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30
gennaio 2015
Chris Haring, Deep Dish CSS, Udine
altrecittà
Leone d'oro alla 4° Biennale Danza di Venezia, Chris Haring giunge per la seconda volta al CSS di Udine. Uno spettacolo polimorfico che attraverso la metafora del cibo, mette in scena le contraddizioni e le stratificazioni della nostra società
di Eva Comuzzi
“Deep Dish”, della compagnia Liquid Loft, fondata nel 2005 dal coreografo-danzatore austriaco Chris Haring, è parte conclusiva di una trilogia (Running Sushi e Mush Room-The Perfect Garden) che sembra simulare il brodo primordiale. Al centro della scena, una tavola imbandita di frutta e verdura, installazione realizzata dall’artista Michel Blazy, diviene al contempo pasto naturale e artificiale e soprattutto crudo, dove con questo termine si intende sia qualcosa di salutare che di brutale, di secco.
Tutt’attorno, i quattro commensali attivano con parole, gesti e risa il banchetto. Attraverso i danzatori in scena, – quattro – come gli elementi (metano, ammoniaca, vapore acqueo, idrogeno) utilizzati da Miller per studiare la nascita dell’atmosfera sulla Terra, l’esperimento dà vita a scenari visionari e barocchi, che, grazie ad una telecamera sempre a portata di mano, vengono riversati in tempo reale sullo schermo retrostante. Ciò che seduce, è sicuramente la capacità di farci vedere le situazioni e le cose da punti di vista sempre differenti e di essere in grado di creare, con gli stessi ingredienti, dei suggestivi mondi paralleli, opposti e sfaccettati. Tripartizione e contrapposizione sembrano infatti essere gli elementi fondanti di questo spettacolo, che ci conduce costantemente in viaggio fra reale e virtuale, naturale e artificiale. Ora nella bellezza e armonia della natura, ora nel decadimento morale e fisico dell’essere umano. L’amplesso seducente che la telecamera attiva fra il dentro e il fuori, fra ciò che si vede e quello che potrebbe essere o è, la fusione e poi deflagrazione dell’uomo e della natura, sono scanditi da una ‘clessidra ad acqua’, una goccia, che piovendo dall’alto definisce il nostro tempo liquido.
Il trapasso dal giorno alla notte e viceversa diviene metafora fra un detto e un taciuto che si fanno sempre più misteriosi. Anche il tavolo, nella scansione dei piani (sopra-sotto-centro) in cui i performer, fra gesti artefatti e voluttuosi si muovono, rimanda alla tripartizione che caratterizza il progetto, oltre che all’esistenza stessa: un girone dantesco, che attraverso l’integrazione degli opposti, si rivela percorso necessario per raggiungere lo spirituale. Le ipnotiche scene del latte che, rigettato dalla bocca della danzatrice in un contenitore d’acqua. diviene un nugolo di fumo. Lo spettacolo di Haring, con i mondi sotterranei ricreati in semplici brocche, un’arancia che si trasforma nel sistema solare (che come nella scena finale di Melancholia incombe su di noi), oltre che le fusioni sinestetiche con gli inebrianti profumi di arancia e funghi, è un essere metamorfico, un amplificatore della vita. Tutto, in “Deep Dish” è tutto e il suo contrario. È un processo chimico continuo, che se da un lato porta alla memoria i mondi congelati di Marc Quinn o i tappeti multisensoriali di Gilardi, dall’altro lato ci ricorda che ogni cosa è vita, anche la morte. E che la fertilità deriva dalla decomposizione. Basti pensare al brulichio che si prolifera dalle sculture di frutta lasciata marcire da Blazy e all’aspetto, spesso piacevole, che muffe e batteri hanno saputo donare ai piatti offerti da Chiara Allione e Maurizio Modena.
“Deep Dish” è indubbiamente uno spettacolo molto bello, ineccepibile sia da un punto di vista tecnico che formale. Uno spettacolo che sa fondere teatro, performance, cinema, arti visive e musica, ma dove forse troppo spesso sono maggiormente evidenti i riferimenti ad altri autori e lavori, piuttosto che la specificità ed individualità del regista.
Eva Comuzzi
spettacolo visto il 17 gennaio 2015
regia e coreografia: Chris Haring
interpreti: Luke Baio, Stephanie Cumming, Katharina Meves, Anna Maria Nowak
drammaturgia, scenografia e disegno luci: Thomas Jelinek
musiche: Andreas Berger
sculture: Michel Blazy
stage management: Roman Harrer
theory: Thomas Edlinger
documentazione: Michael Loizenbauer
produzione: co-produzione Tanzquartier Wien e Liquid Loft in co-operazione con Korzo Den Haag e Le Centquartre Paris
Liquid Loft è sostenuto dalla Città di Vienna (MA7 – Kulturabteilung der Stadt Wien) e da Austrian Federal Ministry for Education, Arts & Culture (BMUKK)