Sfogliando la nostra Agenda dell’estate, da segnalare la mostra di Olafur Eliasson alla Tate Modern, dove l’artista danese torna 16 anni dopo il colossale Weather Project, in cui ricreò un sole artificiale all’interno della Turbine Hall del museo londinese. “In real life”, visitabile fino al 5 gennaio, è una retrospettiva che ne documenta tutta la ricerca, estesa sempre più nella dimensione ambientale e in quella sociale.
Le opere di Eliasson continuano a ricordarci della precarietà dell’ambiente, usando lo scioglimento glaciale come metafora visiva e, letteralmente, come dato di cronaca. Non si può che condividere l’urgenza di questa enfasi. Gesti come Ice Watch, installazione itinerante di blocchi di ghiaccio dalla Groenlandia che si sciolgono lentamente, e iniziative come Green Lights e Little Sun, vedono fondere arte e campagne ambientali e sociali. Ci si potrebbe chiedere se alcuni dei materiali utilizzati nelle sue opere (particolarmente l’enorme filtro di plastica colorata trasparente in Suney) o il loro stesso trasporto e allestimento, siano coerenti con questo messaggio. Tuttavia, non c’è dubbio che i suoi progetti stiano avendo un impatto profondo nella coscienza delle persone.
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