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dal 30 giugno 2000 | La tomba dei Cai Cutu di Perugia | Perugia, Museo Archeologico Nazionale

di - 18 Luglio 2000

La tomba etrusca, a più camere, di età ellenistica, situata nella collina di Monteluce, via Madonna del Riccio, a Perugia venne alla luce fortuitamente nel dicembre 1983, a seguito dello sfondamento di parte della volta del vestibolo. A pianta cruciforme, scavata nel terreno di origine sedimentaria su cui sorge la collina di Perugia, è composta di una cella più ampia con funzione di vestibolo, cui si accedeva dal dromos o corridoio a cielo aperto, chiuso da un lastrone di travertino trovato ancora al suo posto, e da altre tre celle che si aprono su tre lati del vestibolo.
La tomba, rimasta inviolata fino al momento della scoperta, sembra essere stata in uso per un lungo periodo tra il III e il I sec. a.C.. Essa conteneva complessivamente cinquanta urne cinerarie in travertino di tipo perugino (di cui due rivestite di stucco) e un sarcofago in arenaria, posto lungo la parete di fondo della cella centrale, il quale costituisce la più antica deposizione nella tomba. Il sarcofago, privo dell’iscrizione recante il nome del defunto, conteneva i resti di un inumato. Quasi tutte le urne presentano sulla cassa o sul coperchio l’iscrizione con il nome del defunto e appartengono tutte a individui di sesso maschile di un’unica famiglia, quella dei Cai Cutu.

I personaggi più antichi, sepolti per primi nella tomba, presentano un nome di famiglia composto da due elementi (cai cutu) che denota con ogni probabilità un’origine servile del capostipite della famiglia. Nel corso del tempo i membri successivi del gruppo familiare hanno eliminato dalla formula onomastica il nome cai, conservando solo il nome cutu. Nelle urne più recenti (deposte tutte nel vestibolo) databili dopo l’89 a.C., cioè dopo la concessione della cittadinanza romana, l’iscrizione onomastica è latina: il gentilizio etrusco cutu è latinizzato in Cutius. In una delle urne è ricordata anche la tribù Tromentina alla quale furono ascritti gli abitanti di Perugia. Nella tomba si può perciò cogliere il passaggio dall’uso dell’etrusco all’uso del latino.
Fra le urne cinerarie presenti nella tomba, le più notevoli sono le due probabilmente deposte per prime, rivestite di stucco, collocate ai lati del sarcofago nella cella centrale: esse, in particolare quella con defunto semigiacente sul coperchio di nome Arnth, si riallacciano alla bottega che ha prodotto le urne della famiglia velimna (in latino Volumni) del notissimo ipogeo perugino dei Volumni.
Le altre urne appartengono alla produzione ellenistica perugina più corrente: esse presentano sulla fronte motivi decorativi più o meno complessi, una scena di banchetto, scene di combattimento, una Centauromachia, una scena di combattimento tra greci e persiani, semplici motivi di rosette, etc.
Nella tomba era conservato anche un kòttabos in bronzo e i resti di una panoplia (cioè di una armatura completa) scoperti sul pavimento della camera di sinistra: uno scudo in bronzo, un solo schiniere, uno spadone in ferro, due paragnatidi in bronzo di un elmo di cui manca il casco.
Nel vestibolo, a sinistra della porta d’ingresso, sono stati trovati un cumulo di ceramica (in parte frammentaria) e ossa di animali: si tratta con ogni probabilità dei resti dei pasti funebri in onore dei defunti.
Le pessime condizioni di conservazione della tomba di Monteluce non hanno consentito l’esposizione al suo interno del materiale, incluso quello lapidario; cosicchè dopo lo studio e l’impegnativo restauro dei vari elementi, la Soprintendenza Archeologica per l’Umbria ha deciso di riprodurre la tomba e di sistemare nella stessa il corredo nella posizione originaria, all’interno del Museo Archeologico Nazionale di Perugia. Il risultato è l’immediata visibilità del sovrapporsi e dello stratificarsi delle deposizioni all’interno della tomba nel corso di circa due secoli.



Dal 30 giugno 2000. La tomba dei Cai Cutu di Perugia. Perugia, Museo Archeologico Nazionale, piazza Giordano Bruno, 10. Info. 075 5759682. Tutti i giorni 8.30 – 19.30. Ingresso £. 4.000. L’iniziativa della Soprintendenza Archeologica per l’Umbria è diretta da Anna Eugenia Feruglio

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