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fino 13.IX.2010 | Miraggi | Puglia, sedi varie

di - 30 Luglio 2010
Fedele alla sua caratteristica principale, quella di
occupare gli spazi dei castelli di Puglia, anche quest’edizione di Intramoenia/Extra
Art
si estende su
tre siti diversi. Avviato nel 2005 e fortemente sostenuto dalla Regione, Miraggi è l’ultima tappa del “piacevole
martiri
o”, come definito dal patron Achille
Bonito Oliva, “giunto alla sua naturale conclusione”. Differenti location dove le
opere degli artisti contemporanei sono entrate quasi in punta di piedi, per non
disturbare oltremodo le diverse istituzioni che le hanno ospitate e, alla fine,
prese sotto la loro ala protettiva.

Il Castello Alfonsino (voluto da Ferrante d’Aragona del
1481) è esso stesso una sorta di miraggio, sospeso com’è nel blu del cielo e
del mare del porto di Brindisi, sull’isola di Sant’Andrea. Sicuramente è in
questa sede che il progetto ha raggiunto una pienezza espressiva ed emotiva,
nonostante alcune pecche allestitive (video non attivi, come Apparitions di Matteo Basilé; o surrogati di opere per
problemi di dogana, come le fotografie Goodbye Tiananmen e The Forever Unfinisched dei Gao Brothers, in versione proiezione-su-parete
con pessima definizione) e l’inizio del percorso si presenti leggermente
sottotono. O forse perché ciò che trasuda dall’installazione Spose in
viaggio
di Pippa
Bacca
e Silvia
Moro
(ovvero il
suo tragico epilogo) è così forte da esser relegata quasi in un angolo: memento sì, ma non troppo.


Sparse tra i diversi ambienti del castello, finanche
nell’acqua della piccola darsena (Volver sin Volver di Guillermina De Gennaro), tutte le opere dei 17 artisti
invitati sono entrate in stretto dialogo tra loro, sin da Culture Plate #7 di Michal Rovner. Ma i nessi piĂą brillanti e forti
rimandi poetici si sono creati tra le opere di David Claerbout (Engeltje/Angel), Gregorio Botta (Beauty that must die), Ileana Florescu (ed ella narrò… le mille e
una notte
) e Moataz
Nasr
(The
Shattered Dream
),
perché ognuna sembra essere il completamento (o l’avvio) della precedente e
della successiva.

Poco incisiva, invece, la performance voluta da Michele
Carone
per la sua
bilanciatissima ed efficace installazione Assalto al castello. Di forte impatto emotivo il
lavoro site specific 300 di Gaia Scaramella, che investe di un nuovo significato un gioco
infantile solitamente associato all’innocenza. Di contro l’installazione – sempre
site specific – Giardino della Memoria di Maria Cristina Crespo nel Castello Episcopio di
Grottaglie è risultata debole e non all’altezza della manifestazione.


Lo stesso forte impatto emotivo creato all’Alfonsino non è
stato raggiunto neanche al Castello Aragonese di Taranto. Sicuramente un luogo
piĂą difficile per i suoi ambienti sprofondati, dove il percorso si presenta
tortuoso e di non chiaro svolgimento, dove una dislocazione piĂą concentrata dei
lavori probabilmente avrebbe reso la mostra molto piĂą coinvolgente.

Soprattutto perché alcuni si presentavano “sulla carta”
molto accattivanti. Come Scintillio e Cenere di Stefano Cagol: l’invito dell’artista rivolto
agli abitanti di portare, in giorni precisi, oggetti scintillanti. Da parte dei
tarantini c’è stata una certa risposta, ma il bottino è stato uno striminzito
tesoretto.

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dal 3 luglio al 13 settembre 2010

Intramoenia Extra Art – Miraggi

a cura di Achille Bonito Oliva e Giusy Caroppo

Castello Alfonsino – 72100 Brindisi

Castello Aragonese – 74100 Taranto

Castello Episcopio – 74023 Grottaglie (TA)

Orario: Brindisi: venerdì, sabato e domenica ore 18-22;
Taranto e Grottaglie: tutti i giorni ore 17-22

Ingresso libero

Info: tel. +39 0883531953; info@ecletticaweb.it; www.intramoeniaextrart.it

[exibart]

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  • «La mia Taranto, capitale della Magna Grecia e dell'Ilva»

    Siamo a Taranto, nella città devastata dall'inquinamento dell'Ilva ma anche da una cappa di depressione che blocca la città messa in ginocchio anni fa dal famoso fallimento economico del Comune, indicatore impressionante della cattiva amministrazione in cui la destra populista e fascista aveva lasciato l'ex capitale della Magna Grecia. Ma la nuova amministrazione di centro sinistra che guida Taranto da 4 anni, non riesce a mettere in moto speranze, a volte sembra prigioniera di un riflesso condizionato che tutto avvolge dentro una nube di vita quotidiana senza futuro. Siamo in compagnia di Stefano Cagol (40 anni), interessante promessa dell'arte contemporanea, trentino trasferito a New York da alcuni anni. Per l'ultimo tour dell'arte contemporanea nei castelli di Puglia è venuto a lavorare alla sua installazione-performance: un percorso nell'Ilva, nelle sue angosce ma anche nelle sue speranze tradite. Per questo il suo intervento si chiama "Scintillio e cenere": un viaggio partito giorni prima passando con un Ape (l'azione urbana è in collaborazione con Valentina Vetturi) dentro i quartieri della città a raccogliere testimonianze e oggetti che poi vengono trasferiti nel Castello dove, in compagnia dei due video che raccontano il contatto con le persone, e insieme alla grande bandiera bianca con su scritto in nero «Cenere» a caratteri cubitali all'ingresso del maniero, formano il suo omaggio al mondo del lavoro tarantino. Partiamo da qui per la nostra intervista.
    Dunque Taranto è alla resa? Come la salute compromessa dei suoi cittadini dai veleni dell'Ilva? Oppure come la decadenza senza nessun intervento del suo centro storico? O ancora come il suo museo della Magna Grecia non visitabile che a metà per mancanza di fondi?
    L'Ilva è in parte la vita e la morte di Taranto, una sorta di ambivalenza del vivere. Taranto è la città dell'Ilva ma anche l'ex capitale della Magna Grecia. L'idea del mio progetto è essenzialmente il dialogo con la storia. Qui è più chiaro e puoi farlo risaltare con più evidenza. A New York non mi sarebbe stato possibile perché la storia non è così pesante.
    Ma come hai calibrato la tua scelta?
    Il progetto è iniziato il 10 giugno. Ho affisso una locandina nei quartieri della città. C'erano scritte alcune domande sui rapporti dei cittadini con la grande fabbrica ma anche sui loro desideri, compresa una richiesta di doni per l'installazione. Molti hanno portato per lo più oggetti scintillanti, una chiara metafora contro la Cenere. Una ragazza, che ci ha commosso, ci ha regalato il suo piercing. Abbiamo filmato il lavoro che fa da memoria visiva dell'antefatto nelle installazioni al Castello.
    Insomma una sorta di triplo intervento: dapprima l'inchiesta, poi la memoria, poi l'installazione?
    Sì, le locandine servivano a preparare l'azione che Valentina ha poi ripreso in video. Quindi la raccolta degli oggetti che ho messo in mostra nei sotterranei del castello e che dialogano un po' con i video. All'ingresso nel fossato la grande bandiera bianca (una resa?) con la scritta Cenere in nero.
    La tua opera è dentro un contenitore, il viaggio dell'arte contemporanea nei castelli pugliesi (il titolo di quest'anno è "Miraggi"), che rimanda ai vecchi viaggi di un tempo al Sud. Ma non è che la riscoperta dei viaggi diventa di nuovo miraggio?
    Vedo in giro un sorta di rinascimento del viaggio, un Nuovo Gran Tour, di cui questa manifestazione si fa promotrice. La verità è che c'è da scoprire una ricchezza incredibile e dimenticata. Bisogna coniugare passato e futuro, e il dialogo con la storia risulta fondamentale. Del resto a Taranto se si vuol fare la rivoluzione contro l'Ilva non si può che tornare alla cultura e in qualche modo al passato. Cibo, agricoltura, arte, non rimandano forse alla grande tradizione culturale della città?
    Non sei nuovo alle provocazioni. Quella di Taranto ha dei debiti con i tuoi lavori del passato?
    Sì, in fondo il progetto di Taranto e dell'Ilva ha una somiglianza con le performances sull'influenza aviaria e sui media e le paure che ci controllano. Andai in giro con un furgone bianco per mille chilometri da Trento a Berlino. Un furgone sanitario con su scritto, in nero anche lì, Influenza aviaria. La gente scappava, per la paura. Ma io facevo a Norimberga gli accostamenti tra l'aviaria e il nazismo, così come a Bolzano li facevo con il fascismo.

    INTERVISTA di M. Fumagallo
    p.15 Territori
    'IL MANIFESTO', 6 Agosto 2010

  • Ho visitato la mostra e, francamente, non mi ritrovo con quello che viene detto in questo articolo.
    Il lavoro di Maria Cristina Crespo, a Grottaglie, mi è sembrato molto suggestivo e di grande spessore artistico; mentre quello di Stefano Cagol mi ha colpito profondamente, da tarantino quale sono.
    Per quanto riguarda Brindisi, le opere dei Gao Brothers giganteggiano nel castello, a beneficio dei visitatori, e il video di Basilè è visionabile senza alcun problema.
    Che dire...non comprendo, nè condivido i giudizi negativi che sono stati espressi, in maniera ingenerosa, fuori dal coro delle opinioni e dei giudizi unanimemente positivi...un esempio tra i tanti Il lavoro di Maria Cristina Crespo, a Grottaglie, mi è sembrato molto suggestivo e di grande spessore artistico; mentre quello di Stefano Cagol mi ha colpito profondamente, da tarantino quale sono.
    Per quanto riguarda Brindisi, le opere dei Gao Brothers giganteggiano nel castello, a beneficio dei visitatori, e il video di Basilè è visionabile senza alcun problema.
    Che dire...non comprendo, nè condivido i giudizi negativi che sono stati espressi, in maniera ingenerosa, fuori dal coro delle opinioni e dei giudizi unanimemente positivi...un esempio tra i tanti Il lavoro di Maria Cristina Crespo, a Grottaglie, mi è sembrato molto suggestivo e di grande spessore artistico; mentre quello di Stefano Cagol mi ha colpito profondamente, da tarantino quale sono.
    Per quanto riguarda Brindisi, le opere dei Gao Brothers giganteggiano nel castello, a beneficio dei visitatori, e il video di Basilè è visionabile senza alcun problema.
    Che dire...non comprendo, nè condivido i giudizi negativi che sono stati espressi, in maniera ingenerosa, fuori dal coro delle opinioni e dei giudizi unanimemente positivi...un esempio tra i tanti http://www.artnews.rai.it/dettaglio_puntata.aspx?IDPuntata=634

  • @federico p.: la lenzioncina a memoria l'hai imparata bene, così bene che non ti sei neanche accorto che il professore ti ha detto "ok, basta, vai pure al tuo posto!", e hai continuato a ripeterla all'infinito.

    La cosa sorprendente è che tutti vogliono la critica, ma se una persona fa una "critica" inizia una "campagna diffamatoria" (il nostro clima politico infondo ci dà dei buoni insegnamenti). Essere fuori dal coro è una colpa oppure vuol dire non seguire i pecoroni?

  • In mezzo a tutte queste inutili parole, una notizia di un certo rilievo: il video di BasilĂ© è finalmente visibile!!!

  • approvo quanto detto dal signor Tosatti, ultimamente le recensioni apparivano un po' pilotate, merito a chi si prende la briga di esprimere una opinione disinteressata

  • Tra le diverse ragioni per cui Vendola ( coadiuvato dall'assessora al mediterraneo ) ha finanziato le cinque edizioni di Intramoenia, quella dei " moltiplicatori " meglio si presta ad essere analizzata all'interno della teoria di Edward Lorenz, quella dell'effetto della farfalla." Può il battito d'ali di una farfalla provocare un tornado ".
    Tocca essere responsabili delle proprie ali e per farlo, però , è necessario dimostrare dove va a finire il vento e non come sono fatte le nostre ali.
    L'articolista in questione non ha inteso stroncare l'evento, ma ha richiamato l'attenzione della curatrice ( e non solo )sulle conseguenze morali delle azioni che foraggiano il fantasmagorico che già di per sè costituisce l'orribile imbrigliamento delle intelligenze.Non so cosa riserva il futuro alla " bari-centrica" Regione Puglia, non ci resta che sperare in una farfalla che guarda meno le sue ali dedicando più tempo a cercare di capire dove va a finire il vento.

  • Una critica disinteressata va sempre bene ed è benvenuta! In ogni caso questa recensione risulta alquanto e certamente frettolosa!
    Conclusioni lapidarie e senza chiare analisi.
    Imparate a scrivere prima di definirVi critici d'arte.
    E' una grossa responsabilitĂ  troppo spesso disattesa.

  • @Luca M.B.: hai visto la mostra de visu? sarebbe infatti interessante leggere le ragioni che ti hanno portato a riscontrare frettolositĂ  e confutare le lapidari conclusioni dell'articolista offrendo la possibilitĂ  di un costruttivo contraddittorio.

  • Leggo sempre le recensioni della Trincia e mi sembrano sempre obiettive e ben scritte, ma questa volta ha toppato proprio: mostre bellissime, complete, ben curate, con un bel progetto alle spalle; l'articolo mi sembra invece modesto, arraffazzonato (manca persino la citazione di opere bellissime esposte a Taranto), e un pò a tesi...quasi che volesse stroncare ...a priori

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