Il titolo della mostra “Nostalgia del mito” rimanda subito alla fama che proprio attraverso l’interpretazione della scultura greco-moderna, Igor Mitoraj si è conquistato. In esposizione una ventina di opere tra marmi e bronzi, provenienti soprattutto da collezioni private(di quella della Cassa di Risparmio di S. Marino fa parte la stupenda “Testa addormentata” in marmo di Carrara), che rappresentano una sorta di omaggio all’antichità classica rivisitata con spirito moderno.
Con l’abilità dei maestri antichi egli costruisce e decostruisce, compone e ricompone, rifinisce e mutila “dei” ed “eroi” presi dalla mitologia classica. Nel saggio di Giorgia Cortenova (in catalogo) si legge” Mitoraj è l’artista che meglio ha raccolto, nella dimensione di crisi del linguaggio, la fatica dell’alba e del tramonto, il suicidio e l’epifania della forma.
Ha inteso che quel trapasso di misteriose evocazioni è di fatto un luogo specifico della modernità, una condizione dell’essere inedita prima del terremoto che ha infranto i modelli delle certezze naturalistiche. Le sue improbabili divinità, quelle forme apollinaree improvvisamente infrante, o emergenti dai marmi e dalle ceneri infuocate dei forni da fusione, quelle immagini monche, sottolineano i “luoghi” dell’assenza, della frattura e della distanza…ma egli non è solo un grande evocatore del “luogo” ormai classico della modernità. Senza molti clamori ma con progressivo successo, l’artista polacco si è imposto proprio per la sua capacità di interpretare non solo l’ormai storica impotenza narrativa in cui il linguaggio si è trovato ad operare il secolo scorso, ma anche, e soprattutto, la seconda crisi della modernità, quella che di fatto stiamo vivendo. Una crisi che si assomma all’altra e che in qualche modo minaccia le recenti certezze concettuali e statuarie del linguaggio.”
La sua non più integra perfezione, la parte mutila, il frammento sono gli elementi che caricano di mistero la sua opera.
“La scultura di Mitoraj è un paradosso:per un verso è chiaramente impregnata di classicismo- la maggior parte delle teste e delle figure derivano dall’antichità e spesso si presentano come frammenti antichi- per l’altro il loro aspetto frammentario è stranamente moderno, se essere moderno significa creare opere connotate dall’idea di distruzione più che di costruzione..”(Donald Kuspit).
Resta il fatto che Igor Mitoraj ci fa vedere la bellezza e nel contempo ce la sottrae, com’è nel destino sempre più fragile e precario della “modernità”.
A questo riguardo Maurizio Calvesi affermò che la scultura di Mitoraj non tanto sollecita la memoria, quanto, suggestionandola di poesia, la illude: la illude che i ricordi non siano tali, ma siano palpito d’attualità, e che dunque la contemplazione della bellezza sia ancora possibile…
Il successo dell’artista ha un’eco ormai mondiale: riconosciuto come uno dei più importanti scultori viventi, ben presto il Maestro vedrà collocate in uno dei piazzali della Defense a Parigi due delle sue sculture.
Se c’è un eroe greco o romano a noi contemporaneo, questo eroe sta nelle sculture di Igor Mitoraj.
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