Caravaggio appartiene a quella schiera di artisti sublimi, di geni indiscussi della pittura, il cui talento e la cui produzione rappresentano un pietra miliare nella storia dell’estetica mondiale.
Pochi altri come colui che al secolo si chiamò Michelangelo Merisi possono vantare un così decisivo ruolo nella storia dell’arte.
Di pochi altri pittori si può riconoscere così nettamente il tratto, la figurazione, la personalità: tutto quello insomma che siamo soliti significare attraverso la definizione di «stile».
La domanda su quale fosse la congerie, il clima culturale entro il quale collocare la maturazione del genio caravaggesco ha rappresentato da sempre terreno di scontro tra i critici.
Influenzato dal Giorgione (e dal giorgionismo veneto), o assimilabile alla cultura lombarda degli ultimi due decenni del Cinquecento? Pittore «panromano» o solidamente radicato nella tradizione più settentrionale della pittura italiana?
Tra l’ambiente lombardo e quello veneto, l’osmosi fu sempre pressoché totale, così come la circolazione di idee, motivi, suggestioni.
Mentre appare oramai certo che, quando, nel 1592, arrivò a Roma, il Caravaggio avesse oramai 21 anni e fosse dunque non un ragazzino, ma un artista in qualche modo già formato; con una sua personalità.
L’equivoco si regge su una circostanza ben precisa: il fatto che ben poco sappiamo della giovinezza del pittore.
Oggi, grazie all’approfondimento degli studi sulla documentazione d’archivio qualcosa in più si è potuto sapere.
E questo qualcosa confluisce nella mostra in programma all’Accademia di Carrara.
Una mostra in cui i curatori hanno raccolto 18 opere di Caravaggio insieme con 22 tele dipinte da pittori che egli certamente conobbe, o che influenzarono in qualche modo la sua arte.
Da una parte Caravaggio, dall’altra Alessandro Bonvicino detto il Moretto, Giovan Battista Moroni, Lorenzo Lotto, Giovan Gerolamo Savoldo…
Un percorso espositivo giocato essenzialmente sul confronto paradigmatico tra la singolarità del genio e la pluralità delle ispirazioni che non mancherà di stupire ed ancora una volta conquistare all’arte del sublime Merisi. Luce quantomai fulgida tra le luci dell’arte italiana.
Nata come tributo a Gian Alberto Dell’Acqua in occasione del suo novantesimo compleanno (Dell’Acqua fu il curatore della storica e mai superata esposizione su Caravaggio che si tenne a Milano nel 1951) questa mostra fa il punto sull’evoluzione di una storia critica. Pretesto per ammirare ed ancora consacrare l’arte di un sommo genio della pittura.
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