Fu Urbano VIII Barberini – Papa dal 1623 al 1644 – a commissionare a Carlo Maderno il nuovo palazzo di famiglia vicino al Colle del Quirinale, allora sede del governo pontificio. Vi lavorarono Gian Lorenzo Bernini, Francesco Borromini e Pietro da Cortona. Oggi, da appena un paio d’anni, la collezione di Palazzo Barberini, assieme alla Galleria Corsini, costituisce la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma. Il sole ondivago della ancor giovane primavera dona ai colori dell’antico giardino l’incanto sottile dell’impermanenza. Vi indugiamo ancora un poco prima di raggiungere il piano nobile, guidati dalla monumentale scala berniniana. La mostra che andiamo a visitare è incentrata sul dipinto che lo Stato italiano ha recentemente acquistato dagli eredi della casata veneziana dei Rezzonico: il grande ritratto encomiastico che il principe Abbondio Rezzonico, nipote del papa Clemente XIII, commissionò a Pompeo Batoni (Lucca 1708-Roma 1787) per celebrare la sua nomina a senatore di Roma. Pompeo Batoni, lo ricordiamo, al pari di Sir Joshua Reynolds (Plympon 1723 – Londra 1792) e di Anton Rapahel Mengs (Ústí nad Labem 1728 – Roma 1779) – suo eterno rivale – può essere considerato il massimo rappresentante della ritrattistica europea del suo tempo.
Giunti nella sala, ci viene subito incontro l’effigie istoriata del senatore, ammantata di rosso e di oro – quel rosso ritenuto così caratteristico…il rosso Batoni appunto – e attorniata dagli attributi iconografici dello status sociale e del ruolo politico: il fascio littorio, la spada, la bilancia, lo scettro e, sullo sfondo, uno squarcio del Campidoglio. Sarebbe divertente, oltre che istruttivo, ricercare oggi, mutatis mutandis, analoghi attributi di potere, affidati però piuttosto che alla convenzione obsoleta di un ritratto d’occasione, alla democratica viralità del mezzo televisivo. Ci sembra di cogliere nello sguardo di Abbondio un vago moto intimo che mitiga alquanto la compassata austerità della posa. Nella medesima sala, a complemento della mostra, è allestita una piccola galleria di ritratti. Conosciamo così Clemente XIII Rezzonico effigiato sia da Batoni che da Mengs: la loro ostentata rivalità si esprime qui nella sottile ricerca di un malcelato moto dell’animo che infonda all’immagine celebrativa un impulso di vita. Nel suo studio di Via Bocca di Leone 25, l’illustre ritrattista lucchese vide passare gente di ogni risma: dai popolani agli intellettuali, dai porporati alla nobiltà nostrana, ai lord inglesi – i cosiddetti milordi – impegnati nel Grand Tour, il viaggio di formazione estetico-spirituale di cui Roma era tappa obbligata, ancor più se certificata da un souvenir di Batoni: ecco quindi il Conte Niccolò Soderini, console del Granducato di Toscana e il parlamentare inglese Sir Henry Peirse. Completa la galleria il ritratto di Sir Robert Clive, governatore del Bengala, opera di Anton von Maron (Vienna 1733 – Roma 1808), allievo e cognato del Mengs.
Luigi Capano
mostra visitata il 9 aprile
Il pittore e il gran signore. Batoni, i Rezzonico e il ritratto d’occasione
Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma- Palazzo Barberini
Via delle Quattro Fontane 13, Roma
Info: www.barberinicorsini.org