Ecco la prima impressione che si ha visitando al Museo Nazionale della Montagna di Torino la mostra Ecuador: le Ande dipinte, l’arte indigena di Tigua. Nelle opere esposte sono rappresentate scene luminose di leggende e feste: da quella in occasione dellInti Raymi, l’antica Festa del Sole tramutatasi, dopo la conversione al cattolicesimo, nella celebrazione del Corpus Christi, a quella della Notte Santa, cioè il Natale, a quella dell’arrivo dei Re Magi. Numerosi altri dipinti hanno come soggetto la vita quotidiana, il lavoro nei campi, l’attività pastorale sulle pendici del Cotopaxi, il celebre vulcano ecuadoriano che sfiora i 6.000 metri di altitudine, i lavori domestici, celebrazioni di matrimoni e funerali, cerimonie sciamaniche di purificazione in cui si mescolano riti cristiani, antiche credenze animistiche e mitologia di tradizione incaica. Tutti i quadri in mostra, sia rappresentino momenti di gioia sia di sacrificio, nel nostro immaginario poco abituato ad un cromatismo tanto variegato non possono comunque non ispirare freschezza inventiva, allegria di vita e vivacità despressione.
I curatori della mostra spiegano che la pittura di Tigua è frutto di una forma darte primitivista con forti caratterizzazioni naïf, sviluppatasi tra le alte montagne andine al riparo da eccessivi contatti sia con il mondo occidentale sia con larte indigenista appannaggio di artisti prevalentemente meticci. I primi quadri della zona di Tigua comparvero solo allinizio degli anni 70, sebbene larte figurativa india dell’Ecuador sia molto più antica: questo perché i dipinti attuali derivano dalle decorazioni tradizionali che gli abitanti della zona dipingevano, da tempi immemorabili, su tamburi e bombos. Particolare importante è che quando parliamo di pittori dobbiamo riferirci ad intere famiglie, anziché a singoli personaggi: è artista il padre, ma lo sono anche la moglie e i figli che, appresa larte in casa, discutono ed aggiungono particolari. Le famiglie dei pittori più affermati sono quelle di Alfredo Toaquiza, di Eduardo Cayo Pilalumbo, di Humberto Chugchilan. Tuttavia non cè superbia, ma sorrisi sul volto di questi artisti, veramente bravi, che mostrano le proprie opere al mercato, appoggiate sui prati.
L’esposizione, realizzata con il patrocinio dell’ Ambasciata dell’Ecuador a Roma, costituisce per l’Italia una novità assoluta: dopo le esibizioni in Germania, Canada, Francia e Usa, per la prima volta, infatti, viene presentata nel nostro paese una rassegna completa di queste pitture; per di più le settanta opere esposte sono entrate a far parte in pianta stabile delle collezioni del Museo della Montagna, al fine di consentirne la visione a studiosi e ricercatori.
Accompagna la mostra un catalogo (108 pp., £. 35.000) pubblicato nella collana Cahiers Museomontagna, con le riproduzioni a colori di tutti i pezzi esposti e con testi redatti da Lenin Ona, rettore della Facoltà di Arte dell’Università Centrale dell’Ecuador ed esperto di arte popolare, e dai curatori della mostra Maria Augusta Perez, studiosa d’arte e cultura ecuadoriana, e Lorenzo Bersezio.
Orario: sab, dom, lun h. 09.00-12.30, 14.15-19.15; mar, ven h. 08.30-19.15
Museo Nazionale della Montagna, via G. Giardino, 39
Monte dei Cappuccini Torino
Tel. 0116604104
di Claudio Arissone
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