca italiane e straniere; l’organizzazione di eventi e attività culturali,
anche connessi a beni museali di interesse locale, regionale e nazionale e l’organizzazione di
itinerari culturali, individuati mediante la connessione fra beni culturali e ambientali diversi,
anche in collaborazione con gli enti e organi competenti per il turismo.
Tra le recenti attività si evidenziano: BRÛLURES. Bruciature di Domenico Parigi a cura di Beppe
e Milla Prandelli, SILVIA INSELVINI. Érebos e VALERY FRANZELLI, SERENA NICOLÌ,
VALENTINA REGOLA. /biàn•co/ a cura di Melania Raimondi e Camilla Remondina; quattro
mostre a cura di Ilaria Bignotti in collaborazione con Camilla Remondina: ANTONIO
SCACCABAROZZI. Acquorea, MARCELLO GRASSI. Archeologia dello Sguardo, MAURIZIO
DONZELLI, ARTHUR DUFF, ANTONIO MARCHETTI LAMERA. Plot hunters, BÉANCE. MATERIA
E IMMAGINE DEL DESIDERIO (con le opere di Alberto Gianfreda, Valentina Palazzari, Francesca
Pasquali e Laura Renna) e due eventi proposti ed organizzati dal Comune di Iseo con il
patrocinio di Regione Lombardia GIUSEPPE CARTA. Germinazioni della Terra e GIACINTO
BOSCO. Doppio sogno.
Fabio Lombardi
Fabio Lombardi nasce a Gavardo nel 1993, attualmente vive e lavora tra la provincia di Brescia
e di Trento.
Si diploma in Pittura presso l’Accademia SantaGiulia di Brescia.
Anatomia, filosofia e antropologia sono la matrice della sua ricerca artistica, che, attraverso
l’utilizzo di diversi media, celebra la decadenza, come processo di sublimazione della forma e
della materia, e il suo legame con la sessualità.
Così pittura, disegno, arte video e digitale, scultura e installazione diventano campo fertile per
la germinazione di forme liminali che trascendono il definito, per fluttuare nella realtà
dell’incorporeo.
Il legame con la Francia, dovuto alle origini della nonna paterna, lo introduce allo studio della
filosofia francese del ‘900, approfondendo tematiche come Erotismo, Estetica ed
Esistenzialismo, fondamentali per il suo percorso di crescita, e la struttura della sua visione.
Tra le mostre recenti si segnalano: nel 2021 Ligabue: la figura ritrovata, a cura di Matteo Galbiati
e Nadia Stefanel, Fondazione Antonio Ligabue, Palazzo Bentivoglio (Gualtieri, RE). Inferno: oltre
l’abisso, a cura di Matteo Vanzan, Palazzina Storica (Peschiera del Garda) ed Ex Cinema
Cristallo (Grado). Ivy, a cura di Matteo Galbiati e Felice Terrabuio, MiMuMo (Monza).
Nel 2019 (In)stanze d’incontro, a cura di Alice Vangelisti, Villa Damioli (Pisogne, Bs).
Il tempo del corpo
di Alice Vangelisti
Creazione-distruzione. Questo è l’interregno in cui si colloca la ricerca di Fabio Lombardi, a
metà tra la vita e la morte, tra la forma del corpo e il suo disfacimento, tra una bellezza estatica
e la sua sensuale repulsione, tra un’orrida putrefazione e una preziosa sublimazione. Tutta la
sua ricerca, infatti, gioca su questi concetti contrastanti, spesso taciuti e non detti: dei tabù che
la società contemporanea ha preferito celare piuttosto che rendere pubblici. Lo spettacolo
della tanatomorfosi, cioè della decomposizione della carne, è infatti motivo di ribrezzo e paura,
in quanto intesa come attimo ultimo e ripugnante di distruzione e per questo non si è potuto
far altro che considerarla come l’annientamento finale e irreversibile dell’Io fisico.
Andrebbe - e a tutti gli effetti va - però immaginata anche come un passaggio, un’attesa parte
di un processo ciclico di eterno ritorno; ed è proprio in questo senso che Lombardi rivede
l’orrore distruttivo della decadenza e ce la mostra come un puro atto di creazione, che
dall’odore putrido di morte innalza una sublimata rappresentazione di nuova vita.
Così, nel gioco alchemico del corpo, che si disfa e si sacrifica affinché da esso possano
generarsi nuove forme, le opere dell’artista si presentano come un’indagine profonda nelle
viscere umane - fisiche e simboliche - e nei loro continui e inevitabili cambiamenti. E proprio
ispirandosi alla trasformazione alchemica, possiamo ritrovare nel lavoro di Lombardi i diversi
processi che la caratterizzano - Nigredo, Albedo e Rubedo. Si giunge, infatti, per gradi, a
scoprire la vera natura dell’esistenza, raggiungendo così la manifestazione dell’Io nella sua
interezza. Proprio qui, allora, il microcosmo dell’Io incontra finalmente il macrocosmo
dell’Essere: sorge in questo modo il corpo come rivelazione subitanea dell’effimera natura
umana, intrappolato in una continua tensione estetica e sospensione estatica tra essere e non
essere, vita e morte, spirito e materia. Così, nel consumarsi della carne si manifesta un
rinnovato atto di creazione che emerge da quello che sembrerebbe essere un tempo sospeso
del corpo, ma che in realtà suona contemporaneamente gli inesorabili rintocchi che ci
avvicinano sempre di più alla fine. O meglio, ci avvicinano alla fine, senza però intenderla come
unico punto di arrivo, ma come potenziale nuovo inizio. Infatti, attraverso la decadenza della
carne, Lombardi sottolinea una concezione di continuità e di ciclicità del corpo, che torna così
sempre alla sua materia primordiale attraverso un processo alchemico in continua costruzione,
in cui la creazione è resa possibile solo attraverso il manifestarsi del suo opposto. Proprio in
questo senso, il corpo è da intendersi oscillante tra questi due poli inversi, mostrandosi come
una culla di generazione che trae il suo nutrimento dalla decadenza.
Attraverso il procedimento artistico, Lombardi cerca, in effetti, di raggiungere un’elevazione
partendo dalla putrefazione, che da elemento di morte nutre però una rinnovata materia di
vita, che viene liberata dalla forma limitata - ma potenzialmente infinita - dell’uomo.
Così, attraverso questo atto estremo e inevitabile di distruzione, trova spazio e si esalta la
natura propria del corpo. Il principio di generazione supera in questo modo l’odore di
putrefazione, cristallizzandosi in atmosfere cariche di sospiri e tensioni di una potenziale vita
all’inverso. La decadenza diventa a questo punto epitaffio di creazione - e non più di morte -,
accessibile solo in seguito a un disfacimento delle forme, mettendo radici profonde anche
nell’aspetto sociale, emotivo e sessuale che la dimensione del corpo può assumere.
A questo punto è allora il corpo, in tutte le sue stratificazioni di forma e significato, che sorge e
si libera da tutti quei condizionamenti esterni che lo hanno imprigionato in una
rappresentazione statica e vuota, relegato a mero involucro di carne. Il corpo di Lombardi è
invece vivo: la carne ancora pulsante si staglia all’interno delle sue composizioni,
indelebilmente segnata dall’inesorabile passaggio del tempo, che la dilania e la distrugge, ma
solamente per farle raggiungere un drastico mutamento. L’essere appare infatti in uno stato di
profonda inquietudine, mentre aspira a una bellezza suprema, minata però dalla sua inevitabile
rovina. È qui allora che il corpo si esalta, sublima finalmente la sua forma concreta e si
trasforma nella sintesi metamorfica di stratificazioni di elementi vagamente umani che si
combinano in nuove creazioni in distruzione, le quali mantengono solamente un vago
ricordo della bellezza che fu. Ma è così che, nella rappresentazione insolita
della sua decadenza - quella che tendenzialmente ci spaventa e ci allontana
-, il corpo trova una sua nuova dimensione e il suo disfacimento diventa elegante, prezioso e
irrimediabilmente affascinante.
Così succede che il corpo, simbolo di declino e di imperfezione, man mano che avanza verso
la sua fine, riporta su di sé i segni di questo inesorabile passare del tempo, e la carne espone il
suo inevitabile consumarsi disegnato direttamente per mano della decadenza, dando idea di
come la nostra esistenza sia un’entità costantemente in moto, che vortica e si agita
turbolenta, senza raggiungere mai una vera pace. Perché alla fine è proprio questo corpo nel
suo mutare in miriadi di sfumature di colore, forma e significato che si palesa come assoluto
protagonista delle preziose composizioni dell’artista. Ma non è cristallizzato nella sua più alta
forma di bellezza e perfezione terrena: è rappresentato, infatti, nel declino dopo aver
raggiunto il suo apice, destinato inevitabilmente alla decadenza che conduce
a un’inarrestabile caduta verso la morte. È proprio in questo attimo transitorio che il lavoro di
Lombardi si esalta, adagiandosi, nutrendosi e respirando quel sentore di putrefazione che
viene però metabolizzato e sintetizzato in eleganti e preziose forme, che si disfano sotto i
nostri occhi all’interno di atmosfere sature di tormento e inquietudine. È in questa fragilità che il
corpo ci appare allora come una rivelazione, animata da un respiro di dinamico - e per certi
versi imprevedibile - cambiamento, in cui la morte viene celebrata come rituale estetico che
esalta un ideale insolito di vera bellezza, la quale deve prima marcire e distruggersi per poter
sbocciare nella sua forma più pura, assoluta e completa. Così, nonostante l’orrida repulsione e
il normale turbamento che tali rappresentazioni possono scatenare in noi, in realtà siamo
profondamente attratti dalle opere di Lombardi, sedotti inevitabilmente e indotti
involontariamente a sbirciarle più attentamente e più da vicino. Ne sentiamo la necessità:
vogliamo guardare anche se a un primo impatto si scatenano in noi sensazioni di disgusto e
repulsione. Ma è proprio questo turbamento che smuove certe inclinazioni della natura umana
e fa sì che sorga un senso alto di seduzione, profonda e irresistibile, scatenata da quella che va
considerata come una rinnovata forma di bellezza, la quale scava oltre le pieghe del velo che
si posa sulla superficie delle cose.
Rivedendo in questo modo il concetto di bellezza, Lombardi mette così in luce anche le sue
ombre, perché essa altro non è che pura contraddizione.
Infatti, solitamente, quando si pensa al bello, si è abituati a un ideale armonico e perfetto, che
brilla per la sua fulgida perfezione estetica. Tuttavia, Lombardi ci dimostra come questo
concetto di godimento possa andare oltre la mera apparenza e come la sua autentica essenza
vada ricercata al di là dei canoni estetici tradizionali. Perché la bellezza non è solo
quell’alienata condizione estatica di pura luce nei confronti di qualcosa di immobile e
irrealisticamente perfetto, ma può nascere - ed effettivamente sorge – anche dalle tenebre,
rivelandosi ai nostri occhi tramite questo fondo oscuro e vivo, punto d’incontro tra la verità
cruda e la sua instancabile corporeità. In questo modo, essa diventa lo strumento ideale
mediante il quale riusciamo a comprendere le contraddizioni e le difformità del reale, in cui
possiamo anche contemplare dolore, sofferenza e morte, spogliate di qualsiasi velo
morale.
Ed è proprio tra le pieghe di questo contrasto che Lombardi ci conduce, ingabbiandoci nel
vincolo inevitabile della carne, a metà tra il ribrezzo per la sua putrefazione e il sognante
turbamento per la sua orrida, insolita e inaspettata bellezza. Così, l’artista crea un mondo
diverso da quello a cui siamo abituati, lo epura dalla sua componente sfacciatamente
macabra, senza però scordarsi dell’animo di fragile e irrimediabile mutamento proprio
della nostra esistenza.
L’orrida bellezza dei corpi mostrati da Lombardi si presenta in questo senso come un enigma
doloroso e sognate a cui abbandonarsi, per collegarsi alla realtà dannata, oscura e taciuta che
caratterizza l’esistenza umana. Ed è qui, nel suo interregno di dolorosa creazione e
affascinante distruzione, in cui coesistono incanto e disperazione, che risiede la vera essenza
della bellezza.
11
marzo 2023
Fabio Lombardi – Thanatomorphose
Dall'undici marzo al 16 aprile 2023
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE L’ARSENALE
Iseo, Vicolo Malinconia, 2, (Brescia)
Iseo, Vicolo Malinconia, 2, (Brescia)
Orario di apertura
Giovedì e venerdì ore 15 - 18
Sabato, domenica e festivi ore 10:30 - 12:30 e 15 - 18
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