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Dal 7 luglio al 5 novembre 2000 | Kazimir Malevich e le Sacre Icone Russe | Verona, Palazzo Forti

di - 26 Gennaio 2000

Palazzo Forti rivolge una particolare attenzione ad una delle personalità più importanti del XX° secolo: Kazimir Malevich. La radicalità e il misticismo che hanno sostenuto la sua ricerca e che costituiscono le basi della sensibilità Suprematista hanno alimentato un inesausto interesse verso l’enigmaticità della sua figura e della sua opera. La mostra di Palazzo Forti si proietta in una zona finora inesplorata: viene infatti affrontato “dal vivo” il noto rapporto tra il linguaggio di Malevich e le Sacre Icone dell’antica Russia, senza tralasciare la particolarissima incidenza dell’arte popolare.
Per la prima volta le opere dell’artista saranno presentate fianco a fianco con quelle Sacre Icone che costituirono un riferimento fondamentale per la sua arte.
In tal modo il pubblico più esperto potrà verificare e dibattere, attraverso più di cento opere, uno dei temi più intriganti della storia dell’arte moderna.
Ma la mostra si prefigge anche di illustrare e ripercorrere tutto l’itinerario creativo dell’artista. Dalle prime opere di matrice simbolista, alla fase matura del Suprematismo; dal quadrato, dalla Croce e dal Cerchio, ai lavori in cui riappare la figura umana nella sua enigmatica metafisicità.
Sia le opere di Malevich che le Icone russe sono collocate a parete in modo tale da porre in rilievo le affinità del linguaggio nonché il fascino strepitoso dei richiami cromatici.
In catalogo molti i contributi scientifici: dal saggio di Tat’jana Vilinbachova si comprende come l’antica pittura russa di icone fosse uno degli esiti più alti raggiunti dalla cultura nazionale russa.
Essa seppe infatti esprimere con grande profondità e perfezione artistica gli ideali e le concezioni spirituali della Rus’ medioevale.
Le prime icone risalgono al X-Xi secolo, collocate nelle chiese e venerate come tesori sacri. Gli artisti russi ne fecero moltissime copie che facilitarono una rapida diffusione. Questi stessi artisti ben presto acquistarono una propria autonomia creativa costituendo dei veri centri di produzione di icone. I principali a Kiev, Novgorod e Vladimir. Le caratteristiche tipiche dell’icona novgorodiana erano la pienezza delle forme, il nitore geometrico delle linee, la libartà e la sobrietà delle composizioni.
La produzione di icone giunse più tardi a Mosca ma proprio ad essa toccò in sorte di tradurre pittoricamente con maggior coerenza e perfezione artistica gli ideali nazionali. Le immagini sono infatti colme di pace interiore, luminose, delicate nei colori duttili nella fluidità delle linee, a tradurre pittoricamente un elevato ideale morale.

L’icona mediovele e le sue particolari tecniche di esecuzione furono riscoperte solo all’inizio del XX secolo, provocando sui contemporanei un’impressione sconvolgente. Ritornava alla luce un mondo che sembrava perduto per sempre, un mondo colmo di bellezza, di armonia. Al mondo dell’icona, che spalancava la visione di “un’altra” realtà si volsero pressoché tutti i più grandi artisti della nuova generazione, catturati da una pittura intesa come arte della composizione, dei materiali, e dei colori con le loro proprietà, anch se la maggior parte di essi la considerava un’arte primitiva, il frutto di un mondo rurale, contadino.
Il più coerente interesse all’icona venne proprio da Malevich: i suoi tentativi dello spazio, che sembra dispiegarsi davanti allo spettatore, sono pienamente conformi al principio della cosiddetta “prospettiva rovesciata”, adottata nell’icona.
Testimonianza di ciò è la tela “Testa di contadino”, dipinta fra il 1928 e il 1932.
“La testa del contadino, molto ravvicinata allo spettatore, occupa gran parte del quadro. Sullo sfondo è visibile una croce rossa, le cui estremità fuoriescono dalla tela. La croce sembra sovrapporsi al paesaggio che si dispiega sul fondo, una terra rigogliosa, ricca, pacifica e gioiosa, adagiata in distese ampie e libere. Il colore è luminoso, intenso come nelle icone. La sua simbologia chiara e tradizionale. Il volto bianco è puro ed innocente, e i raggi che ne emanano, simili a un sole rosso, alla luce, alla fiamma della fede e dell’amore, illuminano e adornano la terra.

Quest’uomo è l’inizio e la fine, l’alfa e l’omega, il salvatore e il creatore di tutta la bellezza terrena. La fisionomia sublime simbolo.”
Degne di nota anche le figure in piedi, disposte in fila e rivolte frontalmente verso lo spettatore. Figure paragonabili a quelle dei santi, alle quali Malevich assimila i suoi contadini. Le loro figure sembrano difendere salvaguardare il mondo che si dispiega alle loro spalle.

Cristiana Margiacchi


Dal 7 luglio al 5 novembre 2000. Kazimir Malevich e le Sacre Icone Russe. Verona, Palazzo Forti, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, via A. Forti 1. Info. 0458001903.Entrata mostra via Volto Due Mori 4 in C.so sant’Anastasia. Da mart. a dom. 9.30/20.00, chiusura biglietteria ore 19. Ingresso £. 12.000-10.000-8.000. Visite guidate su prenotazione: 045 8000804. Per arrivare autobus dalla stazione: linee 21. 22. 23. 24. 41. 61. 72. 73. Festivi linee 90, 94, 95, 96, 97; dal park Cimitero Monumentale: linee 70 e 71( esclusa la domenica). Si catalogo Electa. Si sito: www.Palazzoforti.it

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