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Finissage | Marcello Sèstito | In cARTE di Pane. Architetture 1980-2013 | Museo Nazionale Archeologico | Reggio Calabria

di - 30 Novembre 2013
“In sogno casi di case”, così diceva un giovane neo-utopista a Pierre Restany negli anni della collaborazione alla rivista d’ars. Quel giovane si chiama Marcello Sèstito ed anche se un po’ di tempo è passato da allora, la sua visuale utopia o sublime geometria è rimasta intatta.
In ottobre, presso il piano terra del Museo Nazionale Archeologico di Reggio Calabria ha inaugurato “In cARTE DI Pane. Architetture 1980-2013”, la personale dell’architetto di origini catanzaresi che vive tra Milano e la città sulla Stretto. A guardare in un sol colpo d’occhio i più di mille disegni esposti, sembra che da un momento all’altro qualcosa possa acquisire vita nova: la linea fuoriesce dalla superficie piana per avvolgere lo spazio e disegnare l’aria ed interrogare i sogni, i nostri sogni.
È un furto quello in atto: Sèstito rapisce i segni dall’invisibile per rendere l’onirico visibile, perchè solo così le sterminate varianti delle “sue case” possono prender forma: Case dell’anima (2013), Case sfogliate (2008), La stanza del cielo (1987), sono tutte strutture fluide immerse in un uno stato gravitazionale assente, come gestazionale. Anche le Architetture in onda (2001), Architetture come sinapsi (2001), Architetture inospitali (2003) o le Città tonde (2000), rimandano ad uno status organico e metamorfico della materia che deflagra il colore nella figura, come in Icaro e il filo d’oro di Platone (2000); mentre ricordano i preziosi bestiari e abbecedari le serie Architettura animale (2005) e Architettate lettere (2011) e la minuzia della mano che riempie il vuoto della carta di pane dal “colore del grano e della terra” – fragile ed effimero supporto di molte delle opere in mostra.
Marcello Sèstito, dopo essersi laureato a Reggio Calabria si stabilisce a Milano negli anni Ottanta per iniziare la sua personale Utopia. Lì incontra i suoi maestri, Pierre Restany ed Eugenio Battisti, ma anche i suoi conterranei Mimmo Rotella e Francesca Alfano Miglietti. Ed è il Mediterraneo (Signora Utopia e la sua terra, 1984) l’immagine soglia che congiunge il fluttuare pacifico dello Stretto, dove la Fata Morgana fa capolino, allo strutturale urbano.
“Il disegno è capace del continuum di cui la parola è incapace”, scrive oggi Sèstito – citando Paul Valéry – avendo ormai interpretato e fatto proprio quel modus operandi in cui “i simboli conducono lo spirito del mondo finito alla sfera dell’essere infinito” (Bachofen, 1859). Egli è un costruttore di immagini all’interno di una personale quanto archetipica Wunderkammer, che ricorda tanto alcune sale del Palazzo Enciclopedico di Massimiliano Gioni.
Ma l’arguzia della mano non si ferma ai disegni e si rivela anche nei progetti (esposti in tavole e maquette) e nelle terrecotte che completano il percorso.
Di una “vastità tematica di tipo oceanico” parla Restany a proposito dell’architetto calabrese, esplicitando che “lo spazio ideale allo sviluppo del pensiero di Sèstito è quello dell’utopia forte, di questa fede poetica che nasce dal caos e dal nulla. [..] un senso dell’utopia forte portata alle sue ultime dimensioni di ingenuità poetica”.
Completa la mostra il catalogo edito da Città del Sole con contributi tra gli altri di Franco Purini, Antonella Greco, Eugenio Battisti, Pierre Restany, Renato Nicolini, Marco Dezzi Bardeschi, Alberto Fiz, Francesca Alfano Miglietti.
Serena Carbone
Marcello Sèstito. In cARTE di Pane. Architetture 1980-2013
Museo Nazionale Archeologico
Piazza Giuseppe de Nava, 26
89122 Reggio Calabria

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